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Tra terra e tempera. Pittura e Scultura a confronto attraverso i Maestri del Rinascimento
Filippo Brunelleschi e Donatello a confronto in una mostra dedicata al primo Rinascimento. Le opere della mostra esposte in rapporto alla collezione del Museo della Basilica tra cui l’Annunciazione dell’Angelico, una delle tre dipinte dall’artista con quelle del Prado e di Cortona. Completa la mostra un itinerario nel territorio del Valdarno alla scoperta delle opere rinascimentali. Visibili per la prima volta al pubblico: un’opera dello Scheggia, fratello di Masaccio, che sarà donato in occasione della mostra alla città di San Giovanni Valdarno, ed una scultura quattrocentesca di Madonna con Bambino scoperta in Valdarno.
Comunicato stampa
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Il Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie e il Comune di San Giovanni Valdarno presentano la mostra TRA TERRA E TEMPERA. PITTURA E SCULTURA A CONFRONTO ATTRAVERSO I MAESTRI DEL RINASCIMENTO. L’obiettivo della mostra è di illustrare i caratteri salienti del primo Rinascimento e in particolare il dialogo tra scultura e pittura, attraverso l’esposizione di quattro opere di altrettanti grandi maestri: Beato Angelico, Filippo Brunelleschi, Donatello e Lo Scheggia, mostrate in rapporto alla collezione del Museo, composta soprattutto da dipinti del Quattrocento fiorentino, tra cui la straordinaria Annunciazione del Beato Angelico. L’esposizione presenta un numero ridotto di opere, rispetto alle grandi mostre evento a cui siamo abituati da tempo, ma che viste insieme a quelle del museo e del territorio del Valdarno - con un itinerario - ci restituiscono un quadro di quello che doveva essere la rivoluzionaria concezione dell’arte del Rinascimento.
Tra Terra e Tempera - curata da Michela Martini, direttore del Museo della Basilica - nasce in continuità con le grandi esposizioni realizzate negli anni precedenti dal Comune di San Giovanni Valdarno: Il fratello di Masaccio. Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia e Masaccio e le origini del Rinascimento e come quest’ultima ripropone il confronto tra Filippo Brunelleschi e Donatello. Se lì, fianco a fianco, furono esposti i due crocefissi di Santa Maria Novella e di Santa Croce, adesso è la volta della cosiddetta Madonna di Fiesole (1405 ca.) attribuita recentemente al Brunelleschi e della Madonna della Mela (1420 ca.) di Donatello, due splendide sculture dipinte in terracotta. Nella mostra Masaccio e le origini del Rinascimento, Luciano Bellosi evidenziava come “nella via che porta all’arte del Rinascimento prima viene la scultura e solo più tardi l’architettura e la pittura” sottolineando come nella riscoperta della scultura in terracotta, operata da Filippo Brunelleschi (identificato nel Maestro del San Pietro di Orsanmichele) e da Donatello, si siano manifestati i primi fondamentali principi innovatori dell’epoca. Ne sono un esempio lampante, le due splendide Madonne in mostra dove “la ricerca dell’humanitas, un nuovo naturalismo, la sperimentazione di arditi scorci e l’effetto di plasticità rivelano la nuova concezione rinascimentale dell’arte”.
Esposta accanto a queste due opere, una Madonna con Bambino in stucco policromo scoperta da poco in Valdarno a Terranuova Bracciolini. In origine posta all’esterno, probabilmente in un tabernacolo, fu poi collocata in un’abitazione privata e tramandata di generazione in generazione fino ad oggi. L’opera necessita di un restauro e i primi saggi stratigrafici hanno messo in evidenza l’esistenza di una policromia più antica e preziosa sotto quella recente, probabilmente ottocentesca. Tutto fa pensare ad un calco antico della prima metà del XV secolo, derivante da una tipologia di Madonne con Bambine riferite in passato al Ghiberti ed oggi al Brunelleschi. Il gusto aneddotico e narrativo, la ripresa classicistica di motivi, leggende e storie della Grecia e dell’antica Roma con una funzione esemplare e paradigmatica, tipici elementi rinascimentali, sono evidenti nella terza opera esposta in mostra, per la prima volta visibile al pubblico: un fronte di cassone dipinto con Storia di Traiano e la vedova (primi decenni del Quattrocento, cm 52x169) di Giovanni di ser Giovanni detto Lo Scheggia - nato a San Giovanni Valdarno nel 1406, fratello minore di Masaccio - per lungo tempo identificato nel Maestro del Cassone Adimari e Mastro di Fucecchio. L’opera proviene dalla prestigiosa collezione della famiglia di editori Brockhaus di Lipsia. L’attuale proprietario Manfred Brockhaus, nipote di Heinrich uno dei fondatori e primo direttore del Kunsthistorisches Institut di Firenze, ha deciso di donare l’opera alla città di San Giovanni Valdarno, che conserva numerosi capolavori dell’artista: l’annuncio sarà dato ufficialmente durante l’inaugurazione del 24 ottobre. Dopo la mostra, il fronte di cassone sarà esposto in modo permanente nel Museo della Basilica, grazie ad un accordo siglato tra il comune e il museo.
