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Flavio Sciolè – Antomia di un delirio + live _TheNoise_
Il negozio di Lanciano “Musica e Libri” ospita Flavio Sciolè, domenica 21 settembre alle ore 18 per la presentazione del DVD “Anatomia di un delirio”.Con Flavio Sciolè, saranno presenti il produttore Nicola Battista (Kutmusic) e la
curatrice Daniela Nativio. Segue il live di _THENOISE. Ing. Libero.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Anatomia di un delirio, il cinema sperimentale di
Flavio Sciolè
presentazione del dvd “Anatomia di un delirio” edito da KUTMUSIC
presso il negozio MUSICA e LIBRI
via Degli Abruzzi, 33 - Lanciano (CH)
domenica 21 settembre ore 18:00
Il negozio di Lanciano “Musica e Libri” ha il piacere di ospitare Flavio Sciolè, domenica 21
settembre alle ore 18 per la presentazione del DVD “Anatomia di un delirio”.
Con l’autore, Flavio Sciolè, saranno presenti il produttore Nicola Battista (Kutmusic) e la
curatrice del DVD Daniela Nativio che dialogheranno con il pubblico.
A seguire, l’esibizione del musicista _TheNoise_ , che chiuderà la presentazione con le sue
sonorità, sperimentali e originali, composte per l’occasione e ispirate all’estetica dell’artista
Flavio Sciolè.
In particolare il live-set si concluderà scollegando tutti i cavi del Synth Modulare in modo da
non poter più replicare gli stessi suoni e le stesse atmosfere; persino ricollegando tutto nello
stesso identico modo si potrà ottenere al massimo un’approssimazione ma mai una replica
esatta.
COMUNICATO STAMPA
È uscito in tutto il mondo lo scorso 6 giugno per la pescarese Kutmusic di Nicola Battista il
cofanetto (DVD + booklet) 'Anatomia di un delirio' dedicato al cinema di Flavio Sciolè e
curato da Daniela Nativio.
All'interno quattro film dell'autore: 'Delirium' (2002), 'Ipotesi per un delirio' (2005), 'Kristo
segnaletico' (2005) e 'L'uomo nero' (2015). Il libretto allegato ha 36 pagine a colori e
contiene una lunga intervista a Sciolè della Nativio che è autrice anche dell'introduzione. La
prefazione è di Anna Battista mentre la postfazione è di Daniele Isabella. Ricco anche
l'apparato fotografico fornito dall'Arkivio Sciolè con foto di Sciolè, Chiara Francesca Cirillo,
Sara Pettinella, Michela Baldi, Anthony Stone, Fabiana Appicciafuoco. L'opera espone
alcune delle opere più scure di Sciolè come il cult movie Delirium, girato alla Torre di
Cerrano e recentemente recensito in una guida di Repubblica. Il film è anche il primo del
Ciclo Delirium con cui Sciolè incrocia lo sperimentale ed il cinema di genere. Parte della
filmografia di Sciolè è distribuita in streaming dalla piattaforma.
Streeen!
link Amazon:
https://www.amazon.it/dp/B0F346ZTHR
https://www.amazon.co.uk/dp/B0F346ZTHR
link ebay
https://www.ebay.it/itm/316978866086
Estratti dal booklet
Sciolè parte dall’errore per indagare gli stadi marginali dell’io. Li porta in scena attraverso un
lessico preciso, il suo, che diventa, dopo più di trent’anni, la propria estetica; riconosce,
onestamente, la morte del sé sociale. Parla a tutti noi, attraverso un linguaggio disarticolato.
Un linguaggio ellittico, dove le omissioni, drammaturgicamente strutturate, accolgono
contesti di anti-senso, ipotesi narrative. Una scrittura autoreferenziale che non esiste
all’infuori dell’azione “Sciolè”. Fuori dalla scena (la vita) l’attore non esiste, non esiste
l’uomo; come nel suo anti-cinema, si approda al collasso del processo ancestrale di
identificazione dello spettatore, che non può più esaudire l’esigenza narrativa, attraverso la
forma sequenziale, ma diventa parte del linguaggio lirico.
Daniela Nativio (dall'introduzione)
La “recitazione inceppata” di Sciolè si pone come un’antitesi della lingua-technis, è una
forma di anti-comunicazione non binaria che sfugge alla comprensione dell’Intelligenza
Artificiale convenzionale. Sciolè scompone il linguaggio stesso, creando un sistema
espressivo tanto frammentato e irregolare da risultare un enigma persino per gli algoritmi più
avanzati. E anche se l’IA riuscisse a decifrarlo e riprodurlo (dopotutto, quando ho scritto
questa introduzione, l’IA era già in grado di generare esempi di racconti e fiction
straordinariamente coerenti), non potrebbe mai replicare le torsioni vocali di Sciolè con la
stessa intensità e intenzione. Se la lingua-technis è il linguaggio delle macchine che
raggiungono la divinità, allora quello di Sciolè è il Calvario della comunicazione, il martirio
della coerenza di fronte alla logica meccanica. La sua sintassi spezzata rifiuta
l’ottimizzazione, resiste all’analisi e rimane irriducibilmente umana. È un frammento di
anti-arte, un urlo cifrato nel rumore bianco dell’ordine digitale.
Anna Battista (dalla prefazione: Sacred Tech: Il Calvario Digitale di FlAvIo Sciolè)
La maggior parte delle persone su questo pianeta, dal 1895 in poi, si sono convinte che un
qualsiasi filmato oppure il filmare di oggi, anche del web, sia un fatto esclusivamente
narrativo, senza possibilità di discussione. Anche il discorso anti-narrazione viene relegato
ad una nicchia di ragazzacci geniali, che hanno però vissuto in un certo contesto storico
(Godard, Jarman). Sciolè è ancora un’altra cosa rispetto a quest’ultimi. Il suo è un cinema di
poesia. Ogni sua inquadratura è come un verso, e andare a capo, si sa, è sempre doloroso.
Dentro il suo cinema c’è la messa in scena continua della tragedia della vita, ma anche la
parodia della tragedia stessa. A mio parere la sua opera va paragonata ai film di Herzog, al
teatro di Carmelo Bene, ad Euripide, ma anche a Cervantes. Insomma, certi classici.
Daniele Isabella (dalla postfazione: ‘FS: Postfazione surreale’)
Estratto dall'intervista di Daniela Nativio
D.N. Il cinema, a differenza degli altri linguaggi che utilizzi, è un’azione performativa
autoreferenziale. L’attore/persona appare in modo assoluto e dominante.
F.S. È un autoreferenziale conscio non inconscio. Mi interessa restituire l’Uomo e la sua
complessità e questa centralità credo venga fuori. Specie nel primo piano posso divagare su
tratti-tic-deformazioni-patologie che sono riconoscibili da chiunque. Il pp non è una
parentesi, se lo scelgo in un film poi posso restare lì tutto il tempo. Lo stesso accade se
scelgo di utilizzare la figura intera con cui mi interessa sviluppare posture, camminate,
ipotesi attoriali. Nel mio anticinema la derivazione teatrale e performativa è evidente e
voluta, cerco comunque di usare meno l’enfasi che può esserci dal vivo dato che il mezzo è
diverso. Nei video firmati Teatro Ateo utilizzo gli apparati creati nell’antiteatro ma applico solo
quelli che mi occorrono. Quando inserisco la performance cerco di capire in che misura mi
serve rispetto all’antiattorialità. Naturalmente non è tutto così scientifico, io non lavoro mai
con una sceneggiatura ma con elenchi, bozze, frasi spezzate, visioni, accumulo di materiali.
La mia è un’arte suicidata ed in quanto tale riflette su se stessa, non ha vie d’uscita. Anche il
confine tra teatro, performance e cinema è molto labile. Può capitare di partire da un
progetto teatrale che in corso d’opera si trasforma in anticinema e viceversa; oppure una
poesia farà nascere una performance o addirittura una performance può diventare
un’istallazione. La contaminazione tra i generi (che conosco) mi interessa e la attuo
continuamente ma in maniera naturale, non creo in funzione di o per. Non penso mai al
fruitore ultimo ma casomai al primo, che sarei io. In questo sono estremamente
autoreferenziale, per tornare alla tua domanda, anche se si tratta di un creare che poi viene
mostrato, esposto. C’è quindi un successivo confronto-incontro, anche se avviene quando
l’opera (per me) è già morta: io sto già pensando alla successiva, alla prossima. Vedo il
cinema come una sorta di scatola magica-gabbia all’interno della quale i miei antipersonaggi
si muovono in pieno delirio inconsapevoli della loro prigionia. Nel cinema si è codificato tutto
dopo pochi anni dalla sua nascita, creando delle regole e dandole per scontate mentre nel
teatro ci sono voluti millenni per definire modi e tempi. Ecco a me interessa un altro sguardo,
e parlo proprio di sguardo, la mia camera agisce come l’occhio umano che guarda in diversi
punti velocemente o che resta per ore a rimirare il cielo. Anche l’uso arbitrario dello zoom
(mutuato dal b-movie) non l’ho mai visto come un errore, così come la messa a fuoco
automatica che ci fa passare da una fase onirica alla realtà in maniera arbitraria, senza una
precedente definizione.
Flavio Sciolè (1970) antiartista apolide, sin dai primi anni Novanta sperimenta la
scomposizione del linguaggio rispetto a cinema, teatro, performance, poesia. Si forma al
Laboratorio Delle Arti Sceniche e dopo aver lavorato con il Teatro Stabile Abruzzese fonda
Teatro Ateo con cui scardina la scena del teatro di ricerca. Codifica la ‘Recitazione
inceppata’ che diviene il suo manifesto. Come regista ed interprete di oltre trecento corti,
mediometraggi e film, tutti di natura sperimentale, partecipa a migliaia di festival
cinematografici ed è proiettato in decine di musei e gallerie (Pesaro Film Festival, Rai Uno,
52a Esposizione Internazionale D’Arte La Biennale di Venezia), in oltre trenta paesi nel
mondo. Riceve retrospettive in Italia (Romaeuropa, Macro Roma) ed all’estero (tra cui: New
York, Londra, Casablanca). Ha pubblicato cinque volumi dedicati alle sue opere teatrali
(tradotte anche all’estero). Come performer partecipa ad eventi internazionali in Italia ed
all’estero (tra questi Untouchable a cura di Franko B). Sue poesie sono presenti in decine di
antologie fin dagli anni Ottanta, tre le raccolte pubblicate. Di lui si sono occupate testate
giornalistiche (quali: Ansa, Adnkronos, Aise, 9colonne, Rai, Repubblica), siti e riviste
specializzate come Nocturno, Cinecritica, Segno Cinema, Cinemaitaliano.info e Sentieri
Selvaggi. Come attore di cinema ha recitato da protagonista in decine di film e corti, tra gli
altri: ‘Farina Stamen’ di Luigi Maria Perotti (il primo iperfilm) e ‘Scale’ di Daniel Isabella. Ha
curato festival di cinema ed eventi d’arte.
Daniela Nativio, vive e lavora a Pescara come insegnante nella scuola primaria. Nel 2009 si
laurea presso l’Università degli studi dell’Aquila in Lettere Moderne con una tesi in Storia del
teatro e dello spettacolo, relatore professore Ferdinando Taviani. Negli anni ha collaborato
con diverse riviste online specializzate in cinema di genere come Bizzarro Cinema; ha
curato mostre ed eventi culturali tra Lanciano (CH) e Pescara.
Kutmusic is a digital and physical record label and music publisher based in Italy. Founded
1988, pioneering digital distribution since 1998. Permanently ahead of our time.
