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Ivan Bianchi / Aleksandr Kitaev
Il rivellino/studiolocarno di Locarno ospita due mostre dedicate a San Pietroburgo. Nella sala 1 sono presentate le prime fotografie di San Pietroburgo del fotografo ticinese Ivan Bianchi (1811-1893), pioniere della fotografia in Russia; venti fotografie pel periodo 1852-1854. Nella sala 2 è allestita la mostra del fotografo russo Aleksandr Kitaev (1952) San Pietroburgo e la magia dei giardini di Peterhof; venti fotografie scattate da Kitaev fra il 1989 e il 2003.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Polo culturale
Ticino-San Pietroburgo
Mostra fotografica di Ivan Bianchi (1811-1893) e Aleksandr Kitaev (1952)
in parallelo:
opere di Stephan Spicher
www.stephanspicher.net
Il rivellino/studiolocarno, Locarno
20 settembre – 15 ottobre 2009
Inaugurazione Domenica 20 settembre alle ore 18:00
Sala 1
Ivan Bianchi Le prime fotografie di San Pietroburgo (1852-1854)
(Fotografie provenienti dall’Archivio Ivan Bianchi)
Sala 2
Aleksandr Kitaev San Pietroburgo e la magia dei giardini di Peterhof
(Fotografie provenienti dalla Casa della Fotografia Svizzera)
Con il patrocinio di
Città di Locarno, Servizi culturali
Museo russo di San Pietroburgo
A cura di
A. Mario Redaelli, Pia Todorović Redaelli, Antonio Ria, Arminio Sciolli
In collaborazione con il
Centro della fotografia di San Pietroburgo
Organizzazione e allestimento mostra
Jean Olaniszyn e Yanik Menegazzo Marcolli
Ufficio Stampa
Mediaconsult Sa, Lugano
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
COMUNICATO STAMPA
Dal 20 settembre al 15 ottobre 2009 il rivellino/studiolocarno di Locarno ospita due mostre dedicate a San Pietroburgo. Nella sala 1 sono presentate le prime fotografie di San Pietroburgo del fotografo ticinese Ivan Bianchi (1811-1893), pioniere della fotografia in Russia; venti fotografie pel periodo 1852-1854.
Nella sala 2 è allestita la mostra del fotografo russo Aleksandr Kitaev (1952) San Pietroburgo e la magia dei giardini di Peterhof; venti fotografie scattate da Kitaev fra il 1989 e il 2003.
Le venti foto di Ivan Bianchi in mostra sono pubblicate nel catalogo a cura di Ekaterina Anisimova, A. Mario Redaelli, Pia Todorović Redaelli, con testi di Giuseppe Curonici , Antonio Ria, Pietro Bianchi, Ekaterina Anisimova, A. Mario Redaelli, Pia Todorović Redaelli,, Edizioni ELR Lugano 2002.
Dalla storia alla contemporaneità, dunque: il rivellino/studiolocarno di Locarno presenta la San Pietroburgo di ieri nelle fotografie di Ivan Bianchi, un ticinese pioniere della fotografia in Russia, primo fotografo della Città sulla Neva e la San Pietroburgo di oggi attraverso l’obiettivo di uno dei più affermati fotografi russi. Aleksandr Kitaev (Leningrado, 1952) ha infatti realizzato oltre cento mostre e le sue opere si trovano in collezioni statali e private in Russia e all’estero.
In parallelo, il rivellino/studiolocarno presenta una mostra dell’artista basilese Stephan Spicher.
