La strage di Piazza Fontana fu conseguenza di un grave attentato terroristico avvenuto il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano, quando, alle 16:37, una bomba esplose nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana, provocando la morte di diciassette persone ed il ferimento di altre ottantotto.

Fortunato Zinni, sindaco di Bresso, ha riportato nel suo libro “Nessuno è stato” una tangibile testimonianza di quel tragico evento vissuto in prima persona. “Non mi sono mai arreso, anche quando la giustizia, come una novella Penelope, ha continuato fino ai giorni nostri a tessere le sue trame, disfacendo nel tribunale di una città la sentenza emessa dal tribunale della città precedente fino a chiedere, alla fine, ai familiari delle vittime il pagamento delle spese processuali, chiudendo così, con un ultimo sfregio, il processo più lungo e contraddittorio della storia giudiziaria italiana.

È la “giustizia bellezza”, è stato il commento delle solite vestali. Sarà pure così. Ma siamo di fronte all’atto conclusivo di una ingiusta giustizia. E mai ossimoro è stato più calzante.

Il mio impegno a cercare la verità continua con questo libro. Da qualche parte la verità c’è. Basta cercarla…”

Come contributo a mantenere viva questa ricerca di verità, gli artisti dell’associazione Art Action propongono una propria personale interpretazione di quanto accadde a Piazza Fontana quel terribile giorno di 40 anni fa. Lo fanno dando espressione visiva alle parole usate da Fortunato Zinni non solo per descrivere quanto allora successe ma soprattutto quanto da allora non fu fatto per accertare la verità nel riconoscimento di chi si macchiò di un simile crimine.

Un piccolo ma significativo contributo quindi affinché quel ricordo rimanga ben presente, esattamente come un quadro, nel vissuto collettivo. I pittori che partecipano a questa collettiva ci hanno provato, si sono messi alla prova come testimoni “a posteriori” della strage, come a voler suggerire nuove ipotesi investigative a quell’enigma irresponsabilmente irrisolto, nella speranza che almeno l’arte possa gettare una propria insopprimibile luce.