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Heimo Zobernig
L’artista austriaco presenta a Modena due progetti: l’installazione di un “blue box” creato espressamente per gli spazi espositivi della Palazzina dei Giardini, e l’installazione di due dei suoi libri d’artista
Comunicato stampa
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La Galleria Civica di Modena è lieta di annunciare la mostra di Heimo Zobernig (1958, Mauthen, Carinzia).
La rassegna è la prima personale in un museo italiano dell'artista austriaco e inaugura domenica 20 aprile alle ore 12.00, presso la sede espositiva della Palazzina dei Giardini in corso Canalgrande a Modena.
Heimo Zobernig, a cura di Cornelia Lauf, curatrice indipendente ed editor dell'artista, è organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
L'artista austriaco, punto di riferimento nel panorama europeo, presenta a Modena due progetti: l'installazione di un "blue box" creato espressamente per gli spazi espositivi della Palazzina dei Giardini, e l'installazione di due dei suoi libri d'artista.
Zobernig ha esordito come artista lavorando per il teatro e le arti performative. A partire dalla metà degli anni Ottanta, Zobernig crea quadri e sculture a carattere geometrico astratto, essenzialmente rivolti a tematizzare il linguaggio figurativo. Il carattere oggettuale delle sue sculture comunica la sua poetica personale volta alla riduzione delle forme e interessata alle potenzialità dell'astrazione. Con una precisione quasi scientifica, Zobernig analizza i presupposti della creazione artistica e porta avanti una propria analisi critica sul potenziale dell'arte figurativa attraverso una pluralità di mezzi espressivi.
A Modena Zobernig interviene nello spazio architettonico della Palazzina articolando un percorso espositivo speculare. Nell'ala destra dell'antica palazzina propone l'installazione di uno dei suoi peculiari "blue box", (3m x 4 m x 10m), concepito appositamente per l'occasione della mostra modenese.
Il "blue box" di Modena è infatti una struttura costruita con travi d'acciaio, impiegate normalmente nelle impalcature, e ricoperto al suo interno da un reticolato blu di fattura industriale. Nella parete di fondo del "Blue box" è proiettato un video. Nella sala che conduce alla videoinstallazione è ricreato una sorta di auditorium, con 40 sedie di colore bianco e schermi poggiati su treppiede, alcuni dallo schermo di tela bianca, altri opaca.
Il "blue box" è un dispositivo impiegato per le produzioni televisive. Crea un effetto ottico attraverso il quale lo sfondo che si intende colmare con un altro contenuto, se pitturato di blu, scompare per poi essere sostituito da altro materiale video in fase di montaggio. In questo modo emerge uno spazio negativo-positivo, l'invisibile si rende visibile. A Modena i materiali della struttura del "blue box" alludono all'impalcatura e al tessuto che recentemente ricoprivano la facciata dell'antica serra ducale nelle fasi della sua ristrutturazione.
Servendosi dei materiali del contesto dell'opera, l'esterno è quindi proiettato al suo interno, pratica artistica che Zobernig ha da sempre favorito: in altri musei e gallerie, ha incorporato pareti, specchi, porte, passaggi, ed altri dettagli architettonici come parti integranti del suo lavoro, stabilendo nuove connessioni tra l'oggetto e il suo contesto ed alterando la precezione dello spazio.
Le due sale dell'ala sinistra della Palazzina, invece, ospiteranno prima una videoinstallazione e a seguire due serie di due libri, Atlas e Die Kunst der Enzyklopädie.
Atlas è una serie di 30 collages di immagini tratte da riviste scientifiche e testi di geografia, di figure astratte, di mappe, di carte e di grafici. Da una ripresa aerea di un paesaggio indistinguibile si passa senza sorta di contiguità a una radiografia umana per passare da una veduta del nostro globo dallo spazio all'immagine tridimensionale di un batterio. Il libro rende evidenti quindi, problematiche legate al concetto di scala e rapporti dimensionali per porre in discussione la capacità dei simboli e dei segni di indicare la effettiva sostanza del reale.
Ciononostante emerge anche un lexicon del cosmo, una cosmologia sia universale che personale di Heimo Zobernig.
Die Kunst der Enzyklopädie, ideato in collaborazione con il poeta scrittore austriaco Ferdinand Schamtz, fu presentato per la prima volta in una edizione limitata della Atelier Graz presso la Galerie Peter Pakesch di Graz nel 1988. Il libro, di 64 pagine, si compone di sette sezioni indicate da numeri a pagina intera. Anch'esso è uno studio quasi scientifico, che interroga in chiave ironica sia il senso di qualsiasi analisi critica, sia la effettiva possibilità di una reale rappresentazione figurativa. Attraverso un'ampia gamma di testi ed illustrazioni, il linguaggio scritto e figurativo sono messi in discussione in quanto medium e ne vengono sondate le reciproche interrelazioni, gli effetti e le rispettive differenze. In questo modo un approccio più prettamente analitico è associato a formulazioni artistiche individuali.
Vengono avanzate e formulate problematiche relative ai criteri di attribuzione del significato di una parola, come ad esempio, quando lo stesso termine appare su varie sfumature di marrone, o come quando vengono realizzate combinazioni che insieme non hanno alcun senso.
In maniera simile, ma in base ad una composizione astratta, la seconda sezione indaga il rapporto tra i colori e la corrispettiva terminologia. Essa fa riferimento ai diagrammi tratti dalla genealogia del mondo di J. F. Oberlin, Die Bleibstätten der Toten (I luoghi di riposo dei morti), e vi sono raffigurati due anelli concentrici. Nelle pagine successive, i colori che vi compaiono sono disposti orizzontalmente in bande di larghezze differenti a cui sono assegnati termini senza che siano soddisfatti criteri determinanti. La sezione si conclude con un articolo di due pagine dove campeggia una fotografia della fiamma di una candela, ispirata ad un'immagine tratta da un giornale cattolico, disposta accanto ad un testo le cui parole sono elencate su di una superficie gialla, dalla forma di una lingua di fuoco.
La sezione 3 mette in luce al contrario, il rapporto tre le parole, i colori, le forme ed il valore di testi ed immagini prodotte per la pubblicità.
Tra i materiali impiegati ed accostati uno accanto all'altro, nelle parti 4, 5 e 6 compaiono articoli di giornale (tra i quali uno di Heiner Müller estratto dal Die Zeit e un verbale su un atto di violenza che divenne per Schmatz la fonte di ispirazione per la composizione di un testo), fotografie tratte da riviste, disegni astratti di Zobernig (uno basato sul suo oroscopo, secondo quanto pronosticatogli da Charlotte Karl), una macchia del tipo di quelle impiegate nei test di Rorschach, e uno scritto elaborato da Ferdinand Schmatz e Franz West a commento della scultura di Franz West Gelassene Bemerkung (Commento casuale).
La sezione 7, ugualmente carica di significato quanto le altre sezioni, riporta infine un indice sui contenuti e sulle fonti.
La mostra Heimo Zobernig è emblematica della poetica dell'artista austriaco ed intende ripercorrerne la personale vicenda creativa. Zobernig ha ricreato sorte di spirali, che si richiamano ai concetti e alle forme del periodo in cui iniziò la sua collaborazione artistica con la curatrice Cornelia Lauf, nell'ambito dei progetti realizzati con Peter Pakesch, ora Direttore della Kunsthaus di Graz.
Precedenti installazioni del "blue box" nelle gallerie di Varsavia, Baden e Chicago sono rintracciabili nell'installazione modenese ma questo intervento intende anche rivolgersi espressamente allo spazio e alla storia della Palazzina. Heimo Zobernig costruisce un complesso e coerente sistema visivo, carico di molteplici allusioni. L'utilizzo di grafici e sistemi, pur nella consapevolezza della loro effettiva impossibilità di indicare il reale, dimostra la capacità centrale dell'artista di creare un ordine, una logica, un suo personale sistema di significati, perfetto indicatore di verità e di un modo di essere.
Ad accompagnare la mostra un portfolio contenente tre libri d'artista, ideati da Heimo Zobernig e prodotti dalla Galleria Civica di Modena in collaborazione con Christophe Boutin e Onestarpress, casa editrice di libri d'artista con sede a Parigi. Tutte e tre le opere, di 64 pagine, sono raccolte in un cofanetto di cartone. I primi due volumi propongono il progetto Atlas e la riedizione di Die Kunst der Enzyklopädie. Il terzo libro, invece, è un documento della mostra, con testi critici della curatrice Cornelia Lauf, Angela Vettese, Direttore della Galleria Civica di Modena e Laura Bruni. Nel volume saranno incluse inoltre le riproduzioni delle immagini dei lavori esposti in mostra.
La mostra ed il catalogo sono a cura di Cornelia Lauf con l'assistenza di Laura Bruni e Mario Ciaramitano, studenti specializzandi presso la Università IUAV di Venezia.
Note Biografiche
Heimo Zobernig è nato a Mauthen, in Carinzia, nel 1958. Vive e lavora a Vienna.
Dal 1977 al 1980 compie i propri studi presso l'Accademia di Belle Arti di Vienna e dal 1980 al 1983 frequenta l'Istituto Superiore di Arti Applicate di Vienna. Dal 1994 al 1995 ricopre l'incarico di Gastprofessor presso l'Istituto Superiore di Belle Arti di Amburgo. Dal 1999 al 2000 è Professore di Scultura presso l'Istituto Superiore di Belle Arti di Francoforte. Dal 2000 è Professore di Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Vienna. Esordisce lavorando per il teatro e le arti performative.
Il suo lavoro è stato esposto a Documenta IX e Documenta X (1992, 1997) e alla Biennale di Venezia (1988, 2001) e in numerose mostre personali e collettive, tenutesi, tra l'altro, presso il P.S.1 di New York (1989, 1993, 1997), Villa Arson di Nizza (1991), la Kunsthalle di Berna (1994), la Wiener Secesion di Vienna (1995), la Renaissance Society della University of Chicago (1996), la Galleria Portikus di Francoforte (1999). Tra il 2002 e il 2003 la Kunsthalle di Basel, il Museum Moderner Kust di Vienna (2002), la K21 Kustsammlung Ständehaus di Düsseldorf (2003) gli hanno dedicato importanti retrospettive. E' rappresentato tra gli altri, da Micheline Szwajcer Galerie di Antwerp, Galerie Mayer Kainer di Vienna, Friedrich Petzel Gallery di New York, Galerie Christian Nagel Köln/Berlin.
La rassegna è la prima personale in un museo italiano dell'artista austriaco e inaugura domenica 20 aprile alle ore 12.00, presso la sede espositiva della Palazzina dei Giardini in corso Canalgrande a Modena.
Heimo Zobernig, a cura di Cornelia Lauf, curatrice indipendente ed editor dell'artista, è organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
L'artista austriaco, punto di riferimento nel panorama europeo, presenta a Modena due progetti: l'installazione di un "blue box" creato espressamente per gli spazi espositivi della Palazzina dei Giardini, e l'installazione di due dei suoi libri d'artista.
Zobernig ha esordito come artista lavorando per il teatro e le arti performative. A partire dalla metà degli anni Ottanta, Zobernig crea quadri e sculture a carattere geometrico astratto, essenzialmente rivolti a tematizzare il linguaggio figurativo. Il carattere oggettuale delle sue sculture comunica la sua poetica personale volta alla riduzione delle forme e interessata alle potenzialità dell'astrazione. Con una precisione quasi scientifica, Zobernig analizza i presupposti della creazione artistica e porta avanti una propria analisi critica sul potenziale dell'arte figurativa attraverso una pluralità di mezzi espressivi.
A Modena Zobernig interviene nello spazio architettonico della Palazzina articolando un percorso espositivo speculare. Nell'ala destra dell'antica palazzina propone l'installazione di uno dei suoi peculiari "blue box", (3m x 4 m x 10m), concepito appositamente per l'occasione della mostra modenese.
Il "blue box" di Modena è infatti una struttura costruita con travi d'acciaio, impiegate normalmente nelle impalcature, e ricoperto al suo interno da un reticolato blu di fattura industriale. Nella parete di fondo del "Blue box" è proiettato un video. Nella sala che conduce alla videoinstallazione è ricreato una sorta di auditorium, con 40 sedie di colore bianco e schermi poggiati su treppiede, alcuni dallo schermo di tela bianca, altri opaca.
Il "blue box" è un dispositivo impiegato per le produzioni televisive. Crea un effetto ottico attraverso il quale lo sfondo che si intende colmare con un altro contenuto, se pitturato di blu, scompare per poi essere sostituito da altro materiale video in fase di montaggio. In questo modo emerge uno spazio negativo-positivo, l'invisibile si rende visibile. A Modena i materiali della struttura del "blue box" alludono all'impalcatura e al tessuto che recentemente ricoprivano la facciata dell'antica serra ducale nelle fasi della sua ristrutturazione.
