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Esiti di una mostra. Michelangelo architetto a San Lorenzo. Quattro problemi aperti
L’interesse suscitato dalla portata scientifica della mostra omonima tenutasi di recente sta alla base della decisione di offrire ai visitatori una sorta di sintesi, con il tramite di presentazioni virtuali, del lavoro svolto
Comunicato stampa
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Si è tenuta in Casa Buonarroti, dal 20 giugno al 12 novembre del 2007, a cura di Pietro Ruschi e con il generoso e determinante contributo dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, la mostra "Michelangelo architetto a San Lorenzo. Quattro problemi aperti".
L’esposizione intendeva esplorare l’opera di Michelangelo nel complesso di San Lorenzo, che contrassegnò la sua attività fiorentina di architetto, in una storia fatta di rapporti ufficiali intrapresi e interrotti, di amicizie a volte tradite, di prolungate soste, per cavar marmi, a Pietrasanta e a Seravezza; ma soprattutto di una tensione estetica destinata a sfociare o in progetti non attuati o in capolavori supremi. Una lunga esperienza, che dal 1516 tenne l'artista costantemente impegnato fino al 1534, anno della sua partenza senza ritorno per Roma. La puntuale analisi di tali vicende costituisce senza dubbio uno strumento prezioso per conoscere meglio l’opera di Michelangelo a San Lorenzo, oggetto di importanti studi anche recenti, dai quali sono emersi però, inevitabilmente, nuovi problemi. Problemi finora aperti, in parte inesplorati, che l’esposizione ha voluto indagare per offrire un contributo a una più consapevole comprensione dell’intervento dell’artista in uno degli spazi d’arte più celebri e visitati al mondo.
L’interesse suscitato dalla portata scientifica della mostra, confermata da un esauriente catalogo edito da Mandragora, sta alla base della decisione di offrire ai visitatori, in una sala al piano terreno del Museo della Casa Buonarroti, una sorta di sintesi, con il tramite di presentazioni virtuali, del lavoro svolto.
La sala resterà così allestita fino al 31 marzo 2008.
***
Michelangelo architetto a San Lorenzo
quattro problemi aperti
La Sagrestia Nuova
a cura di Pietro Ruschi
elaborazioni digitali di Lodovico Mocenni e Francesca Romani
Da tempo gli studiosi si chiedono se la Sagrestia Nuova sia stata interamente costruita da Michelangelo o se invece, come sempre gli accadde, l'artista abbia completato una struttura preesistente. Sulla base di documenti noti e di rilievi e disegni in parte inediti si è ora potuto ricostruire il tessuto degli edifici circostanti demoliti nel secolo scorso e quindi accertare la presenza di strutture precedenti all'intervento di Michelangelo. È probabile, come suggeriscono alcune fonti, che il nucleo iniziale formato dalla cripta, da alcuni tratti di muri e dalla parete occidentale della Sagrestia, facesse parte di un incompiuto progetto di Giuliano da Sangallo. I lavori di completamento e di trasformazione della Sagrestia Nuova, avviati dal Maestro nel novembre del 1519, furono tuttavia rilevanti: essi riguardarono il completamento degli elevati e la realizzazione della cupola con la lanterna, oltre alla costruzione dell'intero corpo tergale formato dalla scarsella con i due vani laterali, in analogia con la Sagrestia Vecchia brunelleschiana. Pur adeguandosi a quel modello, Michelangelo inserì, in una sorta di progressione creativa, elementi in grado di trasformare il testo brunelleschiano in termini assolutamente moderni. Sul piano architettonico l’inserimento dell’ordine intermedio costituì uno strumento proporzionale in grado di ripartire lo spazio interno a favore dell’ordine inferiore destinato ad accogliere le tombe dei duchi Lorenzo e Giuliano de’ Medici. Seguì la realizzazione della cupola, resa funzionalmente indipendente dal telaio parietale in pietra serena e quindi in grado di assumere un’autonoma forma classica, derivata dal Pantheon. A tali soluzioni fece seguito l’inserimento delle finestre «a edicola» dell’ordine intermedio e, nei lunettoni soprastanti, di quelle prospettiche, inedite ma desunte anch’esse da modelli romani. La coinvolgente metamorfosi si completò attraverso l’inserimento nell’ordine inferiore di una sorta di articolato controtelaio parietale marmoreo, quale premessa sul piano formale e materico al ciclo plastico delle tombe ducali, straordinario e grandioso suggello dell’avvenuta sintesi fra architettura e scultura.
