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Shuhei Matsuyama – Shin-on
Mostra personale
Comunicato stampa
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Shuhei Matsuyama
Nato a Tokyo nel 1955. Si e trasferito in Italia nel 1976. Attualmente vive e lavora a Milano.
Le sue opere sono state presentate in più di 100 mostre personali e 150 mostre collettive principalmente in Italia, Giappone e negli Stati Uniti.
Di particolare importanza sono le 5 mostre SHIN-ON presentate a Venezia in un arco di 10 anni in coinci-denza con la Biennale di Venezia. Una mostra itinerante che sarà presentata in 5 continenti, dove le opere delle 5 mostre a Venezia saranno esposte in 5 camere è in fase di progettazione.
Negli ultimi anni ha tenuto mostre personali in Italia nel PAC di Palazzo Massari delle Gallerie d’Arte Mo-derna e Contemporanea di Ferrara e nel Museo Bargello a Firenze, e negli Stati Uniti nel Chelsea Museum. In Francia le sue opere sono state usate per la copertina del programma annuale del Conservatoire de Paris.
Anche lo spazio pubblico è stato e continua ad essere una parte importante della sua attività.
Opere principali sono la scultura colonnare alta 5 m. a Hakata (Giappone), e la fontana in mosaico a Rieti.
Inoltre le sue opere sono state usate anche come allestimento in alberghi, appartamenti e ristoranti, come nella president suit room della Four Seasons Hotel in Arabia Saudita.
Nel 1991 espone a Milano alla Galleria Gariboldi, subito ampiamente commentato dal Corriere della Se-ra (30 giugno 1991): “…Suoni di un musicista del colore: i bianchi, i marrone, i grigi perla vibrano come le note che trascolorano nel pentagramma…” (Sebastiano Grasso). E Enrico Gariboldi, che lo propone in catalogo, nota: “Non è forse Shin-On il suono del cuore, oppure il suono vero, oppure il suono fluttuante o quello profondo o quello degli dei? ... Questi suoni -dice Monique Sartor sempre in catalogo- in quanto a-strazione, provengono dalla realtà sensibile, ma non appartengono ad essa, non sono da udire ma da ‘senti-re’ interiorizzandoli, ed interiorizzando lo spazio-tempo del gesto dell’artista…”
Nel 1993 espone al Centro d’Arte Sant’Apollonia a Venezia. Enzo Di Martino così commenta in catalo-go: “…Le vibrazioni formali che le sue lievi increspature determinano nel tessuto pittorico di Matsuyama, quei fremiti emotivi che addensano il campo di apparizioni della ‘linea del suono’, quella stesura progressi-va per strati che pare indicare diversi livelli di conoscenza dell’opera, configurano un evento che è formale ma anche sacrale…”
Nel 1995 sempre Di Martino, in occasione di una mostra nella stessa sede, nota: “Matsuyama è ora uscito dalla dimensione del quadro con cilindri di carta colorata e con una installazione… il concetto di arte coin-cide con quello di ambiente d’arte… con il supporto, allestita dal designer Makoto Kawamoto e di un musi-ca composta per l’occasione da Massimo Mazotti” (Il Gazzettino, 6 luglio 1995). In catalogo, per questa mostra Flaminio Gualdoni nota come “con il ciclo delle opere… Matsuyama tende ad affrontare la compo-nente -la sua voglia- naturalistica della sua immagine… l’idea dell’orizzonte sempre meno assiale e sempre più abbassata, a schiudere alla visione un cielo pittorico straniato…”
Nel 1997 una mostra di Matsuyama è stata pensata appositamente per lo spazio espositivo della Schola dei Batioro e Tiraoro sul Canal Grande a S. Stae. Allestita dal designer Kosei Shireotani con interventi musi-cali di Hiroshi Sato. Pittura come filosofia, filosofia come pittura. Così intitola la sua presentazione Elena Pontiggia nel catalogo relativo. “Se tutto è numero, tutto è ritmo e quindi tutto è musica: coerentemente Pi-tagora pensava che le stelle si muovessero nello spazio siderale suscitando un suono armonioso”. Cita l’intuizione di Kandisky che “il colore è un suono interiore”. Nel lavoro di Matsuyama vede “un’esperienza sapienzale”. Per quel che riguarda il colore dice: “Sono colori mentali, introversi, tacitamente commossi che non squillano e non gridano, ma parlano attraverso il silenzio…”
