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Giovanni Segantini – Della natura
La mostra attraverso una trentina di opere tra oli e disegni, si propone di ripercorrere le tappe più significative della vicenda dell’artista attraverso importanti prestiti provenienti da musei e collezioni pubbliche e private.
Comunicato stampa
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A centocinquanta anni dalla nascita di Giovanni Segantini la città di Arco rende omaggio al maestro del divisionismo italiano con una mostra e una serie di eventi che celebrano la ricerca dedicata all’interpretazione del paesaggio come segno di armonia tra uomo e natura.
La mostra, attraverso una trentina di opere tra oli e disegni, si propone di ripercorrere le tappe più significative della vicenda dell’artista attraverso importanti prestiti provenienti da istituzioni museali e soprintendenze e collezioni pubbliche e private.
Dagli anni della formazione trascorsi in Bianza a quelli di Savognino per arrivare agli ultimi anni in Maloja, le opere raccontano di un passaggio attraverso la lettura di personaggi segnati dal loro carattere e destinati ad essere assorbiti da una natura bucolica che si trasfigura in simbolo dell’esperienza.
A partire dalle opere del periodo giovanile come il Ritratto giovanile del 1879-80 e le Nature morte, realizzate negli stessi anni, immediatamente si percepisce la particolare sensibilità dell’artista nel fissare attraverso tocchi di colore e un disegno puntuale la particolarità e l’intensità dei soggetti.
Dagli anni Ottanta dell’Ottocento, Segantini soggiorna in Brianza con la compagna Bice Bugatti alla ricerca di una nuova rappresentazione del paesaggio, prima a Pusiano, poi a Carella e a Cornano. Sono di questi anni i suoi soggetti che percorrono la vita agreste: il lavoro nei campi, il pascolo, la tosatura e la filatura.
Ben presto la necessità di tradurre il paesaggio in una visione reale di luce spinge l’artista ad un nuovo viaggio verso Savognino, dove si trasferisce con la famiglia nel 1886. La natura diventa bucolica. Le figure affiorano dallo spazio del paesaggio. Sono ancora portatrici d’acqua, pastorelle sognanti, ragazze che indossano il costume tipico dei grigioni e per tutte queste pose è la Baba la sua modella, la ragazza che aiuta nelle faccende domestiche la famiglia Segantini.
È il momento della relazione tra uomo e natura, delle visioni pervase da un sentimento “di magica dispersione” come evidenzia Annie Paule Quinsac.
Della Natura significa dunque raccontare le cose della Natura, i suoi segni, i suoi elementi caratteristici, i suoi protagonisti ma anche indica il desiderio di definire un luogo attraverso il quale gli elementi prendono forma nell’assoluto del paesaggio: tra ombra e luce.
La collaborazione con il museo di St. Moritz indica un ponte ideale tra la città natale e l'ultimo luogo segantiniano.
GIOVANNI SEGANTINI
(Arco, 1858 - Schafberg, 1899)
Nasce ad Arco il 15 gennaio del 1858 da Agostino Segatini e Margherita Girardi. A otto anni la sua vita, già segnata da una situazione familiare piuttosto precaria data la povertà e i continui abbandoni del padre, subisce un grave trauma a causa della perdita della madre. Il padre lo porta a Milano e lo lascia alla sorellastra Irene.
Tra il 1870 e il 1873, accusato di vagabondaggio, viene rinchiuso in riformatorio. Viene in seguito affidato al fratellastro Napoleone che lo tiene con sé a Borgo Valsugana dove lavora come fotografo. Giovanni impara il mestiere di fotografo pur continuando a dedicarsi al disegno. Trasferitosi a Milano lavora presso un decoratore per pagarsi i corsi serali all’Accademia di Belle Arti di Brera che frequenta tra il 1875 e il 1879. Cambia il proprio cognome in Segantini. Studia poi con Giuseppe Bertoni e frequenta Emilio Longoni.
Nel 1879 entra in contatto con Vittore Grubicy de Dragon che lo lega con un contratto esclusivo alla sua galleria d’arte che gestisce con il fratello Alberto.