Per il Beato Angelico in mostra un frammento di affresco con Volto di Cristo (cm 37x29) conservato nel Museo Nazionale del Palazzo di Venezia a Roma, scoperto casualmente nel 1920. In passato per lo più attribuito a Benozzo Gozzoli, il frammento è stato ricondotto all’Angelico dal Boskovits, secondo cui si tratterebbe dell’unico frammento sopravvissuto delle perdute imprese decorative dell’artista a Roma, nella cappella del Sacramento in Vaticano, tesi accolta anche da Gerardo de Simone, uno dei curatori della mostra da poco conclusasi a Roma, Beato Angelico. L’Alba del Rinascimento. Particolarmente convincente sembra essere la proposta di quest’ultimo che possa trattarsi di un Battesimo o di una Resurrezione, testimoniata dalla nudità delle spalle e del petto, dall’aureola cruciferata, dalla raggiante luminosità del Volto e dallo sguardo spiritualmente intenso, ma ormai distaccato del Cristo Risorto. Il frammento di affresco sarà esposto accanto all’altro grande capolavoro dell’Angelico l’Annunciazione del Museo della Basilica. Completano il percorso della mostra, le opere della collezione del Museo: dalle tavole più antiche di Mariotto di Nardo e Giovanni del Biondo, agli artisti che hanno vissuto o lavorato con Masaccio e di cui solo in parte hanno recepito la straordinaria modernità: Mariotto di Cristofano, cognato di Masaccio e forse suo primo maestro, Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia e Paolo Schiavo. Ma anche Giovanni da Piamonte, Jacopo del Sellaio con una delicata Annunciazione, Domenico di Michelino e infine Nanni di Bartolo con un busto di San Lorenzo che risente di scultori come Donatello e Ghiberti.
Si affianca alla mostra e la arricchisce un ITINERARIO, organizzato dal Sistema Museale del Valdarno e curato dalla storica dell’arte Liletta Fornasari, “Tracce di un percorso rinascimentale in Valdarno”, che condurrà il visitatore alla scoperta delle opere presenti nel territorio: tesori spesso poco conosciuti o non accessibili, resi visibili per l’occasione. Ma anche “tracce”, appunto, degli artisti che vi lavorano ma i cui capolavori sono oggi altrove come Sandro Botticelli e Filippo Lippi. Un’occasione importante “per fare una ricognizione della pittura e della scultura rinascimentale in Valdarno” con non poche sorprese e anche nuove attribuzioni. Per lo Scheggia, oltre alle opere in mostra e nel Museo della Basilica, in Valdarno sono visibili gli affreschi nella chiesa di San Lorenzo a San Giovanni Valdarno e nella Badia di San Salvatore a Soffena, dunque un corpus importante di opere dell’artista. L’intera valle, fin dall’antichità, si è distinta per la presenza di culti pagani legati alle acque sacre. Per questo, fin dal Medioevo, una delle iconografie più ricorrenti fu quello della Vergine del Latte. A Montevarchi e dintorni sono conservate numerose opere legate a questo culto tra cui il celebre tempietto di Andrea della Robbia, oggi nel Museo della Collegiata di San Lorenzo, e l’affresco della Vergine del latte tra i santi Giovanni Battista e Pietro (Chiesa di Santa Maria del Giglio) di maestro fiorentino dei primi del Cinquecento. Fanno parte dell’itinerario opere di Neri di Bicci come la splendida pala dell’Incoronazione della Vergine tra i Santi (1471-72, Badia di San Pietro a Badia a Ruoti) di Francesco d’Antonio, del Maestro di Bibbiena, Paolo Schiavo, Stefano d’Antonio e altri ancora.
