14 agosto 2025

Una milionaria e 42 gatti: storia del quadro felino più importante al mondo

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La storia di Carl Kahler e di My Wife’s Lovers, il grande quadro di fine Ottocento che oggi ha conquistato social, case d’asta e cuori, con i suoi 200 chili di gatti in posa imperiale

Carl Kahler, My Wife's Lovers

C’è chi ha un cane, chi ha due gatti e poi c’è Kate Birdsall Johnson, filantropa e collezionista d’arte della San Francisco ottocentesca, che viveva in un castello vittoriano con una cinquantina – ma forse erano 300 – di gatti serviti e riveriti come sultani. A immortalare in un quadro questa aristocrazia felina fu nel 1891 l’artista Carl Kahler, austriaco di nascita, appassionato di corse di cavalli e, ironicamente, del tutto a digiuno di gatti prima di questo incarico monumentale. Il risultato? My Wife’s Lovers, ovvero sei metri quadrati di gattitudine aristocratica, 42 felini in posa tra sete e tappeti, un’opera d’arte senza precedenti e senza rivali, nella storia pittorica del pet portraiting.

Un capolavoro peloso

Sontuoso, teatrale e vagamente surreale, My Wife’s Lovers è tutto tranne che un “quadretto di gattini” da qualche like sui social. Con un peso di oltre 200 chili e dimensioni da altare barocco, la tela mostra i micioni in pose da tableau vivant: chi gioca con una falena, chi si stira, chi sonnecchia con la languida eleganza di un Maharaja. Al centro, lo splendido Sultan, comprato a Parigi per la modica cifra di 3mila dollari – che nell’Ottocento erano una discreta cifra per un gatto – affiancato da His Highness, il candido angora dagli occhi blu che pare fosse il prediletto della signora Johnson.

Il titolo, My Wife’s Lovers, ha suscitato più di un malinteso nel tempo: si pensò a un omaggio ironico di un marito alla moglie e ai suoi numerosi “amanti”. Ma no: fu proprio Kate, rimasta vedova, a intitolare così l’opera, scherzando sul soprannome con cui il consorte definiva i suoi adorati gatti.

La storia dietro il quadro

Il pittore Carl Kahler (1856-1906), dopo una solida carriera tra Australia e Nuova Zelanda dipingendo cavalli da corsa, era in viaggio verso Yosemite quando accettò l’invito di Kate Birdsall Johnson a soggiornare nel suo Buena Vista Castle: 40 stanze, cani, cavalli, uccelli esotici e un intero piano riservato ai gatti, con personale dedicato. Kahler vi restò tre anni, per ritrarre i felini e comprenderne personalità e umori. L’impegno fu ripagato con un compenso di 5mila dollari, pari a circa 170mila euro attuali.

L’opera debuttò pubblicamente all’Expo di Chicago del 1893, conquistando il pubblico americano. Dopo la morte di Kate nello stesso anno – le malelingue dicono abbia lasciato mezzo milione di dollari ai suoi gatti, ma in realtà fondò un ospedale -, il dipinto fu acquistato dal collezionista Ernest Haquette e sopravvisse miracolosamente al devastante terremoto di San Francisco del 1906, che uccise lo stesso Kahler.

Il trionfo dei gatti su Instagram (e a Sotheby’s)

Negli anni Quaranta, il dipinto conobbe una seconda giovinezza: in tour per gli USA, fu esposto al Madison Square Garden e se ne vendettero oltre 9mila stampe. Nel 1949, Cat Magazine lo incoronò «Il più grande dipinto di gatti del mondo».

Poi, nel 2016, in piena epoca dell’internet dei gattini, il boom: My Wife’s Lovers fu battuto all’asta da Sotheby’s per 826mila dollari, più del doppio della stima massima. Calcolatrice alla zampa: circa 19.667 dollari a gatto. I nuovi proprietari? John e Heather Mozart, eccentrici collezionisti noti anche per il loro amore per le ceramiche e i cimeli di Elvis.

Un #meowsterpiece da social

Oggi, My Wife’s Lovers vive tra meme, hashtag e fan account – #meowsterpiece è uno dei più usati – e continua a incantare gattari, storici dell’arte e curiosi. Ultima tappa pubblica nel 2016 al Portland Museum of Art. Ma tutti sperano in un nuovo tour: dopotutto, con nove vite e 42 soggetti, questo dipinto ha ancora molto da raccontare.

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