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Un probabile umore dell’idea. Quattro scultori del dopoguerra:Fontana, Leoncillo, Valentini, Zauli
Il Museo Carlo Zauli è lieto di presentare
questo progetto storico curato da Flaminio Gualdoni
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo Carlo Zauli è lieto di presentare
questo progetto nasce dalla collaborazione tra il Museo Carlo Zauli di Faenza e la Galleria Bianconi, che ha ospitato l’evento dal 7 al 25 novembre nella propria sede espositiva a Milano.
Portare a Faenza “Un probabile umore dell’idea” ha un duplice significato: il Museo è infatti dedicato ad uno dei protagonisti della mostra, ma soprattutto, la città di Faenza si distingue per essere stata epicentro professionale comune a tutti e quattro gli artisti.
La mostra ruota intorno a quattro grandi scultori nel periodo del dopoguerra, FONTANA, LEONCILLO, VALENTINI , ZAULI e mostra il filo doppio che li lega, partendo proprio dal suo titolo “Un probabile umore dell’idea”.
La particolare definizione di Emilio Villa sulla vicenda dell’arte italiana nel secondo dopoguerra esprime quell’idea di scultura che unisce i quattro grandi maestri: la ricerca di una scultura non più prigioniera dei propri protocolli formali, scaturita da un diverso rapporto con la materia, che si trasforma in vitale alito poetico, per offrire uno spaccato, sia eterogeneo che armonioso, della scultura del secondo ‘900.
Nel passaggio tra gli anni ’50 e ’60 vengono a confronto due generazioni risolutive le quali si pongono la questione della ricerca di “una scultura necessaria e capace di farsi corpo plastico dotato di senso” e che superi la definizione martiniana di “Scultura Lingua Morta”.
Da qui nasce l’idea del confronto proposto dalla mostra fra FONTANA, LEONCILLO, VALENTINI E ZAULI.
La mostra esplora il percorso che muove dalla lezione dei due grandi maestri, Fontana con il suo rapporto di profonda intimità con la materia, d’una complicità quasi erotica, e Leoncillo che sa vedere un nuovo oggetto nella materia trasformata con stratificazioni, solchi e strappi, che in realtà sono quelli del nostro essere più intimo. Attraverso le loro opere, il percorso espositivo porta in evidenza il substrato necessario e fondante che negli anni ’60 porta all’opera di Nanni Valentini e Carlo Zauli, che pur fedeli al linguaggio della terra, determinano schiusure decisive nel dibattito scultoreo, alla ricerca di quelle “forme, colori e materiali che possano suscitare direttamente un’emozione”.
In mostra, tra gli altri, pezzi molto significativi come Concetto Spaziale (1962) di Fontana, un inedito, mai pubblicato e presentato per la prima volta in una mostra, l’evocativo San Sebastiano (1963) di Leoncillo, il concettuale Cubo (1976) di Valentini e il fluente e oscuro Arata (1976) di Zauli.
questo progetto nasce dalla collaborazione tra il Museo Carlo Zauli di Faenza e la Galleria Bianconi, che ha ospitato l’evento dal 7 al 25 novembre nella propria sede espositiva a Milano.
Portare a Faenza “Un probabile umore dell’idea” ha un duplice significato: il Museo è infatti dedicato ad uno dei protagonisti della mostra, ma soprattutto, la città di Faenza si distingue per essere stata epicentro professionale comune a tutti e quattro gli artisti.
La mostra ruota intorno a quattro grandi scultori nel periodo del dopoguerra, FONTANA, LEONCILLO, VALENTINI , ZAULI e mostra il filo doppio che li lega, partendo proprio dal suo titolo “Un probabile umore dell’idea”.
La particolare definizione di Emilio Villa sulla vicenda dell’arte italiana nel secondo dopoguerra esprime quell’idea di scultura che unisce i quattro grandi maestri: la ricerca di una scultura non più prigioniera dei propri protocolli formali, scaturita da un diverso rapporto con la materia, che si trasforma in vitale alito poetico, per offrire uno spaccato, sia eterogeneo che armonioso, della scultura del secondo ‘900.
Nel passaggio tra gli anni ’50 e ’60 vengono a confronto due generazioni risolutive le quali si pongono la questione della ricerca di “una scultura necessaria e capace di farsi corpo plastico dotato di senso” e che superi la definizione martiniana di “Scultura Lingua Morta”.
Da qui nasce l’idea del confronto proposto dalla mostra fra FONTANA, LEONCILLO, VALENTINI E ZAULI.
La mostra esplora il percorso che muove dalla lezione dei due grandi maestri, Fontana con il suo rapporto di profonda intimità con la materia, d’una complicità quasi erotica, e Leoncillo che sa vedere un nuovo oggetto nella materia trasformata con stratificazioni, solchi e strappi, che in realtà sono quelli del nostro essere più intimo. Attraverso le loro opere, il percorso espositivo porta in evidenza il substrato necessario e fondante che negli anni ’60 porta all’opera di Nanni Valentini e Carlo Zauli, che pur fedeli al linguaggio della terra, determinano schiusure decisive nel dibattito scultoreo, alla ricerca di quelle “forme, colori e materiali che possano suscitare direttamente un’emozione”.
In mostra, tra gli altri, pezzi molto significativi come Concetto Spaziale (1962) di Fontana, un inedito, mai pubblicato e presentato per la prima volta in una mostra, l’evocativo San Sebastiano (1963) di Leoncillo, il concettuale Cubo (1976) di Valentini e il fluente e oscuro Arata (1976) di Zauli.
29
novembre 2008
Un probabile umore dell’idea. Quattro scultori del dopoguerra:Fontana, Leoncillo, Valentini, Zauli
Dal 29 novembre al 29 dicembre 2008
arte moderna e contemporanea
Location
MUSEO CARLO ZAULI
Faenza, Via Della Croce, 6, (Ravenna)
Faenza, Via Della Croce, 6, (Ravenna)
Biglietti
intero € 6; ridotto € 3
Orario di apertura
mar - ven 15,00 - 18,00
sab - dom 10,00 - 13,00; 15,00 - 18,00
Vernissage
29 Novembre 2008, ore 18,30
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore