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Juliette Wayenberg – Grete (Wykofer)
Un progetto fotografico nel quale l’artista “scava tra gli archivi di famiglia, seleziona e riquadra i negativi per poi stamparli in cianotipia, virando e scolorando i risultati”.
Comunicato stampa
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Il giorno 26 settembre 2025 alle ore 17.30, la Galleria Zema presenta la mostra personale Grete (Wykofer) di Juliette Wayenberg a cura di Bianca Ceriani: un progetto fotografico nel quale l’artista “scava tra gli archivi di famiglia, seleziona e riquadra i negativi per poi stamparli in cianotipia, virando e scolorando i risultati”.
Come scrive infatti la curatrice, «C’è un filo invisibile che attraversa il tempo e unisce il passato al presente. Un filo che lega le esistenze fragili dei bambini ebrei perseguitati nella Germania nazista - minacciati da una mareggiata e protetti da una donna ebrea - a quelle dei bambini venuti al mondo nei primi anni Venti del terzo millennio. È il filo delle genealogie familiari, della memoria che resiste e della Storia che ritorna - con le sue ferite, le sue tensioni, le sue inquietudini mai sopite. [...]
Le immagini del progetto nascono - in gran parte - da fotografie d’epoca dei suoi avi. Il processo di ingrandimento e stampa a cui sono sottoposte unifica il linguaggio visivo, riconoscibile in una cromia che oscilla tra toni tenui e i contrasti intensi del blu. Il mezzo fotografico si fa testimone fedele di questa ricerca: indica, ricorda, tramanda, si lascia manipolare per farsi racconto; e l’artista lo impiega con sapienza. Il lessico formale di Wayenberg, infatti, mescola con misura e consapevolezza i procedimenti storici della fotografia e le pratiche post-fotografiche contemporanee, che mettono in discussione la funzione culturale del medium nella società dell’immagine».
E così, continua Bianca Ceriani, «l’operato politico e sociale della trisnonna ebrea, la testimonianza dell’inondazione del 1930 a Wyk auf Föhr – trasformato nella lallazione familiare in Wykofer –, le gravidanze dell’autrice, la paura di far nascere altri umani in un mondo scosso, ieri come oggi, dai bombardamenti, si intrecciano e si legano con l’elemento unificatore dell’emulsione fotosensibile. La cianotipia, con la sua funzione alchemica, si fa metafora dei cicli vitali: nascita e morte, distruzione e ricostruzione prendono forma tra luce e acqua, con un richiamo etico che appartiene tanto al singolo quanto alla società».
BIOGRAFIE
Juliette Wayenberg. Laureata in Archeologia a La Sapienza Università di Roma e diplomata in mimo corporeo, ha frequentato numerosi Master in Fotografia. Attualmente è docente di Fotografia Sperimentale in vari istituti di Roma e provincia. Tra gli ultimi lavori segnaliamo: dicembre 2024 Mostra collettiva pop-up di Raw Messina presso il Lux Lucis Ristorante (Forte dei Marmi); ottobre 2024 Wykofer, mostra personale, curata da G. Stabile, Raw Messina (Roma); giugno 2024 One Love, mostra collettiva pop-up di Raw Messina presso Bi-Box Art Space (Biella); novembre 2023 Mon père, ma mère et le désert, stand di Raw Messina curato da G. Stabile, The Others Art Fair (Torino); dicembre 2021 PROCESS, mostra personale, curata da T. Vetromile, Officine Gualandi (Roma). www.juliettewayenberg.com
Galleria Zema. Fondata a Roma il 6 marzo del 2025 da Emanuela Zamparelli, la Galleria ZEMA è uno spazio indipendente dedicato esclusivamente all’esposizione e promozione dei lavori di artiste donne, e in particolare della fotografia contemporanea femminile. La galleria rappresenta fotografe italiane e internazionali, accomunate da uno sguardo autonomo, critico e consapevole sul presente, e diverso da altri sguardi. Attraverso un programma espositivo che intreccia ricerca artistica, impegno sociale e riflessione culturale, la galleria si propone come luogo di visibilità e ascolto, dove il corpo, l’identità, la memoria e il conflitto diventano temi da indagare per dare nuova forma e contenuto al vissuto e alla memoria, alla ribellione e all’intimità. ZEMA non è solo una galleria, ma un progetto curatoriale, uno spazio vivo in cui la fotografia si fa linguaggio, relazione e resistenza.