Flavio Sciolè
presentazione del dvd “Anatomia di un delirio” edito da KUTMUSIC
presso il negozio MUSICA e LIBRI
via Degli Abruzzi, 33 - Lanciano (CH)
domenica 21 settembre ore 18:00
Il negozio di Lanciano “Musica e Libri” ha il piacere di ospitare Flavio Sciolè, domenica 21
settembre alle ore 18 per la presentazione del DVD “Anatomia di un delirio”.
Con l’autore, Flavio Sciolè, saranno presenti il produttore Nicola Battista (Kutmusic) e la
curatrice del DVD Daniela Nativio che dialogheranno con il pubblico.
A seguire, l’esibizione del musicista _TheNoise_ , che chiuderà la presentazione con le sue
sonorità, sperimentali e originali, composte per l’occasione e ispirate all’estetica dell’artista
Flavio Sciolè.
In particolare il live-set si concluderà scollegando tutti i cavi del Synth Modulare in modo da
non poter più replicare gli stessi suoni e le stesse atmosfere; persino ricollegando tutto nello
stesso identico modo si potrà ottenere al massimo un’approssimazione ma mai una replica
esatta.
COMUNICATO STAMPA
È uscito in tutto il mondo lo scorso 6 giugno per la pescarese Kutmusic di Nicola Battista il
cofanetto (DVD + booklet) 'Anatomia di un delirio' dedicato al cinema di Flavio Sciolè e
curato da Daniela Nativio.
All'interno quattro film dell'autore: 'Delirium' (2002), 'Ipotesi per un delirio' (2005), 'Kristo
segnaletico' (2005) e 'L'uomo nero' (2015). Il libretto allegato ha 36 pagine a colori e
contiene una lunga intervista a Sciolè della Nativio che è autrice anche dell'introduzione. La
prefazione è di Anna Battista mentre la postfazione è di Daniele Isabella. Ricco anche
l'apparato fotografico fornito dall'Arkivio Sciolè con foto di Sciolè, Chiara Francesca Cirillo,
Sara Pettinella, Michela Baldi, Anthony Stone, Fabiana Appicciafuoco. L'opera espone
alcune delle opere più scure di Sciolè come il cult movie Delirium, girato alla Torre di
Cerrano e recentemente recensito in una guida di Repubblica. Il film è anche il primo del
Ciclo Delirium con cui Sciolè incrocia lo sperimentale ed il cinema di genere. Parte della
filmografia di Sciolè è distribuita in streaming dalla piattaforma.
Streeen!
link Amazon:
https://www.amazon.it/dp/B0F346ZTHR
https://www.amazon.co.uk/dp/B0F346ZTHR
link ebay
https://www.ebay.it/itm/316978866086
Estratti dal booklet
Sciolè parte dall’errore per indagare gli stadi marginali dell’io. Li porta in scena attraverso un
lessico preciso, il suo, che diventa, dopo più di trent’anni, la propria estetica; riconosce,
onestamente, la morte del sé sociale. Parla a tutti noi, attraverso un linguaggio disarticolato.
Un linguaggio ellittico, dove le omissioni, drammaturgicamente strutturate, accolgono
contesti di anti-senso, ipotesi narrative. Una scrittura autoreferenziale che non esiste
all’infuori dell’azione “Sciolè”. Fuori dalla scena (la vita) l’attore non esiste, non esiste
l’uomo; come nel suo anti-cinema, si approda al collasso del processo ancestrale di
identificazione dello spettatore, che non può più esaudire l’esigenza narrativa, attraverso la
forma sequenziale, ma diventa parte del linguaggio lirico.