Servendosi dei materiali del contesto dell'opera, l'esterno è quindi proiettato al suo interno, pratica artistica che Zobernig ha da sempre favorito: in altri musei e gallerie, ha incorporato pareti, specchi, porte, passaggi, ed altri dettagli architettonici come parti integranti del suo lavoro, stabilendo nuove connessioni tra l'oggetto e il suo contesto ed alterando la precezione dello spazio.
Le due sale dell'ala sinistra della Palazzina, invece, ospiteranno prima una videoinstallazione e a seguire due serie di due libri, Atlas e Die Kunst der Enzyklopädie.
Atlas è una serie di 30 collages di immagini tratte da riviste scientifiche e testi di geografia, di figure astratte, di mappe, di carte e di grafici. Da una ripresa aerea di un paesaggio indistinguibile si passa senza sorta di contiguità a una radiografia umana per passare da una veduta del nostro globo dallo spazio all'immagine tridimensionale di un batterio. Il libro rende evidenti quindi, problematiche legate al concetto di scala e rapporti dimensionali per porre in discussione la capacità dei simboli e dei segni di indicare la effettiva sostanza del reale.
Ciononostante emerge anche un lexicon del cosmo, una cosmologia sia universale che personale di Heimo Zobernig.
Die Kunst der Enzyklopädie, ideato in collaborazione con il poeta scrittore austriaco Ferdinand Schamtz, fu presentato per la prima volta in una edizione limitata della Atelier Graz presso la Galerie Peter Pakesch di Graz nel 1988. Il libro, di 64 pagine, si compone di sette sezioni indicate da numeri a pagina intera. Anch'esso è uno studio quasi scientifico, che interroga in chiave ironica sia il senso di qualsiasi analisi critica, sia la effettiva possibilità di una reale rappresentazione figurativa. Attraverso un'ampia gamma di testi ed illustrazioni, il linguaggio scritto e figurativo sono messi in discussione in quanto medium e ne vengono sondate le reciproche interrelazioni, gli effetti e le rispettive differenze. In questo modo un approccio più prettamente analitico è associato a formulazioni artistiche individuali.
Vengono avanzate e formulate problematiche relative ai criteri di attribuzione del significato di una parola, come ad esempio, quando lo stesso termine appare su varie sfumature di marrone, o come quando vengono realizzate combinazioni che insieme non hanno alcun senso.
In maniera simile, ma in base ad una composizione astratta, la seconda sezione indaga il rapporto tra i colori e la corrispettiva terminologia. Essa fa riferimento ai diagrammi tratti dalla genealogia del mondo di J. F. Oberlin, Die Bleibstätten der Toten (I luoghi di riposo dei morti), e vi sono raffigurati due anelli concentrici. Nelle pagine successive, i colori che vi compaiono sono disposti orizzontalmente in bande di larghezze differenti a cui sono assegnati termini senza che siano soddisfatti criteri determinanti. La sezione si conclude con un articolo di due pagine dove campeggia una fotografia della fiamma di una candela, ispirata ad un'immagine tratta da un giornale cattolico, disposta accanto ad un testo le cui parole sono elencate su di una superficie gialla, dalla forma di una lingua di fuoco.
La sezione 3 mette in luce al contrario, il rapporto tre le parole, i colori, le forme ed il valore di testi ed immagini prodotte per la pubblicità.
Tra i materiali impiegati ed accostati uno accanto all'altro, nelle parti 4, 5 e 6 compaiono articoli di giornale (tra i quali uno di Heiner Müller estratto dal Die Zeit e un verbale su un atto di violenza che divenne per Schmatz la fonte di ispirazione per la composizione di un testo), fotografie tratte da riviste, disegni astratti di Zobernig (uno basato sul suo oroscopo, secondo quanto pronosticatogli da Charlotte Karl), una macchia del tipo di quelle impiegate nei test di Rorschach, e uno scritto elaborato da Ferdinand Schmatz e Franz West a commento della scultura di Franz West Gelassene Bemerkung (Commento casuale).
La sezione 7, ugualmente carica di significato quanto le altre sezioni, riporta infine un indice sui contenuti e sulle fonti.