Come scrive infatti la curatrice, «C’è un filo invisibile che attraversa il tempo e unisce il passato al presente. Un filo che lega le esistenze fragili dei bambini ebrei perseguitati nella Germania nazista - minacciati da una mareggiata e protetti da una donna ebrea - a quelle dei bambini venuti al mondo nei primi anni Venti del terzo millennio. È il filo delle genealogie familiari, della memoria che resiste e della Storia che ritorna - con le sue ferite, le sue tensioni, le sue inquietudini mai sopite. [...]
Le immagini del progetto nascono - in gran parte - da fotografie d’epoca dei suoi avi. Il processo di ingrandimento e stampa a cui sono sottoposte unifica il linguaggio visivo, riconoscibile in una cromia che oscilla tra toni tenui e i contrasti intensi del blu. Il mezzo fotografico si fa testimone fedele di questa ricerca: indica, ricorda, tramanda, si lascia manipolare per farsi racconto; e l’artista lo impiega con sapienza. Il lessico formale di Wayenberg, infatti, mescola con misura e consapevolezza i procedimenti storici della fotografia e le pratiche post-fotografiche contemporanee, che mettono in discussione la funzione culturale del medium nella società dell’immagine».
E così, continua Bianca Ceriani, «l’operato politico e sociale della trisnonna ebrea, la testimonianza dell’inondazione del 1930 a Wyk auf Föhr – trasformato nella lallazione familiare in Wykofer –, le gravidanze dell’autrice, la paura di far nascere altri umani in un mondo scosso, ieri come oggi, dai bombardamenti, si intrecciano e si legano con l’elemento unificatore dell’emulsione fotosensibile. La cianotipia, con la sua funzione alchemica, si fa metafora dei cicli vitali: nascita e morte, distruzione e ricostruzione prendono forma tra luce e acqua, con un richiamo etico che appartiene tanto al singolo quanto alla società».
BIOGRAFIE
Juliette Wayenberg. Laureata in Archeologia a La Sapienza Università di Roma e diplomata in mimo corporeo, ha frequentato numerosi Master in Fotografia. Attualmente è docente di Fotografia Sperimentale in vari istituti di Roma e provincia. Tra gli ultimi lavori segnaliamo: dicembre 2024 Mostra collettiva pop-up di Raw Messina presso il Lux Lucis Ristorante (Forte dei Marmi); ottobre 2024 Wykofer, mostra personale, curata da G. Stabile, Raw Messina (Roma); giugno 2024 One Love, mostra collettiva pop-up di Raw Messina presso Bi-Box Art Space (Biella); novembre 2023 Mon père, ma mère et le désert, stand di Raw Messina curato da G. Stabile, The Others Art Fair (Torino); dicembre 2021 PROCESS, mostra personale, curata da T. Vetromile, Officine Gualandi (Roma). www.juliettewayenberg.com
Galleria Zema. Fondata a Roma il 6 marzo del 2025 da Emanuela Zamparelli, la Galleria ZEMA è uno spazio indipendente dedicato esclusivamente all’esposizione e promozione dei lavori di artiste donne, e in particolare della fotografia contemporanea femminile. La galleria rappresenta fotografe italiane e internazionali, accomunate da uno sguardo autonomo, critico e consapevole sul presente, e diverso da altri sguardi. Attraverso un programma espositivo che intreccia ricerca artistica, impegno sociale e riflessione culturale, la galleria si propone come luogo di visibilità e ascolto, dove il corpo, l’identità, la memoria e il conflitto diventano temi da indagare per dare nuova forma e contenuto al vissuto e alla memoria, alla ribellione e all’intimità. ZEMA non è solo una galleria, ma un progetto curatoriale, uno spazio vivo in cui la fotografia si fa linguaggio, relazione e resistenza.
26
settembre 2025
Juliette Wayenberg – Grete (Wykofer)
Dal 26 settembre al 15 novembre 2025
arte contemporanea
fotografia
fotografia
Location
Galleria Zema
Roma, Via Giulia, 201, (RM)
Roma, Via Giulia, 201, (RM)
Orario di apertura
martedì ore 16:00 - 19:30, dal mercoledì al sabato ore 15:00 - 19:30
Vernissage
26 Settembre 2025, 17:30
Sito web
Ufficio stampa
Melasecca PressOffice
Autore
Curatore
Autore testo critico