Catalogo della mostra edizioni EDIFIR con saggi e schede di Luciano Bellosi, Liletta Fornasari, Michela Martini, Maria Selene Sconci.
Tra Terra e Tempera - curata da Michela Martini, direttore del Museo della Basilica - nasce in continuità con le grandi esposizioni realizzate negli anni precedenti dal Comune di San Giovanni Valdarno: Il fratello di Masaccio. Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia e Masaccio e le origini del Rinascimento e come quest’ultima ripropone il confronto tra Filippo Brunelleschi e Donatello. Se lì, fianco a fianco, furono esposti i due crocefissi di Santa Maria Novella e di Santa Croce, adesso è la volta della cosiddetta Madonna di Fiesole (1405 ca.) attribuita recentemente al Brunelleschi e della Madonna della Mela (1420 ca.) di Donatello, due splendide sculture dipinte in terracotta. Nella mostra Masaccio e le origini del Rinascimento, Luciano Bellosi evidenziava come “nella via che porta all’arte del Rinascimento prima viene la scultura e solo più tardi l’architettura e la pittura” sottolineando come nella riscoperta della scultura in terracotta, operata da Filippo Brunelleschi (identificato nel Maestro del San Pietro di Orsanmichele) e da Donatello, si siano manifestati i primi fondamentali principi innovatori dell’epoca. Ne sono un esempio lampante, le due splendide Madonne in mostra dove “la ricerca dell’humanitas, un nuovo naturalismo, la sperimentazione di arditi scorci e l’effetto di plasticità rivelano la nuova concezione rinascimentale dell’arte”.
Esposta accanto a queste due opere, una Madonna con Bambino in stucco policromo scoperta da poco in Valdarno a Terranuova Bracciolini. In origine posta all’esterno, probabilmente in un tabernacolo, fu poi collocata in un’abitazione privata e tramandata di generazione in generazione fino ad oggi. L’opera necessita di un restauro e i primi saggi stratigrafici hanno messo in evidenza l’esistenza di una policromia più antica e preziosa sotto quella recente, probabilmente ottocentesca. Tutto fa pensare ad un calco antico della prima metà del XV secolo, derivante da una tipologia di Madonne con Bambine riferite in passato al Ghiberti ed oggi al Brunelleschi. Il gusto aneddotico e narrativo, la ripresa classicistica di motivi, leggende e storie della Grecia e dell’antica Roma con una funzione esemplare e paradigmatica, tipici elementi rinascimentali, sono evidenti nella terza opera esposta in mostra, per la prima volta visibile al pubblico: un fronte di cassone dipinto con Storia di Traiano e la vedova (primi decenni del Quattrocento, cm 52x169) di Giovanni di ser Giovanni detto Lo Scheggia - nato a San Giovanni Valdarno nel 1406, fratello minore di Masaccio - per lungo tempo identificato nel Maestro del Cassone Adimari e Mastro di Fucecchio. L’opera proviene dalla prestigiosa collezione della famiglia di editori Brockhaus di Lipsia. L’attuale proprietario Manfred Brockhaus, nipote di Heinrich uno dei fondatori e primo direttore del Kunsthistorisches Institut di Firenze, ha deciso di donare l’opera alla città di San Giovanni Valdarno, che conserva numerosi capolavori dell’artista: l’annuncio sarà dato ufficialmente durante l’inaugurazione del 24 ottobre. Dopo la mostra, il fronte di cassone sarà esposto in modo permanente nel Museo della Basilica, grazie ad un accordo siglato tra il comune e il museo.
