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Mantova, Isaac Julien a Palazzo Te, dove il Rinascimento incontra il futuro
Arte contemporanea
Non passerà inosservato il Cinquecentenario di Palazzo Te. Il meraviglioso palazzo di Mantova ospita, in anteprima mondiale, la nuova installazione filmica multischermo dell’artista e regista britannico Isaac Julien (classe 1960): All That Changes You. Metamorphosis. Visitabile dal 4 ottobre 2025 al primo febbraio 2026 e curata da Lorenzo Giusti, l’opera si trova negli per gli spazi rinnovati delle Fruttiere di Palazzo Te, che riaprono dopo sette anni di chiusura, tutti i giorni dalle 9 alle 19, martedì dalle 13 alle 19. Un’occasione per visitare – ancora e ancora – Palazzo Te, che ha concluso anche importanti lavori di restauro, come quelli per la Sala di Amore e Psiche, da osservare fino a sprofondarci.

Il girato dell’installazione, ripreso proprio a Palazzo Te, vede come protagoniste le attrici di fama internazionale Sheila Atim e Gwendoline Christie che, assumendo il ruolo di entità celesti, prendono vita direttamente dagli affreschi che decorano le pareti del palazzo rinascimentale, realizzati da Giulio Romano nel XVI secolo. L’installazione filmica si sviluppa su dieci schermi e costruisce un repertorio d’immagini autonomo e oppositivo, che si moltiplica all’infinito con il gioco di specchi multipli che l’artista ha installato nella grande stanza che ospita la mostra.

Così, attraverso la ricomposizione delle scene in una coreografia visiva architettonica, il linguaggio delle immagini interrompe il telos narrativo che plasma la percezione, immergendo il fruitore in una stanza di stanze, in un abisso infinito di schermi e immagini. Il film, da osservare esplorando tutto lo spazio della mostra, offre quindi una grammatica visiva alternativa, che restituisce alla natura un ruolo attivo dove memoria, poesia e immaginazione convergono in un atto di resistenza contro la distruzione del pianeta, riconfigurando visivamente il presente e il futuro, e creando ciò che Judith Butler, tra le ispirazioni della mostra, definisce un “Immaginario alternativo.”

La sontuosità dell’edificio e degli affreschi viene quindi esplorata e riconsiderata come temi della metamorfosi, dell’antropologia e dell’ecologia nel contesto del mondo contemporaneo. Il film si muove tra diverse ambientazioni, tra cui la casa postmoderna Cosmic House di Charles Jencks a Londra e le rigogliose foreste del Redwood National and State Park in California, espandendo la riflessione sull’etereo, il trascendente e le nozioni di tempo.
Gli affreschi del Palazzo hanno ispirato in primis la creazione delle dee – interpretate dalle due attrici – le cui origini affondano in fonti letterarie precise, quali il lavoro filosofico e politico di Donna Haraway, Staying with the Trouble (2016), e il romanzo di Naomi Mitchison, Memoirs of a Spacewoman (1962), in cui una scienziata e viaggiatrice temporale racconta le sue esperienze di ricerca, comunicazione e innamoramento con forme di vita extraterrestri.

È con il viaggio nell’architettura che si compie il viaggio nel tempo: entrambe le protagoniste si muovono fra spazi, stanze, corridoi, differenti temporalità in cui le protagoniste assumono identità differenti, cercando di andare oltre una visione del mondo antropocentrica e discutendo così su come condividere il pianeta con la natura e altri esseri. Queste scelte risultano coerenti con la ricerca che l’artista porta avanti da tempo, intenta ad abbattere i confini tra le diverse discipline artistiche, intrecciando nelle medesime narrazioni visive cinema, fotografia, musica, teatro, pittura e scultura.

Anche il curatore ha commentato come gli scritti e le immagini radicali di Donna Haraway siano guida, per questa mostra come per il contemporaneo, «In cui antichità e futuro convivono simultaneamente. La Haraway e questa mostra ci insegnano a essere presenti con intensità, attivando la nostra capacità più rivoluzionaria: creare legami profondi, oltre le barriere di specie, genere e tempo», ha spiegato Giusti, aggiungendo che «L’opera di Isaac Julien, con la sua narrazione visiva lenta, ipnotica, incantata, non propone risposte univoche, ma invita a guardare, sapere, partecipare, in modo al tempo stesso incantato e disincantato».

Il risultato è un messaggio potente, che ci riconnette, alla fine, all’essenza del presente. Come anche Isaac Julien ha raccontato: «All That Changes You. Metamorphosis è ambientato nell’incredibile Palazzo Te, un sogno estetico, politico e mitologico e, attraverso questa nuova installazione filmica, cerco di sovvertire l’egemonia visiva che domina i regimi tecnologici della rappresentazione».