Info:
Polo Culturale
Ticino-San Pietroburgo
Il rivellino/studiolocarno
Via Castello 4
CH-6600 Locarno
studio@ilrivellino.ch
www.ilrivellino.ch
Ivan Bianchi
Ivan/Jean/Giovanni Bianchi (Varese 1811 - Lugano 1893)
Pioniere della fotografia in Russia
Giovanni Bianchi arriva a Mosca nel 1821 all’età di dieci anni, proveniente dal Canton Ticino, assieme a suo zio Angelo Artari (noto pittore ornamentale), fratello della mamma Teresa Artari. A Mosca, Giovanni Bianchi studia all’Istituto di Pittura e Scultura. Nel 1839 lascia la Russia per studiare all’estero. Da quel momento si perdono le sue tracce. Lo si ritrova di passaggio a Mosca nel 1846. Dalle recenti indagini in vari archivi sappiamo che Giovanni Bianchi si era recato a Parigi dove aveva scoperto l’arte della fotografia. Nel 1852 Bianchi è a Parigi. Nello stesso anno torna in Russia, a San Pietroburgo, dopo un breve passaggio a Mosca. Il fotografo Bianchi ha immortalato un periodo di grande fermento nella città sulla Neva. Ha fotografato piazze, canali, ponti, palazzi e chiese, con i loro interni, complessi monastici, ospedali, monumenti commemorativi e monumenti sepolcrali nei cimiteri storici. È stato anche nelle residenze imperiali estive: Carskoe Selo, Peterhof, Pavlosk. Bianchi era il fotografo di fiducia di grandi personaggi che hanno fatto la storia di San Pietroburgo, appartenenti alla nobiltà di Corte, all’alta finanza, alle alte cariche politiche. Per queste classi sociali Bianchi ha fotografato gli interni, documentando gli stili dell’arredamento dell’epoca. Il fotografo Bianchi aveva anche il suo studio per ritratti. Non solo i personaggi importanti di San Pietroburgo ricorrevano al suo “cabinet”, ma anche gli emigranti che si facevano “fare il ritratto” da spedire ai parenti in patria.
Dal 1852 al 1884, anno del suo rientro a Lugano, Ivan/Jean/Giovanni Bianchi, ha segnato trent’anni della storia della fotografia in Russia.
Il 24 dicembre Giovanni Bianchi muore a Lugano. Nel Libro dei morti della parrocchia cattedrale di San Lorenzo di Lugano, sotto la data del 24 dicembre 1893, a pagina 464 si legge la seguente registrazione. Traduzione dal latino: «Giovanni Bianchi, furono Carlo e Teresa Artari di Arogno, dopo breve malattia morì in comunione con S. Madre Chiesa il 24 dicembre 1893, a 82 anni; il suo corpo fu traslato il giorno seguente alla chiesa di Santa Maria dell’ospedale ed in seguito sepolto nel cimitero». La chiesa di Santa Maria e l’annesso cimitero furono demoliti nel 1914. Per questa ragione è scomparsa la tomba del fotografo. Anche all’Ufficio di Stato Civile della Città di Lugano è registrato il decesso di Giovanni Battista Bianchi, di Arogno, figlio di Carlo Bianchi e di Teresa Artari, nato il 12 dicembre 1811, celibe, di professione benestante, avvenuto a Lugano il 24 dicembre 1893 al n. 133 rosso di Via Nassa, in età di 82 anni. La via Nassa è una delle più antiche del centro di Lugano, abitata da artigiani e commercianti già nel XV secolo. I suddetti documenti confutano le informazioni del Benois, secondo il quale Giovanni Bianchi avrebbe sposato una compatriota che sarebbe riuscita a farsi intestare gli averi del marito e che, entratane in possesso, avrebbe piantato il Bianchi senza il minimo scrupolo per andarsene in compagnia del suo amante. La moglie avrebbe svenduto le preziose lastre come se fossero semplice vetro.
Testo tratto dalla conferenza di A.Mario Redaelli
all’Accademia Russa di Belle Arti di San Pietroburgo
San Pietroburgo, 15 Novembre 2007
Aleksandr Kitaev
Aleksandr Kitaev è nato nel 1952 a Leningrado. È membro dell’Unione degli artisti della fotografia russa (1992), dell’associazione “Fotoscritpum” (1993), dell’Unione degli artisti russi (1994). Ha ricevuto la prima formazione come fotografo presso i fotoclub VDK, Druzba (1974-82), Zerkalo (1987-88). Ha lavorato come fotografo per il cantiere navale di San Pietroburgo (1978-99). Ha realizzato e curato più di cento mostre in Russia e all’estero. Ha al suo attivo una vasta bibliografia. Le sue opere si trovano in collezioni statali e private in Russia e all’estero. È rappresentato dal Centro della fotografia di San Pietroburgo e dalla Casa della Fotografia Svizzera.