Il Ricetto della Biblioteca Laurenziana
a cura di Silvia Catitti e Thomas Gronegger
elaborazioni digitali di Thomas Gronegger, Martin Helge Hrasko, Michael Walder, Doris Zichtl, Tobias Zucali
Il vestibolo d’ingresso della Biblioteca Laurenziana, costruita da Michelangelo sopra il braccio occidentale della canonica preesistente, è lo spazio più carico di «nuove fantasie» tra le architetture realizzate da Michelangelo. In risposta al gusto del committente, papa Clemente VII, fra il 1524 e il 1534 Michelangelo creò ingegnosamente uno spazio diverso da tutte le architetture precedenti e contemporanee ispirate all’antico, che suscitò suggestioni varie e contraddittorie sin da quando era in costruzione. Nel settembre del 1534, al momento della partenza definitiva di Michelangelo per Roma e della morte del committente il ricetto non aveva la scala. Per volontà del duca Cosimo I, desideroso di inaugurare la Biblioteca, fu coinvolto, fra il 1549 e il 1550, Niccolò Tribolo che aveva avviato la costruzione di una scala di forma piramidale estranea ai disegni e alla volontà di Michelangelo, rifiutatosi di fornire indicazioni. Cinque anni dopo Cosimo I incaricò Giorgio Vasari di chiedere direttamente al Maestro «che fine havesse a havere questa scala», e l’artista fornì delle indicazioni teoriche, accompagnate dall'invio di un piccolo modello d’argilla. Al di là dell’apparente coerenza architettonica, il ricetto era incompiuto al momento dell’inaugurazione, avvenuta nel 1571 per volontà di Cosimo I, ormai granduca di Toscana. All’epoca la sala di lettura era stata appena ultimata, mentre la scala era stata aggiunta nel 1559 da Bartolomeo Ammannati. Invece il soffitto e l’ordine superiore delle pareti interne ed esterne del ricetto sarebbero rimasti allo stato di rustico fino al completamento ‘in stile’ di inizio Novecento.
La «libreria secreta»
a cura di Pietro Ruschi
elaborazioni digitali di Lodovico Mocenni e Francesca Romani
La richiesta di realizzare, insieme alla Biblioteca Laurenziana, una «pichola libreria» destinata a custodire i libri più rari di proprietà medicea giunse a Michelangelo da parte di Clemente VII all'inizio del 1524. In un primo momento, quando si pensava di situare quella fabbrica nel lato sud del primo piano del chiostro maggiore di San Lorenzo, la «pichola libreria», detta anche «secreta» negli scambi epistolari, avrebbe dovuto essere costituita da «dua studietti» posti ai lati della sala di lettura. Alla successiva, e definitiva, decisione del papa di costruire la biblioteca sopra il Capitolo, comunicata a Michelangelo il 3 aprile 1524, seguirono varie proposte per la «libreria secreta». In un primo momento si pensò di realizzare a tal fine quattro stanzette negli angoli della sala di lettura, poi un vano unico coperto da una volta a crociera posto all’esterno di quest’ultima, circa a metà della sua lunghezza. Finalmente, si stabilì di collocare la «libreria secreta» in testa alla sala di lettura della biblioteca, ma qui la presenza di un muro obliquo di confine e di alcune case di proprietà di Ilarione Martelli impediva la costruzione di un vano a pianta quadrata e Michelangelo dovette progettare un inedito edificio a pianta triangolare, cui si riferiscono due disegni della collezione della Casa Buonarroti, sui quali si è basata la ricostruzione virtuale qui proposta. La singolarità della fabbrica e, forse, qualche dubbio sulla sua funzionalità, spinsero nell’aprile 1526 il pontefice a rinviare la realizzazione del progetto fino a quando non fosse stata finita la costruzione del Ricetto. Un rinvio che tanto si protrasse da privarci purtroppo di quello che sarebbe stato uno degli spazi architettonici più straordinari e avvincenti di tutto il Rinascimento.
La Tribuna delle Reliquie
a cura di Mauro Mussolin
elaborazioni digitali di Mauro Mussolin e Fabio Sottili
La rilettura dei brani del Carteggio michelangiolesco relativi alla commissione della Tribuna delle Reliquie in San Lorenzo insieme all’analisi stratigrafica e delle tecniche di lavorazione dei materiali lapidei ancora presenti in loco hanno evidenziato come molti frammenti in pietra dell’attuale controfacciata siano ancora nella loro collocazione originaria o siano stati appena modificati da Michelangelo, rimanendo la guida modulare e il principio ordinatore del nuovo progetto: la controfacciata ricalca lo schema dell’arco di trionfo con ordine corinzio di paraste sormontato da un registro d’attico caratterizzato da un secondo ordine di paraste assai raccorciate, decorate a ghirlande e anelli con diamante di evidente ascendenza medicea. Due fogli con schizzi autografi di Michelangelo e alcune lettere inviate all’artista documentano l’evoluzione del progetto della Tribuna delle Reliquie, permettendo di suddividere la genesi architettonica del monumento in due fasi distinte, poste rispettivamente prima e dopo la proclamazione della seconda Repubblica fiorentina. Nella fase iniziale del progetto (1525-1527) il pontefice avanzò tre proposte di localizzazione di un armadio all’interno della chiesa per la custodia e insieme l’esposizione del tesoro dei vasi-reliquiario: un balcone in controfacciata, un pergamo sopra la porta della Sagrestia Nuova, un ciborio eretto sull’altare maggiore. La scelta finale ricadde su un tipo di ciborio a due piani, modellato sull’esempio di analoghi apparati altomedievali ben documentati a Roma in ambito basilicale. Su tale progetto il papa tuttavia rilevò alcune perplessità, suggerendo di ripensare all’ipotesi di un balcone in controfacciata. Nonostante nel Carteggio siano numerose le sollecitazioni per la realizzazione del ciborio, la seconda fase della Tribuna delle Reliquie (1531-1532) si caratterizza per il sorprendente ritorno alla soluzione del balcone in controfacciata. Il risultato finale del progetto mostra la felice integrazione dei frammenti lapidei recuperati dalla precedente controfacciata quattrocentesca con le integrazioni ex novo, quali l’aggetto murario del balcone, la coppia di colonne corinzie, i raffinati dettagli marmorei.
L’esposizione intendeva esplorare l’opera di Michelangelo nel complesso di San Lorenzo, che contrassegnò la sua attività fiorentina di architetto, in una storia fatta di rapporti ufficiali intrapresi e interrotti, di amicizie a volte tradite, di prolungate soste, per cavar marmi, a Pietrasanta e a Seravezza; ma soprattutto di una tensione estetica destinata a sfociare o in progetti non attuati o in capolavori supremi. Una lunga esperienza, che dal 1516 tenne l'artista costantemente impegnato fino al 1534, anno della sua partenza senza ritorno per Roma. La puntuale analisi di tali vicende costituisce senza dubbio uno strumento prezioso per conoscere meglio l’opera di Michelangelo a San Lorenzo, oggetto di importanti studi anche recenti, dai quali sono emersi però, inevitabilmente, nuovi problemi. Problemi finora aperti, in parte inesplorati, che l’esposizione ha voluto indagare per offrire un contributo a una più consapevole comprensione dell’intervento dell’artista in uno degli spazi d’arte più celebri e visitati al mondo.
L’interesse suscitato dalla portata scientifica della mostra, confermata da un esauriente catalogo edito da Mandragora, sta alla base della decisione di offrire ai visitatori, in una sala al piano terreno del Museo della Casa Buonarroti, una sorta di sintesi, con il tramite di presentazioni virtuali, del lavoro svolto.
La sala resterà così allestita fino al 31 marzo 2008.
