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Il Battito Evocato, mostra personale di Francesco Bartoli
“Il Battito Evocato” è una ricerca site specific che l’artista ha portato avanti dall’inizio di quest’anno, instaurando una relazione di ascolto con il gigantesco tronco del Platano Orientale, che giace nell’Orto Botanico di Roma, chiedendosi “cosa rimane della linfa vitale di un albero secolare?”
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo Orto Botanico di Roma, il Polo Museale La Sapienza e Ipassi Studio Arti Visive sono lieti di
annunciare l’apertura della mostra “Il Battito Evocato” di Francesco Bartoli, progetto vincitore del
bando per la selezione di progetti di Arte contemporanea indetto dal Museo Orto Botanico di Roma.
L’esposizione presenta il risultato di un un progetto site - specific che Bartoli ha condotto nel corso
degli ultimi 6 mesi presso un luogo da lui scelto all’interno dell’Orto. Con il patrocinio di WWF Italia ,
come partner Casale del Giglio, partner culturale Piano Terra e con il partner tecnico Pierluigi Ferro
Cornici.
Cosa rimane della linfa vitale di un albero secolare abbattuto?
Come ci rapportiamo a qualcosa che finisce?
“Il Battito Evocato” - prima mostra a Roma di Francesco Bartoli dopo 20 anni di percorso artistico
internazionale - è una ricerca ampia e profonda che l’artista ha portato avanti dall’inizio di
quest’anno, instaurando una relazione dialogica e di ascolto con il gigantesco tronco del Platano
Orientale, che giace nell’Orto Botanico di Roma, abbattuto da una tempesta nel 2011. I lavoro è un
percorso site-specific di carta, torba e carbone che unisce frottage, scultura, pittura, suono e
video-performance, dando vita a un’opera sincera e diretta, che riflette sulla fase discendente di una
specie vegetale e che dimostra come l’artista abbia creato un legame con l’albero.
La mostra si apre con una fotografia, isolata ma che racchiude in sè tutti gli elementi che si
ritroveranno nel percorso espositivo e attorno ai quali si è orientata questa ricerca artistica di Bartoli:
corpo, natura, terra, ventre, immaginazione, oscurità, luce e trasformazione.
Il risultato di questo percorso attraverso il Tempo, nella Natura, sono opere delicate, astratte, che
raccontano di una relazione “altra”, di una sintonia profonda dell’artista con il Platano e il suo contesto
naturale, nella sua decisione di “abitare il tronco, viverlo”. Un allestimento in cui le opere
testimoniano il rapporto performativo/rituale che l’artista ha portato avanti con l’esemplare arboreo.
“Io tra gli alberi ci sono nato, e in questo particolare periodo storico, ho trovato indispensabile, quanto
più rigenerante, vivere per brevi periodi nel tronco cavo di un grande e vecchio Platano Orientale.
Scelta non proprio casuale.” - Francesco Bartoli
Esplorare l’albero e affidarvisi è stato come un ritorno a un grembo materno naturale, un’immersione
in un tempo arcaico, in una memoria - all’apparenza - silenziosa. Nell’opera di Bartoli, il concetto di
soglia viene annullato, nell’unione continua tra paesaggio interiore ed esteriore. E questo si riflette
anche nell’allestimento della mostra, in cui viene accolta e sottolineata questa cifra progettuale.
Si prosegue con delle vere e proprie archeologie naturali, residui di corteccia disposti in modo da
creare una figura umana con un cuore di torba - omaggio volontario ad Alighiero Boetti. Proprio come
i reperti archeologici delle civiltà passate sollevano domande a cui gli archeologici cercano di dare
risposte, così il lavoro di Bartoli attorno a questi reperti naturali tenta di indagare questo luogo
arboreo, lasciando aperto uno spiraglio - fondamentale - di incertezza.
