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Nella performance di Silvia Martella all’Acquario Romano il corpo diventa architettura
Arti performative
Il 19 luglio alle ore 21, nella suggestiva sala ellittica dell’Acquario Romano, oggi Casa dell’Architettura, l’evento Ora e Altrove. Comporre il Tempo nello Spazio proporrà al pubblico Eins zu eins, una performance di Silvia Martella con accompagnamento al pianoforte di Leonardo Timpano. Il progetto, curato da Pantarea Project e Stefano Panunzi, si inserisce nel programma della quarta edizione del festival Acquaria 2025 – Composizioni.
Per la prima volta in Italia viene presentata l’opera performativa di Silvia Martella (Roma, 1989), architetta e performer, il cui lavoro intreccia linguaggi corporei e visivi in una prospettiva profondamente interdisciplinare. La performance inedita Eins zu eins (dal tedesco Uno a Uno), nata da una profonda riflessione sul rapporto tra danza e architettura, si articola in tre momenti e ruota attorno al concetto di transcalarità: un passaggio di scala che, partendo dal corpo umano come architettura vivente, si apre alla percezione dello spazio urbano.
L’intento è interrogare la complessità della metropoli contemporanea, la cui percezione varia in base al punto di osservazione: una costellazione di organismi in cui tutto accade simultaneamente, immobili se osservati da lontano, frenetici se vissuti dall’interno.

La performance decostruisce e problematizza l’idea vitruviana e policletea del corpo come misura universale dello spazio, proponendo una continua frantumazione e ricomposizione del corpo stesso in nuove configurazioni spaziali e dinamiche.
Accompagnata da proiezioni visive e da tre brani proposti da Timpano, la performance intensifica il dialogo tra corpo e spazio, tra gesto e materia. L’architettura si fa organismo sensibile, attraversabile, da percepire e decifrare – non più forma statica, ma materia viva in risonanza con il suono e il movimento.
La performance si sviluppa in tre movimenti – 1:100, 1:500 – 500:1, 1:1 – ognuno legato a una diversa relazione di scala. Nella prima fase, 1:100, il corpo della performer è distante dal pubblico, esso diventa uno strumento analitico, vettore di indagine spaziale. Nella seconda parte, 1:500 – 500:1, la scala diventa dinamica: le distanze si azzerano e la pelle si fa organo primario di percezione. Lo spazio si trasforma in tensione, contatto, rottura: il corpo si espande fino a giacere a terra.

Infine, 1:1, la fase conclusiva, segna un ritorno e una riconciliazione scalare: la performer si avvicina al pianista in un gesto intimo, riattivando la forma 19 del Tai Chi Chuan. In questo momento conclusivo, i principi architettonici non sono solo sovvertiti, ma diventano parte integrante del movimento stesso. La scala scelta in questa fase conclusiva, che dà il titolo alla performance (Eins zu eins), esprime un rapporto diretto e paritario fra due elementi, in questo caso corpo e architettura. Questi ultimi non sono connessi da una semplice somiglianza formale, ma da un processo di trasduzione in cui il corpo diventa architettura e viceversa.
Il contributo musicale di Leonardo Timpano apre un ulteriore spazio di attraversamento, quello sonoro. Le composizioni scelte intrecciano stratificazioni metriche e temporali: dalle tecniche contrappuntistiche di Bach alla modulazione ritmica di Carl Vine, fino alla fioritura incessante delle melodie schubertiane – elementi che dialogano con le trasformazioni scalari del gesto coreografico.
La pratica artistica di Martella nasce dall’incontro tra il suo sapere architettonico e la formazione nel campo della danza e delle pratiche orientali, in particolare yoga e tai chi. Negli anni, l’artista ha intrapreso un percorso di indagine per definire, dall’anatomia alla biomeccanica, dagli spazi percettivi alla composizione, le affinità tra danza e architettura.
Tra i riferimenti, risuonano le sperimentazioni del Bauhaus e le ricerche di Oskar Schlemmer e Rudolf Laban, pionieri nell’indagine del corpo come unità progettuale in movimento. Alla base dell’approccio di Martella vi è anche il concetto di Ideokinesis, tecnica somatica che impiega immagini guidate per migliorare la qualità del movimento. Nelle sue lezioni – rivolte a bambini e adulti – l’artista utilizza immagini architettoniche o naturali per stimolare risposte corporee intergenerazionali, anche in ambito post-traumatico. L’immagine diventa così un dispositivo generativo della scena.

Ora e Altrove. Comporre il Tempo nello Spazio, attraverso Eins zu eins, si configura come un invito a superare i confini tra le arti, dischiudendo nuovi spazi di riflessione e percezione. Un progetto che, intrecciando linguaggi, genera modalità inedite di abitare e pensare l’architettura: un campo sensibile da attraversare, indagare, ricomporre.