La mostra Heimo Zobernig è emblematica della poetica dell'artista austriaco ed intende ripercorrerne la personale vicenda creativa. Zobernig ha ricreato sorte di spirali, che si richiamano ai concetti e alle forme del periodo in cui iniziò la sua collaborazione artistica con la curatrice Cornelia Lauf, nell'ambito dei progetti realizzati con Peter Pakesch, ora Direttore della Kunsthaus di Graz.
Precedenti installazioni del "blue box" nelle gallerie di Varsavia, Baden e Chicago sono rintracciabili nell'installazione modenese ma questo intervento intende anche rivolgersi espressamente allo spazio e alla storia della Palazzina. Heimo Zobernig costruisce un complesso e coerente sistema visivo, carico di molteplici allusioni. L'utilizzo di grafici e sistemi, pur nella consapevolezza della loro effettiva impossibilità di indicare il reale, dimostra la capacità centrale dell'artista di creare un ordine, una logica, un suo personale sistema di significati, perfetto indicatore di verità e di un modo di essere.
Ad accompagnare la mostra un portfolio contenente tre libri d'artista, ideati da Heimo Zobernig e prodotti dalla Galleria Civica di Modena in collaborazione con Christophe Boutin e Onestarpress, casa editrice di libri d'artista con sede a Parigi. Tutte e tre le opere, di 64 pagine, sono raccolte in un cofanetto di cartone. I primi due volumi propongono il progetto Atlas e la riedizione di Die Kunst der Enzyklopädie. Il terzo libro, invece, è un documento della mostra, con testi critici della curatrice Cornelia Lauf, Angela Vettese, Direttore della Galleria Civica di Modena e Laura Bruni. Nel volume saranno incluse inoltre le riproduzioni delle immagini dei lavori esposti in mostra.
La mostra ed il catalogo sono a cura di Cornelia Lauf con l'assistenza di Laura Bruni e Mario Ciaramitano, studenti specializzandi presso la Università IUAV di Venezia.
Note Biografiche
Heimo Zobernig è nato a Mauthen, in Carinzia, nel 1958. Vive e lavora a Vienna.
Dal 1977 al 1980 compie i propri studi presso l'Accademia di Belle Arti di Vienna e dal 1980 al 1983 frequenta l'Istituto Superiore di Arti Applicate di Vienna. Dal 1994 al 1995 ricopre l'incarico di Gastprofessor presso l'Istituto Superiore di Belle Arti di Amburgo. Dal 1999 al 2000 è Professore di Scultura presso l'Istituto Superiore di Belle Arti di Francoforte. Dal 2000 è Professore di Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Vienna. Esordisce lavorando per il teatro e le arti performative.
Il suo lavoro è stato esposto a Documenta IX e Documenta X (1992, 1997) e alla Biennale di Venezia (1988, 2001) e in numerose mostre personali e collettive, tenutesi, tra l'altro, presso il P.S.1 di New York (1989, 1993, 1997), Villa Arson di Nizza (1991), la Kunsthalle di Berna (1994), la Wiener Secesion di Vienna (1995), la Renaissance Society della University of Chicago (1996), la Galleria Portikus di Francoforte (1999). Tra il 2002 e il 2003 la Kunsthalle di Basel, il Museum Moderner Kust di Vienna (2002), la K21 Kustsammlung Ständehaus di Düsseldorf (2003) gli hanno dedicato importanti retrospettive. E' rappresentato tra gli altri, da Micheline Szwajcer Galerie di Antwerp, Galerie Mayer Kainer di Vienna, Friedrich Petzel Gallery di New York, Galerie Christian Nagel Köln/Berlin.
20
aprile 2008
Heimo Zobernig
Dal 20 aprile al 20 luglio 2008
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
GALLERIA CIVICA DI MODENA – PALAZZO SANTA MARGHERITA
Modena, Corso Canalgrande, 103, (Modena)
Modena, Corso Canalgrande, 103, (Modena)
Orario di apertura
dal 20 aprile al 1 giugno: da martedì a domenica 10.30 – 13 | 16 – 19.30. Dal 3 giugno al 20 luglio: da martedì a domenica 17 – 22. Chiuso il lunedì
Vernissage
20 Aprile 2008, Ore 12
Sito web
www.comune.modena.it/galleria
Ufficio stampa
STUDIO PESCI
Autore
Curatore