***
Michelangelo architetto a San Lorenzo
quattro problemi aperti
La Sagrestia Nuova
a cura di Pietro Ruschi
elaborazioni digitali di Lodovico Mocenni e Francesca Romani
Da tempo gli studiosi si chiedono se la Sagrestia Nuova sia stata interamente costruita da Michelangelo o se invece, come sempre gli accadde, l'artista abbia completato una struttura preesistente. Sulla base di documenti noti e di rilievi e disegni in parte inediti si è ora potuto ricostruire il tessuto degli edifici circostanti demoliti nel secolo scorso e quindi accertare la presenza di strutture precedenti all'intervento di Michelangelo. È probabile, come suggeriscono alcune fonti, che il nucleo iniziale formato dalla cripta, da alcuni tratti di muri e dalla parete occidentale della Sagrestia, facesse parte di un incompiuto progetto di Giuliano da Sangallo. I lavori di completamento e di trasformazione della Sagrestia Nuova, avviati dal Maestro nel novembre del 1519, furono tuttavia rilevanti: essi riguardarono il completamento degli elevati e la realizzazione della cupola con la lanterna, oltre alla costruzione dell'intero corpo tergale formato dalla scarsella con i due vani laterali, in analogia con la Sagrestia Vecchia brunelleschiana. Pur adeguandosi a quel modello, Michelangelo inserì, in una sorta di progressione creativa, elementi in grado di trasformare il testo brunelleschiano in termini assolutamente moderni. Sul piano architettonico l’inserimento dell’ordine intermedio costituì uno strumento proporzionale in grado di ripartire lo spazio interno a favore dell’ordine inferiore destinato ad accogliere le tombe dei duchi Lorenzo e Giuliano de’ Medici. Seguì la realizzazione della cupola, resa funzionalmente indipendente dal telaio parietale in pietra serena e quindi in grado di assumere un’autonoma forma classica, derivata dal Pantheon. A tali soluzioni fece seguito l’inserimento delle finestre «a edicola» dell’ordine intermedio e, nei lunettoni soprastanti, di quelle prospettiche, inedite ma desunte anch’esse da modelli romani. La coinvolgente metamorfosi si completò attraverso l’inserimento nell’ordine inferiore di una sorta di articolato controtelaio parietale marmoreo, quale premessa sul piano formale e materico al ciclo plastico delle tombe ducali, straordinario e grandioso suggello dell’avvenuta sintesi fra architettura e scultura.
Il Ricetto della Biblioteca Laurenziana
a cura di Silvia Catitti e Thomas Gronegger
elaborazioni digitali di Thomas Gronegger, Martin Helge Hrasko, Michael Walder, Doris Zichtl, Tobias Zucali
Il vestibolo d’ingresso della Biblioteca Laurenziana, costruita da Michelangelo sopra il braccio occidentale della canonica preesistente, è lo spazio più carico di «nuove fantasie» tra le architetture realizzate da Michelangelo. In risposta al gusto del committente, papa Clemente VII, fra il 1524 e il 1534 Michelangelo creò ingegnosamente uno spazio diverso da tutte le architetture precedenti e contemporanee ispirate all’antico, che suscitò suggestioni varie e contraddittorie sin da quando era in costruzione. Nel settembre del 1534, al momento della partenza definitiva di Michelangelo per Roma e della morte del committente il ricetto non aveva la scala. Per volontà del duca Cosimo I, desideroso di inaugurare la Biblioteca, fu coinvolto, fra il 1549 e il 1550, Niccolò Tribolo che aveva avviato la costruzione di una scala di forma piramidale estranea ai disegni e alla volontà di Michelangelo, rifiutatosi di fornire indicazioni. Cinque anni dopo Cosimo I incaricò Giorgio Vasari di chiedere direttamente al Maestro «che fine havesse a havere questa scala», e l’artista fornì delle indicazioni teoriche, accompagnate dall'invio di un piccolo modello d’argilla. Al di là dell’apparente coerenza architettonica, il ricetto era incompiuto al momento dell’inaugurazione, avvenuta nel 1571 per volontà di Cosimo I, ormai granduca di Toscana. All’epoca la sala di lettura era stata appena ultimata, mentre la scala era stata aggiunta nel 1559 da Bartolomeo Ammannati. Invece il soffitto e l’ordine superiore delle pareti interne ed esterne del ricetto sarebbero rimasti allo stato di rustico fino al completamento ‘in stile’ di inizio Novecento.
