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ArtDays si chiude nell’entroterra della Campania, con i fiori di Alberto Tadiello
Arte contemporanea
Il 7 dicembre, giornata conclusiva della quinta edizione di ArtDays Napoli – Campania, il programma di arte contemporanea diffuso tra il capoluogo partenopeo e l’intera Regione, curato da Martina Campese, Raffaella Ferraro e Letizia Mari, si è svolta la presentazione del Premio WineWise – Metodologie della trasformazione. Il riconoscimento, giunto alla sua quarta edizione, nasce come progetto di valorizzazione territoriale e aziendale, sostenuto dal 2023 da Agricola Bellaria di Roccabascerana, in provincia di Avellino.
La giuria di quest’anno, composta da Fabio Agovino, collezionista e parte del Comitato Scientifico di ArtDays, Andrea Maffei, CEO di Agricola Bellaria, Cristina Masturzo, critica d’arte, e Irene Sofia Comi, ricercatrice e curatrice, ha decretato come vincitore dell’edizione 2025 Alberto Tadiello, artista che esplora le relazioni tra disegno, scultura e suono, indagando i limiti e le tensioni tra materia, spazio e forma. Fin dalla sua creazione, il Premio si propone di favorire la realizzazione di interventi artistici site specific, ispirati alle storie identitarie del territorio e alle sue tradizioni vinicole. Marta Ravasi è stata la vincitrice dell’edizione 2023, mentre il duo Pennacchio Argentato ha vinto l’edizione 2024.

Nato a Montecchio Maggiore, nel 1983, laureato all’Università IUAV di Venezia, Tadiello ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero, in istituzioni come Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, Pirelli HangarBicocca di Milano, Fondazione Prada di Venezia, MAMbo di Bologna. Nel 2009 ha vinto il Premio Furla e nel 2011 il New York Prize. Ha preso parte a diversi programmi di residenza, come Gasworks International Residency Programme di Londra, Villa Arson di Nizza, Viafarini di Milano. Il suo campo di interesse riguarda le forme di intelligenza espresse in natura, come i fenomeni di bioluminescenza, le relazioni tra vegetali e il canto delle balene.

Grazie al supporto di Agricola Bellaria, main partner della manifestazione, e con il coordinamento di Letizia Mari, direttrice artistica di Art Days, Tadiello ha avviato una residenza di tre settimane presso l’azienda vitivinicola, culminata con la realizzazione dell’opera scultorea site specific RACEMI. In questo caso, l’attenzione è rivolta alla natura nel suo essere caleidoscopica e capace di sorprendere.

RACEMI è dunque un ciclo di cinque sculture pensate per abitare una parte del vigneto di Agricola Bellaria. Il progetto prende avvio dalla forma botanica del racemo, l’infiorescenza tipica dell’uva, organismo di transizione verso la fioritura. Le sculture sono basate sui disegni, realizzati dall’artista, di cinque diverse tipologie di infiorescenze, quindi altrettante diverse possibili derivazioni del fiore. Il legame dell’artista col mondo del vino si è esplicitato e materializzato in una dinamica architettonica legata al filare. Il filo assurge a segno, ad architettura filiforme e la pianta rampicante si aggrappa a questa riduzione lineare.

Il racemo è quindi il nucleo centrale di questa riflessione estetica, è un’impalcatura, una struttura portante che la natura ha organizzato in diverse forme per supportare la fioritura. L’osservazione di queste strutture filiformi vegetali ha condotto alla realizzazione di disegni che poi sono stati ingranditi per realizzare sculture tramite profilati metallici, segnando il passaggio da una dimensione cartacea, che possiede anche una sensazione legata al mondo dell’infanzia, a una dimensione metallica, filiforme e innestata tra i filari. Le infiorescenze sono state zincate per poter brillare di una tonalità neutra e sono state rese cave per poter essere attraversate dalla luce e dal paesaggio stesso. Questi totem vegetali si radicano nel paesaggio senza però disturbalo ma, anzi, vivendo in comunione con esso.
«Sono come i fiori che schiacciamo all’interno di un libro in maniera romantica per ricordare un luogo o una persona cara», afferma l’artista stesso. Sono più superficie che volume e questa qualità si ricollega a un altro fenomeno naturale che è l’eliotropismo. Come i girasoli ruotano in base allo spostamento del sole, queste strutture portanti sono orientate verso la cantina, verso il luogo di lavoro, di pensiero e di costruzione di senso.

Altra matrice fondamentale del progetto, è il collegamento alla cultura della vigna: la tradizione rurale di porre le rose in testa ai filari come segnale di eventuali attacchi di parassiti, quindi di pericolo e di emergenza. Da questa usanza è nata l’idea di alzare i racemi come antenne che svettano. Così l’infiorescenza assurge a paradigma di monitoraggio di qualità di un contesto, implicando una serie di valori che riguardano la biodiversità e la coesistenza.

Questo sarà l’ultimo anno che il Premio verrà promosso dall’Agricola Bellaria, in quanto è stata istituita una Fondazione Bellaria, come spiegato dal CEO Andrea Maffei: «Il prossimo anno, il Premio Wine Wise non verrà più assegnato dall’Agricola Bellaria ma è stata costituita la Fondazione Bellaria con lo scopo di portare l’iniziativa anche fuori dalla cantina, in tutto il territorio, cercando di promuovere progetti di rigenerazione urbana con il tramite dell’arte contemporanea».
L’importanza e la necessità di questo progetto di riscoperta del territorio e rivitalizzazione dei piccoli borghi culmina con la candidatura a Capitale della cultura 2028 dell’Unione dei Comuni della Città Caudina con il progetto Terra futura. Europa abita qui. Questo territorio ricomincia così a riscoprire la sua identità e a riconsolidare la connessione fra entroterra e costiera.














