31 ottobre 2025

A che gioco giochiamo. Alla Fondazione Ermanno Casoli un talk su arte, gioco e formazione

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Un dialogo tra arte, educazione e impresa: alla Fondazione Ermanno Casoli il gioco viene raccontato come metodo di formazione, creatività e trasformazione sociale

E-STRAORDINARIO for Kids, Anna Galtarossa, THE SMELL FACTORY, 2024. Ph Michele Alberto Sereni

La definizione di gioco è passata nei secoli attraverso le voci più influenti di intellettuali e studiosi, fin dalla famosa citazione di Platone secondo cui «E’ possibile scoprire più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione».

Numerosi gli studi sull’argomento, dai saggi del filosofo tedesco Friedrich Schiller secondo cui nel gioco l’essere umano esprime la libertà e la creatività più vere all’ olandese Johan Huizinga che considera il gioco fondamento della cultura affermando che l’uomo prima di essere razionale, sapiens, è giocatore, ludens. Nel ‘900 Jean Piaget pone il gioco come forma fondamentale di sviluppo cognitivo e sociale attraverso cui il bambino costruisce il pensiero; ancora Lev Vygotskij afferma che il gioco permette al bambino di simulare ruoli, regole e comportamenti del mondo adulto fino a giungere a Maria Montessori, medico e pedagogista, nota il tutto il mondo per il suo metodo che può essere racchiuso nella citazione «Aiutami a fare da solo». Il gioco viene considerato una forma di lavoro serio e spontaneo, che nulla ha a che vedere con il passatempo o il mero divertimento, strettamente connesso all’apprendimento, attività vitale della mente e del corpo utile alla crescita che, tramite strumenti educativi progettati per stimolare concentrazione, autonomia, ordine, precisione, permette di fare esperienza e scoprire attivamente il mondo.

Marcello Smarrelli, Alfio Albani, Deborah Caré, Patrick Tuttofuoco, Manuela ALessandrini, Saverio Verini

In fondo è quello che fa l’arte, che ha sempre fatto l’arte, non solo rappresentare il gioco come avveniva nella ceramica greca, nel Rinascimento, in Caravaggio o in epoca impressionista, ma mettersi in gioco, svelare la realtà e anche l’irrealtà attraverso finzione e provocazione, amplificare la creatività, spronare le coscienze, restituendo una dimensione personale e collettiva utile al cambiamento e alla trasformazione della società. Pensiamo al gioco come strumento per rompere la logica e creare nuove connessioni tra arte e vita nelle avanguardie storiche del Dadaismo, Surrealismo e Bauhaus e come esperienza partecipativa dal secondo dopoguerra a oggi, con artisti quali Piero Manzoni, Gianni Colombo, Alberto Garutti.

Il tema del gioco è stato affrontato presso la Fondazione Ermanno Casoli (FEC) a Fabriano, in provincia di Ancona, già riconosciuta una delle capitali mondiali della produzione di carta, in un talk su gioco, arte e formazione, coordinato da Marcello Smarrelli, Direttore Artistico della Fondazione, presso l’Auditorium dello splendido spazio dell’Azienda Elica, nota a livello mondiale nel settore degli elettrodomestici, due volte vincitrice del Compasso d’Oro, il più prestigioso premio italiano, e non solo, di design.

La Fondazione, nata nel 2007 in memoria del fondatore Ermanno Casoli, ha come obiettivo principale favorire il rapporto tra arte contemporanea e impresa utilizzando l’arte come strumento didattico e metodologico per stimolare innovazione e formazione nelle aziende. Realizza progetti con il diretto coinvolgimento dei dipendenti aziendali, residenze d’artista, operazioni site specific, workshop e talk. Tra le principali attività propone il Premio Ermanno Casoli, che affida a un artista la realizzazione di un’opera permanente all’interno dell’azienda coinvolgendo tutta la comunità di lavoro, l’iconico progetto di formazione E-STRAORDINARIO, in cui i dipendenti pagati svolgonoattività con gli artisti e il progetto E-STRAORDINARIO for kids dal forte valore sociale, che coinvolge i figli dei dipendenti, avvicinando all’arte e al lavoro anche le nuove generazioni. L’ultima opera collettiva dal titolo Dietro ai miei occhi, proiettata alla fine del talk, è stata realizzata con l’artista Giovanni Termini e ha visto la creazione di balze disegnate dai bambini che hanno lavorato sull’idea di rappresentare cosa può esserci dietro a una porta, al di là di quello che si conosce.

