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Philip Wiegard – Falten
Nella pratica artistica di Philip Wiegard non sussistono elementi o valori statici. Il processo di visualizzazione dei suoi lavori consiste piuttosto in un misto tra vedere e ricordare, tra comprensione e conoscenza, in un perenne equilibrio tra l’idea di oggetto e quella di cosa, tra la nozione di grammatica e quella di criterio
Comunicato stampa
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Sabato 17 novembre 2007 si inaugura presso Image Furini Arte Contemporanea la prima personale in Italia dell’artista tedesco Philip Wiegard nato a Schwetzingen (Germania) nel 1977.
“Falten”, il titolo della mostra, è una parola che in tedesco rimanda ad un doppio significato. Riferita alla sua espressione verbale, indica letteralmente l’atto del “piegare” e richiama quell’infinito movimento tra esterno e interno implicito in questo gesto. Come sostantivo invece si riferisce letteralmente ad un drappo o al drappeggio di una stoffa. Entrambi questi elementi metaforici, gesto e cosa, sottolineano l’articolato percorso espositivo di questa mostra. Il concetto di “piega” così consueto e fondante in epoca barocca, si ripercuote al di là di questi suoi limiti storici e, come sostiene Deleuze in “Le pli: Leibiniz et le baroque”, si puo estendere alla più recente contemporaneità passando dal Michaux de “La vie dans le plis” o dal “Fold After Fold” di Boulez o, ancora, dal metodo che Hantaï deduce dal gesto del piegare.
Nella pratica artistica di Philip Wiegard non sussistono elementi o valori statici. Il processo di visualizzazione dei suoi lavori consiste piuttosto in un misto tra vedere e ricordare, tra comprensione e conoscenza, in un perenne equilibrio tra l’idea di oggetto e quella di cosa, tra la nozione di grammatica e quella di criterio.
Spingere, schiacciare e distorcere, piegare e pressare, mutilare e ricomporre: questi sono i gesti che sostengono il lavoro dell’artista tedesco. Un fare, il suo, tanto sottile quanto brutale. I rilievi e le installazioni di Wiegard sono spesso realizzati con materiali di banale e ordinaria memoria. Recuperati presso cantieri edili o semplicemente trovati in edifici in fase di ristrutturazione, essi vengono poi ricondotti a nuove esistenze. È così che vecchie sedie da cinema, sgabelli da bar ormai inutilizzabili, dimessi banconi da negozio o vecchie assi da parquet, assecondano il processo dell’essere decostruiti e smontati, segati e mutilati dei loro arti per poi essere nuovamente assemblati perdendo il senso della loro originale tridimensionalità. La nuova acquisita illusione ottica si vanifica infatti ad ogni singolo movimento dello sguardo e non è possibile mettere in relazione ciò che si vede con un processo di improvvisazione.
In pratica, Wiegard applica alla scultura, servendosi anche di una grande dose di umorismo e ironia, le leggi ottiche della prospettiva pittorica in scala 1:1. I suoi oggetti, privati del loro originale volume, vengono sottratti allo stesso tempo alla loro funzionalità e materialità e rimangono sempre sulla soglia tra l’essere un oggetto e il diventare un’immagine. Essi sembrano infatti svanire nel processo di transizione da uno spazio bidimensionale ad uno a tre dimensioni e viceversa, e in questo andirivieni dimenticano ogni loro ordinaria funzione. Per loro non rimane che uno sguardo disilluso, sospeso nell’ininterrotto dubbio dello stare a osservare un’immagine in prospettiva, oppure, semplicemente, un arredo deformato.
Biografia
Philip Wiegard è nato nel 1977 a Schwetzingen (Germania). Dal 1998 vive e lavora a Berlino. Nel 2003 ha ottenuto il Master degree presso l’Università di Berlino.
Nel 2007 ha vinto una borsa di studio concessa dal Senatsverwaltung für Wissenschaft, Forschung und Kultur presso la Cité Internationale des Arts di Parigi.
Ha esposto i suoi lavori principalmente in Germania e Svizzera. Tra le mostre personali più rilevanti si annoverano Relativ unscharf presso il Forum Vebikus di Schaffhausen in Svizzera nel 2006, Beggars & cripples alla Freymond-Guth & Co. di Zurigo. Nel 2005 l’artista ha esposto alla mostra Augenblick!,(Kunstverein Graz, Regensburg) e a Drücken, presso la berlinese galleria Laura Mars Grp.
