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Seedings For Foreign Planets
Undici artisti occupano cinque spazi distinti per indagare la pittura come fonte inesauribile di scelte e rinunce.
Comunicato stampa
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SEEDINGS FOR FOREIGN PLANETS
a cura di Fabio Vito Lacertosa
(Inaugurazioni il 28-29-30-31 novembre).
Chi usa la pittura trattiene lo sguardo sulle cose del mondo, come l’apneista trattiene il respiro nelle faccende di mare. Dipingere è dunque fermare lo spettatore il più a lungo possibile davanti alla tela, ma senza rinunciare a quell’inafferrabile incomprensione del primo sguardo, a quel lampo iniziale che sfugge a ogni definizione. La padronanza dell’arte sta forse nella tensione tra suggestione complessiva e tessitura particellare, tra l’equilibrio sapiente della composizione e l’anarchia dei piccoli elementi formali che vivono e proliferano da soli.
Seedings for Foreign Planets è un progetto apparentemente diffuso, ma in realtà naturale prosecuzione di Pittura Ambiente I (2021) al Castello di Rivara. Dall’energia originaria di quella mostra di quattro anni fa raccolgo un senso di diaspora e di clausura che si traduce in un “branco” di luoghi eretici e apparentemente umili. Undici artisti occupano cinque spazi distinti per indagare la pittura come fonte inesauribile di scelte e rinunce. Una Grande Semina: una sorta di imago mundi in cui a ogni confine corrisponde una crepa capace di accogliere polveri, semi e memorie proiettate verso mete molto lontane. Perdere le coordinate come preparazione al viaggio; l’esodo come atto generativo; l’immersione come unica via di salvezza.
La magnifica illusione dell’atmosfera - quel piccolo Truman Show primordiale che costruisce il nodo di tutti i racconti umani - è il presupposto della mostra (di tutte le mostre). Tuttavia, si avverte in ogni angolo un disagio dell’abitare, una fragilità dell’essere terrestri e un desiderio di fuga dal pianeta straniero, il nostro. Come una prolifica dispersione in atto, la pittura si propone ancora come avanguardia, ma anche come seme e reliquia: materia refrattaria che resiste alle tempeste, si conserva sommersa e, incontrando un terreno estraneo, può aprirsi e fiorire.
Di seguito gli artisti, i luoghi e le inaugurazioni.
Dal 28 ottobre allo Studio Neri Ceccarelli di Torino, Neri Ceccarelli e Domenico Falcone con Memories of Iron and Flesh. Segni ferali e toni grigi-neri compongono un dialogo sul corpo e la materia. Ceccarelli plasma oggetti corrosi trattandoli come oggetti della memoria collettiva; Falcone usa calze a rete tese in una mise en scène elegante e perturbante. Entrambi cortocircuiti tra desiderio e brutalità, dove ogni opera sembra emergere dall’interno di una ferita.
Dal 29 ottobre al Circolo dei Lucani G. Fortunato di Torino, Grosse Fuge di Rodrigo Blanco.
Paesaggi dilatati, dimensioni rarefatte, illusioni metafisiche. Ampie campiture circondano soggetti sfuggenti, frammenti di isole, scenari senza tempo. Le opere di Rodrigo Blanco suggeriscono la presenza umana come misura di una realtà più profonda che pulsa al di sotto della superficie visibile.
Dal 30 ottobre allo Studio Luca Arboccò di Torino, Luca Arboccò, Federica Arra, Ettore Basentini con Echoes of Spring. Tre declinazioni del paesaggio come rifugio dall’inefficienza della rappresentazione. Arboccò mette in luce il teatro della pittura contemporanea come scarto tra individuo e medium; Arra usa la pittura come respiro, distanza e rifugio spirituale; Basentini trattiene foglie, frutti e pigmenti in velature di lattice, votando il paesaggio a una possessività nostalgica. Insieme, restituiscono un’eco di un richiamo impossibile.
Dal 31 ottobre allo Studio Laura De Stasio di Torino, Laura De Stasio e Federico Caputo con Non si può morire alle cinque. De Stasio e Caputo allestiscono intorno a un divano rococò una stanza che è dimensione lussuosa e fatiscente allo stesso tempo, dove divinità morenti resistono alla brutalità del trapasso. Intorno ai quadri di stoffa ricamata da Caputo, De Stasio arreda, assorbe, proietta e restituisce emozioni.
Dal 31 ottobre presso Idem Studio di Torino, Ruggero Baragliu, Samuele Pigliapochi, Angelo Spatola con Painting, Panic (and other Passions).
Idem Studio trasforma lo spazio da sempre condiviso a sei mani in una foresta totalizzante di segni: oggetti liquefatti in una dimensione sottomarina, arte senza limiti che si realizza nel solco dove la pittura e la scultura giungono a patti. È un paesaggio colmo di energia pittorica, di luce, di equilibri rimossi e ricostruiti incessantemente.
Realizzata in collaborazione con galleria Weber & Weber (Torino), la mostra si propone alla fine come un’indagine sulle capacità di resistenza e trasformazione della pittura oggi. Una verifica. Una semplice verifica.
a cura di Fabio Vito Lacertosa
(Inaugurazioni il 28-29-30-31 novembre).
Chi usa la pittura trattiene lo sguardo sulle cose del mondo, come l’apneista trattiene il respiro nelle faccende di mare. Dipingere è dunque fermare lo spettatore il più a lungo possibile davanti alla tela, ma senza rinunciare a quell’inafferrabile incomprensione del primo sguardo, a quel lampo iniziale che sfugge a ogni definizione. La padronanza dell’arte sta forse nella tensione tra suggestione complessiva e tessitura particellare, tra l’equilibrio sapiente della composizione e l’anarchia dei piccoli elementi formali che vivono e proliferano da soli.
Seedings for Foreign Planets è un progetto apparentemente diffuso, ma in realtà naturale prosecuzione di Pittura Ambiente I (2021) al Castello di Rivara. Dall’energia originaria di quella mostra di quattro anni fa raccolgo un senso di diaspora e di clausura che si traduce in un “branco” di luoghi eretici e apparentemente umili. Undici artisti occupano cinque spazi distinti per indagare la pittura come fonte inesauribile di scelte e rinunce. Una Grande Semina: una sorta di imago mundi in cui a ogni confine corrisponde una crepa capace di accogliere polveri, semi e memorie proiettate verso mete molto lontane. Perdere le coordinate come preparazione al viaggio; l’esodo come atto generativo; l’immersione come unica via di salvezza.
La magnifica illusione dell’atmosfera - quel piccolo Truman Show primordiale che costruisce il nodo di tutti i racconti umani - è il presupposto della mostra (di tutte le mostre). Tuttavia, si avverte in ogni angolo un disagio dell’abitare, una fragilità dell’essere terrestri e un desiderio di fuga dal pianeta straniero, il nostro. Come una prolifica dispersione in atto, la pittura si propone ancora come avanguardia, ma anche come seme e reliquia: materia refrattaria che resiste alle tempeste, si conserva sommersa e, incontrando un terreno estraneo, può aprirsi e fiorire.
Di seguito gli artisti, i luoghi e le inaugurazioni.
Dal 28 ottobre allo Studio Neri Ceccarelli di Torino, Neri Ceccarelli e Domenico Falcone con Memories of Iron and Flesh. Segni ferali e toni grigi-neri compongono un dialogo sul corpo e la materia. Ceccarelli plasma oggetti corrosi trattandoli come oggetti della memoria collettiva; Falcone usa calze a rete tese in una mise en scène elegante e perturbante. Entrambi cortocircuiti tra desiderio e brutalità, dove ogni opera sembra emergere dall’interno di una ferita.
Dal 29 ottobre al Circolo dei Lucani G. Fortunato di Torino, Grosse Fuge di Rodrigo Blanco.
Paesaggi dilatati, dimensioni rarefatte, illusioni metafisiche. Ampie campiture circondano soggetti sfuggenti, frammenti di isole, scenari senza tempo. Le opere di Rodrigo Blanco suggeriscono la presenza umana come misura di una realtà più profonda che pulsa al di sotto della superficie visibile.
Dal 30 ottobre allo Studio Luca Arboccò di Torino, Luca Arboccò, Federica Arra, Ettore Basentini con Echoes of Spring. Tre declinazioni del paesaggio come rifugio dall’inefficienza della rappresentazione. Arboccò mette in luce il teatro della pittura contemporanea come scarto tra individuo e medium; Arra usa la pittura come respiro, distanza e rifugio spirituale; Basentini trattiene foglie, frutti e pigmenti in velature di lattice, votando il paesaggio a una possessività nostalgica. Insieme, restituiscono un’eco di un richiamo impossibile.
Dal 31 ottobre allo Studio Laura De Stasio di Torino, Laura De Stasio e Federico Caputo con Non si può morire alle cinque. De Stasio e Caputo allestiscono intorno a un divano rococò una stanza che è dimensione lussuosa e fatiscente allo stesso tempo, dove divinità morenti resistono alla brutalità del trapasso. Intorno ai quadri di stoffa ricamata da Caputo, De Stasio arreda, assorbe, proietta e restituisce emozioni.
Dal 31 ottobre presso Idem Studio di Torino, Ruggero Baragliu, Samuele Pigliapochi, Angelo Spatola con Painting, Panic (and other Passions).
Idem Studio trasforma lo spazio da sempre condiviso a sei mani in una foresta totalizzante di segni: oggetti liquefatti in una dimensione sottomarina, arte senza limiti che si realizza nel solco dove la pittura e la scultura giungono a patti. È un paesaggio colmo di energia pittorica, di luce, di equilibri rimossi e ricostruiti incessantemente.
Realizzata in collaborazione con galleria Weber & Weber (Torino), la mostra si propone alla fine come un’indagine sulle capacità di resistenza e trasformazione della pittura oggi. Una verifica. Una semplice verifica.
28
ottobre 2025
Seedings For Foreign Planets
Dal 28 ottobre al 02 novembre 2025
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – Torino
Torino, (Torino)
Torino, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 18 - 23
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico




