Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Stefano Rizzelli – Il corpo del reato
Il titolo dell’installazione- evento, “Il corpo del reato”, suggerisce da un lato che si tratta di una performance di body-art, dall’altro lato svela quello che è un confronto tra “corpi” sulla scena del crimine.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Il corpo del reato”
Installazione e performance di Stefano Rizzelli con la partecipazione di Sally Blu ( Samanta Condò ) Domenica 23 novembre 2025 dalle ore 15 alle ore 18 Lanificio – via di Pietralata 159 A – Roma
A quindici mesi dalla performance “Terra Promessa” tenuta a Galatina (Le) nel Quartiere Fieristico nell’ambito del “Festival dell’aria consapevole”, Stefano Rizzelli torna ad utilizzare il mezzo artistico per cercare di fare breccia nella coscienza collettiva, affrontando un argomento di estrema attualità, quello del femminicidio. All’interno del Lanificio l’artista fa compiere al pubblico-fruitore un percorso di immersione sulla scena ricostruita del delitto (meglio dire dei delitti, visto che di femminicidi si contano tra 2024 e 2025 ben 185, com’è lo stesso Rizzelli a citare su uno dei suoi cartelloni), alternativo a quello che quasi quotidianamente si è costretti a “subire” nella cronaca di un mezzo, quale quello televisivo, di cui pur egli è totalmente partecipe, come ben sappiamo (Rizzelli è autore dei testi di prestigiosi programmi RAI, come “Mixer” e “La storia siamo noi”, tra gli altri). E il titolo dell’installazione- evento, “Il corpo del reato”, suggerisce da un lato che si tratta di una performance di body-art, dall’altro lato svela quello che è un confronto tra “corpi” sulla scena del crimine. Corpi reali, come quelli dell’artista, con una maschera sul volto, che seduto nudo su una sedia da ufficio regge uno schermo dove passano in loop le immagini del “delitto del Circeo”, nonchè di Sally Blu (Samanta Condò) distesa su di un materasso, vittima di 75 coltellate infertele dall’omicida. E corpi virtuali, sulle gigantografie alle loro spalle campeggiano l’immagine di Gianluca Soncin, assassino di Pamela Genini, e l’immagine “simulacro del simulacro” di Emy Pellegrini, l’influencer creata da IA, “immaginata” dall’artista come vittima dell’ennesimo assassinio. Attorno vi è un inventario degno di una scena del crimine, il letto disfatto con gli oggetti appartenuti alla vittima ed un tavolo da scientifica, con armi proprie ed improprie, rispettivamente omaggio a “My Bed” di Tracey Emin ed a “Rhythm O” di Marina Abramovic. La citazione finale è quella di Hermann Nitsch con la comparsa reale del sangue sulla scena del crimine, che qui preferiamo non svelare, in una sorta di ritualizzazione liturgica catartica, espiatrice, mentre sull’ennesimo cartellone si legge la citazione evangelica: “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue…” (Mt 26:26–29). Rito e liturgia mettono in risalto il rischio da parte del potere mediatico di spettacolarizzazione dell’essere umano e del suo destino triste, che l’artista-giornalista-antropologo riconosce con onestà intellettuale, non facendo fatica ad affermare che spesso si tratta di “riduzione della vita umana a notizia” o ancora di “perdita identitaria”, in un gioco tra mondo reale e virtuale nel quale oramai tutti noi siamo coinvolti.
Raffaele Gemma
Installazione e performance di Stefano Rizzelli con la partecipazione di Sally Blu ( Samanta Condò ) Domenica 23 novembre 2025 dalle ore 15 alle ore 18 Lanificio – via di Pietralata 159 A – Roma
A quindici mesi dalla performance “Terra Promessa” tenuta a Galatina (Le) nel Quartiere Fieristico nell’ambito del “Festival dell’aria consapevole”, Stefano Rizzelli torna ad utilizzare il mezzo artistico per cercare di fare breccia nella coscienza collettiva, affrontando un argomento di estrema attualità, quello del femminicidio. All’interno del Lanificio l’artista fa compiere al pubblico-fruitore un percorso di immersione sulla scena ricostruita del delitto (meglio dire dei delitti, visto che di femminicidi si contano tra 2024 e 2025 ben 185, com’è lo stesso Rizzelli a citare su uno dei suoi cartelloni), alternativo a quello che quasi quotidianamente si è costretti a “subire” nella cronaca di un mezzo, quale quello televisivo, di cui pur egli è totalmente partecipe, come ben sappiamo (Rizzelli è autore dei testi di prestigiosi programmi RAI, come “Mixer” e “La storia siamo noi”, tra gli altri). E il titolo dell’installazione- evento, “Il corpo del reato”, suggerisce da un lato che si tratta di una performance di body-art, dall’altro lato svela quello che è un confronto tra “corpi” sulla scena del crimine. Corpi reali, come quelli dell’artista, con una maschera sul volto, che seduto nudo su una sedia da ufficio regge uno schermo dove passano in loop le immagini del “delitto del Circeo”, nonchè di Sally Blu (Samanta Condò) distesa su di un materasso, vittima di 75 coltellate infertele dall’omicida. E corpi virtuali, sulle gigantografie alle loro spalle campeggiano l’immagine di Gianluca Soncin, assassino di Pamela Genini, e l’immagine “simulacro del simulacro” di Emy Pellegrini, l’influencer creata da IA, “immaginata” dall’artista come vittima dell’ennesimo assassinio. Attorno vi è un inventario degno di una scena del crimine, il letto disfatto con gli oggetti appartenuti alla vittima ed un tavolo da scientifica, con armi proprie ed improprie, rispettivamente omaggio a “My Bed” di Tracey Emin ed a “Rhythm O” di Marina Abramovic. La citazione finale è quella di Hermann Nitsch con la comparsa reale del sangue sulla scena del crimine, che qui preferiamo non svelare, in una sorta di ritualizzazione liturgica catartica, espiatrice, mentre sull’ennesimo cartellone si legge la citazione evangelica: “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue…” (Mt 26:26–29). Rito e liturgia mettono in risalto il rischio da parte del potere mediatico di spettacolarizzazione dell’essere umano e del suo destino triste, che l’artista-giornalista-antropologo riconosce con onestà intellettuale, non facendo fatica ad affermare che spesso si tratta di “riduzione della vita umana a notizia” o ancora di “perdita identitaria”, in un gioco tra mondo reale e virtuale nel quale oramai tutti noi siamo coinvolti.
Raffaele Gemma
23
novembre 2025
Stefano Rizzelli – Il corpo del reato
23 novembre 2025
arte contemporanea
Location
LANIFICIO
Roma, Via Di Pietralata, 159, (Roma)
Roma, Via Di Pietralata, 159, (Roma)
Orario di apertura
ore 15-18
Autore





