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Claudio Olivieri – Quali sensi. Opere dal 1972 al 2010
Olivieri spoglia l’attività del pittore da tutto ciò che non è essenziale, attenendosi a quel solo momento di verità: l’istante del farsi vuoto dei saperi precedenti al dipingere, quando inizia un nuovo conoscere, l’avventura che si affida alla sola pittura, al solo vedere. Dunque, pittura come attesa senza previsione, conoscenza diretta di ciò che si fa, atto totale, dérèglement di ogni sapere precostituito.
Comunicato stampa
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Lo storico dell'arte Ernst Gombrich scriveva che non possiamo separare nettamente ciò che vediamo da ciò che sappiamo. Per cui se un cieco dalla nascita acquistasse la vista, dovrebbe imparare a vedere. Tuttavia la pittura non è riproduzione di ciò che già si conosce. Neppure è ripetizione del già fatto. Ma un'attività che produce conoscenza. Pertanto, come un cieco che apprenda a vedere per la prima volta, lo spettatore di fronte alla tela produce la sua visione allo stesso modo del pittore, coinvolto in una totalità conoscitiva che assorbe ogni livello dei suoi sensi. La pittura dunque produce una differenza, è nascita del linguaggio.
Olivieri, alla fine degli anni sessanta, è stato tra i primi a rendersi conto che non è possibile sostituire l'esperienza conoscitiva della pittura con un altro medium. Inizia così a concepire il segno come colore e come esperienza dello spazio, invenzione di spazio e colore attraverso la visione. La pittura diventa allora schermo, esperienza del carattere diafano della realtà.
Olivieri spoglia l'attività del pittore da tutto ciò che non è essenziale, attenendosi a quel solo momento di verità: l'istante del farsi vuoto dei saperi precedenti al dipingere, quando inizia un nuovo conoscere, l'avventura che si affida alla sola pittura, al solo vedere. Dunque, pittura come attesa senza previsione, conoscenza diretta di ciò che si fa, atto totale, dérèglement di ogni sapere precostituito.
Potrebbe esistere la pittura se nessuno le prestasse vita?
Attraverso le spoglie sale della Versiliana lo spettatore viene coinvolto in un'esperienza unica. Quarant'anni di riflessioni ininterrotte attraverso il puro silenzio della pittura.
In questa mostra Claudio Olivieri, attraverso una raffinatissima selezione delle sue opere, lascia che lo spettatore ripercorra i suoi interrogativi dal 1972 fin'adesso, come un viaggio, vasta odissea senza ritorno.
Claudio Olivieri, nato a Roma nel 1934, è tra i protagonisti dell'astrazione europea del dopoguerra. Si trasferisce a Milano nel 1953 dove frequenta l’Accademia di Belle arti di Brera. Formatosi nell’ambito della sperimentazione informale, si afferma negli anni settanta tra le figure di spicco nell’ambito della cosiddetta Pittura Analitica. Da quegli anni il suo lavoro diventa una ricerca sempre più raffinata e personale sulla dinamica della visione.
Olivieri, oltre ad aver esposto in importanti spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, annovera nel suo curriculum anche la partecipazione a Documenta Kassel (1997) e a diverse edizioni della Biennale di Venezia (nel 1966, 1980, 1986 e 1990), dove è stato invitato con opere e sale personali.
La mostra “Claudio Olivieri. Quali sensi. 1972 -2010” fa parte del programma mostre estivo 2010 presso gli spazi espositivi della Villa, Fabbrica dei Pinoli e del Parco de La Versiliana a Marina di Pietrasanta.
La stagione culturale 2010 de La Versiliana vede un’inedita sinergia tra Comune di Pietrasanta, Fondazione La Versiliana e la neonata Fondazione “Centro Arti Visive Pietrasanta” per promuovere un’offerta artistico-culturale di alto profilo: una progettazione e gestione delle politiche culturali del territorio da parte dell’Amministrazione Comunale, una programmazione dedita allo spettacolo e intrattenimento culturale basata su una lunga e prestigiosa esperienza da parte della Fondazione La Versiliana ed un contributo di coordinamento e progettazione artistica sul versante delle Arti Visive e Plastiche da parte del “Centro Arti Visive Pietrasanta”. In tal senso si riuniscono episodi di elevata qualità da un punto di vista del linguaggio artistico e di cura critica legati da una comune attenzione alle varie declinazioni delle forme espressive contemporanee, con valorizzazione della capacità produttiva del territorio, che ha fatto della creazione artistica e della trasmissione del sapere il proprio fulcro motore.
Olivieri, alla fine degli anni sessanta, è stato tra i primi a rendersi conto che non è possibile sostituire l'esperienza conoscitiva della pittura con un altro medium. Inizia così a concepire il segno come colore e come esperienza dello spazio, invenzione di spazio e colore attraverso la visione. La pittura diventa allora schermo, esperienza del carattere diafano della realtà.
Olivieri spoglia l'attività del pittore da tutto ciò che non è essenziale, attenendosi a quel solo momento di verità: l'istante del farsi vuoto dei saperi precedenti al dipingere, quando inizia un nuovo conoscere, l'avventura che si affida alla sola pittura, al solo vedere. Dunque, pittura come attesa senza previsione, conoscenza diretta di ciò che si fa, atto totale, dérèglement di ogni sapere precostituito.
Potrebbe esistere la pittura se nessuno le prestasse vita?
Attraverso le spoglie sale della Versiliana lo spettatore viene coinvolto in un'esperienza unica. Quarant'anni di riflessioni ininterrotte attraverso il puro silenzio della pittura.
In questa mostra Claudio Olivieri, attraverso una raffinatissima selezione delle sue opere, lascia che lo spettatore ripercorra i suoi interrogativi dal 1972 fin'adesso, come un viaggio, vasta odissea senza ritorno.
Claudio Olivieri, nato a Roma nel 1934, è tra i protagonisti dell'astrazione europea del dopoguerra. Si trasferisce a Milano nel 1953 dove frequenta l’Accademia di Belle arti di Brera. Formatosi nell’ambito della sperimentazione informale, si afferma negli anni settanta tra le figure di spicco nell’ambito della cosiddetta Pittura Analitica. Da quegli anni il suo lavoro diventa una ricerca sempre più raffinata e personale sulla dinamica della visione.
Olivieri, oltre ad aver esposto in importanti spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, annovera nel suo curriculum anche la partecipazione a Documenta Kassel (1997) e a diverse edizioni della Biennale di Venezia (nel 1966, 1980, 1986 e 1990), dove è stato invitato con opere e sale personali.
La mostra “Claudio Olivieri. Quali sensi. 1972 -2010” fa parte del programma mostre estivo 2010 presso gli spazi espositivi della Villa, Fabbrica dei Pinoli e del Parco de La Versiliana a Marina di Pietrasanta.
La stagione culturale 2010 de La Versiliana vede un’inedita sinergia tra Comune di Pietrasanta, Fondazione La Versiliana e la neonata Fondazione “Centro Arti Visive Pietrasanta” per promuovere un’offerta artistico-culturale di alto profilo: una progettazione e gestione delle politiche culturali del territorio da parte dell’Amministrazione Comunale, una programmazione dedita allo spettacolo e intrattenimento culturale basata su una lunga e prestigiosa esperienza da parte della Fondazione La Versiliana ed un contributo di coordinamento e progettazione artistica sul versante delle Arti Visive e Plastiche da parte del “Centro Arti Visive Pietrasanta”. In tal senso si riuniscono episodi di elevata qualità da un punto di vista del linguaggio artistico e di cura critica legati da una comune attenzione alle varie declinazioni delle forme espressive contemporanee, con valorizzazione della capacità produttiva del territorio, che ha fatto della creazione artistica e della trasmissione del sapere il proprio fulcro motore.
03
luglio 2010
Claudio Olivieri – Quali sensi. Opere dal 1972 al 2010
Dal 03 luglio al 04 agosto 2010
arte contemporanea
Location
PARCO E VILLA DELLA VERSILIANA
Pietrasanta, Viale Edgar Morin, 16, (Lucca)
Pietrasanta, Viale Edgar Morin, 16, (Lucca)
Orario di apertura
tutti i giorni
dalle 18.00 alle 24.00
Vernissage
3 Luglio 2010, ore 19.30
Autore