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Le forze invisibili che animano la materia: Yuko Mohri al Pirelli HangarBicocca di Milano
Arte contemporanea
Come accadeva nel Padiglione Giappone, alla Biennale Arte dell’anno scorso, il visitatore è accolto nello Shed del Pirelli HangarBicocca dai suoni delle installazioni di Yuko Mohri. Qui l’artista ha allestito Entanglements, la più ampia monografica mai dedicata al suo lavoro, a cura di Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí. La sala, illuminata naturalmente solo per metà, accoglie sette lavori realizzati tra la metà degli anni Duemila e oggi.
Ci si potrebbe soffermare a lungo sui complessi meccanismi che compongono la maggior parte delle opere trasportate dal Giappone e riadattate allo spazio ma, se questi venissero destrutturati ai loro minimi termini, apparirebbero in realtà piuttosto semplici: alcuni sensori catturano informazioni dall’ambiente circostante, convertono quanto letto in segnali che animano altri oggetti, i quali reimmettono nell’ambiente queste forze invisibili trasformate, spesso, in suoni. La vera complessità non risiede tanto nel dispositivo, quanto nella sensibilità che ne guida la composizione.

La materialità che Mohri impiega è quella degli oggetti comuni, assemblati in strutture dinamiche e precarie, attraversate da pompe idrauliche e circuiti elettrici. Ogni installazione corrisponde a una diversa modalità di captare le correnti impercettibili diffuse nel mondo; d’altronde un’armonia, o disarmonia – come potrebbe suonare quella della mostra – si può raggiungere solo quando si scende a patti con l’ambiente.
Flutter (2018–2025) reagisce alle flebili variazioni luminose dettate dai movimenti impercettibili di pesci e alghe in un acquario, insieme al movimento degli aghi di alcune bussole il cui campo magnetico è perturbato dai solenoidi circostanti. Decomposition (2021–in corso), già vista in una sua variante alla Biennale di Venezia, traduce le alterazioni elettriche della frutta marcescente.

In I/O (2011–in corso) la ricettività è affidata a rotoli di carta pensili, i quali sono influenzati dall’umidità dell’aria e raccolgono la polvere sospesa presente sulla superficie del pavimento. Il visitatore è così posto di fronte a un paesaggio che non richiede solo di essere osservato ma di essere vissuto nell’attesa, nell’ascolto e nella partecipazione a dinamiche che non si lasciano governare. Quando non ci troviamo davanti a una rappresentazione riconoscibile, quelle che emergono sono le qualità condivise da tutti gli oggetti: colore, estensione, movimento, ritmo ma anche gravità e le forze aggreganti e disgreganti della materia fino al livello atomico. Quella che, talvolta, può sembrare astrazione, in realtà è la manifestazione di un’estrema sensibilità per il microscopico e l’invisibile.

Il percorso si conclude con You Locked Me Up in a Grave, You Owe Me at Least the Peace of a Grave (2018), installazione composta da una scala a chiocciola rotante e tre altoparlanti. Il concetto di rivoluzione è al centro di questo lavoro ma non viene evocato solo nella sua accezione materiale – come rotazione –, o politica, come energia collettiva capace di rovesciare un ordine, bensì anche in quella cosmologica, quale moto eterno dei pianeti. Il titolo, tratto da una citazione di Louis-Auguste Blanqui, mira a evocare la sua visione antiprogressista della storia umana, opposta a quella lineare e ottimista tipica del modernismo.
Tramite questa rivelazione, la sensibilità da cui nasce l’intera mostra trova la sua ragion d’essere: amplificare i meccanismi invisibili della realtà non serve soltanto a renderli percepibili, ma a collocare coloro disposti ad aprirvisi all’interno di un sistema di forze.

All’HangarBicocca, Yuko Mohri non allude più a un’unica emergenza – come quella climatica che dominava il Padiglione Giappone alla Biennale – ma a una pluralità di emergenze possibili. Entanglements, allora, si offre come un esercizio di consapevolezza: affinando la nostra percezione e riconoscendo l’interdipendenza che ci lega al circostante e ai suoi abitanti, la nostra consapevolezza può aprirsi alle molteplici urgenze del presente.
