E-STRAORDINARIO for Kids, Giovanni Termini, Dietro ai miei occhi, 2025. Ph Michele Alberto Sereni

Il metodo dell’azienda, secondo quanto riportato anche dall’intervento nel talk di Deborah Carè, Chief Human Resources Officer dell’azienda Elica, include dunque artista, curatore e formatore aziendale, attraverso l’analisi dei bisogni dell’azienda e l’intervento artistico con progetti formativie collaborazioni internazionali (Elena Mazzi, Anna Galtarossa, Francesco Barocco, Claire Fontaine, Francesco Arena, Marta Roberti, Bianco-Valente, Vedovamazzei, Marcello Maloberti, Marta Roberti, Chiara  Camoni, Elisabetta Benassi, Mario Airò, Perino & Vele). Non solo. Avviene una vera e propria contaminazione tra mondi apparentemente diversi attraverso la metafora del gioco, contro l’omologazione delle aziende che contrasta l’innovazione e la creatività. La metodologia del gioco viene infatti anche portata in azienda, mettendo in formazione i neoassunti e facendoli “giocare” a guidare un business, tastando le loro capacità ed esaltandone i singoli talenti.

In un’atmosfera di grande consapevolezza, colma di contenuti mai banali, professionalità e trasversalità sono intervenuti al talk, attraverso personali esperienze, profili differenti e idee sul tema, Alfio Albani, Presidente della Fondazione Chiaravalle Montessori, Deborah Carè, Manuela Alessandrini, Responsabile del Dipartimento educativo dello straordinario Museo tattile Statale Omero di Ancona, che ha mostrato libri tattili e l’attività laboratoriale inclusiva del museo, Saverio Verini, Direttore dei Musei Civici di Spoleto, autore di un saggio, La stagione fatata, dedicato al rapporto tra arte contemporanea e infanzia e l’artista internazionale Patrick Tuttofuoco che ha partecipato nel tempo a un’edizione del premio a Serra San Quirico e a workshop con i bambini. L’artista attraverso installazioni, modernismo, astrazione e pop invita lo spettatore a muoversi nello spazio e a giocare con le opere. Ha portato esempi di gioco nell’arte, inteso come ricerca e non solo intrattenimento, come elemento di interazione e rottura delle regole, di dimensione pubblica e collettiva, mediante il dialogo con gli esseri umani e la condivisione degli spazi, unico in grado di rendere possibile il processo.

E-STRAORDINARIO for Kids, Patrick Tuttofuoco, Family Feeling, 2028. Ph Francesco Ciavaglioli

Dal gioco con le forme, i materiali e i ruoli dell’opera Grattacielo per la rassegna di Pescara Fuori Uso del 2003 a Olympic del 2005, nei palazzi di ringhiera di Milano in un quartiere popolare, opera funzionale alle necessità del luogo, Tuttofuoco ha riportato durante il talk l’esperienza diretta delle persone coinvolte nelle pratiche artistiche e ha parlato di come la comunità attraverso l’arte riesca a trovare punti di incontro.

E’ stato raccontato poi il progetto Revolving Landscape del 2006, conclusosi nella personale alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo curata da Francesco Bonami. L’artista ha girato il mondo per oltre tre mesi con un gruppo di lavoro. L’idea era quella di perdere il centro e in conclusione, giocando, di ricostruire le forme delle esperienze e delle città visitate, sintetizzando quello che ciascuna aveva rappresentato per loro.

Un talk per raccontare i processi creativi, la storia, favorire il dialogo e approfondire concetti su un argomento tanto essenziale quanto fondamentale, il gioco, punto di arrivo e non di partenza, ponte tra infanzia ed età adulta, possibilità di continuare a meravigliarsi.

Patrick Tuttofuoco

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