“Falten”, il titolo della mostra, è una parola che in tedesco rimanda ad un doppio significato. Riferita alla sua espressione verbale, indica letteralmente l’atto del “piegare” e richiama quell’infinito movimento tra esterno e interno implicito in questo gesto. Come sostantivo invece si riferisce letteralmente ad un drappo o al drappeggio di una stoffa. Entrambi questi elementi metaforici, gesto e cosa, sottolineano l’articolato percorso espositivo di questa mostra. Il concetto di “piega” così consueto e fondante in epoca barocca, si ripercuote al di là di questi suoi limiti storici e, come sostiene Deleuze in “Le pli: Leibiniz et le baroque”, si puo estendere alla più recente contemporaneità passando dal Michaux de “La vie dans le plis” o dal “Fold After Fold” di Boulez o, ancora, dal metodo che Hantaï deduce dal gesto del piegare.
Nella pratica artistica di Philip Wiegard non sussistono elementi o valori statici. Il processo di visualizzazione dei suoi lavori consiste piuttosto in un misto tra vedere e ricordare, tra comprensione e conoscenza, in un perenne equilibrio tra l’idea di oggetto e quella di cosa, tra la nozione di grammatica e quella di criterio.
Spingere, schiacciare e distorcere, piegare e pressare, mutilare e ricomporre: questi sono i gesti che sostengono il lavoro dell’artista tedesco. Un fare, il suo, tanto sottile quanto brutale. I rilievi e le installazioni di Wiegard sono spesso realizzati con materiali di banale e ordinaria memoria. Recuperati presso cantieri edili o semplicemente trovati in edifici in fase di ristrutturazione, essi vengono poi ricondotti a nuove esistenze. È così che vecchie sedie da cinema, sgabelli da bar ormai inutilizzabili, dimessi banconi da negozio o vecchie assi da parquet, assecondano il processo dell’essere decostruiti e smontati, segati e mutilati dei loro arti per poi essere nuovamente assemblati perdendo il senso della loro originale tridimensionalità. La nuova acquisita illusione ottica si vanifica infatti ad ogni singolo movimento dello sguardo e non è possibile mettere in relazione ciò che si vede con un processo di improvvisazione.
In pratica, Wiegard applica alla scultura, servendosi anche di una grande dose di umorismo e ironia, le leggi ottiche della prospettiva pittorica in scala 1:1. I suoi oggetti, privati del loro originale volume, vengono sottratti allo stesso tempo alla loro funzionalità e materialità e rimangono sempre sulla soglia tra l’essere un oggetto e il diventare un’immagine. Essi sembrano infatti svanire nel processo di transizione da uno spazio bidimensionale ad uno a tre dimensioni e viceversa, e in questo andirivieni dimenticano ogni loro ordinaria funzione. Per loro non rimane che uno sguardo disilluso, sospeso nell’ininterrotto dubbio dello stare a osservare un’immagine in prospettiva, oppure, semplicemente, un arredo deformato.
Biografia
Philip Wiegard è nato nel 1977 a Schwetzingen (Germania). Dal 1998 vive e lavora a Berlino. Nel 2003 ha ottenuto il Master degree presso l’Università di Berlino.
Nel 2007 ha vinto una borsa di studio concessa dal Senatsverwaltung für Wissenschaft, Forschung und Kultur presso la Cité Internationale des Arts di Parigi.
Ha esposto i suoi lavori principalmente in Germania e Svizzera. Tra le mostre personali più rilevanti si annoverano Relativ unscharf presso il Forum Vebikus di Schaffhausen in Svizzera nel 2006, Beggars & cripples alla Freymond-Guth & Co. di Zurigo. Nel 2005 l’artista ha esposto alla mostra Augenblick!,(Kunstverein Graz, Regensburg) e a Drücken, presso la berlinese galleria Laura Mars Grp.
17
novembre 2007
Philip Wiegard – Falten
Dal 17 novembre 2007 al 20 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
FURINI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Giulia, 8, (Roma)
Roma, Via Giulia, 8, (Roma)
Orario di apertura
lun-sab h 10:30 - 12:30 15:30 – 19:30
Vernissage
17 Novembre 2007, ore 18,30
Autore
Curatore