I frottage alle pareti sono nati da una vera e propria “scrittura automatica” a cui si è aggiunto un
segno di re-interpretazione intima dell’artista: sono opere di grandi dimensioni, che raccontano la
pelle esterna dell’albero, ne evocano la struttura, il suo DNA modificato nel tempo da insetti parassiti
e intemperie, i suoi vuoti, i suoi pieni.
Presenze - sindoni ancestrali - che paiono essere uscite da un sogno, fluttuanti in una zona grigia tra
realtà e immaginazione. Ed entrano delicatamente in relazione con i frottage scultorei delle
morfologie interne dell’albero, posti orizzontalmente a terra.
La relazione dell’artista con il Platano è poi approdata alla realizzazione del video-performance, in
cui anche il suono gioca un ruolo fondamentale, divenendo guida dello spettatore in mostra. Questo
lavoro è un “fotogramma onirico dell’albero”. La scelta del bianco e del nero rende l’atmosfera più
ambigua, rarefatta. L’albero trascende, sintonizzandosi sulle frequenze interiori dell’artista che ha
visto nel Platano anche uno strumento musicale arcaico e una creatura anfibia.
“Parte della ricerca che ho sviluppato, con e su l’esemplare scelto, è nata dall'idea di costruire una
nuova anatomia del tronco. Ispirandomi allo studio delle sue cellule cave - veri e propri canali di
irrigazione che conformano lo xilema dell’albero - ho radicalizzato l’esperienza del Frottage nel
tentativo di costruire una mappa ibrida e immaginativa del Platano e del contesto in cui risiede. Un
lungo percorso creativo concepito come un grande terreno di gioco in cui anche la poesia di Gianni
Rodari "Ci vuole un fiore" - musicata da Sergio Endrigo - ne è stata apice ed essenza sonora.
Attraverso il video e le registrazioni audio, ho poi sperimentato, vissuto e narrato l’albero come fosse
una grande figura zoomorfa, come un organo vitale e una cassa di risonanza: organo - organismo, suono - respiro.” - Francesco Bartoli
Alla fine del percorso, emergono delle opere pittoriche minute, Paesaggi fluidi interiori ed esteriori
dal colore brillante sull’essenza delle cose, che hanno preso vita a partire dalla relazione con l’albero
e dalla terra bagnata delle sue bocche. Come risposta dialogica a questi dipinti con l’albero, sono
nate le nuove pitture. Opere intime su carta, che rappresentano una sintesi personale del lungo
rapporto instaurato con il Platanus Orientalis, caratterizzate da un’energia materica e profonda, tra
reale e onirico, colore e carbone, natura e città.
La mostra si chiude in un tempo diverso, d’infanzia, memoria del “gioco” che l’artista ha voluto in
qualche modo riproporre anche in questo suo lavoro site-specific pensato per il Museo Orto Botanico
di Roma: spiccano silenziosi tre Platani-nuvola “disegnati”, quando era piccolo, con una gomma
da cancellare; come a voler simboleggiare l’aspetto effimero e caduco di tutte le cose.
“Ogni opera in mostra nasce dall’incontro - e dalla convivenza - con il platano orientale ed è sorta dal
bisogno di fissare, e tradurre in più formati, il suo lungo processo di trasformazione; un processo
silenzioso e costante a cui ho voluto dare anche un suono per evocare, come suggerisce il titolo della
mostra, la vita che un tempo lo animava.” - Francesco Bartoli
Oltre alla mostra, il progetto presenta anche un public program e interventi collaterali; tra cui una
presentazione satellite del progetto prevista per il 16 giugno all’interno della programmazione della
project window di Piano Terra - nuovissimo spazio dedicato all’arte nel cuore del Villaggio Olimpico di
Roma - e un successivo workshop autunnale nella stessa sede.
a cura di Marta Blanchietti e Francesco Bartoli
annunciare l’apertura della mostra “Il Battito Evocato” di Francesco Bartoli, progetto vincitore del
bando per la selezione di progetti di Arte contemporanea indetto dal Museo Orto Botanico di Roma.
