28 ottobre 2025

Tutto torna, anche il dipinto di Fischetti alla Reggia di Caserta

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Un’acquisizione resa possibile dal lavoro congiunto della casa d’aste Lempertz (da sempre impegnata nel dialogo con le Istituzioni museali italiane), degli uffici della Reggia e della Direzione Generale Musei

reggia caserta

Una storia a lieto fine: un importante dipinto di Fedele Fischetti – il titolo è L’Apoteosi della dinastia borbonica – è tornato alla Reggia di Caserta. Si tratta di una delle più complete testimonianze del programma figurativo e artistico di decorazione immaginato da Luigi Vanvitelli per l’attuale Sala del Trono della Reggia, e ora è stata acquisita grazie al lavoro congiunto della casa d’aste Lempertz con gli uffici della Reggia di Caserta e della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura. Il finanziamento della DGMU, la trattativa privata a Colonia, un attento restauro, e adesso l’opera è tra le protagoniste della mostra Tutto torna! alla Reggia di Caserta, dal 22 ottobre al 24 novembre 2025.

Una grande abbondanza di fonti storiche testimonia come nel 1772 Luigi Vanvitelli commissionò a Fedele Fischetti un affresco per il Salone Baciamano della Reggia di Caserta. L’opera però non fu mai realizzata, ma la tela che oggi torna alla Reggia ne costituisce la macchia, il bozzetto immediatamente precedente alla realizzazione e che costituisce una testimonianza di eccezionale interesse artistico e valore storico. Ed eccola: la tela è riemersa recentemente in una collezione spagnola ed è considerata l’apogeo della produzione di Fedele Fischetti, l’artista che più di ogni altro è stato interprete delle tendenze classiciste diventando – come afferma lo storico dell’arte Nicola Spinosa – «il più appropriato e organico completamento pittorico e decorativo dell’architettura vanvitelliana».

Fedele Fischetti, L’Apoteosi della dinastia borbonica

È Carlotta Mascherpa, Old Master Specialist e Direttrice di Lempertz Italia, a rivelare alcuni retroscena di questa incredibile acquisizione: «Durante un viaggio di lavoro», racconta, «ho visto appeso a una parete il modelletto del Fischetti che ho trovato straordinario. Il proprietario aveva già le informazioni e ho capito subito che era un quadro che doveva assolutamente tornare in Italia. A volte capita che sul mercato riaffiorino opere sconosciute o disperse da secoli, e che solo tramite la loro immissione nel circuito di mercato possono trovare la collocazione più adeguata».

Come nel caso de L’Apoteosi della dinastia borbonica. Qui Fischetti immagina la Virtù della Verità che tiene a guinzaglio un leone e sconfigge i Vizi dell’Invidia e della Maldicenza. Atena, emblema del Merito, porge uno scettro al re, che è accompagnato dalla Giustizia alle sue spalle, e dalla Fede a cui rivolge lo sguardo su indicazione della Sapienza Divina. Gli angeli portano in gloria lo stemma della casata e cingono di alloro i sovrani antecedenti. La figura del re, seppur poco definita fisiognomicamente, reca analogie con l’iconografia di San Ferdinando, il che lascia supporre che Fischetti avesse in mente di raffigurare il re nelle vesti dell’omonimo Santo. Una tipologia di trionfo religioso che rimanda ai cicli di affreschi della Casa d’Austria già eseguiti precedentemente dall’artista, una direzione classica che rielabora consapevolmente la più alta tradizione napoletana.

«Non è la prima volta che Lempertz collabora con le istituzioni e in Italia», dichiara ancora Mascherpa. «La famiglia Hanstein, proprietaria della casa d’aste, ha donato una croce trafugata dalla chiesa di San Pantalone a Venezia permettendone la ricollocazione nella posizione originaria. Inoltre, tramite una prelazione d’asta e successiva vendita privata il Museo Nazionale d’Abruzzo de L’Aquila ha potuto ha potuto riappropriarsi di quattro tavolette del Maestro di Campo di Giove, che lasciarono l’Italia in circostanze misteriose durante i primi del Novecento. Come cittadina italiana, sento la necessità deontologica di favorire il ritorno di opere eccezionali in collezioni pubbliche italiane, nonostante le difficoltà che la burocrazia comporta».

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