Scrive Anna Tolstova, nel catalogo edito nel 2003 dalle edizioni ELR, che «Kitaev fa parte di quei rari artisti fotografi che non si spaventano nemmeno davanti a soggetti ampiamente sfruttati». La San Pietroburgo di Kitaev si contraddistingue infatti dalla particolare intonazione che sanno dare solo i veri pietroburghesi. «Si ha l’impressione – continua Anna Tolstova – che la Pietroburgo di Kitaev non esista affatto nel tempo, ma solo nello spazio. Proprio per questo motivo nelle sue fotografie i fiumi e il cielo si estendono con tanta generosità, le rive e i ponti si dispiegano con tanta larghezza e i marciapiedi si sciolgono nell’infinito. Questo sguardo panoramico necessita spesso di un obiettivo speciale, l’“occhio di pesce”, per captare tutta la larghezza dello spazio che il fotografo vuole includere». E ancora: «Cogli il momento: questo è il primo comandamento del fotografo e ognuno è, a suo modo, cronista. Aleksandr Kitaev ha la sua cronaca e il suo eroe: la luce, i riflessi, la nebbia, la neve, il ghiaccio, la pietra, le nuvole, gli uccelli. Oggetti fisici che diventano quadri metafisici. A volte vale la pena andare a caccia di questi oggetti. Andare a Peterhof per vedere la prima neve di ottobre, quando ancora le fontane zampillano e le statue non sono nascoste per l’inverno nelle loro tombe di legno. Vedere le ninfe intirizzite, coperte di brividi di neve granulosa, i tritoni che strizzano gli occhi nella bufera di neve, lo zeffiro che sente, stupito, le imprecazioni blasfeme dei venti nordici. Scorgere come l’illuminazione a neon, molte volte rispecchiata nella notte, intreccia una ragnatela sfolgorante sulla Sadovaja. Aspettare che il cane zoppo spaventi i colombi che con rozzi sgorbi si irrigidiscono nell’aria umida, sullo sfondo dei ponti e dei canali intorno alla Cattedrale di San Nicola Marino».
il rivellino/studiolocarno
Curatore Arminio Sciolli
La nuova struttura artistica, collocata proprio nei contrafforti dell'architettura leonardesca di Locarno, è stata inaugurata con la mostra realizzata dall'artista americano Robert Wilson che ha presentato tre video-opere digitali in alta definizione dedicate a tre grandi divi del cinema mondiale: Steve Buscemi, Brad Pitt e Winona Ryder, in omaggio alla vocazione cinematografica di Locarno, nell'ambito della mostra -VOOM Video-portraits-. I tre video-ritratti sono stati proiettati all'interno dell'architettura cinquecentesca progettata da Leonardo da Vinci, l'unica testimonianza originale esistente al mondo dell'attività ingegneristica del genio fiorentino; il percorso espositivo ha presentato l’interessante prologo costituito da un'esposizione di 12 fotografie di grande formato dell'artista napoletano Luciano Romano che ha riproposto i videoritratti di Wilson nella straordinaria scenografia architettonica della Chiesa di Donnaregina a Napoli; il rivellino/studiolocarno, 2-30 agosto2009.
Il Rivellino del Castello di Locarno, uno dei pochi resti di carattere militare della rocca per gran parte demolita dai confederati svizzeri nel 1532, e' un baluardo angolare a forma pentagonale alto una decina di metri e dotato di ampie casematte per i cannoni . Quando, nel XIII secolo, la famiglia milanese dei Visconti allargo' la sua sfera di influenza fino alle sponde del Lago Maggiore, fece costruire a Locarno un castello. Recenti studi hanno dimostrato l'attribuzione del progetto del castello al celebre genio fiorentino Leonardo da Vinci. La costruzione serviva come alloggiamento per la guarnigione e dava lustro e potenza al casato dei Visconti che vennero cacciati definitivamente dalla regione verso l'anno 1513 dai balivi confederati. Il preziosissimo manufatto, passato dopo il 1532 in mani private, viene oggi valorizzato al massimo come prestigioso spazio espositivo.
