Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Mariarosaria Stigliano – A/R Andata/Ritorno
Mariarosaria Stigliano mostra con la sua arte, come in uno specchio filtrante, quanto tempo della nostra vita viviamo come fantasmi di noi stessi, assimilati gli uni agli altri, senza identità
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La vita è fatta di arrivi e partenze e degli infiniti istanti che separano i due eventi: un Limbo nutrito di attese e dinamismo, dove fluttuiamo con le nostre scelte, le nostre decisioni, le nostre ansie e i nostri amori, persi in strade che non ci appartengono ma di cui ormai facciamo parte. Sono percorsi che quotidianamente intraprendiamo come in un rituale appuntamento con la vita, e coscienti dei nostri limiti ci immergiamo pieni di pensieri tra la folla, che come noi diviene fantasma di se stessa: anime inquiete che vagano, che s’incontrano e scontrano pur senza mai toccarsi. Essenze, presenze, ma in definitiva assenze corporee che diventano ombre delle nostre stesse idee, dei nostri progetti emotivi. Fantasmi viventi che affollano città che abbiamo costruito non più nell’ottica delle nostre necessità, ma per la nostra funzionalità, per la nostra fruibilità, ove ogni cenno alla Natura che affranca è soppresso.
Mariarosaria Stigliano mostra con la sua arte, come in uno specchio filtrante, quanto tempo della nostra vita viviamo come fantasmi di noi stessi, assimilati gli uni agli altri, senza identità. Quanto camaleonticamente perdiamo la nostra natura animale per divenire ormai parte, ovvero struttura, dei percorsi che viviamo. Il dinamismo congelato delle sue opere ci rammenta ciò che perdiamo con la velocità: il valore dei dettagli, i sapori dell’unicità. Tutti i suoi protagonisti, infatti, in corsa per una partenza o per un arrivo, sono anime stemperate nella quotidianità delle azioni, in percorsi stazionari. Vanno. Ma nessuno potrebbe giurare sul loro ritorno.
Mariarosaria Stigliano guarda con gli occhi di chi si ferma e dunque osserva; con il suo personalissimo linguaggio espressivo, traduce in “visioni binarie” un mondo che non sembra appartenerle. Nei suoi dipinti ad olio, nelle sue carte segnate con la grafite, nelle sue incisioni, l’artista ci offre l’opportunità di un riscatto emotivo, fatto anche di pause necessarie affinché si riacquisti, in un mondo sempre più alienante, il peso e la corporeità della nostra esistenza.
Marco Testa
Il tempo dell’attesa
Andata e ritorno. Un titolo fin troppo esplicito, ma che nella sua sintesi segnaletica è perfettamente in linea con il tema della mostra. “Andare e tornare” implica tuttavia una meta, se non necessariamente voluta, comunque obbligatoriamente richiesta dal ticket dato che una partenza presuppone, in via di principio, un arrivo. Eppure, nelle opere di Mariarosaria Stigliano questo dato viene meno. L’artista non rappresenta, infatti, i luoghi del transitare, anche se dichiarati nei titoli cui è affidato il contenuto oggettivo e apparentemente mutevole dell’opera, consentendo in tal modo ai contenuti impliciti e, per certi aspetti, ripetitivi, perfino ossessivi nell’imporre la fissità del momento in antinomia allo scorrimento rapido delle immagini, di emergere come il vero soggetto indagato dall’artista. Soggetto che, se immediatamente si connota come “condizione di transitorietà”, ad una lettura più profonda dell’opera, s’identifica, al contrario, come “condizione di permanenza” a sottolineare come nell’accelerazione attuale del tempo quella transitorietà diviene una costante immutabile, un modus vivendi che pone l’uomo fuori della relazione con la vita in un continuum temporale, in cui paradossalmente l’unica realtà è il permanere dell’attimo. La contraddizione che qui si pone, è volutamente provocatoria.
