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Prende forma l’installazione di Edoardo Tresoldi nell’area archeologica di San Pietro a Bari Vecchia
Arte contemporanea
Nell’area archeologica di San Pietro, il nucleo abitativo più antico di Bari Vecchia, di fronte al porto, ogni pietra è una testimonianza del passato stratificato della città, con frammenti che risalgono a quasi 4 mila anni fa e che ne conservano la memoria storica e le eterogenee influenze culturali. L’area, cuore pulsante della città antica, ha vissuto storie travagliate: è in questo contesto che l’artista Edoardo Tresoldi presenta la nuova installazione, frutto di anni di studio, sopralluoghi e scavi, che ricreerà i volumi del sito rievocando gli edifici che si sono succeduti nell’area negli ultimi mille anni. Maestosa e leggerissima, edificata in rete metallica zincata, l’architettura coglie come una fotografia la temporalità di incastri a matrioska tra gli edifici esistiti un tempo, insieme alle storie degli abitanti e il senso del sacro di cui il luogo è stato investito.

L’opera di Tresoldi, vincitore del bando internazionale ideato dal Segretariato Regionale del Ministero della Cultura della Puglia, è anzitutto un intervento di restauro e valorizzazione. Di quasi 30 metri d’altezza, l’installazione parte da una lettura volumetrica degli edifici meglio conservati in fondazione, proiettandone i perimetri messi in luce dalle indagini archeologiche, con rigore scientifico e coerenza con i principi del restauro. Le pareti interne saranno “corporee”, ovvero riempite di materiali di scarto recuperati da demolizioni di edifici nel territorio. L’area, insieme al polo museale al suo interno, sarà attraversabile e fruibile gratuitamente, restituendo così al presente e ai cittadini un luogo divenuto simbolo di rinascita culturale e sociale, dopo anni difficili.
«San Pietro è un luogo antico che non ha mai smesso di trasformarsi, è un frammento di città che attraverso il tempo ha conosciuto forme diverse di vita, di pensiero, di sacro», ha raccontato lo scultore. «Qui la materia si è fatta e disfatta più volte; ogni volta un passaggio, una mutazione. Ogni volta un gesto umano che ha lasciato un segno. Come artista cerco di dare forma a una visione, di rievocare una presenza che tutti possiamo riconoscere pur non avendola mai vista».
Ha aperto al pubblico il modello in scala nella Chiesa di San Francesco della Scarpa, presentato dall’artista con Maria Piccarreta, architetto e segretario regionale del MiC Puglia, e al Sindaco di Bari Vito Leccese, succeduta da una grande festa di quartiere. Seconda opera di Tresoldi in Puglia dopo l’opera di ricostruzione della Basilica paleocristiana di Santa Maria Maggiore a Siponto, nel 2016, il progetto di carattere conservativo è valso all’artista la Medaglia d’Oro per l’Architettura Italiana.

Gli scavi e gli immaginari nell’area di San Pietro
Gli studi e le ricerche nell’area di San Pietro, gli ultimi nel maggio 2024, hanno rivelato un sottosuolo stratificato di oltre quattromila anni, dall’Età del Bronzo gli anni ’60 del Novecento, il nucleo intorno al quale Bari si è espansa ed estesa. In epoca altomedievale vi sorgeva una chiesa cristiana, successivamente ricostruita in stile romanico tra XI e XII secolo. Nell’Ottocento l’edificio fu trasformato in struttura civile e adibito a ospedale, fino alla sua demolizione nel 1969, dopo i gravi danni subiti durante la Seconda guerra mondiale. L’area sgombra lasciò un vuoto rimasto chiuso fino ad oggi. L’opera, come ci racconta Tresoldi, racconta sia la trasformazione del sito sia il valore simbolico nell’immaginario collettivo: «La cosa più interessante che ho scoperto sono proprio le fasi di trasformazione, che in fondo si portano dietro i valori del proprio tempo». Grazie a planimetrie, rilievi, mappe, relazioni di scavo, documenti d’archivio, l’opera restituisce forma e anima all’antica chiesa tramite una lettura volumetrica delle aree preesistenti.
«Strati su strati fatti di culti, credenze, sacralità e riti. Costruire San Pietro è un atto che ritorna a chiederci, chi siamo? A cosa diamo valore? Cosa è per noi il senso del sacro? Come artista, cerco di dare forma a questa visione, rievocando una bellezza che non ho mai visto con cura e rispetto».

Edoardo Tresoldi, l’artista della Materia Assente
Le opere di Tresoldi, fondatore di Studio Studio Studio a Milano, un laboratorio multidisciplinare che supporta progetti pubblici e contemporanei, sono installazioni site specific ambientali, fantasmi architettonici neoclassici e barocchi di rete elettrosaldata zincata, un materiale industriale esclusivo reinterpretato in chiave poetica, forte e discreto. Il linguaggio poetico della “Materia Assente”, come Tresoldi lo definisce, che si fonde con i codici dell’architettura per celebrare la sacralità del luogo in cui l’opera viene accolta in modo responsabile e rispettoso, a bassa voce: «Quando si tratta di modificare uno spazio pubblico si ha sempre una grande responsabilità, in quanto esso appartiene al patrimonio culturale dei cittadini, al loro quotidiano, e viene poi contaminato e trasformato con i codici dell’arte». Luoghi sospesi e immagignifici di forte impatto ottico, punti di vista, trasparenze, ombre e luci tra le maglie della rete.

Come più grade opera contemporanea mai realizzata a Bari, il tempio sospeso di Tresoldi è anzitutto un atto di rifondazione e valorizzazione grazie al quale la città si ridefinisce e confronta gli archetipi e i modelli del passato con il sentire del presente. Un maestoso gioco di leggerezza e luci nella “città della luce”, come viene definita Bari, che verrà vissuto, fruito, attraversato, diventando parte di una nuova memoria urbana collettiva.