Il suo dipinto Il coro di Sant’Antonio è notato all’Esposizione Nazionale di Brera e acquistato dalla Società milanese per le Belle Arti.
Tra il 1881 e il 1886 vive con Longoni in Brianza. Realizza in questo periodo La vigna o Paesaggio dei dintorni di Milano. Conosce Bice Bugatti con la quale trascorrerà il resto della sua vita. Nel 1883 vince la medaglia d’oro con Ave Maria a trasbordo.
Dal 1886 si dedica alla tecnica divisionista e si trasferisce a Savognino. Nel 1888 esegue I miei modelli, conservato alla Kunsthaus di Zurigo e Ritorno all’ovile, al Segantini Museum di St. Moritz. Inizia a scrivere articoli d’arte pubblicati sulle riviste specializzate del settore. L’anno seguente si dedica a Le due madri, oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, esposta nel 1890 alla Permanente e nel 1891 alla prima Triennale di Brera. L’opera segna la piena adesione al divisionismo, tecnica pittorica che dagli anni Novanta si arricchisce di una connotazione simbolista.
Nel 1888 partecipa alla Italian Exhibition di Londra e alle più importanti manifestazioni espositive di questi anni. Si lega all’ambiente della Secessione Viennese. Scioglie l’impegno con Vittore Grubicy e intensifica il rapporto con il fratello Alberto.
Nel 1894 si trasferisce con la famiglia a Maloja dove dipinge L’angelo della vita, nel 1894, L’amore alla fonte della vita, nel 1896. Trascorre anni di grande isolamento ma di grande successo di mercato, entra in contatto con i mercanti berlinesi Paul e Bruno Cassirer e Felix Königs. Nel 1896 inizia a lavorare per la decorazione di un padiglione destinato all’esposizione di Parigi del 1900 per illustrare le bellezze naturali delle Alpi svizzere. Il progetto abbandonato per il costo molto elevato lo spinge alla realizzazione di un Trittico della Natura
Recatosi sullo Schafberg, per lavorare al trittico, viene colto da un attacco di peritonite. Muore il 28 settembre 1899.
La mostra, attraverso una trentina di opere tra oli e disegni, si propone di ripercorrere le tappe più significative della vicenda dell’artista attraverso importanti prestiti provenienti da istituzioni museali e soprintendenze e collezioni pubbliche e private.
Dagli anni della formazione trascorsi in Bianza a quelli di Savognino per arrivare agli ultimi anni in Maloja, le opere raccontano di un passaggio attraverso la lettura di personaggi segnati dal loro carattere e destinati ad essere assorbiti da una natura bucolica che si trasfigura in simbolo dell’esperienza.
A partire dalle opere del periodo giovanile come il Ritratto giovanile del 1879-80 e le Nature morte, realizzate negli stessi anni, immediatamente si percepisce la particolare sensibilità dell’artista nel fissare attraverso tocchi di colore e un disegno puntuale la particolarità e l’intensità dei soggetti.
Dagli anni Ottanta dell’Ottocento, Segantini soggiorna in Brianza con la compagna Bice Bugatti alla ricerca di una nuova rappresentazione del paesaggio, prima a Pusiano, poi a Carella e a Cornano. Sono di questi anni i suoi soggetti che percorrono la vita agreste: il lavoro nei campi, il pascolo, la tosatura e la filatura.
Ben presto la necessità di tradurre il paesaggio in una visione reale di luce spinge l’artista ad un nuovo viaggio verso Savognino, dove si trasferisce con la famiglia nel 1886. La natura diventa bucolica. Le figure affiorano dallo spazio del paesaggio. Sono ancora portatrici d’acqua, pastorelle sognanti, ragazze che indossano il costume tipico dei grigioni e per tutte queste pose è la Baba la sua modella, la ragazza che aiuta nelle faccende domestiche la famiglia Segantini.
È il momento della relazione tra uomo e natura, delle visioni pervase da un sentimento “di magica dispersione” come evidenzia Annie Paule Quinsac.
Della Natura significa dunque raccontare le cose della Natura, i suoi segni, i suoi elementi caratteristici, i suoi protagonisti ma anche indica il desiderio di definire un luogo attraverso il quale gli elementi prendono forma nell’assoluto del paesaggio: tra ombra e luce.
