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Francesco Margarita – Le ali dell’inquietudine
Mostra fotografica che indaga il mondo dei sogni rappresentati con una trentina di composizioni figurative che attraverso simboli e rappresentazioni, ma soprattutto attraverso una ricerca cromatica sconvolgente, veicolano emozioni
Comunicato stampa
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Visitare questa mostra “Surreale” di Francesco Margarita, significa ritrovarsi sorpresi, stupiti, angosciati ed ammaliati di fronte a problemi, paure e speranze antiche che si proiettano nel futuro: la fine, la solitudine, la rinascita, i limiti, l’oppressione, l’amore, l’eterna contrapposizione tra sacro e profano, la ricerca della libertà ed in fine,la riflessione sul senso e significato dell’arte e dell’artista.
E’ difficile definire cosa sia Francesco Margarita. Non è un pittore , ma non è più neanche un fotografo, o è forse entrambe le cose.
Lui si definisce semplicemente “uomo delle immagini”.
Indubbiamente è un artista per le capacità creative ed originali con cui si esprime. Ha superato i limiti che la macchina fotografica impone, ma anche quelli della computer grafica, attraverso una ricerca personale sia di tipo tecnico che estetico, per cui le sue opere innovative, sono difficilmente riproducibili ed omologabili. Frammenta, ricerca, ricrea immagini attingendo dal suo voluminoso archivio, ma anche dal continuo raccogliere figure e rappresentazioni che la sua sensibilità e professionalità gli suggeriscono di catturare.
Ha assorbito la lezione delle più svariate scuole pittoriche che si riflettono nelle sue opere, con la sapienza antica del linguaggio cromatico e l’equilibrio delle proporzioni volumetriche. Rispetto alla scuola surrealista a cui si ispira, c’è un superamento soprattutto nei contenuti:
Quella riportava sulla tela una simbologia psicoanalitica codificata e quindi sostanzialmente intellettualizzata, cioè emotivamente falsa, qui viene riproposto “Il Sogno” nella sua oggettività.
Con la sontuosa e ricca esperienza estetica, la sensibilità personale e la straordinaria abilità tecnica gli hanno permesso di affrontare la sfida di rappresentare, o meglio, (e questa è la differenza con il Surrealismo) di oggettivare i sogni nella loro inafferrabile evanescenza, nelle fantasiose composizioni, e soprattutto nel misterioso polimorfismo simbolico, con la conseguenza di costringere gli osservatori ad un lavoro interpretativo inesauribile e vario.
I sogni insorgono come immagini, dal profondo, allorché la mente cosciente riposa. Apparentemente illogici, senza freni ed inibizioni, risalgono dal magma caotico ove risiedono pulsioni, desideri, paure antiche e recenti, i ricordi vivi ed attuali ma anche quelli dolorosi e dimenticati.
In questa mostra i sogni sono rappresentati con una trentina di composizioni figurative, che attraverso simboli e rappresentazioni, ma soprattutto attraverso una ricerca cromatica sconvolgente, veicolano emozioni nell’osservatore, a cui, e solo a lui, viene demandato il lavoro interpretativo.
Le opere sono senza titolo per una scelta precisa: evitare che vengano limitate da una “definizione” che ridurrebbero la loro complessità, il loro dinamismo e la loro vitalità. in un “quadro” con una “cornice” , ovvero in un contenuto ben delimitato.
Le opere, quindi, non circoscritte e non definite, restano immagini oniriche, lasciando libero l’osservatore di poterle interpretare e reinterpretare all’infinito.
Il disagio che provocano le emozioni non definite, spinge la mente affascinata dal piacere estetico, ad andare oltre il mondo sensibile: ordinato, consueto, conformista e rassicurante. Siamo costretti ad accettare l’infinito e l’indefinito, mettendo in crisi le nostre certezze, spingendoci ad uscire da noi stessi nel confrontare le nostre interpretazioni, con l’opera silenziosa dell’artista, o con chi ci sta vicino e vive le proprie emozioni.
