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Giuseppe Caccavale – Oltre il linguaggio dove le parole diventano luogo
Così, come le parole sono capaci di edificare luoghi interiori, le opere di G. Caccavale, e i giovani artisti N. Zucaro, S. Luciano e F. Benedetto, che da esse nascono possono divenire la materia tangibile di questi spazi immaginari
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdi 09 maggio ore 19.30 presso la galleria SABATO ANGIERO ARTE mostra
“O L T R E IL L I N G U A G G I O: D O V E LE P A R O LE D I V E N T A N O L U O G O”
“Le Parole Immaginarie” sono quelle che nascono nell'intersezione tra il pensiero e l'immaginazione, spaziando oltre i confini del linguaggio convenzionale. Se i luoghi fisici sono il territorio reale che possiamo esplorare con i sensi, le parole sono come carte topografiche che tracciano mondi invisibili, luoghi non concreti ma assolutamente reali nel momento in cui li pronunciamo o li ascoltiamo. Ogni parola ha il potere di evocare un paesaggio, un'emozione, un'idea che può essere tanto vivida quanto un luogo che esiste nel nostro mondo. Sono territori che non si vedono, ma che possono essere sentiti, vissuti e, soprattutto, trasformati dal nostro pensiero. In questo senso, Jorge Luis Borges ci ricorda che "Ogni lettura è un viaggio, ogni viaggio è una scoperta, e ogni parola è un passo verso un luogo sconosciuto" (Il libro degli esseri immaginari). Nel contesto di “La Materia dei Luoghi Immaginari”, dove l'arte esplora le molteplici dimensioni dell'essere e del pensare, le parole non sono semplici strumenti di comunicazione, ma diventano essenze capaci di generare spazi nuovi. Se l'architettura costruisce luoghi materiali, le parole plasmano mondi che appartengono a un altro ordine di realtà, un ordine che trascende il visibile e il concreto. Parlare di luoghi immaginari è, in un certo senso, parlare di parole che prendono forma: esse sono l'inizio di ogni costruzione, ma una costruzione che non segue le regole della geometria, bensì quelle della mente e dell'immaginazione.
Ogni parola, dunque, è un progetto, una scultura invisibile che si fa viva nei luoghi dove le lasciamo entrare, inondando i nostri pensieri di nuove percezioni. Gastón Bachelard, riflettendo sulla potenza creativa della parola, afferma che "La parola è un atto di creazione, e ogni pensiero che la compone è una piccola rivoluzione del mondo" (La poétique de l'espace). Ma come possiamo rendere visibile questa invisibilità? Come dare corpo a queste parole che abitano l'astrazione, a questi concetti che, pur non esistendo nel mondo fisico, agiscono su di noi come un ambiente che non possiamo toccare ma che ci modella? La risposta si trova negli oggetti, manifestazioni fisiche della potenza semantica del linguaggio. Pensiamo alla scultura, all'installazione, alla performance, come mezzi per tradurre le parole in forma, per renderle tangibili, per permettere a chi le incontra di abitarle. Così, una parola come "libertà" può diventare non solo un suono, ma una presenza che occupa lo spazio, una forma che invita all'esplorazione. Non è più un concetto astratto, ma un'esperienza fisica: un gioco di volumi, di tensioni, di distensioni, di leggi della gravità che si mettono al servizio di un significato. Le parole, così, non sono solo sequenze di lettere o suoni, ma diventano esseri viventi che camminano accanto a noi. Ogni pensiero che pronunciamo è un luogo che costruiamo, e ogni luogo è una parola che possiamo sentire, vedere, e a volte persino toccare. Queste parole sono il ponte tra il mondo della mente e quello della materia, tra ciò che possiamo capire e ciò che possiamo vivere. L’arte, in questo caso, si fa intermediaria tra il pensiero e l’esperienza, tra il linguaggio che segna i nostri confini e quello che, invece, li oltrepassa, spingendoci verso nuovi orizzonti. Così, come le parole sono capaci di edificare luoghi interiori, i manufatti di G. Caccavale, G. Ferraro, e i giovani artisti N. Zucaro, S. Luciano e F. Benedetto, che da esse nascono possono divenire la materia tangibile di questi spazi immaginari. Non sono solo idee che fluttuano nell'aria, ma entità che prendono corpo, che esistono ora, davanti a noi, e ci invitano a entrare in una relazione nuova con la realtà. Parole che si fanno sculture, immagini, suoni, e che, al contempo, diventano i luoghi dove ci ritroviamo, dove possiamo rifugiarci o perderci, dove possiamo espandere i confini del pensiero e dell’immaginazione.
“O L T R E IL L I N G U A G G I O: D O V E LE P A R O LE D I V E N T A N O L U O G O”
“Le Parole Immaginarie” sono quelle che nascono nell'intersezione tra il pensiero e l'immaginazione, spaziando oltre i confini del linguaggio convenzionale. Se i luoghi fisici sono il territorio reale che possiamo esplorare con i sensi, le parole sono come carte topografiche che tracciano mondi invisibili, luoghi non concreti ma assolutamente reali nel momento in cui li pronunciamo o li ascoltiamo. Ogni parola ha il potere di evocare un paesaggio, un'emozione, un'idea che può essere tanto vivida quanto un luogo che esiste nel nostro mondo. Sono territori che non si vedono, ma che possono essere sentiti, vissuti e, soprattutto, trasformati dal nostro pensiero. In questo senso, Jorge Luis Borges ci ricorda che "Ogni lettura è un viaggio, ogni viaggio è una scoperta, e ogni parola è un passo verso un luogo sconosciuto" (Il libro degli esseri immaginari). Nel contesto di “La Materia dei Luoghi Immaginari”, dove l'arte esplora le molteplici dimensioni dell'essere e del pensare, le parole non sono semplici strumenti di comunicazione, ma diventano essenze capaci di generare spazi nuovi. Se l'architettura costruisce luoghi materiali, le parole plasmano mondi che appartengono a un altro ordine di realtà, un ordine che trascende il visibile e il concreto. Parlare di luoghi immaginari è, in un certo senso, parlare di parole che prendono forma: esse sono l'inizio di ogni costruzione, ma una costruzione che non segue le regole della geometria, bensì quelle della mente e dell'immaginazione.
Ogni parola, dunque, è un progetto, una scultura invisibile che si fa viva nei luoghi dove le lasciamo entrare, inondando i nostri pensieri di nuove percezioni. Gastón Bachelard, riflettendo sulla potenza creativa della parola, afferma che "La parola è un atto di creazione, e ogni pensiero che la compone è una piccola rivoluzione del mondo" (La poétique de l'espace). Ma come possiamo rendere visibile questa invisibilità? Come dare corpo a queste parole che abitano l'astrazione, a questi concetti che, pur non esistendo nel mondo fisico, agiscono su di noi come un ambiente che non possiamo toccare ma che ci modella? La risposta si trova negli oggetti, manifestazioni fisiche della potenza semantica del linguaggio. Pensiamo alla scultura, all'installazione, alla performance, come mezzi per tradurre le parole in forma, per renderle tangibili, per permettere a chi le incontra di abitarle. Così, una parola come "libertà" può diventare non solo un suono, ma una presenza che occupa lo spazio, una forma che invita all'esplorazione. Non è più un concetto astratto, ma un'esperienza fisica: un gioco di volumi, di tensioni, di distensioni, di leggi della gravità che si mettono al servizio di un significato. Le parole, così, non sono solo sequenze di lettere o suoni, ma diventano esseri viventi che camminano accanto a noi. Ogni pensiero che pronunciamo è un luogo che costruiamo, e ogni luogo è una parola che possiamo sentire, vedere, e a volte persino toccare. Queste parole sono il ponte tra il mondo della mente e quello della materia, tra ciò che possiamo capire e ciò che possiamo vivere. L’arte, in questo caso, si fa intermediaria tra il pensiero e l’esperienza, tra il linguaggio che segna i nostri confini e quello che, invece, li oltrepassa, spingendoci verso nuovi orizzonti. Così, come le parole sono capaci di edificare luoghi interiori, i manufatti di G. Caccavale, G. Ferraro, e i giovani artisti N. Zucaro, S. Luciano e F. Benedetto, che da esse nascono possono divenire la materia tangibile di questi spazi immaginari. Non sono solo idee che fluttuano nell'aria, ma entità che prendono corpo, che esistono ora, davanti a noi, e ci invitano a entrare in una relazione nuova con la realtà. Parole che si fanno sculture, immagini, suoni, e che, al contempo, diventano i luoghi dove ci ritroviamo, dove possiamo rifugiarci o perderci, dove possiamo espandere i confini del pensiero e dell’immaginazione.
09
maggio 2025
Giuseppe Caccavale – Oltre il linguaggio dove le parole diventano luogo
Dal 09 maggio al primo luglio 2025
arte contemporanea
Location
SABATO ANGIERO ARTE
Saviano, Viale Padre Girolamo Russo, 9, (NA)
Saviano, Viale Padre Girolamo Russo, 9, (NA)
Orario di apertura
tutti i giorni ore 15-19
Vernissage
9 Maggio 2025, ore 19.30
Autore




