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Luigi Di Tullio – Sacro Contemporaneo
Abbandonato ormai da tempo dal panorama artistico contemporaneo, il tema del sacro viene riabbracciato dal quarantenne Luigi Di Tullio. Nelle venti opere in mostra è subito evidente come l’artista sfondi i confini tradizionali di cui si è da sempre servita l’arte sacra.
Comunicato stampa
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Già il titolo di questa mostra personale di Luigi Di Tullio alla Galleria PoliArt, sembra portare dentro di sé la pretesa di una grande sfida: Sacro Contemporaneo.
Abbandonato ormai da tempo dal panorama artistico contemporaneo, il tema del sacro viene riabbracciato dall’artista milanese, spogliato però dell’aura di impalpabilità che l’ha caratterizzato per secoli e restituito sotto una luce decisamente “carnale. Nelle venti opere in mostra è subito evidente come il quarantenne Di Tullio sfondi i confini tradizionali di cui si è da sempre servita l’arte sacra, abbandonando i rassicuranti binari della figuratività narrativa.
Come addentrarsi nella spiritualità cristiana servendosi di un linguaggio contemporaneo? Questa è la grande domanda che apre l’arte di Di Tullio. E la risposta visibile prende avvio proprio nel non creare una corrispondenza epidermica, didascalica, tra fede e arte, ma ponendole esattamente sullo stesso piano, perché, per l’artista, fede e arte sono esperienze che richiedono la medesima dedizione, lo stesso coinvolgimento, perché ugualmente totalizzanti.
Ecco, allora, che le opere di Luigi Di Tullio emergono come luoghi in cui lo spettatore può incontrare le modalità secondo cui il sacro permea e penetra l’esistenza. E non si tratta un’entità sconosciuta e lontana, non di una sorta di Dio- burattinaio delle vite umane, quanto piuttosto una presenza, carnale e viva, che chiama ogni uomo e in cui l’artista riconosce la sua appartenenza (questo del resto è, già dal 1998, il titolo del suo più importante ciclo). C’è una materia quasi ostentata in queste opere, ma estranea alle memorie informali, perché continuamente condotta sul limite dell’astrazione che sempre la materia prepara; ma quell’astrazione, che Di Tullio costantemente ritrova, è la linea della Trascendenza, che non cessa di scegliere e accompagnare la vita dell’uomo. Così, se nelle venti opere in esposizione alla PoliArt, si mostra sempre la compresenza dei due limiti di astrazione e materia, di carne e spiritualità, di presenza e assenza che si toccano, si conoscono, si trasfigurano e si scambiano, una linea pacificante si erge nella lotta, una linea che indica e che sceglie. Anche la spiritualità dei monocromi, allora, ai quale l’artista affida la sua ricerca, il rosso, il bianco, il nero, alludono a questa eternità spirituale, in cui posare infine, persino la grande fuga del tempo.
E al tempo si riferisce l’interpretazione musicale che la compositrice Paola Samoggia ha preparato per la mostra. All’inaugurazione, infatti, verrà prima eseguito il Pie Jesu dal Requiem di Gabriel Fauré, dal soprano Maria Chiara Ferrari e dalla clavicembalista Adriana Armaroli e, a seguire, una trasfigurazione dello stesso componimento composta da Paola Samoggia in chiave contemporanea, in cui l’interpretazione musicale delle opere di Di Tullio s’innesta sulla sublime pagina di Fauré, attraverso soffusi fruscii di sabbie, quasi che la musica scivolasse per una volta ancora insieme al tempo attraverso l’inedita clessidra dell’arte.
Abbandonato ormai da tempo dal panorama artistico contemporaneo, il tema del sacro viene riabbracciato dall’artista milanese, spogliato però dell’aura di impalpabilità che l’ha caratterizzato per secoli e restituito sotto una luce decisamente “carnale. Nelle venti opere in mostra è subito evidente come il quarantenne Di Tullio sfondi i confini tradizionali di cui si è da sempre servita l’arte sacra, abbandonando i rassicuranti binari della figuratività narrativa.
Come addentrarsi nella spiritualità cristiana servendosi di un linguaggio contemporaneo? Questa è la grande domanda che apre l’arte di Di Tullio. E la risposta visibile prende avvio proprio nel non creare una corrispondenza epidermica, didascalica, tra fede e arte, ma ponendole esattamente sullo stesso piano, perché, per l’artista, fede e arte sono esperienze che richiedono la medesima dedizione, lo stesso coinvolgimento, perché ugualmente totalizzanti.
Ecco, allora, che le opere di Luigi Di Tullio emergono come luoghi in cui lo spettatore può incontrare le modalità secondo cui il sacro permea e penetra l’esistenza. E non si tratta un’entità sconosciuta e lontana, non di una sorta di Dio- burattinaio delle vite umane, quanto piuttosto una presenza, carnale e viva, che chiama ogni uomo e in cui l’artista riconosce la sua appartenenza (questo del resto è, già dal 1998, il titolo del suo più importante ciclo). C’è una materia quasi ostentata in queste opere, ma estranea alle memorie informali, perché continuamente condotta sul limite dell’astrazione che sempre la materia prepara; ma quell’astrazione, che Di Tullio costantemente ritrova, è la linea della Trascendenza, che non cessa di scegliere e accompagnare la vita dell’uomo. Così, se nelle venti opere in esposizione alla PoliArt, si mostra sempre la compresenza dei due limiti di astrazione e materia, di carne e spiritualità, di presenza e assenza che si toccano, si conoscono, si trasfigurano e si scambiano, una linea pacificante si erge nella lotta, una linea che indica e che sceglie. Anche la spiritualità dei monocromi, allora, ai quale l’artista affida la sua ricerca, il rosso, il bianco, il nero, alludono a questa eternità spirituale, in cui posare infine, persino la grande fuga del tempo.
E al tempo si riferisce l’interpretazione musicale che la compositrice Paola Samoggia ha preparato per la mostra. All’inaugurazione, infatti, verrà prima eseguito il Pie Jesu dal Requiem di Gabriel Fauré, dal soprano Maria Chiara Ferrari e dalla clavicembalista Adriana Armaroli e, a seguire, una trasfigurazione dello stesso componimento composta da Paola Samoggia in chiave contemporanea, in cui l’interpretazione musicale delle opere di Di Tullio s’innesta sulla sublime pagina di Fauré, attraverso soffusi fruscii di sabbie, quasi che la musica scivolasse per una volta ancora insieme al tempo attraverso l’inedita clessidra dell’arte.
11
giugno 2008
Luigi Di Tullio – Sacro Contemporaneo
Dall'undici giugno al 05 luglio 2008
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
GALLERIA POLIART
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Orario di apertura
Mercoledì, giovedì e venerdì ore 16 - 20
sabato ore 10,30 - 13 e 16-19,30
Vernissage
11 Giugno 2008, ore 19.00
Autore
Curatore