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Mirrors
La collettiva ‘Mirrors’ riunisce in Sala Nova dieci artisti internazionali che esplorano, attraverso il ritratto, i temi della riflessione, dell’identità e della percezione, mettendo in dialogo visioni personali e memoria culturale.
Comunicato stampa
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SALA NOVA presenta Mirrors
Sinead Breslin, Tomas Harker, Emiliana Henriquez, Ania Hobson, Igor Moritz, Zofia Pałucha, Richard Phillips, Alexander Skats, Rafal Topolewski, Xu Yang.
Andrea Festa presenta in Sala Nova la mostra collettiva Mirrors, che riunisce le opere di Sinead Breslin, Tomas Harker, Emiliana Henriquez, Ania Hobson, Igor Moritz, Zofia Pałucha, Richard Phillips, Alexander Skats, Rafal Topolewski e Xu Yang. Gli artisti sono accomunati dai temi della riflessione, dell'identità e della percezione. La mostra esplora come il ritratto funzioni da specchio — rivelando tanto il sé quanto il mondo che ci circonda — in una sorta di documentario sociale.
Storicamente, il ritratto è stato il palcoscenico su cui l’individuo negozia visibilità, presenza e identità. La tradizione europea è stata dominata da commissioni aristocratiche e borghesi, in cui l’autopresentazione era inseparabile dal potere. Tuttavia, dietro quelle richieste solenni si celava anche la proiezione di una narrazione personale. L’attenzione verso la figura “davanti a” si è trasformata oggi in un’analisi metafisica e complessa della memoria culturale e della visione individuale.
Mirrors indaga il potere riflettente dell’arte — non solo come rappresentazione del mondo esterno, ma come mezzo attraverso il quale la vita interiore e la complessità emotiva vengono documentate. Soprattutto, ogni sé. In questa manifestazione dell’uno, Mirrors invita i visitatori a seguire lo sguardo delle opere, che dialogano tra loro in maniera forte e dinamica.
Why Must You (2021) di Sinead Breslin quasi imita un celebre sorriso, mentre osserva dolcemente il vicino, Igor Moritz. L’uomo, esausto dall’Ondata di calore su Londra, fissa il vuoto — o forse ha notato qualcosa di minuto nell’angolo del suo appartamento in stile Matisse.
Tarantula di Tomas Harker porta al centro del dipinto l’aracnide posato sul volto di una giovane donna, che sembra osservare con calma la stanza.
Isolde with Rocking Horse (2025) esplora con sorprendente intensità la scena di un nonno che osserva un bambino, mettendo in contrasto la curiosità e la stanchezza della vita. Tra i due, una “Maschera” alla Marie Antoinette introduce una tensione sospesa.
Il viaggio tra accessori sorprendenti prosegue nell’opera di Xu Yang, in cui una cornice bianca sostiene la corona multiculturale disegnata da Zofia Pałucha — un’audace e spudorata dichiarazione di autoespressione e della gioia dell’unicità.
L’ultima parete si apre con due opere vivaci di Emiliana Henriquez: nel calore dell’arancione, una donna fissa il soffitto, e la composizione suggerisce allo spettatore il significato della mostra, seguendo i graduali passaggi dal volto al corpo e al riflesso sul pavimento. Sotto, un doppio ritratto blu raffigura una coppia colta in un momento di intimità.
La coppia blu-arancio si staglia accanto ai Red Men di Ania Hobson, che sembrano quasi nascondersi, rastrellando la strada sotto lo sguardo severo di una figura in ombra.
Chiude il percorso l’autoritratto di Rafal Topolewski, con l’anatomia espressiva di occhi fermi, mento e coltello.
La mostra è visitabile dal 3 ottobre al 13 novembre 2025 presso Sala Nova, Lungotevere degli Altoviti 1, Roma.
Sinead Breslin, Tomas Harker, Emiliana Henriquez, Ania Hobson, Igor Moritz, Zofia Pałucha, Richard Phillips, Alexander Skats, Rafal Topolewski, Xu Yang.
Andrea Festa presenta in Sala Nova la mostra collettiva Mirrors, che riunisce le opere di Sinead Breslin, Tomas Harker, Emiliana Henriquez, Ania Hobson, Igor Moritz, Zofia Pałucha, Richard Phillips, Alexander Skats, Rafal Topolewski e Xu Yang. Gli artisti sono accomunati dai temi della riflessione, dell'identità e della percezione. La mostra esplora come il ritratto funzioni da specchio — rivelando tanto il sé quanto il mondo che ci circonda — in una sorta di documentario sociale.
Storicamente, il ritratto è stato il palcoscenico su cui l’individuo negozia visibilità, presenza e identità. La tradizione europea è stata dominata da commissioni aristocratiche e borghesi, in cui l’autopresentazione era inseparabile dal potere. Tuttavia, dietro quelle richieste solenni si celava anche la proiezione di una narrazione personale. L’attenzione verso la figura “davanti a” si è trasformata oggi in un’analisi metafisica e complessa della memoria culturale e della visione individuale.
Mirrors indaga il potere riflettente dell’arte — non solo come rappresentazione del mondo esterno, ma come mezzo attraverso il quale la vita interiore e la complessità emotiva vengono documentate. Soprattutto, ogni sé. In questa manifestazione dell’uno, Mirrors invita i visitatori a seguire lo sguardo delle opere, che dialogano tra loro in maniera forte e dinamica.
Why Must You (2021) di Sinead Breslin quasi imita un celebre sorriso, mentre osserva dolcemente il vicino, Igor Moritz. L’uomo, esausto dall’Ondata di calore su Londra, fissa il vuoto — o forse ha notato qualcosa di minuto nell’angolo del suo appartamento in stile Matisse.
Tarantula di Tomas Harker porta al centro del dipinto l’aracnide posato sul volto di una giovane donna, che sembra osservare con calma la stanza.
Isolde with Rocking Horse (2025) esplora con sorprendente intensità la scena di un nonno che osserva un bambino, mettendo in contrasto la curiosità e la stanchezza della vita. Tra i due, una “Maschera” alla Marie Antoinette introduce una tensione sospesa.
Il viaggio tra accessori sorprendenti prosegue nell’opera di Xu Yang, in cui una cornice bianca sostiene la corona multiculturale disegnata da Zofia Pałucha — un’audace e spudorata dichiarazione di autoespressione e della gioia dell’unicità.
L’ultima parete si apre con due opere vivaci di Emiliana Henriquez: nel calore dell’arancione, una donna fissa il soffitto, e la composizione suggerisce allo spettatore il significato della mostra, seguendo i graduali passaggi dal volto al corpo e al riflesso sul pavimento. Sotto, un doppio ritratto blu raffigura una coppia colta in un momento di intimità.
La coppia blu-arancio si staglia accanto ai Red Men di Ania Hobson, che sembrano quasi nascondersi, rastrellando la strada sotto lo sguardo severo di una figura in ombra.
Chiude il percorso l’autoritratto di Rafal Topolewski, con l’anatomia espressiva di occhi fermi, mento e coltello.
La mostra è visitabile dal 3 ottobre al 13 novembre 2025 presso Sala Nova, Lungotevere degli Altoviti 1, Roma.
03
ottobre 2025
Mirrors
Dal 03 ottobre al 13 novembre 2025
arte contemporanea
Location
Andrea Festa Fine Art
Roma, Lungotevere degli Altoviti, 1, (RM)
Roma, Lungotevere degli Altoviti, 1, (RM)
Orario di apertura
lunedì a venerdì ore 14-18
Sito web
Autore
Curatore