Nel 1999 la Rocca Malatestiana di Montefiore Conca (Rimini) ospita una mostra di Matsuyama. Silvia Pegoraro nota in catalogo: “il pittore fa in modo che il corpo dell’artista e dello spettatore si identificano con l’insieme ‘luce-colore-linea-suono’ … non rappresenta il corpo umano, non lo rende presente in quanto figura… è presente in quanto matrice della pittura… La pittura diventa veicolo di un’esperienza olistica che ci informa sul carattere relazionale dell’Universo nella sua struttura connettiva, sull’interdipendenza tra le infinite cose – eventi che lo costituiscono come una rete di cristalli”. A queste ultime considerazioni si rial-laccia Domizio Mori nella sua presentazione per la mostra sempre a Sant’Apollonia a Venezia nel 1999, allestita da Makoto Kawamoto e con la musica di Maurizio Pisani, Takashi Niigaki, Yoichi Sugiyama e Gabriele Manca, e accenna alle “stesure che vibrano di un continuo fremito vitale come nei moti Brownia-ni”. E a proposito della linea che in vari modi ripartisce spesso le opere di Matsuyama si richiama “a una delle fondamentali caratteristiche dell’ordine universale: la simmetria e le sue eccezioni nel biologico e nell’inanimato”. Dice ancora: “Nelle ultime opere certe formazioni a losanga fanno pensare o a ferite… o a intimità biologiche, o a crepe di un manto minerale che rivela affioranti masse magmatiche…”. Ermanno Krumm in questa occasione (Corriere della Sera, 12 luglio 1999) nota “il gusto per la rarefazione della materia… un ideale d’arte che unisce il colore e il suono… Se ne parla fino dall’inizio del secolo, come di uno dei grandi sogni dell’avanguardia”.
Infine, nel 2002 in una mostra curata da Pier Luigi Senna alla Fondazione Matalon Matsuyama continua la sua indagine sul suono misterioso delle cose. Chiara Gatti (La Repubblica, 25 maggio 2002) dice: “una musica d’atmosfera accompagna il visitatore… con il compositore giapponese Kaisaku Ashizawa. Fedele compagno del pittore, ha voluto intraprendere con lui un viaggio nell’universo del suono e delle mille forme sotto cui esso si manifesta. Poesie da pentagramma e liriche fatte di carta e di colore sono i due volti da una medesima ricerca…”.
Nato a Tokyo nel 1955. Si e trasferito in Italia nel 1976. Attualmente vive e lavora a Milano.
Le sue opere sono state presentate in più di 100 mostre personali e 150 mostre collettive principalmente in Italia, Giappone e negli Stati Uniti.
Di particolare importanza sono le 5 mostre SHIN-ON presentate a Venezia in un arco di 10 anni in coinci-denza con la Biennale di Venezia. Una mostra itinerante che sarà presentata in 5 continenti, dove le opere delle 5 mostre a Venezia saranno esposte in 5 camere è in fase di progettazione.
Negli ultimi anni ha tenuto mostre personali in Italia nel PAC di Palazzo Massari delle Gallerie d’Arte Mo-derna e Contemporanea di Ferrara e nel Museo Bargello a Firenze, e negli Stati Uniti nel Chelsea Museum. In Francia le sue opere sono state usate per la copertina del programma annuale del Conservatoire de Paris.
Anche lo spazio pubblico è stato e continua ad essere una parte importante della sua attività.
Opere principali sono la scultura colonnare alta 5 m. a Hakata (Giappone), e la fontana in mosaico a Rieti.
Inoltre le sue opere sono state usate anche come allestimento in alberghi, appartamenti e ristoranti, come nella president suit room della Four Seasons Hotel in Arabia Saudita.
