08 agosto 2025

Alla scoperta del volto contemporaneo di Istanbul: 5 musei da visitare quest’estate

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Un itinerario museale che racconta i luoghi del contemporaneo di Istanbul, dal Corno d'oro a Beyoğlu, tra rigenerazione urbana e ed esposizioni di artisti emergenti, fornendo una fotografia di una città che cambia

photo by Moonik

Uno sguardo nel panorama artistico avanguardistico che si cela nella città di Istanbul, dal Corno d’Oro, crocevia di commercianti e simbolo di scambi economici e commerciali, a Beyoğlu, quartiere dal grande fermento culturale. Istanbul, ponte millenario tra Occidente e Oriente, confine tra due mondi, sembra spogliarsi di tale anacronistica definizione e imporsi come autonomo centro culturale con la propria identità tra rispetto della tradizione e tendenze contemporanee.

Istanbul Modern

Il viaggio attraverso i luoghi di Istanbul ha inizio nei pressi del distretto di Galataport, affacciato sul lungomare della sponda occidentale del Bosforo, là dove un tempo vi era una cadente rimessa per le merci del molo di Karakoy.

Grazie a cospicui finanziamenti pubblici e privati, gran parte dei quali riconducibili alla società Eczacibasi, dal 2004 qui si erge l’Istanbul Modern, il primo museo d’arte moderna e contemporanea in Turchia, la cui edificazione si inscrive in un ampio progetto di rigenerazione urbana del terminal portuale delle navi da crociera.

Il balcone e i suoi spazi esterni appaiono sospesi sul mare; la luce calda filtra attraverso grandi vetrate e il silenzio degli spazi espositivi è colmato dall’eco di voci di passeggeri che sui battelli attraversano il Bosforo. Davanti, si staglia l’inconfondibile skyline di Istanbul dove spiccano solenni il Palazzo Topjapi, Santa Sofia e la Moschea Blu.

Non si tratta solo di un museo ma di un fervido epicentro artistico attorno a cui orbita la vita culturale del quartiere Beyoğlu, sulla sponda opposta del Corno d’Oro, che ospita mostre temporanee di artisti emergenti nazionali e internazionali, programmi educativi interdisciplinari, proiezioni di film e una vasta collezione di opere artistiche.

Rinato nel 2023 in una nuova veste firmata dall’architetto Renzo Piano, il museo si mostra rivestito da una sequenza di pannelli di alluminio dalla superficie tridimensionale che dialogano con la luce solare in un gioco dinamico, riflettendo le acque scintillanti del Bosforo. Il piano superiore è quasi interamente dedicato all’esposizione permanente di circa 100 lavori che consacrarono il passaggio dall’impero ottomano alla Repubblica. Dai vedutisti di Istanbul di fine Ottocento alle opere dei membri dell’Accademia militare di Ingegneria, quali Seker Ahmet Pasa e Osman Hamdi Bey fino alla produzione di Bedri Rahmi Eyubolgu, esponente del gruppo di artisti indipendenti che prepotentemente rinnovarono la scena artistica turca negli anni ’50 e ’60. Al piano terreno, l’ampio spazio interno accoglie mostre temporanee di pittura e fotografia ma dedica una sezione considerevole anche alla videoarte. 

Ad accompagnare la ricca collezione, un programma di mostre temporanee da scoprire durante l’estate: Landscapes of the Mind dedicata all’artista Ali Kazma, che presenta video dagli anni 2010 a oggi e una selezione di fotografie provenienti dal vasto archivio dell’artista. In continuità con la riflessione circa la posizione della Turchia quale stato tra due mondi, la mostra personale di Chiharu Shiota Between Worlds, al ricorrere dell’anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Giappone e Turchia, è incentrata sul senso dell’artista di essere “da qualche parte nel mezzo”. Nel plasmare il quadro concettuale della mostra, Shiota attinge alla posizione di Istanbul tra Asia ed Europa.

Il Museo delle arti turche e islamiche

Istanbul, ponte millenario tra Occidente e Oriente, è un coacervo di culture e di stili, é sintesi tra il vecchio e nuovo, tradizione e modernità. Se l’Istanbul Modern testimonia le spinte moderniste e il vibrante contesto artistico contemporaneo, il Museo delle Arti Turche e Islamiche è custode delle radici profonde dell’identità culturale turca. Qui, è possibile addentrarsi nel cuore dell’arte islamica grazie alle preziose e ricche collezioni di tappeti, ceramiche, sculture in legno e in pietra ospitate dal nobile Palazzo di İbrahim Paşa situato in piazza Sultanahmet. Il palazzo dalle ampie logge, dalle arcate in pietra si articola attorno un cortile centrale, cuore dell’intero complesso architettonico, e costituisce un modello esemplare di architettura civile ottomana. Il museo, fondato inizialmente nel 1914 presso il complesso della moschea di Süleymaniye, fu trasferito nella sede attuale nel 1983, ampliando le sue collezioni e l’offerta espositiva. Piuttosto difficile restituire un quadro, anche sommario, del patrimonio inestimabile in esso custodito, data la ricchezza delle collezioni ivi conservate. 