L’esposizione presenta il risultato di un un progetto site - specific che Bartoli ha condotto nel corso
degli ultimi 6 mesi presso un luogo da lui scelto all’interno dell’Orto. Con il patrocinio di WWF Italia ,
come partner Casale del Giglio, partner culturale Piano Terra e con il partner tecnico Pierluigi Ferro
Cornici.
Cosa rimane della linfa vitale di un albero secolare abbattuto?
Come ci rapportiamo a qualcosa che finisce?
“Il Battito Evocato” - prima mostra a Roma di Francesco Bartoli dopo 20 anni di percorso artistico
internazionale - è una ricerca ampia e profonda che l’artista ha portato avanti dall’inizio di
quest’anno, instaurando una relazione dialogica e di ascolto con il gigantesco tronco del Platano
Orientale, che giace nell’Orto Botanico di Roma, abbattuto da una tempesta nel 2011. I lavoro è un
percorso site-specific di carta, torba e carbone che unisce frottage, scultura, pittura, suono e
video-performance, dando vita a un’opera sincera e diretta, che riflette sulla fase discendente di una
specie vegetale e che dimostra come l’artista abbia creato un legame con l’albero.
La mostra si apre con una fotografia, isolata ma che racchiude in sè tutti gli elementi che si
ritroveranno nel percorso espositivo e attorno ai quali si è orientata questa ricerca artistica di Bartoli:
corpo, natura, terra, ventre, immaginazione, oscurità, luce e trasformazione.
Il risultato di questo percorso attraverso il Tempo, nella Natura, sono opere delicate, astratte, che
raccontano di una relazione “altra”, di una sintonia profonda dell’artista con il Platano e il suo contesto
naturale, nella sua decisione di “abitare il tronco, viverlo”. Un allestimento in cui le opere
testimoniano il rapporto performativo/rituale che l’artista ha portato avanti con l’esemplare arboreo.
“Io tra gli alberi ci sono nato, e in questo particolare periodo storico, ho trovato indispensabile, quanto
più rigenerante, vivere per brevi periodi nel tronco cavo di un grande e vecchio Platano Orientale.
Scelta non proprio casuale.” - Francesco Bartoli
Esplorare l’albero e affidarvisi è stato come un ritorno a un grembo materno naturale, un’immersione
in un tempo arcaico, in una memoria - all’apparenza - silenziosa. Nell’opera di Bartoli, il concetto di
soglia viene annullato, nell’unione continua tra paesaggio interiore ed esteriore. E questo si riflette
anche nell’allestimento della mostra, in cui viene accolta e sottolineata questa cifra progettuale.
Si prosegue con delle vere e proprie archeologie naturali, residui di corteccia disposti in modo da
creare una figura umana con un cuore di torba - omaggio volontario ad Alighiero Boetti. Proprio come
i reperti archeologici delle civiltà passate sollevano domande a cui gli archeologici cercano di dare
risposte, così il lavoro di Bartoli attorno a questi reperti naturali tenta di indagare questo luogo
arboreo, lasciando aperto uno spiraglio - fondamentale - di incertezza.
I frottage alle pareti sono nati da una vera e propria “scrittura automatica” a cui si è aggiunto un
segno di re-interpretazione intima dell’artista: sono opere di grandi dimensioni, che raccontano la
pelle esterna dell’albero, ne evocano la struttura, il suo DNA modificato nel tempo da insetti parassiti
e intemperie, i suoi vuoti, i suoi pieni.
Presenze - sindoni ancestrali - che paiono essere uscite da un sogno, fluttuanti in una zona grigia tra
realtà e immaginazione. Ed entrano delicatamente in relazione con i frottage scultorei delle
morfologie interne dell’albero, posti orizzontalmente a terra.
