11 dicembre 2025

Abitare l’incertezza: pratiche artistiche tra quantistica e clima, alle OGR

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Alle OGR di Torino, tre mostre interrogano il nostro modo di percepire il mondo, dall'emozione quantistica di Laure Prouvost alla sensibilità idrica di Erzë Dinarama, passando per il sogno dell'era pre-internet

Laure Prouvost, We Felt a Star Dying, veduta della mostra, OGR, Torino, 2025-2026
Laure Prouvost, We Felt a Star Dying, veduta della mostra, OGR, Torino, 2025-2026. Commissioned by LAS Art Foundation e OGR Torino Ph, Andrea Rossetti

Si dice spesso che la meccanica quantistica sia “controintuitiva” ma il termine, almeno nella sua accezione più diffusa, sembra tradire un pregiudizio. Come se la difficoltà a tradurla nella nostra esperienza quotidiana generasse una sorta di diffidenza nei confronti di qualcosa che percepiamo come nuovo, quando, in realtà, quel mondo è sempre stato lì, al nostro fianco e nelle profondità di noi stessi, semplicemente invisibile. Più che un trauma o un salto concettuale, si tratta forse di un cambio di disponibilità: accettare che la realtà possa essere compresa anche attraverso modalità che non coincidono con la percezione abituale, pur continuando a vivere in essa senza alcuna discontinuità. La quantistica, del resto, è già parte della nostra vita materiale. Sta nei lettori di codici a barre e nelle fibre ottiche, nella diagnostica medica e negli smartphone, nel funzionamento dei semiconduttori e nei sistemi di geolocalizzazione più precisi. Una tecnologia quotidiana che dovrebbe supportare la nostra consapevolezza.

Ed è in questa zona di prossimità tra familiare e ignoto che si colloca la nuova installazione di Laure Prouvost alle OGR Torino. L’artista francese ci invita a compiere un passaggio percettivo, emotivo, prima ancora che cognitivo, tendendoci la mano e chiedendoci di entrare in uno spazio buio, distenderci su un cuscino e sollevare lo sguardo verso un cielo di sfumature cangianti che si apre nella profondità del Binario 1. È un gesto di fiducia, un invito a sospendere l’idea di stabilità e ad abitare, almeno per un momento – ipoteticamente estendibile all’infinito –, la logica mobile dei sistemi quantistici.

Laure Prouvost, We Felt a Star Dying, veduta della mostra, OGR, Torino, 2025-2026
Laure Prouvost, We Felt a Star Dying, veduta della mostra, OGR, Torino, 2025-2026. Commissioned by LAS Art Foundation e OGR Torino Ph, Andrea Rossetti

Un nuovo orizzonte nella pratica di Laure Prouvost

We Felt a Star Dying, curata da Samuele Piazza e co-commissionata da LAS Art Foundation e OGR Torino, visitabile fino al 10 maggio 2026, è stata presentata per la prima volta negli spazi industriali del Kraftwerk di Berlino, tra febbraio e maggio 2025. La ricerca nasce dall’accesso diretto a un computer che utilizza le proprietà quantistiche della materia e da due anni di sperimentazione condotta insieme al filosofo Tobias Rees e allo scienziato Hartmut Neven. È un lavoro che assume il comportamento della fisica quantistica come principio compositivo, traducendone l’instabilità, il rumore, l’entanglement e la generatività in una esperienza sensoriale.

Nei suoi film e nelle sue installazioni, Prouvost ha spesso costruito mondi in cui la logica si inclina, i racconti si sovrappongono, il linguaggio si rompe e si reinventa. Nei progetti più recenti, questa attitudine si confronta con un ambito in cui la realtà stessa esiste in forma di possibilità, probabilità, sovrapposizioni. La quantistica è ora messa in pratica, è ciò che produce immagini, disturba i suoni, genera fallimenti e apparizioni improvvise.

Rendersi disponibili all’instabilità

All’interno del Binario 1, la mostra si manifesta come un organismo vivo. Video, sculture cinetiche, suoni e odori interagiscono in un ambiente che sembra porsi sul limite tra sincronia e disintegrazione, forma e dissoluzione. Le immagini si dissolvono in puro segnale e riemergono deformate, come se la realtà stessa fosse attraversata – e lo è a tutti gli effetti – da questa tensione continua.

The Beginning, scultura cinetica posta al centro dell’ambiente, vibra come un essere sensibile. I suoi cinque bracci – tentacoli, petali, antenne – reagiscono alle variazioni di calore con movimenti intermittenti, componendo una danza oscillatoria che ricorda i moti probabilistici delle particelle. Più che determinismo, si tratta di reazioni, segnali, una coreografia che nasce dall’instabilità.

