Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Paolo Liberati – Venezia è una pausa tra un antro e l’altro
La mostra indaga il legame tra pittura, teatro e visione, proponendo un percorso che riflette sul processo creativo e sulla costruzione dell’immagine. Le opere rivelano una ricerca sulla luce e sulla materia, per restituire alla pittura il suo valore di linguaggio vivo e dinamico.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Blue Gallery, galleria indipendente di Venezia, è lieta di annunciare Venezia è una pausa tra un antro e l’altro, personale di Paolo Liberati, visitabile dal 18 ottobre al 18 novembre 2025.
In mostra una selezione di opere, acquerelli e disegni realizzati con paziente lentezza, restituiscono il dialogo costante dell’artista con il teatro e la pittura, in un intreccio di gesti, memoria e luce. Un percorso intimo e visionario, dove l’antro dello studio diventa scena mentale e Venezia diviene il luogo ideale per aprirsi a una nuova relazione con lo sguardo del pubblico.
L’antro è la caverna dello studio, «la stanza dell’alchimista, dove tutto avviene». È il teatro silenzioso dell’artista, il luogo in cui la materia si trasforma in visione. Da qui prende forma il lavoro di Paolo Liberati, che con la mostra Venezia è una pausa tra un antro e l’altro porta nella laguna una riflessione intima e profonda sul rapporto tra pittura e teatro, tra luce e interiorità, tra ciò che si nasconde e ciò che si manifesta.
Per Liberati la pittura è da sempre la parte costitutiva di una “scrittura d’arte” che tiene insieme più linguaggi. «Il teatro, la pittura e il video sono, per me, un’unica scrittura visiva», afferma. Come ha scritto Lorenzo Mango, «la pittura è, di questo linguaggio plurale e aperto all’ibridazione, il fondamento». La sua ricerca affonda le radici nella lezione di Toti Scialoja e nella stagione del Nuovo Teatro Italiano, di cui Liberati fu protagonista con i Tradimenti Incidentali: un gruppo che cercava una moderna “scrittura teatrale d’arte”, fondata su un’intensa qualità visiva.
In Venezia è una pausa tra un antro e l’altro questa visione si rinnova. Il teatro continua a ispirare la pittura, ma è la pittura ora a restituire al teatro la sua dimensione mentale e poetica. «Chiedo aiuto al mio passato», racconta Liberati, «perché il dramma e la commedia mi suggeriscano tempi, soggetti e condizioni per il mio operare».
Nascono così opere che sono veri e propri “teatri della mente”, “teatri dell’occhio”, in cui il disegno e l’acquerello diventano spazi scenici interiori.
Come nota Mango, «le immagini disegnate figurano spazi di teatri impossibili, esito di una visione assoluta, scenicamente motivata ma che non può tradursi in scena materiale». Si tratta di “drammaturgie pittoriche” dove la mano pensa, e la visione si costruisce lentamente, «dal nero più assoluto fino al bianco, ciò che resta della superficie del foglio, che diventa luce».
In questo senso, l’opera di Liberati prosegue idealmente il suo Manifesto per un’Arte Mutante, dove il punto diventa poro, la linea fibra, la superficie gravità: pittura come forma formante, come “immagine immaginante” che si fa corpo. «L’arte deve restare misteriosamente inutile», scriveva, «perché è nell’inutile che il tutto si tocca».
Venezia è una pausa tra un antro e l’altro diventa dunque un attraversamento. L’antro — lo spazio interiore, il buio fertile dello studio — si apre all’altro, alla luce e alla città. «Venezia è il ponte, il luogo dell’incontro tra ciò che rimane nell’ombra e ciò che si apre alla visione».
In questa pausa sospesa, la pittura di Liberati si fa teatro dell’anima, dove forma, materia e memoria coincidono.
In mostra una selezione di opere, acquerelli e disegni realizzati con paziente lentezza, restituiscono il dialogo costante dell’artista con il teatro e la pittura, in un intreccio di gesti, memoria e luce. Un percorso intimo e visionario, dove l’antro dello studio diventa scena mentale e Venezia diviene il luogo ideale per aprirsi a una nuova relazione con lo sguardo del pubblico.
L’antro è la caverna dello studio, «la stanza dell’alchimista, dove tutto avviene». È il teatro silenzioso dell’artista, il luogo in cui la materia si trasforma in visione. Da qui prende forma il lavoro di Paolo Liberati, che con la mostra Venezia è una pausa tra un antro e l’altro porta nella laguna una riflessione intima e profonda sul rapporto tra pittura e teatro, tra luce e interiorità, tra ciò che si nasconde e ciò che si manifesta.
Per Liberati la pittura è da sempre la parte costitutiva di una “scrittura d’arte” che tiene insieme più linguaggi. «Il teatro, la pittura e il video sono, per me, un’unica scrittura visiva», afferma. Come ha scritto Lorenzo Mango, «la pittura è, di questo linguaggio plurale e aperto all’ibridazione, il fondamento». La sua ricerca affonda le radici nella lezione di Toti Scialoja e nella stagione del Nuovo Teatro Italiano, di cui Liberati fu protagonista con i Tradimenti Incidentali: un gruppo che cercava una moderna “scrittura teatrale d’arte”, fondata su un’intensa qualità visiva.
In Venezia è una pausa tra un antro e l’altro questa visione si rinnova. Il teatro continua a ispirare la pittura, ma è la pittura ora a restituire al teatro la sua dimensione mentale e poetica. «Chiedo aiuto al mio passato», racconta Liberati, «perché il dramma e la commedia mi suggeriscano tempi, soggetti e condizioni per il mio operare».
Nascono così opere che sono veri e propri “teatri della mente”, “teatri dell’occhio”, in cui il disegno e l’acquerello diventano spazi scenici interiori.
Come nota Mango, «le immagini disegnate figurano spazi di teatri impossibili, esito di una visione assoluta, scenicamente motivata ma che non può tradursi in scena materiale». Si tratta di “drammaturgie pittoriche” dove la mano pensa, e la visione si costruisce lentamente, «dal nero più assoluto fino al bianco, ciò che resta della superficie del foglio, che diventa luce».
In questo senso, l’opera di Liberati prosegue idealmente il suo Manifesto per un’Arte Mutante, dove il punto diventa poro, la linea fibra, la superficie gravità: pittura come forma formante, come “immagine immaginante” che si fa corpo. «L’arte deve restare misteriosamente inutile», scriveva, «perché è nell’inutile che il tutto si tocca».
Venezia è una pausa tra un antro e l’altro diventa dunque un attraversamento. L’antro — lo spazio interiore, il buio fertile dello studio — si apre all’altro, alla luce e alla città. «Venezia è il ponte, il luogo dell’incontro tra ciò che rimane nell’ombra e ciò che si apre alla visione».
In questa pausa sospesa, la pittura di Liberati si fa teatro dell’anima, dove forma, materia e memoria coincidono.
18
ottobre 2025
Paolo Liberati – Venezia è una pausa tra un antro e l’altro
Dal 18 ottobre al 18 novembre 2025
arte contemporanea
Location
Blue Gallery
Venezia, Sestiere Dorsoduro, 3061, (VE)
Venezia, Sestiere Dorsoduro, 3061, (VE)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 11-13 e 16-19
Vernissage
18 Ottobre 2025, 18
Ufficio stampa
Cristina Gatti - Press & P.R. - Venezia
Autore
Curatore
Autore testo critico