Daniela Nativio (dall'introduzione)
La “recitazione inceppata” di Sciolè si pone come un’antitesi della lingua-technis, è una
forma di anti-comunicazione non binaria che sfugge alla comprensione dell’Intelligenza
Artificiale convenzionale. Sciolè scompone il linguaggio stesso, creando un sistema
espressivo tanto frammentato e irregolare da risultare un enigma persino per gli algoritmi più
avanzati. E anche se l’IA riuscisse a decifrarlo e riprodurlo (dopotutto, quando ho scritto
questa introduzione, l’IA era già in grado di generare esempi di racconti e fiction
straordinariamente coerenti), non potrebbe mai replicare le torsioni vocali di Sciolè con la
stessa intensità e intenzione. Se la lingua-technis è il linguaggio delle macchine che
raggiungono la divinità, allora quello di Sciolè è il Calvario della comunicazione, il martirio
della coerenza di fronte alla logica meccanica. La sua sintassi spezzata rifiuta
l’ottimizzazione, resiste all’analisi e rimane irriducibilmente umana. È un frammento di
anti-arte, un urlo cifrato nel rumore bianco dell’ordine digitale.
Anna Battista (dalla prefazione: Sacred Tech: Il Calvario Digitale di FlAvIo Sciolè)
La maggior parte delle persone su questo pianeta, dal 1895 in poi, si sono convinte che un
qualsiasi filmato oppure il filmare di oggi, anche del web, sia un fatto esclusivamente
narrativo, senza possibilità di discussione. Anche il discorso anti-narrazione viene relegato
ad una nicchia di ragazzacci geniali, che hanno però vissuto in un certo contesto storico
(Godard, Jarman). Sciolè è ancora un’altra cosa rispetto a quest’ultimi. Il suo è un cinema di
poesia. Ogni sua inquadratura è come un verso, e andare a capo, si sa, è sempre doloroso.
Dentro il suo cinema c’è la messa in scena continua della tragedia della vita, ma anche la
parodia della tragedia stessa. A mio parere la sua opera va paragonata ai film di Herzog, al
teatro di Carmelo Bene, ad Euripide, ma anche a Cervantes. Insomma, certi classici.
Daniele Isabella (dalla postfazione: ‘FS: Postfazione surreale’)
Estratto dall'intervista di Daniela Nativio
D.N. Il cinema, a differenza degli altri linguaggi che utilizzi, è un’azione performativa
autoreferenziale. L’attore/persona appare in modo assoluto e dominante.
F.S. È un autoreferenziale conscio non inconscio. Mi interessa restituire l’Uomo e la sua
complessità e questa centralità credo venga fuori. Specie nel primo piano posso divagare su
tratti-tic-deformazioni-patologie che sono riconoscibili da chiunque. Il pp non è una
parentesi, se lo scelgo in un film poi posso restare lì tutto il tempo. Lo stesso accade se
scelgo di utilizzare la figura intera con cui mi interessa sviluppare posture, camminate,
ipotesi attoriali. Nel mio anticinema la derivazione teatrale e performativa è evidente e
voluta, cerco comunque di usare meno l’enfasi che può esserci dal vivo dato che il mezzo è
diverso. Nei video firmati Teatro Ateo utilizzo gli apparati creati nell’antiteatro ma applico solo
quelli che mi occorrono. Quando inserisco la performance cerco di capire in che misura mi
serve rispetto all’antiattorialità. Naturalmente non è tutto così scientifico, io non lavoro mai
con una sceneggiatura ma con elenchi, bozze, frasi spezzate, visioni, accumulo di materiali.