Per il Beato Angelico in mostra un frammento di affresco con Volto di Cristo (cm 37x29) conservato nel Museo Nazionale del Palazzo di Venezia a Roma, scoperto casualmente nel 1920. In passato per lo più attribuito a Benozzo Gozzoli, il frammento è stato ricondotto all’Angelico dal Boskovits, secondo cui si tratterebbe dell’unico frammento sopravvissuto delle perdute imprese decorative dell’artista a Roma, nella cappella del Sacramento in Vaticano, tesi accolta anche da Gerardo de Simone, uno dei curatori della mostra da poco conclusasi a Roma, Beato Angelico. L’Alba del Rinascimento. Particolarmente convincente sembra essere la proposta di quest’ultimo che possa trattarsi di un Battesimo o di una Resurrezione, testimoniata dalla nudità delle spalle e del petto, dall’aureola cruciferata, dalla raggiante luminosità del Volto e dallo sguardo spiritualmente intenso, ma ormai distaccato del Cristo Risorto. Il frammento di affresco sarà esposto accanto all’altro grande capolavoro dell’Angelico l’Annunciazione del Museo della Basilica. Completano il percorso della mostra, le opere della collezione del Museo: dalle tavole più antiche di Mariotto di Nardo e Giovanni del Biondo, agli artisti che hanno vissuto o lavorato con Masaccio e di cui solo in parte hanno recepito la straordinaria modernità: Mariotto di Cristofano, cognato di Masaccio e forse suo primo maestro, Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia e Paolo Schiavo. Ma anche Giovanni da Piamonte, Jacopo del Sellaio con una delicata Annunciazione, Domenico di Michelino e infine Nanni di Bartolo con un busto di San Lorenzo che risente di scultori come Donatello e Ghiberti.
Si affianca alla mostra e la arricchisce un ITINERARIO, organizzato dal Sistema Museale del Valdarno e curato dalla storica dell’arte Liletta Fornasari, “Tracce di un percorso rinascimentale in Valdarno”, che condurrà il visitatore alla scoperta delle opere presenti nel territorio: tesori spesso poco conosciuti o non accessibili, resi visibili per l’occasione. Ma anche “tracce”, appunto, degli artisti che vi lavorano ma i cui capolavori sono oggi altrove come Sandro Botticelli e Filippo Lippi. Un’occasione importante “per fare una ricognizione della pittura e della scultura rinascimentale in Valdarno” con non poche sorprese e anche nuove attribuzioni. Per lo Scheggia, oltre alle opere in mostra e nel Museo della Basilica, in Valdarno sono visibili gli affreschi nella chiesa di San Lorenzo a San Giovanni Valdarno e nella Badia di San Salvatore a Soffena, dunque un corpus importante di opere dell’artista. L’intera valle, fin dall’antichità, si è distinta per la presenza di culti pagani legati alle acque sacre. Per questo, fin dal Medioevo, una delle iconografie più ricorrenti fu quello della Vergine del Latte. A Montevarchi e dintorni sono conservate numerose opere legate a questo culto tra cui il celebre tempietto di Andrea della Robbia, oggi nel Museo della Collegiata di San Lorenzo, e l’affresco della Vergine del latte tra i santi Giovanni Battista e Pietro (Chiesa di Santa Maria del Giglio) di maestro fiorentino dei primi del Cinquecento. Fanno parte dell’itinerario opere di Neri di Bicci come la splendida pala dell’Incoronazione della Vergine tra i Santi (1471-72, Badia di San Pietro a Badia a Ruoti) di Francesco d’Antonio, del Maestro di Bibbiena, Paolo Schiavo, Stefano d’Antonio e altri ancora.
Catalogo della mostra edizioni EDIFIR con saggi e schede di Luciano Bellosi, Liletta Fornasari, Michela Martini, Maria Selene Sconci.
24
ottobre 2009
Tra terra e tempera. Pittura e Scultura a confronto attraverso i Maestri del Rinascimento
Dal 24 ottobre 2009 al 06 gennaio 2010
arte antica
Location
MUSEO DELLA BASILICA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE
San Giovanni Valdarno, Piazza Masaccio, 9, (Arezzo)
San Giovanni Valdarno, Piazza Masaccio, 9, (Arezzo)
Biglietti
intero € 5.00 ridotto € 3,50 scuole 1,00
Orario di apertura
da mercoledì a domenica, ore 10.00/13.00 – 14.30/18.30 lunedì e martedì chiuso
Vernissage
24 Ottobre 2009, ore 17 Pieve di San Giovanni Battista
Editore
EDIFIR
Ufficio stampa
AMBRA NEPI
Autore
Curatore