I progetti de il rivellino/studiolocarno, previsti per il prossimo quinquennio e in linea con i programmi della Expo Milanese del 2015, vogliono coinvolgere le istituzioni pubbliche e private del Ticino.
Ticino-San Pietroburgo
Mostra fotografica di Ivan Bianchi (1811-1893) e Aleksandr Kitaev (1952)
in parallelo:
opere di Stephan Spicher
www.stephanspicher.net
Il rivellino/studiolocarno, Locarno
20 settembre – 15 ottobre 2009
Inaugurazione Domenica 20 settembre alle ore 18:00
Sala 1
Ivan Bianchi Le prime fotografie di San Pietroburgo (1852-1854)
(Fotografie provenienti dall’Archivio Ivan Bianchi)
Sala 2
Aleksandr Kitaev San Pietroburgo e la magia dei giardini di Peterhof
(Fotografie provenienti dalla Casa della Fotografia Svizzera)
Con il patrocinio di
Città di Locarno, Servizi culturali
Museo russo di San Pietroburgo
A cura di
A. Mario Redaelli, Pia Todorović Redaelli, Antonio Ria, Arminio Sciolli
In collaborazione con il
Centro della fotografia di San Pietroburgo
Organizzazione e allestimento mostra
Jean Olaniszyn e Yanik Menegazzo Marcolli
Ufficio Stampa
Mediaconsult Sa, Lugano
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
COMUNICATO STAMPA
Dal 20 settembre al 15 ottobre 2009 il rivellino/studiolocarno di Locarno ospita due mostre dedicate a San Pietroburgo. Nella sala 1 sono presentate le prime fotografie di San Pietroburgo del fotografo ticinese Ivan Bianchi (1811-1893), pioniere della fotografia in Russia; venti fotografie pel periodo 1852-1854.
Nella sala 2 è allestita la mostra del fotografo russo Aleksandr Kitaev (1952) San Pietroburgo e la magia dei giardini di Peterhof; venti fotografie scattate da Kitaev fra il 1989 e il 2003.
Le venti foto di Ivan Bianchi in mostra sono pubblicate nel catalogo a cura di Ekaterina Anisimova, A. Mario Redaelli, Pia Todorović Redaelli, con testi di Giuseppe Curonici , Antonio Ria, Pietro Bianchi, Ekaterina Anisimova, A. Mario Redaelli, Pia Todorović Redaelli,, Edizioni ELR Lugano 2002.
Dalla storia alla contemporaneità, dunque: il rivellino/studiolocarno di Locarno presenta la San Pietroburgo di ieri nelle fotografie di Ivan Bianchi, un ticinese pioniere della fotografia in Russia, primo fotografo della Città sulla Neva e la San Pietroburgo di oggi attraverso l’obiettivo di uno dei più affermati fotografi russi. Aleksandr Kitaev (Leningrado, 1952) ha infatti realizzato oltre cento mostre e le sue opere si trovano in collezioni statali e private in Russia e all’estero.
In parallelo, il rivellino/studiolocarno presenta una mostra dell’artista basilese Stephan Spicher.
Info:
Polo Culturale
Ticino-San Pietroburgo
Il rivellino/studiolocarno
Via Castello 4
CH-6600 Locarno
studio@ilrivellino.ch
www.ilrivellino.ch
Ivan Bianchi
Ivan/Jean/Giovanni Bianchi (Varese 1811 - Lugano 1893)
Pioniere della fotografia in Russia
Giovanni Bianchi arriva a Mosca nel 1821 all’età di dieci anni, proveniente dal Canton Ticino, assieme a suo zio Angelo Artari (noto pittore ornamentale), fratello della mamma Teresa Artari. A Mosca, Giovanni Bianchi studia all’Istituto di Pittura e Scultura. Nel 1839 lascia la Russia per studiare all’estero. Da quel momento si perdono le sue tracce. Lo si ritrova di passaggio a Mosca nel 1846. Dalle recenti indagini in vari archivi sappiamo che Giovanni Bianchi si era recato a Parigi dove aveva scoperto l’arte della fotografia. Nel 1852 Bianchi è a Parigi. Nello stesso anno torna in Russia, a San Pietroburgo, dopo un breve passaggio a Mosca. Il fotografo Bianchi ha immortalato un periodo di grande fermento nella città sulla Neva. Ha fotografato piazze, canali, ponti, palazzi e chiese, con i loro interni, complessi monastici, ospedali, monumenti commemorativi e monumenti sepolcrali nei cimiteri storici. È stato anche nelle residenze imperiali estive: Carskoe Selo, Peterhof, Pavlosk. Bianchi era il fotografo di fiducia di grandi personaggi che hanno fatto la storia di San Pietroburgo, appartenenti alla nobiltà di Corte, all’alta finanza, alle alte cariche politiche. Per queste classi sociali Bianchi ha fotografato gli interni, documentando gli stili dell’arredamento dell’epoca. Il fotografo Bianchi aveva anche il suo studio per ritratti. Non solo i personaggi importanti di San Pietroburgo ricorrevano al suo “cabinet”, ma anche gli emigranti che si facevano “fare il ritratto” da spedire ai parenti in patria.