Dal confronto nasce in noi un rinnovamento senza fine.
Alfonso Rossi
Psichiatra Psicoterapeuta
E’ difficile definire cosa sia Francesco Margarita. Non è un pittore , ma non è più neanche un fotografo, o è forse entrambe le cose.
Lui si definisce semplicemente “uomo delle immagini”.
Indubbiamente è un artista per le capacità creative ed originali con cui si esprime. Ha superato i limiti che la macchina fotografica impone, ma anche quelli della computer grafica, attraverso una ricerca personale sia di tipo tecnico che estetico, per cui le sue opere innovative, sono difficilmente riproducibili ed omologabili. Frammenta, ricerca, ricrea immagini attingendo dal suo voluminoso archivio, ma anche dal continuo raccogliere figure e rappresentazioni che la sua sensibilità e professionalità gli suggeriscono di catturare.
Ha assorbito la lezione delle più svariate scuole pittoriche che si riflettono nelle sue opere, con la sapienza antica del linguaggio cromatico e l’equilibrio delle proporzioni volumetriche. Rispetto alla scuola surrealista a cui si ispira, c’è un superamento soprattutto nei contenuti:
Quella riportava sulla tela una simbologia psicoanalitica codificata e quindi sostanzialmente intellettualizzata, cioè emotivamente falsa, qui viene riproposto “Il Sogno” nella sua oggettività.
Con la sontuosa e ricca esperienza estetica, la sensibilità personale e la straordinaria abilità tecnica gli hanno permesso di affrontare la sfida di rappresentare, o meglio, (e questa è la differenza con il Surrealismo) di oggettivare i sogni nella loro inafferrabile evanescenza, nelle fantasiose composizioni, e soprattutto nel misterioso polimorfismo simbolico, con la conseguenza di costringere gli osservatori ad un lavoro interpretativo inesauribile e vario.
I sogni insorgono come immagini, dal profondo, allorché la mente cosciente riposa. Apparentemente illogici, senza freni ed inibizioni, risalgono dal magma caotico ove risiedono pulsioni, desideri, paure antiche e recenti, i ricordi vivi ed attuali ma anche quelli dolorosi e dimenticati.
In questa mostra i sogni sono rappresentati con una trentina di composizioni figurative, che attraverso simboli e rappresentazioni, ma soprattutto attraverso una ricerca cromatica sconvolgente, veicolano emozioni nell’osservatore, a cui, e solo a lui, viene demandato il lavoro interpretativo.
Le opere sono senza titolo per una scelta precisa: evitare che vengano limitate da una “definizione” che ridurrebbero la loro complessità, il loro dinamismo e la loro vitalità. in un “quadro” con una “cornice” , ovvero in un contenuto ben delimitato.
Le opere, quindi, non circoscritte e non definite, restano immagini oniriche, lasciando libero l’osservatore di poterle interpretare e reinterpretare all’infinito.
Il disagio che provocano le emozioni non definite, spinge la mente affascinata dal piacere estetico, ad andare oltre il mondo sensibile: ordinato, consueto, conformista e rassicurante. Siamo costretti ad accettare l’infinito e l’indefinito, mettendo in crisi le nostre certezze, spingendoci ad uscire da noi stessi nel confrontare le nostre interpretazioni, con l’opera silenziosa dell’artista, o con chi ci sta vicino e vive le proprie emozioni.
Dal confronto nasce in noi un rinnovamento senza fine.
Alfonso Rossi
Psichiatra Psicoterapeuta
15
dicembre 2007
Francesco Margarita – Le ali dell’inquietudine
Dal 15 dicembre 2007 al 06 gennaio 2008
fotografia
Location
PALAZZO LANDOLFO
Grumo Nevano, Piazza Domenico Cirillo, 18/20, (Napoli)
Grumo Nevano, Piazza Domenico Cirillo, 18/20, (Napoli)
Orario di apertura
giorni feriali: dalle 17 alle 21. Festivi: dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21
Vernissage
15 Dicembre 2007, ore 19
Autore
Curatore