La mia è un’arte suicidata ed in quanto tale riflette su se stessa, non ha vie d’uscita. Anche il
confine tra teatro, performance e cinema è molto labile. Può capitare di partire da un
progetto teatrale che in corso d’opera si trasforma in anticinema e viceversa; oppure una
poesia farà nascere una performance o addirittura una performance può diventare
un’istallazione. La contaminazione tra i generi (che conosco) mi interessa e la attuo
continuamente ma in maniera naturale, non creo in funzione di o per. Non penso mai al
fruitore ultimo ma casomai al primo, che sarei io. In questo sono estremamente
autoreferenziale, per tornare alla tua domanda, anche se si tratta di un creare che poi viene
mostrato, esposto. C’è quindi un successivo confronto-incontro, anche se avviene quando
l’opera (per me) è già morta: io sto già pensando alla successiva, alla prossima. Vedo il
cinema come una sorta di scatola magica-gabbia all’interno della quale i miei antipersonaggi
si muovono in pieno delirio inconsapevoli della loro prigionia. Nel cinema si è codificato tutto
dopo pochi anni dalla sua nascita, creando delle regole e dandole per scontate mentre nel
teatro ci sono voluti millenni per definire modi e tempi. Ecco a me interessa un altro sguardo,
e parlo proprio di sguardo, la mia camera agisce come l’occhio umano che guarda in diversi
punti velocemente o che resta per ore a rimirare il cielo. Anche l’uso arbitrario dello zoom
(mutuato dal b-movie) non l’ho mai visto come un errore, così come la messa a fuoco
automatica che ci fa passare da una fase onirica alla realtà in maniera arbitraria, senza una
precedente definizione.
Flavio Sciolè (1970) antiartista apolide, sin dai primi anni Novanta sperimenta la
scomposizione del linguaggio rispetto a cinema, teatro, performance, poesia. Si forma al
Laboratorio Delle Arti Sceniche e dopo aver lavorato con il Teatro Stabile Abruzzese fonda
Teatro Ateo con cui scardina la scena del teatro di ricerca. Codifica la ‘Recitazione
inceppata’ che diviene il suo manifesto. Come regista ed interprete di oltre trecento corti,
mediometraggi e film, tutti di natura sperimentale, partecipa a migliaia di festival
cinematografici ed è proiettato in decine di musei e gallerie (Pesaro Film Festival, Rai Uno,
52a Esposizione Internazionale D’Arte La Biennale di Venezia), in oltre trenta paesi nel
mondo. Riceve retrospettive in Italia (Romaeuropa, Macro Roma) ed all’estero (tra cui: New
York, Londra, Casablanca). Ha pubblicato cinque volumi dedicati alle sue opere teatrali
(tradotte anche all’estero). Come performer partecipa ad eventi internazionali in Italia ed
all’estero (tra questi Untouchable a cura di Franko B). Sue poesie sono presenti in decine di
antologie fin dagli anni Ottanta, tre le raccolte pubblicate. Di lui si sono occupate testate
giornalistiche (quali: Ansa, Adnkronos, Aise, 9colonne, Rai, Repubblica), siti e riviste
specializzate come Nocturno, Cinecritica, Segno Cinema, Cinemaitaliano.info e Sentieri
Selvaggi. Come attore di cinema ha recitato da protagonista in decine di film e corti, tra gli
altri: ‘Farina Stamen’ di Luigi Maria Perotti (il primo iperfilm) e ‘Scale’ di Daniel Isabella. Ha
curato festival di cinema ed eventi d’arte.
Daniela Nativio, vive e lavora a Pescara come insegnante nella scuola primaria. Nel 2009 si
laurea presso l’Università degli studi dell’Aquila in Lettere Moderne con una tesi in Storia del
teatro e dello spettacolo, relatore professore Ferdinando Taviani. Negli anni ha collaborato
con diverse riviste online specializzate in cinema di genere come Bizzarro Cinema; ha
curato mostre ed eventi culturali tra Lanciano (CH) e Pescara.
Kutmusic is a digital and physical record label and music publisher based in Italy. Founded
1988, pioneering digital distribution since 1998. Permanently ahead of our time.
21
settembre 2025
Flavio Sciolè – Antomia di un delirio + live _TheNoise_
21 settembre 2025
arti performative
cinema
musica
cinema
musica
Location
MUSICA&LIBRI
Lanciano, Via degli Abruzzi, 33, (CH)
Lanciano, Via degli Abruzzi, 33, (CH)
Orario di apertura
domenica ore 18-20
Vernissage
21 Settembre 2025, 20
Editore
Kutmusic
Ufficio stampa
Kutmusic
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Produzione organizzazione




