17 dicembre 2025

A Palazzo Baldeschi due opere aprono una nuova luce sulla vita e sull’arte del Perugino

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Studi storici e analisi diagnostiche collocano le due tavole di Perugino, oggi a Palazzo Baldeschi, nel periodo veneziano del Maestro, rafforzando il valore dell’acquisizione di Fondazione Perugia

Sono collocabili nel periodo veneziano di Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Perugino, le due tavole raffiguranti il Cristo coronato di spine e la Vergine, oggi esposte a Palazzo Baldeschi a Perugia. È quanto emerge dagli studi e dalle analisi presentati l’11 dicembre a Perugia, nel corso dell’incontro promosso da Fondazione Perugia e Fondazione CariPerugia Arte, dedicato al dittico recentemente acquisito dalla Fondazione. La giornata di studio, articolata tra la Sala delle Colonne e le sale di Palazzo Baldeschi, ha riunito storici dell’arte, studiosi e rappresentanti delle istituzioni culturali per fare il punto sul percorso storico, critico e diagnostico delle due opere, attribuite a Pietro Vannucci e acquistate all’asta Dorotheum di Vienna il 22 ottobre 2024. Sono intervenuti Alcide Casini, Francesco Federico Mancini, Antonio Natali, Gianluca Poldi e Vittoria Garibaldi, offrendo letture complementari di un caso che continua a suscitare attenzione e confronto.

Uno dei nodi centrali emersi riguarda gli influssi della cultura veneziana di fine Quattrocento, in particolare riconducibili alla produzione di Alvise Vivarini. Un passaggio significativo, che contribuisce a illuminare una fase di intensa circolazione di modelli e linguaggi tra area umbra e ambiente lagunare. Si tratta infatti di elementi stilistici che consentono di inserire il dittico nel contesto del soggiorno veneziano del Perugino, documentato negli anni 1494-1495, quando l’artista fu chiamato a intervenire nella decorazione della Sala del Gran Consiglio di Palazzo Ducale.

Accanto alla riflessione storico-artistica, ampio spazio è stato dedicato ai risultati delle indagini diagnostiche promosse dalla Fondazione Perugia. Le analisi hanno restituito una pittura a velature sottili, una craquelure coerente con la tecnica a olio e l’impiego di una tavolozza tradizionale, comprendente vermiglione, biacca, terre naturali e pigmenti a base di rame e carbonio.

Particolarmente rilevante appare il rivestimento in cuoio marrone decorato in oro che ricopre i pannelli, sottilissimi, contribuendo alla loro conservazione nel tempo. Le tavole presentano integrazioni antiche e moderne, un tassello di restauro sulla Vergine e tracce di attività xilofaga oggi stabilizzata.

Nel loro insieme, questi elementi restituiscono la complessa storia materiale di un dittico probabilmente concepito come piccolo altarolo domestico, oltre a rafforzarne il valore documentario.

Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino (c. 1450–1523). Cristo coronato di spine; e Maria olio su tavola, ciascuno 33,5 x 27,5 cm. € 842.800. © Dorotheum

L’acquisizione delle opere rappresenta un importante atto di tutela e di restituzione pubblica, riportando in Umbria opere che per decenni erano rimaste in collezioni private inglesi e svizzere: si tratta di un percorso di lungo periodo che vede la Fondazione impegnata nella valorizzazione del patrimonio legato alla figura del Perugino, avviato in precedenza con l’acquisizione della Madonna con Bambino e due cherubini nel 1987 e del San Girolamo penitente nel 2017.

Non va trascurato, inoltre, il recente passaggio sul mercato internazionale: le due tavole erano state infatti al centro dell’asta viennese di ottobre dello scorso anno, che aveva visto fissare un nuovo record per il pittore e e riportare il nome di Perugino al centro delle cronache di mercato. Un dato che oggi trova una nuova prospettiva, all’interno di un contesto di studio e di fruizione pubblica.

Con l’esposizione a Palazzo Baldeschi, il dittico si propone come terreno di confronto critico e strumento di approfondimento, contribuendo a rimettere a fuoco una stagione cruciale della produzione di Pietro Vannucci e il suo dialogo con uno dei centri artistici più vitali del Rinascimento.

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