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MARCELLO MALANDUGNO – Memoria e sacralità della natura
L’artista presenta una selezione di opere realizzate in anni recenti. Sono esposti i dipinti dei cicli pittorici a cui Malandugno dedica la sua ricerca artistica, come i Reliquati, le Offerte, i Totem, le Ipotesi di paesaggio e gli Oracoli, ampiamente rappresentati nel catalogo della mostra.
Comunicato stampa
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In questa nuova mostra personale alla Ponte Rosso l’artista presenta una selezione di opere (oli e tecniche miste) realizzate in anni recenti (numerose in questo 2025). Sono esposti i dipinti dei cicli pittorici a cui Malandugno dedica la sua ricerca artistica, come i Reliquati, le Offerte, i Totem, le Ipotesi di paesaggio e gli Oracoli, ampiamente rappresentati nel ricco catalogo che accompagna la mostra.
Scrive Elena Pontiggia nella presentazione in catalogo:
(…) “la pittura di Marcello Malandugno ci invita, come poche altre, a osservare, per così dire, la quantità di memoria che si è depositata in un fossile, in una conchiglia, in una foglia. La natura non è allora, come pensavano gli impressionisti, qualcosa che si vede, ma qualcosa che si rivela. Tra i rami, le radici, le erbe, in una cava, in una torbiera, in un campo appare improvvisamente un lacerto di pelle, la cartilagine di una foglia, una reliquia vegetale che ci allontana dal tempo degli orologi e delle sveglie, e ci trasporta in territori dove il tempo ha una misura lenta, millenaria. E’ il tempo non del qui e ora, della concitazione ansiosa, delle agende e degli appuntamenti, ma è il tempo degli strati della crosta terrestre, delle forme di vita vissute migliaia di anni fa. E’ un tempo che si ferma perché, come diceva de Chirico citando Eraclito, “sulla grande curva dell'eternità il passato è uguale all'avvenire”.
Nei quadri di Malandugno i fossili e i fiori, il reperto geologico e il ramo di un arbusto sono rinchiusi nello stesso cerchio di ore immobili. Fossile, da “fodere”,"scavare”, è ciò che resta del mistero della natura e la pittura dell’artista ci invita a scoprirlo, anzi a sentirlo vivo come in un incantesimo. L’artista rappresenta, insomma, una natura antica, che riaffiora da una lontananza di secoli, e però ha l’immediatezza e la freschezza di un mattino recente.”
Marcello Malandugno è nato a Nardò nel 1965 dove vive e lavora. Dai primi anni ’80 è presente in rassegne e premi di pittura nazionali. Espone alla Galleria Ponte Rosso dal 1997, anno in cui è tra i cinque artisti vincitori nella seconda edizione del Premio Carlo Dalla Zorza indetto dalla galleria. Nel 2002 è nuovamente premiato nella IV edizione del Premio che ha visto proprio Elena Pontiggia presidente di giuria. Ritrova ora, dopo oltre vent’anni, un artista maturo ma sempre attivo sul fronte della ricerca e della sperimentazione, internazionale dal punto di vista del linguaggio, contemporaneo ma sempre profondamente legato al suo territorio.
Scrive Elena Pontiggia nella presentazione in catalogo:
(…) “la pittura di Marcello Malandugno ci invita, come poche altre, a osservare, per così dire, la quantità di memoria che si è depositata in un fossile, in una conchiglia, in una foglia. La natura non è allora, come pensavano gli impressionisti, qualcosa che si vede, ma qualcosa che si rivela. Tra i rami, le radici, le erbe, in una cava, in una torbiera, in un campo appare improvvisamente un lacerto di pelle, la cartilagine di una foglia, una reliquia vegetale che ci allontana dal tempo degli orologi e delle sveglie, e ci trasporta in territori dove il tempo ha una misura lenta, millenaria. E’ il tempo non del qui e ora, della concitazione ansiosa, delle agende e degli appuntamenti, ma è il tempo degli strati della crosta terrestre, delle forme di vita vissute migliaia di anni fa. E’ un tempo che si ferma perché, come diceva de Chirico citando Eraclito, “sulla grande curva dell'eternità il passato è uguale all'avvenire”.
Nei quadri di Malandugno i fossili e i fiori, il reperto geologico e il ramo di un arbusto sono rinchiusi nello stesso cerchio di ore immobili. Fossile, da “fodere”,"scavare”, è ciò che resta del mistero della natura e la pittura dell’artista ci invita a scoprirlo, anzi a sentirlo vivo come in un incantesimo. L’artista rappresenta, insomma, una natura antica, che riaffiora da una lontananza di secoli, e però ha l’immediatezza e la freschezza di un mattino recente.”
Marcello Malandugno è nato a Nardò nel 1965 dove vive e lavora. Dai primi anni ’80 è presente in rassegne e premi di pittura nazionali. Espone alla Galleria Ponte Rosso dal 1997, anno in cui è tra i cinque artisti vincitori nella seconda edizione del Premio Carlo Dalla Zorza indetto dalla galleria. Nel 2002 è nuovamente premiato nella IV edizione del Premio che ha visto proprio Elena Pontiggia presidente di giuria. Ritrova ora, dopo oltre vent’anni, un artista maturo ma sempre attivo sul fronte della ricerca e della sperimentazione, internazionale dal punto di vista del linguaggio, contemporaneo ma sempre profondamente legato al suo territorio.
04
settembre 2025
MARCELLO MALANDUGNO – Memoria e sacralità della natura
Dal 04 al 27 settembre 2025
arte contemporanea
Location
GALLERIA PONTE ROSSO
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15-19, al mattino su appuntamento.
Vernissage
6 Settembre 2025, ore 18.30
Autore
Autore testo critico