Di fronte alle immagini scorrevoli, fuggevoli, inconsistenti - se non fosse per quei neri che le inchiodano sulla tela - la frenesia del fare, del correre, dell’andare che accompagna ogni gesto quotidiano, pur essendo una condizione affatto estranea, lascia avvertire qualcos’altro di non esplicitato. Ed in questo scarto tra ciò che l’occhio vede e ciò che il corpo sente, le figure diventano apparizioni, presenze non presenze in un luogo non luogo, dove nell’assenza di una temporalità che scandisca un prima e un dopo, un andare e un tornare, il dualismo transitorietà-permanenza si risolve e il transitorio si trasmuta in status permanente. In questo spazio senza tempo, in cui la memoria del passato si perde nella velocità dell’esistere, si smarrisce anche il senso del futuro. Rimane solo lo spazio subitaneo dell’attimo, dove l’accadere è il ripetersi all’infinito di una stessa scena. E qui, il carattere ossessivo del soggetto, del tema. Ma non c’è viaggio e, dunque, non c’è catarsi. Solo sospensione. E tra quel non andare e quel non tornare, venuta meno la meta, o forse dimenticata o mai conosciuta, si consuma la metafora dell’esistenza contemporanea.
In tal senso, la ricerca di Stigliano si caratterizza nei contenuti fortemente attuale, così nel linguaggio. Un linguaggio giocato essenzialmente sul bianco e nero, soprattutto nei disegni, anche se in opere più recenti, come Shops (2008) ad esempio, l’artista introduce il colore. Un colore, che se da un lato attenua la drammaticità dei segni neri, d’altro si fa veicolo del frastuono metropolitano, delle luci e dei suoni di una città che vive, che si agita, che estrania e cattura al tempo stesso. Sembrerebbe che l’artista sperimenti i diversi momenti del quotidiano urbano nel suo apparire speculare alla situazione esistenziale dell’uomo. Alla sospensione che connota il fotogramma in bianco e nero, si sostituisce l’atmosfera accattivante delle immagini cromatiche ma, a ben guardare, il colore vetrifica la visione creando una sorta di distanza tra il fruitore e l’opera, e dunque tra il soggetto e l’oggetto, che blocca ancora una volta il fotogramma. Non a caso, al di là dei singoli lavori, a voler provocatoriamente radicalizzare i termini del confronto, all’impatto emotivo del bianco e nero corrisponde la respingente freddezza del colore. Anche quando il colore, essenzialmente nei toni del rosso e del blu, affiora sotto la stesura del nero o s’impone sulla tela, esso non è mai empatico come invece il nero, ad eccezione di Fuori dal coro (2008), che sembra contraddire quanto detto, ma che nella sua unicità non consente di spostare il discorso altrove, solo di sottolineare che l’arte di Stigliano non vuole “rappresentare” quanto invece “trovare”. Le sue opere, oltre che viste, vanno sentite. E nell’osmosi che si genera tra il corpo che sente e il permanere fluido delle visioni, si vive la drammaticità, l’anonimato e lo spaesamento che contraddistinguono l’epoca contemporanea e l’odierna condizione umana.
Per questa ragione, le stazioni metropolitane di Stigliano non sono mai una ripetizione vacua del tema giocata su escamotage tecnici risolutivi. Al contrario, l’artista punta con grande determinazione ad individuare le forme del reale attraverso un codice espressivo capace di restituirle nella loro complessità. In quelle linee disegnate e frammentate, in quei neri marcati e slabbrati, nei tagli obliqui, nei piani ribaltati, nel gesto che cancella come atto del rimuovere per far apparire, nell’impossibilità di mettere a fuoco l’immagine che diviene perciò visione necessaria, si avverte l’inutilità di rappresentare il reale come oggetto a sé, in vitro.
Stigliano si confronta con un tema iconografico affatto nuovo e, sopratutto oggi, particolarmente sentito dai giovani artisti, eppure riesce a proporlo secondo un suo personale e forte punto di vista. L’immagine non definita, labile delle sue opere e i luoghi non luoghi raffigurati sono i segni evidenti di una ricerca già ben strutturata, con una precisa connotazione linguistica.
Stigliano è artista del suo tempo e proprio per questo capace di confrontarsi con l’alta definizione dell’immagine cui tende la società contemporanea, con la realtà virtuale e i suoi effetti, e scegliere altro. Non come incapacità di stare al passo con i tempi, ma come unica condizione per garantire l’integrità psicofisica dell’uomo e il mistero della vita.
Ida Mitrano
Mariarosaria Stigliano, nasce a Taranto nel 1973 e consegue a Roma il Diploma accademico in Pittura. Vince nel 2004 il premio della critica e l’anno successivo il Terzo Premio al Concorso Nazionale San Matteo (Ministero delle Finanze, Roma). Partecipa a diverse mostre tra cui la Primaverile ARGAM presso la Galleria Lombardi (Roma) e la Rassegna Internazionale d'Arte G.B. Salvi, Sassoferrato (AN) a cura di Mauro Corradini. Vince nel 2007 il XI Premio Internazionale Massenzioarte (Roma).