La «libreria secreta»
a cura di Pietro Ruschi
elaborazioni digitali di Lodovico Mocenni e Francesca Romani
La richiesta di realizzare, insieme alla Biblioteca Laurenziana, una «pichola libreria» destinata a custodire i libri più rari di proprietà medicea giunse a Michelangelo da parte di Clemente VII all'inizio del 1524. In un primo momento, quando si pensava di situare quella fabbrica nel lato sud del primo piano del chiostro maggiore di San Lorenzo, la «pichola libreria», detta anche «secreta» negli scambi epistolari, avrebbe dovuto essere costituita da «dua studietti» posti ai lati della sala di lettura. Alla successiva, e definitiva, decisione del papa di costruire la biblioteca sopra il Capitolo, comunicata a Michelangelo il 3 aprile 1524, seguirono varie proposte per la «libreria secreta». In un primo momento si pensò di realizzare a tal fine quattro stanzette negli angoli della sala di lettura, poi un vano unico coperto da una volta a crociera posto all’esterno di quest’ultima, circa a metà della sua lunghezza. Finalmente, si stabilì di collocare la «libreria secreta» in testa alla sala di lettura della biblioteca, ma qui la presenza di un muro obliquo di confine e di alcune case di proprietà di Ilarione Martelli impediva la costruzione di un vano a pianta quadrata e Michelangelo dovette progettare un inedito edificio a pianta triangolare, cui si riferiscono due disegni della collezione della Casa Buonarroti, sui quali si è basata la ricostruzione virtuale qui proposta. La singolarità della fabbrica e, forse, qualche dubbio sulla sua funzionalità, spinsero nell’aprile 1526 il pontefice a rinviare la realizzazione del progetto fino a quando non fosse stata finita la costruzione del Ricetto. Un rinvio che tanto si protrasse da privarci purtroppo di quello che sarebbe stato uno degli spazi architettonici più straordinari e avvincenti di tutto il Rinascimento.
La Tribuna delle Reliquie
a cura di Mauro Mussolin
elaborazioni digitali di Mauro Mussolin e Fabio Sottili
La rilettura dei brani del Carteggio michelangiolesco relativi alla commissione della Tribuna delle Reliquie in San Lorenzo insieme all’analisi stratigrafica e delle tecniche di lavorazione dei materiali lapidei ancora presenti in loco hanno evidenziato come molti frammenti in pietra dell’attuale controfacciata siano ancora nella loro collocazione originaria o siano stati appena modificati da Michelangelo, rimanendo la guida modulare e il principio ordinatore del nuovo progetto: la controfacciata ricalca lo schema dell’arco di trionfo con ordine corinzio di paraste sormontato da un registro d’attico caratterizzato da un secondo ordine di paraste assai raccorciate, decorate a ghirlande e anelli con diamante di evidente ascendenza medicea. Due fogli con schizzi autografi di Michelangelo e alcune lettere inviate all’artista documentano l’evoluzione del progetto della Tribuna delle Reliquie, permettendo di suddividere la genesi architettonica del monumento in due fasi distinte, poste rispettivamente prima e dopo la proclamazione della seconda Repubblica fiorentina. Nella fase iniziale del progetto (1525-1527) il pontefice avanzò tre proposte di localizzazione di un armadio all’interno della chiesa per la custodia e insieme l’esposizione del tesoro dei vasi-reliquiario: un balcone in controfacciata, un pergamo sopra la porta della Sagrestia Nuova, un ciborio eretto sull’altare maggiore. La scelta finale ricadde su un tipo di ciborio a due piani, modellato sull’esempio di analoghi apparati altomedievali ben documentati a Roma in ambito basilicale. Su tale progetto il papa tuttavia rilevò alcune perplessità, suggerendo di ripensare all’ipotesi di un balcone in controfacciata. Nonostante nel Carteggio siano numerose le sollecitazioni per la realizzazione del ciborio, la seconda fase della Tribuna delle Reliquie (1531-1532) si caratterizza per il sorprendente ritorno alla soluzione del balcone in controfacciata. Il risultato finale del progetto mostra la felice integrazione dei frammenti lapidei recuperati dalla precedente controfacciata quattrocentesca con le integrazioni ex novo, quali l’aggetto murario del balcone, la coppia di colonne corinzie, i raffinati dettagli marmorei.
02
gennaio 2008
Esiti di una mostra. Michelangelo architetto a San Lorenzo. Quattro problemi aperti
Dal 02 gennaio al 31 marzo 2008
arte antica
Location
CASA BUONARROTI
Firenze, Via Ghibellina, 70, (Firenze)
Firenze, Via Ghibellina, 70, (Firenze)
Biglietti
intero € 6,50, ridotto € 4,00, scuole € 3,00
Orario di apertura
9.30 – 14.00. Su prenotazione, aperture straordinarie fuori orario per gruppi
Editore
MANDRAGORA
Ufficio stampa
CSC SIGMA
Autore