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Emanuele Sartori – Liturgia per carillon
Liturgia per carillon di Emanuele Sartori presenta collage dipinti a mano in cui fotografie, ricordi d’infanzia e oggetti del passato vengono ricomposti sulla tela attraverso una tecnica lenta e meticolosa e rimandano a un’infanzia inquieta, tra gioco e malinconia.
Comunicato stampa
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La Blue Gallery, galleria indipendente di Venezia, è lieta di annunciare “Liturgia per carillon” personale di Emanuele Sartori, a cura di Silvio Pasqualini visitabile dal 13 settembre al 12 ottobre.In mostra opere, collage interamente dipinti a mano, rielaborano ricordi d’infanzia e immagini del passato in un percorso tra memoria e immaginazione.
Con Liturgia per carillon, Emanuele Sartori apre le porte a un mondo sospeso tra gioco e malinconia, dove l’infanzia riaffiora in frammenti lucidi e taglienti come vetro. È un carosello fatto di bambole, pupazzi e balocchi segnati dal tempo, custodi di emozioni che oscillano tra tenerezza e inquietudine.
Sartori è un poeta silenzioso che lavora come un artigiano dell’immagine. Nelle sue opere, il ricordo diventa materia concreta: fotografie, oggetti e figure del passato sono prima scelti e ancorati alla tela, poi interamente ridipinti a mano. Una tecnica lenta, quasi rituale, che rifiuta ogni scorciatoia digitale. In un’epoca di esecuzione rapida e automatizzata, il suo gesto manuale è un atto di resistenza, un sabotaggio gentile alla velocità e all’oblio.
La “liturgia” di Sartori è un rito laico che si compie davanti a uno scrigno aperto: dentro, accanto ai ricordi dell’infanzia, si trovano i primi esercizi dell’immaginazione. È un teatro dello stupore e della meraviglia, ma anche della ferita e del segreto. Le tinte pastello possono ingannare: dietro il rosa e l’azzurro, affiora l’amarezza delle mandorle e la fragilità della porcellana. Come scrive Giada Allegro, l’artista è “un chirurgo di infanzia che non concede anestesia”, capace di riportarci a momenti che credevamo sepolti, mettendoci di fronte a un passato che è anche radice del presente.
Vicentino classe 1970, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Sartori costruisce con lentezza chirurgica i suoi collage dipinti. Non si affida alla velocità del digitale: ogni immagine viene recuperata, trasposta e ridipinta a mano, fino a trasformarsi in una “simulazione del reale”, come osserva Pasqualini, un atto che “ribalta i piani della percezione e sposta indietro l’orologio della vita”.
Il suo è un ritorno a casa, un viaggio tra ricordi che tutti abbiamo nascosto in una soffitta o in una cantina: “un teatro dello stupore e della meraviglia – continua Pasqualini – che sputa in faccia all’intelligenza artificiale e al post umano”. Così le tinte pastello di Sartori, ingannevoli come un sole di marzo, celano il sapore amaro dei confetti e il sangue che cola dai lineamenti delle bambole. Perché, come nota ancora Allegro, “l’invito a restare dentro i bordi è una disciplina che all’artista non appartiene”.
Con Liturgia per carillon Sartori mette in scena una liturgia poetica, fragile e perturbante, dove il tempo rallenta, il ricordo brucia e l’infanzia ritorna come un rito collettivo da attraversare senza difese.
Con Liturgia per carillon, Emanuele Sartori apre le porte a un mondo sospeso tra gioco e malinconia, dove l’infanzia riaffiora in frammenti lucidi e taglienti come vetro. È un carosello fatto di bambole, pupazzi e balocchi segnati dal tempo, custodi di emozioni che oscillano tra tenerezza e inquietudine.
Sartori è un poeta silenzioso che lavora come un artigiano dell’immagine. Nelle sue opere, il ricordo diventa materia concreta: fotografie, oggetti e figure del passato sono prima scelti e ancorati alla tela, poi interamente ridipinti a mano. Una tecnica lenta, quasi rituale, che rifiuta ogni scorciatoia digitale. In un’epoca di esecuzione rapida e automatizzata, il suo gesto manuale è un atto di resistenza, un sabotaggio gentile alla velocità e all’oblio.
La “liturgia” di Sartori è un rito laico che si compie davanti a uno scrigno aperto: dentro, accanto ai ricordi dell’infanzia, si trovano i primi esercizi dell’immaginazione. È un teatro dello stupore e della meraviglia, ma anche della ferita e del segreto. Le tinte pastello possono ingannare: dietro il rosa e l’azzurro, affiora l’amarezza delle mandorle e la fragilità della porcellana. Come scrive Giada Allegro, l’artista è “un chirurgo di infanzia che non concede anestesia”, capace di riportarci a momenti che credevamo sepolti, mettendoci di fronte a un passato che è anche radice del presente.
Vicentino classe 1970, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Sartori costruisce con lentezza chirurgica i suoi collage dipinti. Non si affida alla velocità del digitale: ogni immagine viene recuperata, trasposta e ridipinta a mano, fino a trasformarsi in una “simulazione del reale”, come osserva Pasqualini, un atto che “ribalta i piani della percezione e sposta indietro l’orologio della vita”.
Il suo è un ritorno a casa, un viaggio tra ricordi che tutti abbiamo nascosto in una soffitta o in una cantina: “un teatro dello stupore e della meraviglia – continua Pasqualini – che sputa in faccia all’intelligenza artificiale e al post umano”. Così le tinte pastello di Sartori, ingannevoli come un sole di marzo, celano il sapore amaro dei confetti e il sangue che cola dai lineamenti delle bambole. Perché, come nota ancora Allegro, “l’invito a restare dentro i bordi è una disciplina che all’artista non appartiene”.
Con Liturgia per carillon Sartori mette in scena una liturgia poetica, fragile e perturbante, dove il tempo rallenta, il ricordo brucia e l’infanzia ritorna come un rito collettivo da attraversare senza difese.
13
settembre 2025
Emanuele Sartori – Liturgia per carillon
Dal 13 settembre al 12 ottobre 2025
arte contemporanea
Location
Blue Gallery
Venezia, Sestiere Dorsoduro, 3061, (VE)
Venezia, Sestiere Dorsoduro, 3061, (VE)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 11-13 e 15-19
Vernissage
13 Settembre 2025, h 18
Sito web
Ufficio stampa
Cristina Gatti - Press & P.R. - Venezia
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico






