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A Milano, AMART risveglia l’amore per l’antico. E lo mette in mostra, e in vendita (dal 5 al 9 novembre), alla faccia della città più contemporanea d’Italia. E quindi: smantella Flashback, ri-allestisci 61 stand sui due piani del Museo della Permanente – nessuna distinzione tra dipinti, sculture, gioielli, pezzi unici di alto artigianato. Cose preziose, ça va sans dire. Come il Canaletto monumentale – senza esagerazioni, misura 182×262 cm – esposto da Hartford Fine Art – Lampronti Gallery; la Madonna con Bambino del Buggiano, figlio adottivo di Filippo Brunelleschi, da Altomani & Sons, elegante testimonianza della Firenze rinascimentale; o ancora il tappeto Star Kazak nel booth di Mirco Cattai (l’asking price qui supera € 100.000). «Il mercato è sempre più pretenzioso, ma se si presentano opere di vari range di prezzo e di qualità tutto funziona», dichiara a exibart la galleria.
È una wunderkammer ben ponderata la fiera di antiquariato di Milano. Da Milani Antichità, Amore e Venere si specchiano: «È un’opera cruciale nella produzione di Domenico Pellegrini, ci fa comprendere il rapporto strettissimo con l’amico e mentore Antonio Canova». Asking price intorno ai € 150.000. Mentre da R.V. Art Gallery Studio s’incontra soltanto il genere animalier d’epoca, cavalli e segugi in primissima linea. «Attraiamo un target molto trasversale», spiega la gallerista Valeria Ricci, durante la preview. «Vista la nostra selezione peculiare, una buona percentuale di acquirenti arriva a noi soprattutto per i soggetti ritratti, anche al di là di un’attitudine pregressa al collezionismo. Gli artisti sono infatti molto di nicchia, e per questo facciamo tanto lavoro di ricerca, per valorizzare anche quei nomi meno noti – ma che hanno le qualità per competere in campo artistico». Qua e là, diversi dipinti dello stand finiscono subito venduti, il range è di € 2000-8500.

Museale la selezione di W. Apolloni e Laocoon Gallery, forse più una mostra in miniatura che lo stand tradizionale di una fiera: insieme espongono cinque capolavori di pittura e due rari disegni di Francesco Hayez, tra i pochi dell’artista ancora in mani private. «Penso che sia un piccolo miracolo», dichiara a exibart Marco Fabio Apolloni, «mettere insieme cinque capolavori di Hayez – più di quanti ne abbia il Poldi Pezzoli – e la storia che vi è dietro ognuno, cosa ognuno di essi racconta della nostra storia di Italiani agli Italiani d’oggi, sia del passato remoto delle Crociate o del conte di Carmagnola sia del passato ancora abbastanza prossimo in cui a Milano si cercava di essere Italiani con gli Austriaci in casa». Poi, a proposito della salute del mercato dell’arte antica: «Come va il bello, il buono, l’autentico, il genuino, ai tempi nostri? Male. La competizione della fuffa è troppo forte», rivela, senza giri di parole. «L’antiquariato è difficile, perché bisogna imparare qualcosa per poterlo capire, bisogna saper contare i re Luigi di Francia almeno da XIII a XVI, riconoscere com’è fatta la gamba di una sedia Luigi XV ed una Luigi XVI e perché sono così diverse, bisogna anche saper riconoscere se quella gamba in stile Luigi XV è davvero stata fatta sotto Luigi XV e non, mettiamo, al tempo di Luigi Filippo o di Napoleone III, bisogna anche sapere perché tutto ciò è importante».

Sempre pregiata la selezione di Arcuti Fine Art, che allo stand 55 presenta tra gli altri un monetiere veneziano (XVII secolo-inizio XVIII secolo), un Dio benedicente e Sacra famiglia in bronzo dorato e cesellato su placca in lapislazzuli, cornice in legno di palissandro, con inserti in madreperla, tartaruga e argento, con figure di amorini (Roma, 1620-1630) e ancora Il trionfo d’Amore di Giuseppe Bezzuoli – dipinto nel 1855, l’anno della morte, contemporaneamente a Eva che ascolta il serpente, oggi agli Uffizi di Firenze. Sempre a proposito di qualità museale. Quindi, chi fa girare gli affari negli stand? «Ad essere del tutto sinceri», rivela a exibart il gallerista Gianluca Arcuti, «è sempre difficile fidelizzare il cliente privato, chi muove i giochi per il 90%, in termini di vendite effettive e non di mero interesse, siamo proprio noi antiquari».

BKV Fine Art, Ars Antiqua, Piva & C, Subert, Tornabuoni Arte, Galleria Romigioli, Carlo Orsi, Dalton Somarè – tanti, da AMART, i nomi dell’eccellenza antiquaria protagonisti delle grandi fiere di arte antica, in Italia e fuori dai confini. Grande ritorno per il gallerista Gian Enzo Sperone, con una preziosa quadreria. Reve Art porta a Milano, tra gli altri, Savini, Zanetti Zilla e Lionne («AMART», commenta la gallerista Clara Santini, «è una manifestazione davvero moderna, pur presentando opere d’antiquariato»). Mentre da Alice Fine Art, l’Adorazione dei pastori di Jacopo Apollonio – una replica della pala dell’altare maggiore della chiesa di San Giacomo di Lusiana, Vicenza, menzione d’onore per il fondale nei toni dell’azzurro – ha un asking price di € 45.000. Spiccano qua e là alcuni nomi femminili, superstar e di nicchia, sparpagliati tra i booth. Come Europa Anguissola – sorella della ben più nota Sofonisba – Goldfinch propone il suo Ritratto di un membro della famiglia Affaitati, del 1569 circa. Mentre da Lampronti Gallery, letteralmente al di là del Canaletto colossale, un ritratto di Lavinia Fontana ammalia con gli ori e gli argenti delle vesti. Nota a margine: dopo Arte e Collezionismo, a Roma, Amart è la prima grande selling exhibition antiquaria in Italia a testare l’IVA al 5%. Si attende il verdetto, alla fine della fiera.
