Vive e lavora a Roma.
Personali
2005 ProspettivAtre, Centro Espositivo Vittorugo Botti, Arrone (TR), a cura di Ugo Antinori
2006 Marirosaria Stigliano, Galleria RestaurArte, San Gemini (TR), a cura di Marco Testa
2008 Deirdre, A.I.C.I. Associazione internazionale Cultura Irlandese, Roma a cura di Rosemary Perna
2008 A/R, Andata e Ritorno, Torretta Valadier, Roma a cura di Marco Testa
Collettive
2004 Confronti, Auditorium, Tarquinia (VT), a cura di Andrea Romoli Barberini
2004 Performance, Rotari International Club, Scalea (CS), a cura di Andrea Romoli Barberini
2004 Segni di Pace, Centro Espositivo Vittorugo Botti, Arrone (TR), a cura di Ugo Antinori
2004 Made in Italy, Premio San Matteo, Agenzia delle Dogane, Roma
2004 BEA- Brutia Expo Arte, Fondazione Carical, Galleria Il Faro (CS)
2005 Primaverile ARGAM, Galleria Lombardi, Roma, a cura di Enrico Lombardi
2005 Xilografie, Museo dell’Agro Veientano, Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte, Formello (RM), a cura di Vinicio Prizia
2005 Vero o Falso, Premio San Matteo, Agenzia delle Dogane, Roma.
2006 Linoleumgrafie, Museo dell’Agro Veientano, Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte, Formello (RM), a cura di Vinicio Prizia
2006 Pigri e Viaggiatori, Centro Polifunzionale, San Gemini (TR), a cura di Marco Testa
2006 La città, lo sguardo, Mitreo Iside, Roma, a cura di Ida Mitrano
2007 VIII Biennale Internazionale per l’incisione, Premio Acqui, Acqui Terme (AL)
2007 Rassegna Internazionale d’arte G.B. Salvi, Sassoferrato (AN), a cura di Mauro Corradini
2007 XI Premio Internazionale Massenzioarte, ISA, Roma
2008 I Draw, RestaurArte – Laboratorio d’Arte e Restauro, San Gemini (TR), a cura di Marco Testa
2008 KunStart 08, Galleria Hofficina d’Arte, Bolzano
2008 Strane prospettive, RestaurArte – Laboratorio d’Arte e Restauro, San Gemini (TR), a cura di Marco Testa
2008 ArtVerona , Galleria Hofficina d’Arte, Verona
Mariarosaria Stigliano mostra con la sua arte, come in uno specchio filtrante, quanto tempo della nostra vita viviamo come fantasmi di noi stessi, assimilati gli uni agli altri, senza identità. Quanto camaleonticamente perdiamo la nostra natura animale per divenire ormai parte, ovvero struttura, dei percorsi che viviamo. Il dinamismo congelato delle sue opere ci rammenta ciò che perdiamo con la velocità: il valore dei dettagli, i sapori dell’unicità. Tutti i suoi protagonisti, infatti, in corsa per una partenza o per un arrivo, sono anime stemperate nella quotidianità delle azioni, in percorsi stazionari. Vanno. Ma nessuno potrebbe giurare sul loro ritorno.
Mariarosaria Stigliano guarda con gli occhi di chi si ferma e dunque osserva; con il suo personalissimo linguaggio espressivo, traduce in “visioni binarie” un mondo che non sembra appartenerle. Nei suoi dipinti ad olio, nelle sue carte segnate con la grafite, nelle sue incisioni, l’artista ci offre l’opportunità di un riscatto emotivo, fatto anche di pause necessarie affinché si riacquisti, in un mondo sempre più alienante, il peso e la corporeità della nostra esistenza.
Marco Testa
Il tempo dell’attesa
Andata e ritorno. Un titolo fin troppo esplicito, ma che nella sua sintesi segnaletica è perfettamente in linea con il tema della mostra. “Andare e tornare” implica tuttavia una meta, se non necessariamente voluta, comunque obbligatoriamente richiesta dal ticket dato che una partenza presuppone, in via di principio, un arrivo. Eppure, nelle opere di Mariarosaria Stigliano questo dato viene meno. L’artista non rappresenta, infatti, i luoghi del transitare, anche se dichiarati nei titoli cui è affidato il contenuto oggettivo e apparentemente mutevole dell’opera, consentendo in tal modo ai contenuti impliciti e, per certi aspetti, ripetitivi, perfino ossessivi nell’imporre la fissità del momento in antinomia allo scorrimento rapido delle immagini, di emergere come il vero soggetto indagato dall’artista. Soggetto che, se immediatamente si connota come “condizione di transitorietà”, ad una lettura più profonda dell’opera, s’identifica, al contrario, come “condizione di permanenza” a sottolineare come nell’accelerazione attuale del tempo quella transitorietà diviene una costante immutabile, un modus vivendi che pone l’uomo fuori della relazione con la vita in un continuum temporale, in cui paradossalmente l’unica realtà è il permanere dell’attimo. La contraddizione che qui si pone, è volutamente provocatoria.
Di fronte alle immagini scorrevoli, fuggevoli, inconsistenti - se non fosse per quei neri che le inchiodano sulla tela - la frenesia del fare, del correre, dell’andare che accompagna ogni gesto quotidiano, pur essendo una condizione affatto estranea, lascia avvertire qualcos’altro di non esplicitato. Ed in questo scarto tra ciò che l’occhio vede e ciò che il corpo sente, le figure diventano apparizioni, presenze non presenze in un luogo non luogo, dove nell’assenza di una temporalità che scandisca un prima e un dopo, un andare e un tornare, il dualismo transitorietà-permanenza si risolve e il transitorio si trasmuta in status permanente. In questo spazio senza tempo, in cui la memoria del passato si perde nella velocità dell’esistere, si smarrisce anche il senso del futuro. Rimane solo lo spazio subitaneo dell’attimo, dove l’accadere è il ripetersi all’infinito di una stessa scena. E qui, il carattere ossessivo del soggetto, del tema. Ma non c’è viaggio e, dunque, non c’è catarsi. Solo sospensione. E tra quel non andare e quel non tornare, venuta meno la meta, o forse dimenticata o mai conosciuta, si consuma la metafora dell’esistenza contemporanea.
In tal senso, la ricerca di Stigliano si caratterizza nei contenuti fortemente attuale, così nel linguaggio. Un linguaggio giocato essenzialmente sul bianco e nero, soprattutto nei disegni, anche se in opere più recenti, come Shops (2008) ad esempio, l’artista introduce il colore. Un colore, che se da un lato attenua la drammaticità dei segni neri, d’altro si fa veicolo del frastuono metropolitano, delle luci e dei suoni di una città che vive, che si agita, che estrania e cattura al tempo stesso. Sembrerebbe che l’artista sperimenti i diversi momenti del quotidiano urbano nel suo apparire speculare alla situazione esistenziale dell’uomo. Alla sospensione che connota il fotogramma in bianco e nero, si sostituisce l’atmosfera accattivante delle immagini cromatiche ma, a ben guardare, il colore vetrifica la visione creando una sorta di distanza tra il fruitore e l’opera, e dunque tra il soggetto e l’oggetto, che blocca ancora una volta il fotogramma. Non a caso, al di là dei singoli lavori, a voler provocatoriamente radicalizzare i termini del confronto, all’impatto emotivo del bianco e nero corrisponde la respingente freddezza del colore. Anche quando il colore, essenzialmente nei toni del rosso e del blu, affiora sotto la stesura del nero o s’impone sulla tela, esso non è mai empatico come invece il nero, ad eccezione di Fuori dal coro (2008), che sembra contraddire quanto detto, ma che nella sua unicità non consente di spostare il discorso altrove, solo di sottolineare che l’arte di Stigliano non vuole “rappresentare” quanto invece “trovare”. Le sue opere, oltre che viste, vanno sentite. E nell’osmosi che si genera tra il corpo che sente e il permanere fluido delle visioni, si vive la drammaticità, l’anonimato e lo spaesamento che contraddistinguono l’epoca contemporanea e l’odierna condizione umana.
Per questa ragione, le stazioni metropolitane di Stigliano non sono mai una ripetizione vacua del tema giocata su escamotage tecnici risolutivi. Al contrario, l’artista punta con grande determinazione ad individuare le forme del reale attraverso un codice espressivo capace di restituirle nella loro complessità. In quelle linee disegnate e frammentate, in quei neri marcati e slabbrati, nei tagli obliqui, nei piani ribaltati, nel gesto che cancella come atto del rimuovere per far apparire, nell’impossibilità di mettere a fuoco l’immagine che diviene perciò visione necessaria, si avverte l’inutilità di rappresentare il reale come oggetto a sé, in vitro.