Dal 1852 al 1884, anno del suo rientro a Lugano, Ivan/Jean/Giovanni Bianchi, ha segnato trent’anni della storia della fotografia in Russia.
Il 24 dicembre Giovanni Bianchi muore a Lugano. Nel Libro dei morti della parrocchia cattedrale di San Lorenzo di Lugano, sotto la data del 24 dicembre 1893, a pagina 464 si legge la seguente registrazione. Traduzione dal latino: «Giovanni Bianchi, furono Carlo e Teresa Artari di Arogno, dopo breve malattia morì in comunione con S. Madre Chiesa il 24 dicembre 1893, a 82 anni; il suo corpo fu traslato il giorno seguente alla chiesa di Santa Maria dell’ospedale ed in seguito sepolto nel cimitero». La chiesa di Santa Maria e l’annesso cimitero furono demoliti nel 1914. Per questa ragione è scomparsa la tomba del fotografo. Anche all’Ufficio di Stato Civile della Città di Lugano è registrato il decesso di Giovanni Battista Bianchi, di Arogno, figlio di Carlo Bianchi e di Teresa Artari, nato il 12 dicembre 1811, celibe, di professione benestante, avvenuto a Lugano il 24 dicembre 1893 al n. 133 rosso di Via Nassa, in età di 82 anni. La via Nassa è una delle più antiche del centro di Lugano, abitata da artigiani e commercianti già nel XV secolo. I suddetti documenti confutano le informazioni del Benois, secondo il quale Giovanni Bianchi avrebbe sposato una compatriota che sarebbe riuscita a farsi intestare gli averi del marito e che, entratane in possesso, avrebbe piantato il Bianchi senza il minimo scrupolo per andarsene in compagnia del suo amante. La moglie avrebbe svenduto le preziose lastre come se fossero semplice vetro.
Testo tratto dalla conferenza di A.Mario Redaelli
all’Accademia Russa di Belle Arti di San Pietroburgo
San Pietroburgo, 15 Novembre 2007
Aleksandr Kitaev
Aleksandr Kitaev è nato nel 1952 a Leningrado. È membro dell’Unione degli artisti della fotografia russa (1992), dell’associazione “Fotoscritpum” (1993), dell’Unione degli artisti russi (1994). Ha ricevuto la prima formazione come fotografo presso i fotoclub VDK, Druzba (1974-82), Zerkalo (1987-88). Ha lavorato come fotografo per il cantiere navale di San Pietroburgo (1978-99). Ha realizzato e curato più di cento mostre in Russia e all’estero. Ha al suo attivo una vasta bibliografia. Le sue opere si trovano in collezioni statali e private in Russia e all’estero. È rappresentato dal Centro della fotografia di San Pietroburgo e dalla Casa della Fotografia Svizzera.
