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Luciano Olzer – Acque Altre
ACQUE ALTRE. Una risonanza vibrante dei segreti riposti nel grembo del suono dell’acqua. Un lieve scivolare di emozioni tra le vene di pietra e di legno che costeggiano rive e argini. Scrigni segreti recanti virtù di venti, ora feroci, ora mansueti. Memorie liquide. Gocce di echi ancestrali.
Comunicato stampa
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ACQUE ALTRE
L’acqueo suono nella fotografia di Luciano Olzer
L’acqua assomiglia all’anima
dell’uomo. È irrequieta, non ha
posa. Si spande per vie che scendono
verso l’argine di ogni cosa.
E poi si muta l’acqua, è
dolce sino agli estuari
è salata nei mari
volta nelle nubi in cielo
dorme nelle stalattiti
specchia il sole nel velo
che fa sulle corolle
di crochi e margherite
ogni mattino.
L’acqua è eterna, non ha destino.
Giuseppe Conte – LE STAGIONI – Studi & Testi 2001
Acqua. Elemento di primaria necessità per la vita. Pensare ad essa rimanda subito a un fluido corrente. Cristallino. Richiama il fabbisogno di dissetare. Crea l’immagine dell’incedere fluviale, come il moto ondoso dei mari e di tutte le acque che sul nostro meraviglioso Pianeta cantano l’inno alla Vita. La sua persistenza, adattabilità, scorrevolezza, potenza, presenza come talvolta assenza, risuona nel movimento continuo attraverso la liquidità, la trasformazione, l’apparente semplicità dei suoi stati. Il suo flusso primordiale rappresenta in molti miti la creazione del mondo, la sorgente di ogni fonte vitale, tuttavia è anche elemento di dissoluzione e annegamento. Nel mondo della psiche, l’acqua, è un luogo popolato da esseri misteriosi, simbolo degli strati più profondi e ignari della personalità. La relazione con questo sacro elemento che costituisce il settanta per cento circa del nostro corpo è indice di come essa abbia la peculiarità di manifestarsi in stadi, forme, immagini, consistenze, di cui poco abbiamo consapevolezza.
L’indagine accurata, che Luciano Olzer, attraverso la fotografia, compie per portare in superficie quel mistero racchiuso tra i moti e le stasi delle acque, è uno studio attento e minuzioso del carattere di questo elemento. Proprio il mistero, che nella sua radice greca si connette al verbo mýein, che significa chiudere, serrare, è lo scrigno che egli apre con immagini còlte tra luci e ombre, riflessi e effetti sul fluido acqueo. Una certosina pazienza che diviene forma meditativa è l’incedere artistico che contraddistingue Luciano Olzer nel realizzare gli scatti di luce. Poiché, proprio la luce è l’ingrediente magico, attentamente studiato, che implica il risultato finale. Lo studio luminoso è una sorta di squisita ossessione che vede l’artista porsi per un tempo incalcolabile in attesa di trovare la perfezione di ciò che desidera far apparire dal particolare intrinseco nelle molecole dell’acqua.
Una dolce azione rispecchiante i tratti caratteriali stessi di Olzer, una sorta di devozione verso la sacralità di questo elemento. Un rispetto assoluto per questo amore che, parole sue, più lo si guarda e più ci si innamora.