La collaborazione con il museo di St. Moritz indica un ponte ideale tra la città natale e l'ultimo luogo segantiniano.
GIOVANNI SEGANTINI
(Arco, 1858 - Schafberg, 1899)
Nasce ad Arco il 15 gennaio del 1858 da Agostino Segatini e Margherita Girardi. A otto anni la sua vita, già segnata da una situazione familiare piuttosto precaria data la povertà e i continui abbandoni del padre, subisce un grave trauma a causa della perdita della madre. Il padre lo porta a Milano e lo lascia alla sorellastra Irene.
Tra il 1870 e il 1873, accusato di vagabondaggio, viene rinchiuso in riformatorio. Viene in seguito affidato al fratellastro Napoleone che lo tiene con sé a Borgo Valsugana dove lavora come fotografo. Giovanni impara il mestiere di fotografo pur continuando a dedicarsi al disegno. Trasferitosi a Milano lavora presso un decoratore per pagarsi i corsi serali all’Accademia di Belle Arti di Brera che frequenta tra il 1875 e il 1879. Cambia il proprio cognome in Segantini. Studia poi con Giuseppe Bertoni e frequenta Emilio Longoni.
Nel 1879 entra in contatto con Vittore Grubicy de Dragon che lo lega con un contratto esclusivo alla sua galleria d’arte che gestisce con il fratello Alberto.
Il suo dipinto Il coro di Sant’Antonio è notato all’Esposizione Nazionale di Brera e acquistato dalla Società milanese per le Belle Arti.
Tra il 1881 e il 1886 vive con Longoni in Brianza. Realizza in questo periodo La vigna o Paesaggio dei dintorni di Milano. Conosce Bice Bugatti con la quale trascorrerà il resto della sua vita. Nel 1883 vince la medaglia d’oro con Ave Maria a trasbordo.
Dal 1886 si dedica alla tecnica divisionista e si trasferisce a Savognino. Nel 1888 esegue I miei modelli, conservato alla Kunsthaus di Zurigo e Ritorno all’ovile, al Segantini Museum di St. Moritz. Inizia a scrivere articoli d’arte pubblicati sulle riviste specializzate del settore. L’anno seguente si dedica a Le due madri, oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, esposta nel 1890 alla Permanente e nel 1891 alla prima Triennale di Brera. L’opera segna la piena adesione al divisionismo, tecnica pittorica che dagli anni Novanta si arricchisce di una connotazione simbolista.
Nel 1888 partecipa alla Italian Exhibition di Londra e alle più importanti manifestazioni espositive di questi anni. Si lega all’ambiente della Secessione Viennese. Scioglie l’impegno con Vittore Grubicy e intensifica il rapporto con il fratello Alberto.
Nel 1894 si trasferisce con la famiglia a Maloja dove dipinge L’angelo della vita, nel 1894, L’amore alla fonte della vita, nel 1896. Trascorre anni di grande isolamento ma di grande successo di mercato, entra in contatto con i mercanti berlinesi Paul e Bruno Cassirer e Felix Königs. Nel 1896 inizia a lavorare per la decorazione di un padiglione destinato all’esposizione di Parigi del 1900 per illustrare le bellezze naturali delle Alpi svizzere. Il progetto abbandonato per il costo molto elevato lo spinge alla realizzazione di un Trittico della Natura
Recatosi sullo Schafberg, per lavorare al trittico, viene colto da un attacco di peritonite. Muore il 28 settembre 1899.
07
marzo 2008
Giovanni Segantini – Della natura
Dal 07 marzo all'undici maggio 2008
arte moderna
Location
MAG MUSEO ALTO GARDA – GALLERIA CIVICA G. SEGANTINI
Arco, Via Giovanni Segantini, 9, (Trento)
Arco, Via Giovanni Segantini, 9, (Trento)
Biglietti
Intero: 5 €, Ridotto: 3 €
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 10 alle 18,
venerdì e sabato: dalle 10 alle 22
Vernissage
7 Marzo 2008, ore 17
Autore
Curatore