Stigliano si confronta con un tema iconografico affatto nuovo e, sopratutto oggi, particolarmente sentito dai giovani artisti, eppure riesce a proporlo secondo un suo personale e forte punto di vista. L’immagine non definita, labile delle sue opere e i luoghi non luoghi raffigurati sono i segni evidenti di una ricerca già ben strutturata, con una precisa connotazione linguistica.
Stigliano è artista del suo tempo e proprio per questo capace di confrontarsi con l’alta definizione dell’immagine cui tende la società contemporanea, con la realtà virtuale e i suoi effetti, e scegliere altro. Non come incapacità di stare al passo con i tempi, ma come unica condizione per garantire l’integrità psicofisica dell’uomo e il mistero della vita.
Ida Mitrano
Mariarosaria Stigliano, nasce a Taranto nel 1973 e consegue a Roma il Diploma accademico in Pittura. Vince nel 2004 il premio della critica e l’anno successivo il Terzo Premio al Concorso Nazionale San Matteo (Ministero delle Finanze, Roma). Partecipa a diverse mostre tra cui la Primaverile ARGAM presso la Galleria Lombardi (Roma) e la Rassegna Internazionale d'Arte G.B. Salvi, Sassoferrato (AN) a cura di Mauro Corradini. Vince nel 2007 il XI Premio Internazionale Massenzioarte (Roma).
Vive e lavora a Roma.
Personali
2005 ProspettivAtre, Centro Espositivo Vittorugo Botti, Arrone (TR), a cura di Ugo Antinori
2006 Marirosaria Stigliano, Galleria RestaurArte, San Gemini (TR), a cura di Marco Testa
2008 Deirdre, A.I.C.I. Associazione internazionale Cultura Irlandese, Roma a cura di Rosemary Perna
2008 A/R, Andata e Ritorno, Torretta Valadier, Roma a cura di Marco Testa
Collettive
2004 Confronti, Auditorium, Tarquinia (VT), a cura di Andrea Romoli Barberini
2004 Performance, Rotari International Club, Scalea (CS), a cura di Andrea Romoli Barberini
2004 Segni di Pace, Centro Espositivo Vittorugo Botti, Arrone (TR), a cura di Ugo Antinori
2004 Made in Italy, Premio San Matteo, Agenzia delle Dogane, Roma
2004 BEA- Brutia Expo Arte, Fondazione Carical, Galleria Il Faro (CS)
2005 Primaverile ARGAM, Galleria Lombardi, Roma, a cura di Enrico Lombardi
2005 Xilografie, Museo dell’Agro Veientano, Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte, Formello (RM), a cura di Vinicio Prizia
2005 Vero o Falso, Premio San Matteo, Agenzia delle Dogane, Roma.
2006 Linoleumgrafie, Museo dell’Agro Veientano, Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte, Formello (RM), a cura di Vinicio Prizia
2006 Pigri e Viaggiatori, Centro Polifunzionale, San Gemini (TR), a cura di Marco Testa
2006 La città, lo sguardo, Mitreo Iside, Roma, a cura di Ida Mitrano
2007 VIII Biennale Internazionale per l’incisione, Premio Acqui, Acqui Terme (AL)
2007 Rassegna Internazionale d’arte G.B. Salvi, Sassoferrato (AN), a cura di Mauro Corradini
2007 XI Premio Internazionale Massenzioarte, ISA, Roma
2008 I Draw, RestaurArte – Laboratorio d’Arte e Restauro, San Gemini (TR), a cura di Marco Testa
2008 KunStart 08, Galleria Hofficina d’Arte, Bolzano
2008 Strane prospettive, RestaurArte – Laboratorio d’Arte e Restauro, San Gemini (TR), a cura di Marco Testa
2008 ArtVerona , Galleria Hofficina d’Arte, Verona
01
novembre 2008
Mariarosaria Stigliano – A/R Andata/Ritorno
Dal primo al 06 novembre 2008
arte contemporanea
Location
TORRETTA VALADIER
Roma, Piazzale Di Ponte Milvio, (Roma)
Roma, Piazzale Di Ponte Milvio, (Roma)
Orario di apertura
17–21
Vernissage
1 Novembre 2008, ore 18
Sito web
www.artesangemini.it
Autore
Curatore