Scrive Anna Tolstova, nel catalogo edito nel 2003 dalle edizioni ELR, che «Kitaev fa parte di quei rari artisti fotografi che non si spaventano nemmeno davanti a soggetti ampiamente sfruttati». La San Pietroburgo di Kitaev si contraddistingue infatti dalla particolare intonazione che sanno dare solo i veri pietroburghesi. «Si ha l’impressione – continua Anna Tolstova – che la Pietroburgo di Kitaev non esista affatto nel tempo, ma solo nello spazio. Proprio per questo motivo nelle sue fotografie i fiumi e il cielo si estendono con tanta generosità, le rive e i ponti si dispiegano con tanta larghezza e i marciapiedi si sciolgono nell’infinito. Questo sguardo panoramico necessita spesso di un obiettivo speciale, l’“occhio di pesce”, per captare tutta la larghezza dello spazio che il fotografo vuole includere». E ancora: «Cogli il momento: questo è il primo comandamento del fotografo e ognuno è, a suo modo, cronista. Aleksandr Kitaev ha la sua cronaca e il suo eroe: la luce, i riflessi, la nebbia, la neve, il ghiaccio, la pietra, le nuvole, gli uccelli. Oggetti fisici che diventano quadri metafisici. A volte vale la pena andare a caccia di questi oggetti. Andare a Peterhof per vedere la prima neve di ottobre, quando ancora le fontane zampillano e le statue non sono nascoste per l’inverno nelle loro tombe di legno. Vedere le ninfe intirizzite, coperte di brividi di neve granulosa, i tritoni che strizzano gli occhi nella bufera di neve, lo zeffiro che sente, stupito, le imprecazioni blasfeme dei venti nordici. Scorgere come l’illuminazione a neon, molte volte rispecchiata nella notte, intreccia una ragnatela sfolgorante sulla Sadovaja. Aspettare che il cane zoppo spaventi i colombi che con rozzi sgorbi si irrigidiscono nell’aria umida, sullo sfondo dei ponti e dei canali intorno alla Cattedrale di San Nicola Marino».
il rivellino/studiolocarno
Curatore Arminio Sciolli
La nuova struttura artistica, collocata proprio nei contrafforti dell'architettura leonardesca di Locarno, è stata inaugurata con la mostra realizzata dall'artista americano Robert Wilson che ha presentato tre video-opere digitali in alta definizione dedicate a tre grandi divi del cinema mondiale: Steve Buscemi, Brad Pitt e Winona Ryder, in omaggio alla vocazione cinematografica di Locarno, nell'ambito della mostra -VOOM Video-portraits-. I tre video-ritratti sono stati proiettati all'interno dell'architettura cinquecentesca progettata da Leonardo da Vinci, l'unica testimonianza originale esistente al mondo dell'attività ingegneristica del genio fiorentino; il percorso espositivo ha presentato l’interessante prologo costituito da un'esposizione di 12 fotografie di grande formato dell'artista napoletano Luciano Romano che ha riproposto i videoritratti di Wilson nella straordinaria scenografia architettonica della Chiesa di Donnaregina a Napoli; il rivellino/studiolocarno, 2-30 agosto2009.
Il Rivellino del Castello di Locarno, uno dei pochi resti di carattere militare della rocca per gran parte demolita dai confederati svizzeri nel 1532, e' un baluardo angolare a forma pentagonale alto una decina di metri e dotato di ampie casematte per i cannoni . Quando, nel XIII secolo, la famiglia milanese dei Visconti allargo' la sua sfera di influenza fino alle sponde del Lago Maggiore, fece costruire a Locarno un castello. Recenti studi hanno dimostrato l'attribuzione del progetto del castello al celebre genio fiorentino Leonardo da Vinci. La costruzione serviva come alloggiamento per la guarnigione e dava lustro e potenza al casato dei Visconti che vennero cacciati definitivamente dalla regione verso l'anno 1513 dai balivi confederati. Il preziosissimo manufatto, passato dopo il 1532 in mani private, viene oggi valorizzato al massimo come prestigioso spazio espositivo.
I progetti de il rivellino/studiolocarno, previsti per il prossimo quinquennio e in linea con i programmi della Expo Milanese del 2015, vogliono coinvolgere le istituzioni pubbliche e private del Ticino.
20
settembre 2009
Ivan Bianchi / Aleksandr Kitaev
Dal 20 settembre al 15 ottobre 2009
fotografia
Location
RIVELLINO LDV
Locarno, Via Al Castello, 1, (Locarno)
Locarno, Via Al Castello, 1, (Locarno)
Orario di apertura
ore 11:00-21:00
Autore