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Luciano Perrotta – In cantina con Albrecht
L’artista espone opere su tela e su carta dalle quali emerge un paesaggio di figure straniate e dolenti, ciascuna delle quali appare destinata a un’esistenza inedita provocata dalla sua difformità fisica o di sentimenti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il 17 Novembre 2007 negli spazi della Porta Blu Gallery, in via arco degli acetari n 40 (Prima traversa di Via del Pellegrino) a Roma, viene presentata la mostra In cantina con Albrecht, di Luciano Perrotta, che presenta una serie di dipinti di piccole e medie dimensioni. L’allestimento si concentrerà soprattutto, per l’occasione, sul suo lavoro degli ultimi anni e su quello più recente.
Quello che avviene nella sua pittura, a mio avviso, è una sorta di riavvolgere i dati della storia dell’arte che lascia scivolare tutto in una luce nuova e crea un discorso autonomo… tutto è riversato ed ottiene un discorso di fissità e riflessione, che non attingente strettamente al pop, come un primo sguardo distratto potrebbe far pensare, ma appartiene all’ironia, in maniera a mio avviso, ancora più moderna..
Una fissità non soltanto del fermo immagine, ma del fermo immagine di un discorso narrato, arrabbiato oltre che sarcastico e compiaciuto, come nel caso dei tubetti Van Gogh o Rembrandt che diventano reiterazione di prodotti, prodotti qualsiasi, non importa più cosa, ma sempre firmati dai grandi artisti, che hanno ormai vinto la necessità di essere sponsor di qualcosa di attinente, (i colori) e possono trasformarsi in sigarette, scarpe, dentifricio, qualsiasi cosa, tutto è tutti, tutto è dappertutto, pubblicità, reality, isola dei famosi, siamo tutti dentro e la storia dell’arte non è affatto fuori.
Un discorso sporco e totale, come le cicche di sigarette, ambientazione fastidiosa e disordinata, consumo consumato, disordine di stampo informale ripetitivo e ossessivo, poetico sebbene disagio, fumo finito nei polmoni probabilmente dell’autore, testimonianza della nostra non salvezza, senza alcun moralismo né apparente né insito, un mondo visto dopo averci fumato su, come dire, un po’ per colpa sua, un po’ per colpa nostra…
L’autore che spesso appare nel discorso cerca di avvolgere persino se stesso, cerca di essere la sua stessa ferocia, il fumatore delle sigarette, spoglio oramai dell’alone cinematografico e da solo nel disordine, icona pop derisa, pur essendo il derisore.
Il mondo “in cantina con Albrecht” prescinde ormai da Durer, prescinde da tutto, e ogni dipinto rappresenta esattamente quello che mostra, eroi e pittori sacrificati al moderno mondo dell’immagine e alla sua pittura, mitizzazioni post moderne, case di sigarette costruite come giochi di fiammiferi, scarpe che pestano tubetti di dentrificio Van Gogh… una bellissima decadenza, un canto del cigno dei nostri tempi.
È un discorso ironico che mi ha strappato una risata, divertita e amara solo dopo molti esempi… lento e lungo da digerire, come i capolavori di cui una volta trovato il bandolo, il sollazzo è eternizzato…
Quello che avviene nella sua pittura, a mio avviso, è una sorta di riavvolgere i dati della storia dell’arte che lascia scivolare tutto in una luce nuova e crea un discorso autonomo… tutto è riversato ed ottiene un discorso di fissità e riflessione, che non attingente strettamente al pop, come un primo sguardo distratto potrebbe far pensare, ma appartiene all’ironia, in maniera a mio avviso, ancora più moderna..
Una fissità non soltanto del fermo immagine, ma del fermo immagine di un discorso narrato, arrabbiato oltre che sarcastico e compiaciuto, come nel caso dei tubetti Van Gogh o Rembrandt che diventano reiterazione di prodotti, prodotti qualsiasi, non importa più cosa, ma sempre firmati dai grandi artisti, che hanno ormai vinto la necessità di essere sponsor di qualcosa di attinente, (i colori) e possono trasformarsi in sigarette, scarpe, dentifricio, qualsiasi cosa, tutto è tutti, tutto è dappertutto, pubblicità, reality, isola dei famosi, siamo tutti dentro e la storia dell’arte non è affatto fuori.
Un discorso sporco e totale, come le cicche di sigarette, ambientazione fastidiosa e disordinata, consumo consumato, disordine di stampo informale ripetitivo e ossessivo, poetico sebbene disagio, fumo finito nei polmoni probabilmente dell’autore, testimonianza della nostra non salvezza, senza alcun moralismo né apparente né insito, un mondo visto dopo averci fumato su, come dire, un po’ per colpa sua, un po’ per colpa nostra…
L’autore che spesso appare nel discorso cerca di avvolgere persino se stesso, cerca di essere la sua stessa ferocia, il fumatore delle sigarette, spoglio oramai dell’alone cinematografico e da solo nel disordine, icona pop derisa, pur essendo il derisore.
Il mondo “in cantina con Albrecht” prescinde ormai da Durer, prescinde da tutto, e ogni dipinto rappresenta esattamente quello che mostra, eroi e pittori sacrificati al moderno mondo dell’immagine e alla sua pittura, mitizzazioni post moderne, case di sigarette costruite come giochi di fiammiferi, scarpe che pestano tubetti di dentrificio Van Gogh… una bellissima decadenza, un canto del cigno dei nostri tempi.
È un discorso ironico che mi ha strappato una risata, divertita e amara solo dopo molti esempi… lento e lungo da digerire, come i capolavori di cui una volta trovato il bandolo, il sollazzo è eternizzato…
17
novembre 2007
Luciano Perrotta – In cantina con Albrecht
Dal 17 novembre al primo dicembre 2007
arte contemporanea
Location
LAPORTABLU GALLERY
Roma, Arco Degli Acetari, 40, (Roma)
Roma, Arco Degli Acetari, 40, (Roma)
Orario di apertura
dalle 17:00 alle 20:00 dal Martedì al Sabato
Vernissage
17 Novembre 2007, ore 19
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