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Una ricerca tra la Sardegna e gli Stati Uniti: Peter Marcias racconta Costantino Nivola nel suo ultimo documentario
Cinema
Nel 2022, per la prima volta nella mia vita adulta, sono tornata in vacanza in Sardegna dopo una lunga assenza. Avevo tanti ricordi lì da bambina, le sue coste libere e selvagge sempre battute dal vento, il mare freddo e cristallino, ma anche l’entroterra, meno esplorato, dove le strade si perdevano tra aridi campi e colline avvolte dal silenzio. Questa volta, però, aspiravo ad andare oltre la vita da spiaggia, volevo arrivare al cuore pulsante della cultura dell’isola. È così che, tra le terre brulle della Barbagia, a Orani, ho scoperto il Museo Nivola. Di Costantino Nivola, artista e scultore sardo, sapevo poco più di quanto scritto sino ad ora, un nome che in Italia, a differenza degli Stati Uniti, sembra quasi sfuggire ai manuali di storia dell’arte. Costretto a lasciare il Paese a causa delle leggi fasciste, dopo una breve tappa parigina, Nivola approdò infatti a New York, sulla scia di molti altri artisti e intellettuali europei dell’epoca.
Laddove forse i libri ancora non sono riusciti a rendergli giustizia, facendo circolare il suo nome tra il grande pubblico, può riuscirci il cinema, ed è proprio quello che cerca di fare il regista Peter Marcias – anche lui di origini sarde – con un documentario che ripercorre la vita dello scultore. Con Looking for Nivola (Cercando Nivola), Presentato in première al MAXXI, all’interno della sezione FreeStyle alla 20ª edizione della Festa del Cinema di Roma, la macchina da presa si muove come una lente di ingrandimento, alla ricerca delle tracce lasciate dall’artista tra la sua isola e gli Stati Uniti.

Immagini d’archivio e testimonianze si sovrappongono a riprese di paesaggi, città, amici e parenti che ci donano un loro pezzo del Costantino uomo e artista, lasciando, talvolta, a lui stesso lo spazio per raccontarsi. Lo vediamo alle prese con il fregio per la Mutual Hartford Insurance Company insieme all’architetto Peter Chermayeff – che con Umberto Floris ha contribuito a restaurare il lavatoio di Orani, ora sede del museo – chiacchierare sorridente con Jackson Pollock, Willem de Kooning, Le Corbusier e Saul Steinberg, tra gli altri, o passare del tempo con la famiglia nei momenti spensierati. Ma nulla in questo racconto è proposto in maniera eccessiva, piuttosto allude, evoca, restituendo forse non una descrizione analitica e completa, ma proprio per questo più poetica, che ci invita a uno sforzo ulteriore: andare a rintracciare quello che manca.
Dopo aver annotato le opere che si susseguono sullo schermo, si crea una vera e propria mappa dei luoghi da visitare o in cui imbattersi casualmente. Dalla collaborazione con Olivetti, alla sperimentazione e ideazione del sandcasting, dalle sculture, all’ideazione di spazi per bambini – come nel caso del Playground delle Stephen Wise Towers a New York – le sue opere nascono per essere vissute dalle persone. È una concezione dell’arte come gesto di condivisione, un modo di restituire alla comunità spazi pubblici caricati del senso estetico oltre che architettonico, per un risultato che unisce due anime: lo sguardo dell’artista e la mano dell’artigiano, «mi concentrai sulla scultura, forse proprio per la mia tradizione artigiana». Ciò che il film sembra suggerire è che tocca proprio a noi raccogliere quel testimone e continuare a far circolare la sua eredità. L’ennesimo cervello in fuga che tanto tempo fa ci siamo fatti scappare e che ora, per fortuna, torniamo a raccontare.

Le musiche di Enzo Favata accompagnano il racconto con un tono discreto e coerente, evocando paesaggi sonori che legano idealmente la Sardegna a New York. Il film documentario, girato a New York e in parte ad Orani, è prodotto da Ultima Onda Produzioni, Eolo Film Productions, Sky Survey System, Ganesh Produzioni e Monica Mureddu con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (bando Identity Lab2 Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione e Spettacolo), Assessorato del Turismo Artigianato e Commercio, in collaborazione con ARS Arte Condivisa in Sardegna, Fondazione Nivola, Museo Nivola, Cineteca Sarda Società Umanitaria e Magazzino Italian Art.














