05 novembre 2025

Tokyo Art Week 2025: la megalopoli giapponese accende il suo sistema dell’arte

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Oltre 50 musei, gallerie e spazi indipendenti per una settimana all’insegna dell’arte contemporanea, del design e dell’architettura: uno sguardo ai nomi dei protagonisti e agli appuntamenti in programma

Sou Fujimoto, House N (interior), 2008. Oita, Japan. Photo by Iwan Baan

Tokyo si risveglia nel segno dell’arte contemporanea: dal 5 al 9 novembre 2025, la megalopoli ospita la quinta edizione della sua Art Week. La manifestazione era stata lanciata nel 2021 dalla Japan Contemporary Art Platform, con il sostegno dell’Agenzia per gli Affari Culturali giapponese e in collaborazione il gigante delle fiere Art Basel, per rafforzare i legami tra la scena artistica giapponese e la comunità internazionale. E oggi si presenta ancora più ambiziosa, grazie a un circuito scandito da oltre 50 sedi, tra musei, gallerie e spazi indipendenti, una piattaforma diffusa che mette in dialogo la raffinatezza della scena locale con la vivacità del panorama globale.

Noritoshi Hirakawa, Himmelstrasse, 2024. Courtesy Standing Pine

«Art Week Tokyo è un catalizzatore per il dialogo tra i diversi settori della scena artistica contemporanea – dai musei alle gallerie, dagli artisti ai curatori – e getta le basi per una crescita del nostro ecosistema culturale», ha affermato Atsuko Ninagawa, tra le personalità più stimate della scena dell’arte giapponese, fondatrice della galleria Take Ninagawa e direttrice di Art Week Tokyo. «Questa collaborazione riflette il nostro profondo impegno nel sostenere le gallerie che favoriscono la crescita sostenibile dell’ecosistema artistico in tutta l’Asia», ha continuato l’italiano Vincenzo De Bellis, direttore delle fiere e delle piattaforme espositive di Art Basel.

Eiko Mori, Untitled from Moonbow Flags, 2025. © Eiki Mori, courtesy the artist and Ken Nakahashi.

In programma vari appuntamenti, tra cui la mostra What Is Real?, all’Okura Museum of Art, curata da Adam Szymczyk, già curatore di documenta 14 a Kassell. L’esposizione interroga il concetto di realtà nell’era digitale attraverso più di cento opere di 60 artisti giapponesi e non solo, da Bas Jan Ader a Danh Võ, da Sachiko Kazama a Nevin Aladağ. L’allestimento è stato ideato con l’architetto Hiroyuki Kimura appositamente per entrare in armonia con l’architettura storica del museo, fondato nel 1917.

Aki Sasamoto, Still from Point Reflection (video), 2023. © Aki Sasamoto, courtesy Take Ninagawa and the Museum of Contemporary Art Tokyo.

Parallelamente, le altre istituzioni museali propongono mostre che ridefiniscono la storia recente dell’arte giapponese. Al National Art Center, Prism of the Real: Making Art in Japan 1989–2010, realizzata in collaborazione con l’M+ di Hong Kong – utile ricordare che nella città cinese si svolge una delle fiere di Art Basel – ricostruisce due decenni di sperimentazioni. Mentre il Museum of Contemporary Art Tokyo dedica ad Aki Sasamoto la sua prima retrospettiva di metà carriera, Life Laboratory, tra installazioni e performance. Al Mori Art Museum, The Architecture of Sou Fujimoto: Primordial Future Forest esplora le architetture visionarie di Sou Fujimoto, uno dei principali e più noti progettisti di architettura contemporanea, che proprio a Tokyo ha realizzato molte opere.

Phung-Tien Phan, Volkswagen 6, 2025. Courtesy Misako & Rosen

Accanto ai nomi storici e più affermati della scena giapponese, celebrati dai musei, spazio anche alle gallerie di Tokyo, che presentano una generazione cosmopolita e radicale. Da tenere d’occhio, Phung-Tien Phan da Misako & Rosen, Moon Kyungwon e Jeon Joonho da SCAI The Bathhouse, Eiki Mori da Ken Nakahashi, Shinro Ohtake da Take Ninagawa, Noritoshi Hirakawa da Standing Pine, Tomie Ohtake e Marina Perez Simão da Pace Gallery e la collettiva The Clearing da Space Un, curata da Ekow Eshun e dedicata alle poetiche della diaspora africana.

Shinro Ohtake, Retina_Red Wind, 1989–2025. © Shinro Ohtake, courtesy Take Ninagawa

Ma Art Week Tokyo è anche convivialità e l’esperienza gastronomica può diventare un gesto performativo: il pop-up AWT Bar, disegnato da Ichio Matsuzawa come un miraggio di vetro acrilico, accoglie installazioni sonore, cocktail d’artista e un menu curato dallo chef tre stelle Michelin Shinobu Namae.

Installation view of AWT Bar, designed by Ichio Matsuzawa

Il programma AWT Video, curato da Keiko Okamura, propone invece la rassegna Rituals, or the Absurd Beauty of Prayers, dieci video proiettati gratuitamente nel distretto di Marunouchi, dedicati ai rituali del quotidiano tra sacro e ironico. La riflessione teorica è affidata agli AWT Talks, con una conversazione tra i direttori di musei come il Reina Sofía di Madrid, la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf, l’UCCA di Pechino e M+ di Hong Kong, moderati da Doryun Chong, e con la lectio magistralis di Naomi Beckwith, curatrice del Guggenheim Museum e direttrice artistica di documenta 16.

Noboru Tsubaki, Aesthetic Pollution, 1990. Photo by Taku Saiki. © Noboru Tsubaki, courtesy the 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa and National Art Center, Tokyo

Le gallerie sono a ingresso libero, i musei offrono biglietti scontati e un servizio gratuito di bus hop-on, hop-off collega i vari quartieri dell’arte.

The AWT Bus 2025. Courtesy Art Week Tokyo

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