Il museo vanta la più ricca collezione di tappeti del mondo, comprendente un gran numero di tappeti particolarmente dell’Impero Selgiuchide, il più importante stato turco prima della nascita dell’Impero Ottomano. Sui tappeti prodotti in Anatolia durante i secoli XV, XVI e XVII sono intessute figure geometriche, disegni cufici e animali e ad essi si affiancano anche tappeti provenienti dall’Iran e dal Caucaso. Nella collezione trovano spazio anche Corani scritti a mano, decreti, assoluzioni e monogrammi scritti a mano dei sultani ottomani.

facciata del Museo delle ARti Turche e Islamiche ©Dosseman

Il Santralistanbul

Una sintesi tra architettura e arte industriale e committenza privata, il Santralistanbul è certamente una meta meno conosciuta. Siamo nel Corno d’Oro, accanto alla tradizionalissima moschea di Eyüp dove sorgeva la Silahtaraga Elektrik Santrali, la prima centrale elettrica ottomana, in funzione tra il 1914 e il 1983. Ancora un altro progetto di rigenerazione urbana, questa volta promosso e finanziato dall’Università Bilgi di Istanbul e affidato a tre noti architetti turchi: Nevzat Sayin, emre Arolat e Han Rynertekin, che ha trasformato la centrale elettrica in una struttura simile alla Factory newyorkese di Andy Warhol.

Il polo museale si compone di più nuclei espositivi. Il Museo dell’Energia, unico nel suo genere in Turchia, conserva al suo interno le macchine della centrale originaria costituendo una testimonianza di archeologia industriale. Inoltre, vi sono ampi spazi espositivi che ospitano mostre temporanee dedicate ad artisti turchi e internazionali volto alla promozione degli stessi e alla sollevazione di tematiche rilevanti sul versante sociale e politico.

Pera Museum

Nel quartiere Beyoğlu, lo stesso in cui è situato il Modern Istanbul, vi è un piccolo distretto chiamato Tepebaşı il cui nome significa letteralmente “in cima alla collina”. 

Si tratta di un quartiere che, sebbene centrale, occupa una zona sopraelevata sicché da qui si gode del suggestivo panorama offerto dal profilo urbano di Istanbul.  

Qui si trova un altro polo museale, il Pera Museum, nato nel 2005 grazie alla Fondazione Suna e İnan Kıraç dalla conversione di quello che una volta era conosciuto come il Bristol Hotel, progettato dall’architetto Achille Manoussos. Tra memoria industriale e produzione creativa, anche in questo caso si rintraccia una sintesi tra tradizione e spinte moderniste. Da una parte le collezioni permanenti di Pittura Orientalista, di Pesi e Misure Anatoliche e la Collezione di piastrelle e ceramiche Kütahya, dall’altra mostre permanenti dedicate ad artisti emergenti nazionali e internazionali. 

Questa estate, protagoniste dello spazio espositivo del Pera Museum sono l’esposizione Much Is to Be Done dell’artista Samih Rifat, che combina varie discipline artistiche: fotografia, produzione cinematografica, disegno, poesia, musica, e la prima personale in Turchia dell’artista Marcel Dzama dal titolo Ballando con la luna.

 La collezione di pittura orientalista della Fondazione Suna e İnan Kıra è la più importante  della Turchia. Essa ospita la ricchissima produzione di artisti europei e ottomani ispirati al mondo levantino, offrendo uno straordinario affresco visivo dei secoli XVII-XIX. Degna di menzione è L’addestratore di tartarughe di Osman Hamdi Bey, emblema del museo stesso.

© Tatiana Matlina

Arter 

Ultima tappa in questo percorso che alterna orientalismo e modernismo, arte islamica ad architettura contemporanea, è rappresentato da Arter, il museo di arte contemporanea del  nel quartiere Dolapdere, lo stesso in cui è situata l’Università Bilgi di Istanbul. 

Ad accogliere il visitatore è uno spazio architettonico stupefacente, realizzato da Grimshaw Architects, la cui forma evoca una serie di scatole impilate. 

Gran parte della facciata è rivestita in ceramica massiccia e pannelli in cemento rinforzato coperto con vetro 3D (GRC). Come nel caso dell’Istanbul Museum, si è cercato di conferire all’edificio vivace dinamismo e una texture animata. il museo Arter, vantando spazi molto ampi, dispone di gallerie espositive, sale per spettacoli, aree di apprendimento, una biblioteca, una libreria d’arte.

Attualmente il museo ospita la personale Koray Ariş: la pelle in cui viviamo dedicata alla pratica scultorea dell’artista turco, con particolare attenzione all’impiego della materia come veicolo espressivo della scultura tramite le sue opere in legno, metallo, oggetti trovati, in particolare pelle e cuoio.

A questa si affiancano An Attempt to Become a Sculpture, dall’opera omonima di , la mostra graffiante e corrosiva Destino Attia: Asesinos! Asesinos!, denuncia sociale e politica delle atrocità perpetrati dallo stato messicano di Guerrero e del suo silenzio dinnanzi al rapimento e uccisione di 40 studenti nel 2014, e allargando la riflessione al presente e alla corruzione dei governi autoritari dell’America Latina.

Infine, un fittissimo programma di attività collaterali, molte delle quali dedicate alla musica come l’iniziativa Long Saturday at Arter che ha ospitato il quartetto rock sperimentale/psichedelico Pitohui e il duo di basso e sintetizzatore Kim Kim.

Arter’s new building in Dolapdere, Istanbul ©Flufoto

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