26 ottobre 2025

Il Museo Nazionale del Cinema di Torino, raccontato dal suo Direttore

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Dopo anni alla guida di manifestazioni come la Berlinale, Carlo Chatrian sta portando al Museo Nazionale del Cinema di Torino la sua esperienza curatoriale e la sua visione internazionale: ce lo ha raccontato in un’intervista

PAZZA IDEA. Oltre il ’68: icone pop nelle fotografie di Angelo Frontoni, exhibition view, Museo Nazionale del Cinema di Torino

Sotto la direzione di Carlo Chatrian, nel Museo Nazionale del Cinema di Torino la memoria della settima arte incontra le sue trasformazioni più recenti. In questa conversazione, Chatrian riflette sulla sua esperienza alla guida di un museo dalla collezione così unica e preziosa, tra mostre in corso e progetti futuri.

Dopo anni alla guida di festival internazionali come la Berlinale, ritiene che queste esperienze influenzino il suo approccio alla gestione del Museo Nazionale del Cinema? In che modo?

«L’esperienza di dirigere un’istituzione così ricca di Storia e di storie è affascinante e impegnativa. Tanto a livello pratico quando a livello umano ho trovato un ambiente stimolante non troppo dissimile da quello riscontrato nelle mie esperienze precedenti. È naturale mettere l’attenzione su chi dirige, ma un museo o un festival in questo non sono diversi da un film, è un lavoro collettivo. (…) D’altra parte, il mio passato come direttore di festival senza dubbio ha avuto e ha un impatto nell’attività del museo. Insieme alla conservazione ho cercato di porre l’accento sulla valorizzazione, così come ho cercato di portare la mia esperienza in campo internazionale non solo nelle collaborazioni che abbiamo già attivato con altri istituti, ma anche nel declinare progetti che guardino al di fuori dei confini geografici italiani o locali. Il progetto Torino Encounters che in questi giorni stiamo lanciando ne è un buon esempio: cortometraggi realizzati da affermati registi che porteranno nei festival e negli istituti di cinema del mondo il nome del Museo e la bellezza delle sue collezioni».

PAZZA IDEA. Oltre il ’68: icone pop nelle fotografie di Angelo Frontoni, exhibition view, Museo Nazionale del Cinema di Torino

Il cinema oggi vive un momento di grande trasformazione, tra piattaforme digitali, nuove tecnologie e forme ibride di narrazione. Come può un museo dedicato alla settima arte raccontare queste metamorfosi senza perdere il legame con la sua dimensione storica e materiale?

«Tra le cose che mi hanno colpito di più in questi primi mesi di attività è notare come i visitatori e in particolare quelli più giovani siano attratti dagli oggetti più che dai video. Forse perché le immagini in movimento sono oggi alla portata di tutti e hanno per così dire invaso la nostra sfera più intima, l’esperienza che viene maggiormente apprezzata è quella di essere confrontati con la fisicità degli oggetti (siano essi props, costumi, manifesti…) che il cinema filma. Penso dunque che almeno nell’ambito museale non si corra il pericolo di perdere la fiducia dei visitatori».

PAZZA IDEA. Oltre il ’68 racconta, attraverso le fotografie di Angelo Frontoni, gli anni Settanta e Ottanta, tra trasformazioni culturali, costume e spettacolo. Perché avete scelto proprio oggi di proporre questa mostra, e quale dialogo vede tra quel periodo e la società e la cultura contemporanea?

«Mi sembra che questo scorcio di nuovo millennio, forse acuito da un clima di instabilità politica, economica, sociale ma anche personale, si stia caratterizzando per una forte spinta normativa. Mai come ora ci sono parole che non possono essere pronunciate, immagini che vanno evitate, accostamenti che non sono accettati. È pensando a questo contesto che abbiamo rivisto gli scatti di Angelo Frontoni. Sono per lo più fotografie “pazze” – non strampalate, ma “folli” nell’accostare cose e persone che non hanno un rapporto diretto, anzi che rimandano a contesti distantissimi. Così è il caso della nostra immagine guida: l’eterea, bellissima e irraggiungibile Patty Pravo con la testa (finta) di uno squalo. Rileggere gli anni Settanta e poi gli Ottanta, segnati dall’entrata in campo della tv privata da un altro modo di fare film e di vestire, è stato tanto piacevole quanto illuminante. Siamo curiosi di vedere come la mostra sarà accolta dai visitatori, specialmente dai più giovani».

Enrico Prampolini, Manifesto per Thaïs di Anton Giulio Bragaglia e Riccardo Cassano, Italia, 1917 Cm 196×140 Collezione Museo Nazionale del Cinema, Torino

Guardando ai prossimi anni, quali progetti o direzioni strategiche intende sviluppare per innovare il Museo del Cinema, sia in termini di collezioni che di esperienza per i visitatori?

«Con la mostra Pazza Idea abbiamo intrapreso un percorso di valorizzazione delle collezioni del museo, percorso che intendiamo portare avanti coinvolgendo altri ambiti – il 20 ottobre inaugureremo una mostra dedicata ai manifesti d’artista anch’essi presi dalle nostre collezioni. Per quanto riguarda le mostre temporanee, vogliamo innanzitutto arrivare ad avere una programmazione definita con un certo anticipo alternando mostre storiche (legate a grandi nomi della storia del cinema) ad altre che coinvolgono registi o attori viventi.

Per quanto riguarda il Museo nel suo complesso oltre a portare avanti la programmazione abituale nelle sale VR e ad aver attivato una video room dedicata a contenuti originali (come video saggi) o d’archivio, abbiamo attivato un ambizioso progetto unico in Europa di videomapping della cupola interna della Mole antonelliana che ci permetterà di offrire ai nostri ospiti e spettatori uno spettacolo sul più bello schermo del mondo!».

Renato Guttuso, Manifesto per Kaos di Paolo e Vittorio Taviani, Italia, 1984. Cm 140×100 Collezione Museo Nazionale del Cinema, Torino

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