Le opere di questo ciclo sono fotografie realizzate su piani di acque dolci. Laghi e torrenti. Perlopiù trentini. Gli scatti talvolta sono realizzati con il movimento manuale intenzionale della fotocamera, o con parametri di controllo della macchina estremi o particolari. Questo agire rende il risultato assolutamente personale e determina uno stato d’animo “reale” dentro l’opera stessa. Svela la mistica essenza che la natura dell’acqua conserva. Esalta la vibrazione impressa dal suono del movimento còlto nel Kairos, quell’attimo inafferrabile che se fermato a tempo, origina forme che cangiano a seconda di chi le osserva. Lenti deformanti. Lenti espansive. Lenti sfaccettate sono strati di geometrie che emergono in giochi di continue forme inaspettate. Riflessi, i quali doppi degli stessi edificano immagini di volti, forse anime di qualche spiritello inatteso, come effigi di fiere ruggenti dalla forza primordiale, dalla nobiltà selvaggia. Sprigionano l’energia intrinseca dell’acqua che vibra tra mito e realtà. Curioso che in sanscrito il termine suono si esprima con Nada-Braham. Nada significa “ampio fiume” e Braham, “sorgente”. Ovvero, “il suono è alla fonte del fiume”. Forse non è un caso che Olzer abbia la rispondenza di cogliere questo particolare moto sonoro e manifestarlo nelle sue opere. In quanto musicista, con un attento studio della fisica del suono, dell’acustica e psicoacustica, mette in rilievo lo spettro stesso acustico che l’unità acquea genera. Una sorta di diagramma visivo che rappresenta pressioni sonore in relazione alla frequenza. E, diviene il prisma che separa la luce in colori.
Allo stesso modo, le impressioni fotografiche paiono opere pennellate a campiture acriliche. Appassionato di pittura, la sua mano, attraverso la camera fotografica, crea pennellate dal sapore impressionista. Una lirica che si alterna tra immagini e colori. Cangia i toni e ritmi, come le forme della Natura cambiano a seconda dei fattori ambientali. Una risonanza vibrante dei segreti riposti nel grembo del suono dell’acqua. Un lieve scivolare di emozioni tra le vene di pietra e di legno che costeggiano rive e argini. Scrigni segreti recanti virtù di venti, ora feroci, ora mansueti. Memorie liquide. Gocce di echi ancestrali. Suoni che divengono astrazioni immaginifiche nel muto canto delle immagini.
Opere dall’accento emozionale che nell’acqueo suono potrebbe sì assomigliare all’anima dell’uomo, tuttafiata, L’acqua è eterna, non ha destino.
Trento, 29 agosto 2025
Barbara Cappello
L’acqueo suono nella fotografia di Luciano Olzer
L’acqua assomiglia all’anima
dell’uomo. È irrequieta, non ha
posa. Si spande per vie che scendono
verso l’argine di ogni cosa.
E poi si muta l’acqua, è
dolce sino agli estuari
è salata nei mari
volta nelle nubi in cielo
dorme nelle stalattiti
specchia il sole nel velo
che fa sulle corolle
di crochi e margherite
ogni mattino.
L’acqua è eterna, non ha destino.
Giuseppe Conte – LE STAGIONI – Studi & Testi 2001
Acqua. Elemento di primaria necessità per la vita. Pensare ad essa rimanda subito a un fluido corrente. Cristallino. Richiama il fabbisogno di dissetare. Crea l’immagine dell’incedere fluviale, come il moto ondoso dei mari e di tutte le acque che sul nostro meraviglioso Pianeta cantano l’inno alla Vita. La sua persistenza, adattabilità, scorrevolezza, potenza, presenza come talvolta assenza, risuona nel movimento continuo attraverso la liquidità, la trasformazione, l’apparente semplicità dei suoi stati. Il suo flusso primordiale rappresenta in molti miti la creazione del mondo, la sorgente di ogni fonte vitale, tuttavia è anche elemento di dissoluzione e annegamento. Nel mondo della psiche, l’acqua, è un luogo popolato da esseri misteriosi, simbolo degli strati più profondi e ignari della personalità. La relazione con questo sacro elemento che costituisce il settanta per cento circa del nostro corpo è indice di come essa abbia la peculiarità di manifestarsi in stadi, forme, immagini, consistenze, di cui poco abbiamo consapevolezza.
L’indagine accurata, che Luciano Olzer, attraverso la fotografia, compie per portare in superficie quel mistero racchiuso tra i moti e le stasi delle acque, è uno studio attento e minuzioso del carattere di questo elemento. Proprio il mistero, che nella sua radice greca si connette al verbo mýein, che significa chiudere, serrare, è lo scrigno che egli apre con immagini còlte tra luci e ombre, riflessi e effetti sul fluido acqueo. Una certosina pazienza che diviene forma meditativa è l’incedere artistico che contraddistingue Luciano Olzer nel realizzare gli scatti di luce. Poiché, proprio la luce è l’ingrediente magico, attentamente studiato, che implica il risultato finale. Lo studio luminoso è una sorta di squisita ossessione che vede l’artista porsi per un tempo incalcolabile in attesa di trovare la perfezione di ciò che desidera far apparire dal particolare intrinseco nelle molecole dell’acqua.
Una dolce azione rispecchiante i tratti caratteriali stessi di Olzer, una sorta di devozione verso la sacralità di questo elemento. Un rispetto assoluto per questo amore che, parole sue, più lo si guarda e più ci si innamora.
Le opere di questo ciclo sono fotografie realizzate su piani di acque dolci. Laghi e torrenti. Perlopiù trentini. Gli scatti talvolta sono realizzati con il movimento manuale intenzionale della fotocamera, o con parametri di controllo della macchina estremi o particolari. Questo agire rende il risultato assolutamente personale e determina uno stato d’animo “reale” dentro l’opera stessa. Svela la mistica essenza che la natura dell’acqua conserva. Esalta la vibrazione impressa dal suono del movimento còlto nel Kairos, quell’attimo inafferrabile che se fermato a tempo, origina forme che cangiano a seconda di chi le osserva. Lenti deformanti. Lenti espansive. Lenti sfaccettate sono strati di geometrie che emergono in giochi di continue forme inaspettate. Riflessi, i quali doppi degli stessi edificano immagini di volti, forse anime di qualche spiritello inatteso, come effigi di fiere ruggenti dalla forza primordiale, dalla nobiltà selvaggia. Sprigionano l’energia intrinseca dell’acqua che vibra tra mito e realtà. Curioso che in sanscrito il termine suono si esprima con Nada-Braham. Nada significa “ampio fiume” e Braham, “sorgente”. Ovvero, “il suono è alla fonte del fiume”. Forse non è un caso che Olzer abbia la rispondenza di cogliere questo particolare moto sonoro e manifestarlo nelle sue opere. In quanto musicista, con un attento studio della fisica del suono, dell’acustica e psicoacustica, mette in rilievo lo spettro stesso acustico che l’unità acquea genera. Una sorta di diagramma visivo che rappresenta pressioni sonore in relazione alla frequenza. E, diviene il prisma che separa la luce in colori.
Allo stesso modo, le impressioni fotografiche paiono opere pennellate a campiture acriliche. Appassionato di pittura, la sua mano, attraverso la camera fotografica, crea pennellate dal sapore impressionista. Una lirica che si alterna tra immagini e colori. Cangia i toni e ritmi, come le forme della Natura cambiano a seconda dei fattori ambientali. Una risonanza vibrante dei segreti riposti nel grembo del suono dell’acqua. Un lieve scivolare di emozioni tra le vene di pietra e di legno che costeggiano rive e argini. Scrigni segreti recanti virtù di venti, ora feroci, ora mansueti. Memorie liquide. Gocce di echi ancestrali. Suoni che divengono astrazioni immaginifiche nel muto canto delle immagini.
Opere dall’accento emozionale che nell’acqueo suono potrebbe sì assomigliare all’anima dell’uomo, tuttafiata, L’acqua è eterna, non ha destino.
Trento, 29 agosto 2025
Barbara Cappello
18
ottobre 2025
Luciano Olzer – Acque Altre
Dal 18 al 31 ottobre 2025
arte contemporanea
Location
VISIONI ALTRE
Venezia, Calle Seconda del Cristo, 2918, (VE)
Venezia, Calle Seconda del Cristo, 2918, (VE)
Orario di apertura
mercoledì e giovedì 11-14 | venerdì, sabato e domenica 11-14/16-19
Vernissage
18 Ottobre 2025, ore 18.00
Sito web
Ufficio stampa
VISIONI ALTRE
Autore
Curatore
Autore testo critico