Laure Prouvost, We Felt a Star Dying, veduta della mostra, OGR, Torino, 2025-2026. Commissioned by LAS Art Foundation e OGR Torino Ph, Andrea Rossetti

Sospese nello spazio, le sculture Cute Bits giocano sul parallelismo con i qubit, le unità minime dell’informazione quantistica. Oscillano all’unisono, mantenendo una relazione di empatia anche quando sembrano distanti, evocando la condizione dell’entanglement. I loro prismi di luce cuciono insieme frammenti minerali e polvere cosmica, suggerendo una continuità tra materia organica e inorganica, tra macchine e stelle. I visitatori – anzi, in termine tecnico, gli osservatori – possono immergere la testa al loro interno, respirando profumi metallici e ascoltando sussurri che deformano il lessico tecnico in poesia.

Un cosmo che interferisce

We Felt a Star Dying culmina nel grande video proiettato verso l’alto, un firmamento instabile in cui filmati sperimentali, immagini microscopiche, termografie e sequenze generate dal computer quantistico si dissolvono e ricompongono in un ciclo continuo. La colonna sonora di KUKII intreccia canti devozionali provenienti da diverse culture con cori scritti da Prouvost e Paul Buck, creando un rituale sonoro per un’era in cui umano e non-umano, vivente e non-vivente, naturale e artificiale coesistono nella stessa trama energetica.

Laure Prouvost, We Felt a Star Dying, veduta della mostra, OGR, Torino, 2025-2026. Commissioned by LAS Art Foundation e OGR Torino Ph, Andrea Rossetti

Il titolo dell’opera richiama il concetto di rumore quantistico: anche l’esplosione di una stella a milioni di anni luce può interferire con il funzionamento di un computer. Nella lettura di Rees, queste interferenze liberano la nostra percezione dai dualismi moderni – umano/macchina, natura/tecnica – e Prouvost ne fa un’esperienza incarnata.

Allestita nel cuore delle ex Officine Grandi Riparazioni, la mostra mette in tensione la fisicità delle macchine del passato con la fragilità dei sistemi quantistici. Dove una volta si riparavano locomotive e ingranaggi, ora si attiva un ecosistema in cui le informazioni collassano, le immagini si sfaldano, i suoni emergono dal rumore. In questo scenario, il gesto di Prouvost appare come una pratica di ospitalità verso l’ignoto. Non si tratta di spiegare la fisica quantistica ma di creare un ambiente in cui la sua logica – non deterministica, non lineare, non stabile – possa essere sentita, avvertita, più che compresa.

Se la quantistica ci ha sorpreso più di un secolo fa, Prouvost sembra dirci che la sorpresa non è mai finita: basta sdraiarsi, guardare in alto e lasciare che una stella morente a milioni di anni luce da noi interferisca con il modo in cui ci riflettiamo nell’universo.

Laure Prouvost, We Felt a Star Dying, veduta della mostra, OGR, Torino, 2025-2026. Commissioned by LAS Art Foundation e OGR Torino Ph, Andrea Rossetti

Electric Dreams, come eravamo prima di Internet

Se nel Binario 1 la fisica quantistica defluisce in immagini e instabilità, nel Binario 2 le OGR propongono un contrappunto storico e prospettico con Electric Dreams. Art and Technology Before the Internet, mostra a cura di Val Ravaglia e Samuele Piazza, organizzata con la Tate Modern e dedicata ai pionieri dell’arte elettronica dagli anni Cinquanta alla vigilia dell’era digitale. È un viaggio attraverso un paesaggio di sperimentazioni in cui la tecnologia, molto prima di diventare quotidiana, era un campo di tensione tra immaginazione, matematica, cibernetica e desiderio di costruire nuove forme di relazione.

ELECTRIC DREAMS. Art & Technology Before the Internet, veduta della mostra, OGR Torino, 2025-2026. Ph. Andrea Rossetti for OGR Torino

I lavori raccolti ci raccontano di come artiste e artisti abbiano tentato di sottrarre la tecnologia alle sue matrici militari e industriali per trasformarla in un linguaggio sociale, condiviso, partecipativo. È un’altra genealogia possibile del futuro tecnologico, nata da lampi di luce e algoritmi poetici, da computer grandi come stanze e da reti transnazionali che prefigurano, con sorprendente lucidità, le logiche connettive del presente.

 

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