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Jan Peter Fluck – Combinazioni dei fondi
Quello di Jan Peter Fluck è un linguaggio intimo, silente, eppure capace di innescare tensioni emotive. L’uso del materiale come la stoffa, la tela, la carta e le tavole di legno, predomina sul colore che scaturisce quasi sempre da pigmenti terrosi.
Comunicato stampa
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Quello di Jan Peter Fluck è un linguaggio intimo, silente, eppure capace di innescare tensioni emotive. L’uso del materiale come la stoffa, la tela, la carta e le tavole di legno, predomina sul colore che scaturisce quasi sempre da pigmenti terrosi.
E’ un lavoro di stratificazioni e sovrapposizioni che si esprime mediante l’uso di carta giapponese, pigmenti e colla. Sono queste le strutture che ci parlano, quasi come diari scritti su pergamena, come pelli invecchiate naturalmente durante la lavorazione; niente è artefatto.
JPF chiama i suoi lavori “Bewusstseinsstrukturen”, forse traducibile in “strutture della nostra coscienza”. Questo ci suggerisce che l’essenza delle sue opere è rinvenibile tra gli strati più profondi; per comprenderli occorre “liberare” la nostra percezione da schemi acquisiti, renderci sensibili a quello che chiamiamo realtà composta da infinite stratificazioni, di interrogarci sulle “verità” della nostra esistenza, pur sempre inafferrabile.
JPF è nato nel 1935. Studia architettura a Stoccarda e lavora vari anni come architetto indipendente in Svizzera, in Africa e nel Medio Oriente. Compie diversi viaggi in Africa, attraversando più volte il Sahara. Gira un documentario e scrive per diversi giornali. Nel 1978, quando è a Teheran, deve abbandonare il paese ai primi sussulti della rivoluzione khomeinista e si trasferisce in Nigeria.
Nel 1979 abbandona definitivamente l’architettura per dedicarsi esclusivamente alla pittura.
La sua prima esposizione l’ha tenuta a Lagos. In seguito espone in Germania, Svizzera e Lussemburgo.
Opere di JPF si trovano in collezioni pubbliche e private in Svizzera e in Germania.
Vive e lavora a Vacallo.
E’ un lavoro di stratificazioni e sovrapposizioni che si esprime mediante l’uso di carta giapponese, pigmenti e colla. Sono queste le strutture che ci parlano, quasi come diari scritti su pergamena, come pelli invecchiate naturalmente durante la lavorazione; niente è artefatto.
JPF chiama i suoi lavori “Bewusstseinsstrukturen”, forse traducibile in “strutture della nostra coscienza”. Questo ci suggerisce che l’essenza delle sue opere è rinvenibile tra gli strati più profondi; per comprenderli occorre “liberare” la nostra percezione da schemi acquisiti, renderci sensibili a quello che chiamiamo realtà composta da infinite stratificazioni, di interrogarci sulle “verità” della nostra esistenza, pur sempre inafferrabile.
JPF è nato nel 1935. Studia architettura a Stoccarda e lavora vari anni come architetto indipendente in Svizzera, in Africa e nel Medio Oriente. Compie diversi viaggi in Africa, attraversando più volte il Sahara. Gira un documentario e scrive per diversi giornali. Nel 1978, quando è a Teheran, deve abbandonare il paese ai primi sussulti della rivoluzione khomeinista e si trasferisce in Nigeria.
Nel 1979 abbandona definitivamente l’architettura per dedicarsi esclusivamente alla pittura.
La sua prima esposizione l’ha tenuta a Lagos. In seguito espone in Germania, Svizzera e Lussemburgo.
Opere di JPF si trovano in collezioni pubbliche e private in Svizzera e in Germania.
Vive e lavora a Vacallo.
16
marzo 2008
Jan Peter Fluck – Combinazioni dei fondi
Dal 16 marzo al 04 maggio 2008
arte contemporanea
Location
SPAZIO D’ARTE STELLANOVE
Mendrisio, Via Stella, 9, (Mendrisio)
Mendrisio, Via Stella, 9, (Mendrisio)
Orario di apertura
giovedi 15-19, sabato 10-17; domenica 10-14 o su appuntamento
Vernissage
16 Marzo 2008, ore 14
Autore