Nel 1991 espone a Milano alla Galleria Gariboldi, subito ampiamente commentato dal Corriere della Se-ra (30 giugno 1991): “…Suoni di un musicista del colore: i bianchi, i marrone, i grigi perla vibrano come le note che trascolorano nel pentagramma…” (Sebastiano Grasso). E Enrico Gariboldi, che lo propone in catalogo, nota: “Non è forse Shin-On il suono del cuore, oppure il suono vero, oppure il suono fluttuante o quello profondo o quello degli dei? ... Questi suoni -dice Monique Sartor sempre in catalogo- in quanto a-strazione, provengono dalla realtà sensibile, ma non appartengono ad essa, non sono da udire ma da ‘senti-re’ interiorizzandoli, ed interiorizzando lo spazio-tempo del gesto dell’artista…”
Nel 1993 espone al Centro d’Arte Sant’Apollonia a Venezia. Enzo Di Martino così commenta in catalo-go: “…Le vibrazioni formali che le sue lievi increspature determinano nel tessuto pittorico di Matsuyama, quei fremiti emotivi che addensano il campo di apparizioni della ‘linea del suono’, quella stesura progressi-va per strati che pare indicare diversi livelli di conoscenza dell’opera, configurano un evento che è formale ma anche sacrale…”
Nel 1995 sempre Di Martino, in occasione di una mostra nella stessa sede, nota: “Matsuyama è ora uscito dalla dimensione del quadro con cilindri di carta colorata e con una installazione… il concetto di arte coin-cide con quello di ambiente d’arte… con il supporto, allestita dal designer Makoto Kawamoto e di un musi-ca composta per l’occasione da Massimo Mazotti” (Il Gazzettino, 6 luglio 1995). In catalogo, per questa mostra Flaminio Gualdoni nota come “con il ciclo delle opere… Matsuyama tende ad affrontare la compo-nente -la sua voglia- naturalistica della sua immagine… l’idea dell’orizzonte sempre meno assiale e sempre più abbassata, a schiudere alla visione un cielo pittorico straniato…”
Nel 1997 una mostra di Matsuyama è stata pensata appositamente per lo spazio espositivo della Schola dei Batioro e Tiraoro sul Canal Grande a S. Stae. Allestita dal designer Kosei Shireotani con interventi musi-cali di Hiroshi Sato. Pittura come filosofia, filosofia come pittura. Così intitola la sua presentazione Elena Pontiggia nel catalogo relativo. “Se tutto è numero, tutto è ritmo e quindi tutto è musica: coerentemente Pi-tagora pensava che le stelle si muovessero nello spazio siderale suscitando un suono armonioso”. Cita l’intuizione di Kandisky che “il colore è un suono interiore”. Nel lavoro di Matsuyama vede “un’esperienza sapienzale”. Per quel che riguarda il colore dice: “Sono colori mentali, introversi, tacitamente commossi che non squillano e non gridano, ma parlano attraverso il silenzio…”
Nel 1999 la Rocca Malatestiana di Montefiore Conca (Rimini) ospita una mostra di Matsuyama. Silvia Pegoraro nota in catalogo: “il pittore fa in modo che il corpo dell’artista e dello spettatore si identificano con l’insieme ‘luce-colore-linea-suono’ … non rappresenta il corpo umano, non lo rende presente in quanto figura… è presente in quanto matrice della pittura… La pittura diventa veicolo di un’esperienza olistica che ci informa sul carattere relazionale dell’Universo nella sua struttura connettiva, sull’interdipendenza tra le infinite cose – eventi che lo costituiscono come una rete di cristalli”. A queste ultime considerazioni si rial-laccia Domizio Mori nella sua presentazione per la mostra sempre a Sant’Apollonia a Venezia nel 1999, allestita da Makoto Kawamoto e con la musica di Maurizio Pisani, Takashi Niigaki, Yoichi Sugiyama e Gabriele Manca, e accenna alle “stesure che vibrano di un continuo fremito vitale come nei moti Brownia-ni”. E a proposito della linea che in vari modi ripartisce spesso le opere di Matsuyama si richiama “a una delle fondamentali caratteristiche dell’ordine universale: la simmetria e le sue eccezioni nel biologico e nell’inanimato”. Dice ancora: “Nelle ultime opere certe formazioni a losanga fanno pensare o a ferite… o a intimità biologiche, o a crepe di un manto minerale che rivela affioranti masse magmatiche…”. Ermanno Krumm in questa occasione (Corriere della Sera, 12 luglio 1999) nota “il gusto per la rarefazione della materia… un ideale d’arte che unisce il colore e il suono… Se ne parla fino dall’inizio del secolo, come di uno dei grandi sogni dell’avanguardia”.
Infine, nel 2002 in una mostra curata da Pier Luigi Senna alla Fondazione Matalon Matsuyama continua la sua indagine sul suono misterioso delle cose. Chiara Gatti (La Repubblica, 25 maggio 2002) dice: “una musica d’atmosfera accompagna il visitatore… con il compositore giapponese Kaisaku Ashizawa. Fedele compagno del pittore, ha voluto intraprendere con lui un viaggio nell’universo del suono e delle mille forme sotto cui esso si manifesta. Poesie da pentagramma e liriche fatte di carta e di colore sono i due volti da una medesima ricerca…”.
09
gennaio 2010
Shuhei Matsuyama – Shin-on
Dal 09 al 21 gennaio 2010
arte contemporanea
Location
ARIANNA SARTORI ARTE & OBJECT DESIGN
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Orario di apertura
ore 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi
Vernissage
9 Gennaio 2010, ore 17.00
Autore
Curatore