La relazione dell’artista con il Platano è poi approdata alla realizzazione del video-performance, in
cui anche il suono gioca un ruolo fondamentale, divenendo guida dello spettatore in mostra. Questo
lavoro è un “fotogramma onirico dell’albero”. La scelta del bianco e del nero rende l’atmosfera più
ambigua, rarefatta. L’albero trascende, sintonizzandosi sulle frequenze interiori dell’artista che ha
visto nel Platano anche uno strumento musicale arcaico e una creatura anfibia.
“Parte della ricerca che ho sviluppato, con e su l’esemplare scelto, è nata dall'idea di costruire una
nuova anatomia del tronco. Ispirandomi allo studio delle sue cellule cave - veri e propri canali di
irrigazione che conformano lo xilema dell’albero - ho radicalizzato l’esperienza del Frottage nel
tentativo di costruire una mappa ibrida e immaginativa del Platano e del contesto in cui risiede. Un
lungo percorso creativo concepito come un grande terreno di gioco in cui anche la poesia di Gianni
Rodari "Ci vuole un fiore" - musicata da Sergio Endrigo - ne è stata apice ed essenza sonora.
Attraverso il video e le registrazioni audio, ho poi sperimentato, vissuto e narrato l’albero come fosse
una grande figura zoomorfa, come un organo vitale e una cassa di risonanza: organo - organismo, suono - respiro.” - Francesco Bartoli
Alla fine del percorso, emergono delle opere pittoriche minute, Paesaggi fluidi interiori ed esteriori
dal colore brillante sull’essenza delle cose, che hanno preso vita a partire dalla relazione con l’albero
e dalla terra bagnata delle sue bocche. Come risposta dialogica a questi dipinti con l’albero, sono
nate le nuove pitture. Opere intime su carta, che rappresentano una sintesi personale del lungo
rapporto instaurato con il Platanus Orientalis, caratterizzate da un’energia materica e profonda, tra
reale e onirico, colore e carbone, natura e città.
La mostra si chiude in un tempo diverso, d’infanzia, memoria del “gioco” che l’artista ha voluto in
qualche modo riproporre anche in questo suo lavoro site-specific pensato per il Museo Orto Botanico
di Roma: spiccano silenziosi tre Platani-nuvola “disegnati”, quando era piccolo, con una gomma
da cancellare; come a voler simboleggiare l’aspetto effimero e caduco di tutte le cose.
“Ogni opera in mostra nasce dall’incontro - e dalla convivenza - con il platano orientale ed è sorta dal
bisogno di fissare, e tradurre in più formati, il suo lungo processo di trasformazione; un processo
silenzioso e costante a cui ho voluto dare anche un suono per evocare, come suggerisce il titolo della
mostra, la vita che un tempo lo animava.” - Francesco Bartoli
Oltre alla mostra, il progetto presenta anche un public program e interventi collaterali; tra cui una
presentazione satellite del progetto prevista per il 16 giugno all’interno della programmazione della
project window di Piano Terra - nuovissimo spazio dedicato all’arte nel cuore del Villaggio Olimpico di
Roma - e un successivo workshop autunnale nella stessa sede.
a cura di Marta Blanchietti e Francesco Bartoli
26
giugno 2025
Il Battito Evocato, mostra personale di Francesco Bartoli
Dal 26 giugno al 31 luglio 2025
arte contemporanea
Location
MUSEO ORTO BOTANICO
Roma, Largo Cristina Di Svezia, 24, (Roma)
Roma, Largo Cristina Di Svezia, 24, (Roma)
Biglietti
Inaugurazione GRATUITA
Biglietto d'ingresso all'Orto Botanico 5€
Gratuito: bambini minori di 6 anni; diversamente abili e loro accompagnatori, docenti accompagnatori di gruppi scolastici.
Orario di apertura
da lunedì a domenica h.9.00-17.30
Vernissage
26 Giugno 2025, giovedì 26 giugno h.18-20
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
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