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Ettore Frani – Elegia
Una selezione di opere di Ettore Frani in cui la pittura si apre ad un dialogo silenzioso con la parola poetica di Leonardo Bonetti.
Comunicato stampa
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La Galleria Maniero presenta Elegia, una selezione di opere di Ettore Frani in cui la pittura si apre ad un dialogo silenzioso con la parola poetica di Leonardo Bonetti.
Sulla sterile superficie, bianco-laccata del mdf, Frani opera una paziente stratificazione di velature con l’uso esclusivo di nero e olio di lino. Prendono forma luoghi desertici e liminali che trattengono in bilico sulla soglia, in una continua sospensione tra profondità e superficie. Alcune opere, la cui ‘pelle’ trasuda umori, tracce, impronte di un rimosso sconosciuto, vengono a volte scalfite dall’artista che lascia riaffiorare il bianco del supporto. L’immagine dipinta ne esce così sacrificata, bucata o viceversa, in altre opere, negata sotto una fitta coltre di nero. Da queste alchimie, ossidate e riscaldate dal tempo, ecco un’inattesa ‘fioritura’ nella poetica di Frani: perturbanti fiori che pendono inafferrabili, le Elegia e Rosa di Nulla. Lo sguardo meduseo scolpisce l’eternità nel trascorrere del tempo attraverso questi esili corpi scorticati, che nella grazia della loro pesante leggerezza cristallizzano la luce di un attimo, gettando la propria ingannevole ombra sulla superficie. Sono custodi d’attesa, orfani esiliati e recisi, sradicati dal loro mondo e definitivamente sospesi sull’infinito della lontananza. Come feticci, dalla funzione apotropaica, rimandano continuamente di là da se stessi a qualcosa che non potrà mai essere afferrato o posseduto, intimi ed estranei al luogo in cui dimorano.
Da queste figure, che sembrano voler alludere alla condizione esistenziale dell’uomo, emerge, silenzioso, il senso religioso-sacrale della pittura di Frani, così come nelle opere Colloquium e Tentativo di ascensione. Infine, nel trittico Rosa di nulla, l’artista abbandona la profondità del paesaggio. Attraverso l’inganno della pittura e l’ausilio del bianco acrilico egli fa emergere, dietro rose appassite, consunte tele, simulando superficie su superficie.
Impreziosiscono l’esposizione le tre poesie composte da Leonardo Bonetti ed ispirate, non solo ad alcune delle opere in mostra, ma più in generale all’ultimo periodo di ricerca di Frani. Queste sembrano voler indagare tre aspetti molto profondi della sua pittura. Emerge, secondo Bonetti, una tripartizione involontaria: le tre liriche sottolineano gli aspetti complementari delle opere. L’una si sofferma sullo sfondo, sul bianco, sull'attesa, sull'assenza; l’altra sul fiore, o parte di esso, nel suo rapporto di ombre con il fondo che lo accoglie; l’ultima, sull’occhio interno al mondo pittorico di Frani che lo stesso Bonetti definisce “un’isola-sguardo”, come presenza umana interna al mondo rappresentato nelle opere. La voce del poeta intesse, con il filo puro della parola lirica, un colloquium vivo con l’opera pittorica per attraversare il silenzio e restare sospesi in un momento di infinita attesa.
Elegia è il canto malinconico e compassionevole di un coro a due voci. (Paola Feraiorni)
Ettore Frani è nato a Termoli (CB) nel 1978, vive e lavora a Roma.
Dal 1998 espone in personali e collettive in numerose gallerie e musei italiani.
Ha iniziato dal 2004 una collaborazione con Leonardo Bonetti (1963, autore e compositore) realizzando gli artworks degli ultimi due album degli Arpia, di cui Bonetti è uno dei fondatori e, nel 2009, la copertina del suo primo romanzo dal titolo ‘Racconto d’inverno’, Marietti 1820.
Sulla sterile superficie, bianco-laccata del mdf, Frani opera una paziente stratificazione di velature con l’uso esclusivo di nero e olio di lino. Prendono forma luoghi desertici e liminali che trattengono in bilico sulla soglia, in una continua sospensione tra profondità e superficie. Alcune opere, la cui ‘pelle’ trasuda umori, tracce, impronte di un rimosso sconosciuto, vengono a volte scalfite dall’artista che lascia riaffiorare il bianco del supporto. L’immagine dipinta ne esce così sacrificata, bucata o viceversa, in altre opere, negata sotto una fitta coltre di nero. Da queste alchimie, ossidate e riscaldate dal tempo, ecco un’inattesa ‘fioritura’ nella poetica di Frani: perturbanti fiori che pendono inafferrabili, le Elegia e Rosa di Nulla. Lo sguardo meduseo scolpisce l’eternità nel trascorrere del tempo attraverso questi esili corpi scorticati, che nella grazia della loro pesante leggerezza cristallizzano la luce di un attimo, gettando la propria ingannevole ombra sulla superficie. Sono custodi d’attesa, orfani esiliati e recisi, sradicati dal loro mondo e definitivamente sospesi sull’infinito della lontananza. Come feticci, dalla funzione apotropaica, rimandano continuamente di là da se stessi a qualcosa che non potrà mai essere afferrato o posseduto, intimi ed estranei al luogo in cui dimorano.
Da queste figure, che sembrano voler alludere alla condizione esistenziale dell’uomo, emerge, silenzioso, il senso religioso-sacrale della pittura di Frani, così come nelle opere Colloquium e Tentativo di ascensione. Infine, nel trittico Rosa di nulla, l’artista abbandona la profondità del paesaggio. Attraverso l’inganno della pittura e l’ausilio del bianco acrilico egli fa emergere, dietro rose appassite, consunte tele, simulando superficie su superficie.
Impreziosiscono l’esposizione le tre poesie composte da Leonardo Bonetti ed ispirate, non solo ad alcune delle opere in mostra, ma più in generale all’ultimo periodo di ricerca di Frani. Queste sembrano voler indagare tre aspetti molto profondi della sua pittura. Emerge, secondo Bonetti, una tripartizione involontaria: le tre liriche sottolineano gli aspetti complementari delle opere. L’una si sofferma sullo sfondo, sul bianco, sull'attesa, sull'assenza; l’altra sul fiore, o parte di esso, nel suo rapporto di ombre con il fondo che lo accoglie; l’ultima, sull’occhio interno al mondo pittorico di Frani che lo stesso Bonetti definisce “un’isola-sguardo”, come presenza umana interna al mondo rappresentato nelle opere. La voce del poeta intesse, con il filo puro della parola lirica, un colloquium vivo con l’opera pittorica per attraversare il silenzio e restare sospesi in un momento di infinita attesa.
Elegia è il canto malinconico e compassionevole di un coro a due voci. (Paola Feraiorni)
Ettore Frani è nato a Termoli (CB) nel 1978, vive e lavora a Roma.
Dal 1998 espone in personali e collettive in numerose gallerie e musei italiani.
Ha iniziato dal 2004 una collaborazione con Leonardo Bonetti (1963, autore e compositore) realizzando gli artworks degli ultimi due album degli Arpia, di cui Bonetti è uno dei fondatori e, nel 2009, la copertina del suo primo romanzo dal titolo ‘Racconto d’inverno’, Marietti 1820.
19
marzo 2010
Ettore Frani – Elegia
Dal 19 marzo al 30 aprile 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA MANIERO
Roma, Via Dell'arancio, 79, (Roma)
Roma, Via Dell'arancio, 79, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16 - 20 e su appuntamento
Vernissage
19 Marzo 2010, ore 18
Autore