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Fernando Picenni – Guardo i miei quadri come un sopravvissuto alla loro inconsapevole sorte
Nel clima ribollente dei primi anni Sessanta, in anni di epigoni dell’informale ma anche di proposte determinanti per i decenni successivi, l’arte di Picenni è stata da subito notata come una delle più originali e innovative ricerche formali nella creazione di una concezione di una pittura riformista
Comunicato stampa
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Guardo i miei quadri come un sopravvissuto alla loro inconsapevole sorte, è la mostra che la Galleria Comunale d’Arte di Cesena dedica a Fernando Picenni. Sorta nel clima ribollente dei primi anni Sessanta, in anni di epigoni dell’informale ma anche di proposte determinanti per i decenni successivi, l’arte di Picenni è stata da subito notata, da critici come Franco Russoli, Mario De Micheli, Vittorio Fagone e Marco Valsecchi, come una delle più originali e innovative ricerche formali nella creazione di una concezione di una pittura riformista. La profonda conoscenza della tradizione pittorica italiana ha portato negli anni Picenni ad elaborare uno stile personalissimo di classiche proporzioni e luci caravaggesche, nel quale grandi-forme frastagliate, come continenti alla deriva, e piccole-forme in intimi colloqui amorosi, si fondano come basi relazionali per la formazione di nuovi universi di referenza. Le forme, quasi strappate da un’irriducibile dissolvenza, emergono caute da un magma circostante d’inattesa profondità, accese dalle evanescenti incandescenze dei contorni e delle linee appena pronunciate. La pittura di Picenni si trasmette sulla superficie per onde mai concentriche, per atmosfere irradianti da un fondo apparentemente uniforme, percorso da una luce diffusa e precocemente svelata dall’avvicendarsi delle forme, che attraverso il loro inesauribile dialogo risolvono ciò che per l’artista ha costituito la motivazione essenziale dell’intera sua ricerca: un concerto d’immagini legate da un’intima vitalità relazionale. Anche i versi che intitolano le opere fanno parte del mondo creativo picenniano, lo sostanziano, come se ciò che è visibile in pittura, fosse divenuto, quasi per miracolo, dicibile in versi.
In una ricerca sempre appartata l’artista milanese ha così realizzato cicli di opere di uno straordinario lirismo, che si mostra in straordinarie atmosfere tonali divenute l’habitat in cui nascono le sue inedite forme, caratterizzate dal costante confronto di campiture cromatiche dense e confini incerti. È una mite violenza quella esercitata dall’artista nelle opere che dal 1961 (data della prima mostra personale al Salone Annunciata di Milano, quando Lucio Fontana comprò un dipinto) ad oggi si sono evolute secondo un movimento incessante. La pittura resiste nelle invenzioni di Picenni, una pittura che indaga le possibilità di formazione e dissoluzione della forma, dal di dentro di una sensibilità in ascolto. Nella monografia della mostra alla Galleria Comunale d’Arte di Cesena, a cura di Leonardo Conti, Elisabetta Gennasi e Giovanni Granzotto, oltre agli interventi critici è presente una nota biografica in cui l’artista commenta brevemente gli amici che hanno condiviso con lui momenti dell’avventura artistica, come Emilio Tadini, Gianfranco Ferroni, Piero Manzoni, Tancredi, Dadamaino, Raciti, Falchi, Ormenese e altri.
Nell’arco di cinquanta anni di ricerca si sono occupati dell’arte di Picenni intellettuali, critici e studiosi come Franco Russoli, Mario De Michelis, Marco Valsecchi, Vittorio Fagone, Emilio Tadini, Dino Buzzati, Cesare Vivaldi.
In una ricerca sempre appartata l’artista milanese ha così realizzato cicli di opere di uno straordinario lirismo, che si mostra in straordinarie atmosfere tonali divenute l’habitat in cui nascono le sue inedite forme, caratterizzate dal costante confronto di campiture cromatiche dense e confini incerti. È una mite violenza quella esercitata dall’artista nelle opere che dal 1961 (data della prima mostra personale al Salone Annunciata di Milano, quando Lucio Fontana comprò un dipinto) ad oggi si sono evolute secondo un movimento incessante. La pittura resiste nelle invenzioni di Picenni, una pittura che indaga le possibilità di formazione e dissoluzione della forma, dal di dentro di una sensibilità in ascolto. Nella monografia della mostra alla Galleria Comunale d’Arte di Cesena, a cura di Leonardo Conti, Elisabetta Gennasi e Giovanni Granzotto, oltre agli interventi critici è presente una nota biografica in cui l’artista commenta brevemente gli amici che hanno condiviso con lui momenti dell’avventura artistica, come Emilio Tadini, Gianfranco Ferroni, Piero Manzoni, Tancredi, Dadamaino, Raciti, Falchi, Ormenese e altri.
Nell’arco di cinquanta anni di ricerca si sono occupati dell’arte di Picenni intellettuali, critici e studiosi come Franco Russoli, Mario De Michelis, Marco Valsecchi, Vittorio Fagone, Emilio Tadini, Dino Buzzati, Cesare Vivaldi.
01
dicembre 2007
Fernando Picenni – Guardo i miei quadri come un sopravvissuto alla loro inconsapevole sorte
Dal primo al 31 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA COMUNALE D’ARTE MODERNA – EX PESCHERIA
Cesena, Via Pescheria, 23, (Forlì-cesena)
Cesena, Via Pescheria, 23, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
martedì – domenica 9,30 – 12,30 e 16,30 – 19,30
Vernissage
1 Dicembre 2007, ore 17
Autore
Curatore