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Riemergono i blocchi del Faro di Alessandria, meraviglia del mondo antico
Archeologia
di redazione
Dopo oltre 30 anni dalla loro scoperta, 22 colossali blocchi di pietra del leggendario Faro di Alessandria sono stati recuperati dal fondo del mare. È il risultato di un’operazione di archeologia subacquea di straordinaria rilevanza condotta da un team del Centre National de la Recherche Scientifique – CNRS francese, sotto la supervisione scientifica dell’archeologa e architetta Isabelle Hairy, in collaborazione con il Ministero egiziano del Turismo e delle Antichità, con il supporto tecnologico e finanziario della Fondation Dassault Systèmes.
Si tratta di elementi architettonici monumentali: architravi e stipiti che pesano fino a 80 tonnellate, soglie, grandi lastre di basamento e anche frammenti di un edificio sconosciuto fino a ora, comprendenti un pilone con porta in stile egizio risalente all’epoca ellenistica. Tutti i reperti, ora emersi dalle profondità marine, saranno sottoposti a scansione digitale e studio approfondito, per essere integrati in una ricostruzione virtuale del faro più celebre della storia.
Il gigante che guidava i naviganti
Il Faro di Alessandria, costruito nel III secolo a.C. per volere di Tolomeo I, fu una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico. Progettato probabilmente dall’architetto Sostrato di Cnido sull’isola di Pharos, era un simbolo dell’ingegno ellenistico: una torre alta circa 100 metri che dominava il porto della città egiziana, fungendo da segnale per i marinai e da manifesto del potere tolemaico.
Per secoli rimase una delle costruzioni più alte mai realizzate dall’uomo, sopravvivendo a secoli di usura e terremoti, fino al crollo definitivo nel XIV secolo. Le sue pietre furono poi riutilizzate nella costruzione della vicina Fortezza di Qaitbay, eretta nel 1477 proprio dove sorgeva l’antico faro.

Un’eredità da ricostruire
L’operazione di sollevamento è parte del progetto di ricerca PHAROS, che mira a ricostruire la storia materiale e immateriale del faro. Il lavoro coinvolge anche storici, numismatici e studiosi di testi antichi. Dal IV secolo a.C. fino alla sua scomparsa, il faro è stato descritto, rappresentato, celebrato e copiato, lasciando una traccia viva nella memoria culturale del Mediterraneo.
Secondo il team, queste fonti, combinate con i rilievi digitali, permetteranno di colmare le lacune lasciate da secoli di saccheggio e distruzione. Il faro, infatti, fu abbandonato dopo il terremoto del 1303 e da allora le sue pietre furono sistematicamente reimpiegate in altre costruzioni.

La settima meraviglia torna a raccontarsi
Non è la prima volta che la Francia partecipa al salvataggio del Faro di Alessandria. Già nel 1995, l’archeologo Jean-Yves Empereur aveva individuato i resti sommersi nei pressi del porto orientale della città. L’impresa fu documentata dalla casa di produzione GEDEON Programmes, che all’epoca realizzò il celebre film The Seventh Wonder of the World. Oggi, GEDEON è tornata a collaborare al progetto, fornendo mezzi tecnici e filmando l’intera operazione per un documentario di 90 minuti destinato alla televisione francese.














