Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Giacomo Segantin – Indesiderate
Indesiderate è un’opera site specific situata negli spazi del Cortile Nuovo di Palazzo Bo. L’installazione ambientale è parte di un processo collaborativo che ha visto come primo atto una pratica di foraggiamento urbano di bacche di fitolacca nei pressi della stazione dei treni di Padova.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
INDESIDERATE
Spazi marginali e pratiche di foraggiamento urbano
L’installazione site-specific di Giacomo Segantin all’interno del Cortile Nuovo di Palazzo del Bo è la prima restituzione pubblica del progetto più ampio dal titolo INDESIDERATE. Spazi marginali e pratiche di foraggiamento urbano, sviluppato dall’artista in occasione del Sustainable Art Prize. Le gelatine colorate che modulano e determinano il colore della luce sono state realizzate insieme alle studentesse e agli studenti delle università coinvolte nel progetto, ovvero Padova, Ca’ Foscari Venezia e Verona, nel corso di un laboratorio tenuto all’Orto Botanico dell’Università di Padova, estraendo il colore dalle bacche di fitolacca raccolte nei pressi della stazione dei treni. Partendo, geograficamente, proprio da quei margini in cui la vita vegetale riesce ancora a operare secondo logiche “altre”, non disciplinate o addomesticate, il foraggiamento urbano si è configurato come il primo passo per riportare l’attenzione sui luoghi in cui la vita si autodetermina e sul nostro modo di interagire con essi.
Come viviamo lo spazio pubblico? Chi può raccogliere, trasformare, ed attribuire valore a ciò che cresce in città? Cosa riconosciamo e cosa invece ignoriamo?
Lo spazio urbano non è, e non può essere, neutro: è un ecosistema dinamico e multiculturale, costantemente modellato da gerarchie intersezionali di genere, classe, etnia e accessibilità. La città assume la forma di uno spazio ordinato, regolato e pienamente aderente alle aspettative sociali. Tra le fessure di questo spazio troviamo dei luoghi più trascurati e meno gestiti dall’essere umano, luoghi che, come dei retroscena, conservano la loro ricchezza di elementi imprevisti, diventando il punto di partenza per riconsiderare la vita che si manifesta in modo spontaneo. Il foraggiamento urbano è stata un’occasione per riconsiderare la presenza di una vegetazione incolta che spesso passa inosservata poiché non pianificata, non richiesta, indesiderata. L’incontrollabilità dei margini genera la volontà di contenere, sorvegliare, riportare all’ordine ciò che sfugge alle categorie: delimitazioni, barriere temporanee e spazi di maggiore vigilanza riecheggiano, in forma più o meno esplicita, anche nelle contemporanee “zone rosse” della città, dove la presenza stessa viene regolata rigidamente. Indesiderate non rappresenta il mondo vegetale: lo performa in uno spazio condiviso, interrogando ciò che determina l’inclusione e l’esclusione, e restituendo al vegetale una presenza attiva, relazionale e politicamente situata.
Le proprietà tintorie della pianta vengono reinterpretate e applicate ad una dimensione ambientale. Intrinseca nell’opera è la volontà di sovvertimento di norme storicamente sociali legate ai concetti di margine-centro, nello spazio urbano come nella comunità, aprendo alla possibilità – attraverso l’atto del foraggiamento – di riappropriarsi di quegli spazi dimenticati.
L’installazione ambientale occupa e abita il Cortile Nuovo di Palazzo del Bo instaurando un dialogo con spazio e preesistenze: con le forme architettoniche, con l’ente istituzionale e con l’intervento site specific di Jannis Kounellis, Resistenza e Liberazione, realizzato nel 1995. I legami con il territorio e, in particolare con la sua periferia, costituiscono il fulcro teorico dell’opera che scardina la tradizionale monumentalità delle opere commemorative nel contesto di un’architettura che ha fatto dell’autoritarismo la sua bandiera. Affine alla poetica di Kounellis, la pratica del riuso e la logica del materiale sono temi fondanti e fondamentali di Indesiderate, così come la necessaria conseguenza del deterioramento. Indesiderate cambia i connotati identitari del cortile di Palazzo del Bo, svestendo l’edificio di quel bianco gravemente morigerato per rivestirlo con una luce magenta, risultato di un processo che nasce da luoghi interstiziali e marginali.
Testo a cura di Pietro Fracassi, Caterina Daprà e Rebecca Canavesi
Sustainable Art Prize
Giunto alla sua ottava edizione il Sustainable Art Prize è un premio che viene assegnato ad Art Verona a o un’artista o un collettivo che lavori sui temi della sostenibilità e che, attraverso il linguaggio artistico, si faccia strumento attivo di diffusione delle tematiche legate alle grandi sfide globali. Il premio consiste nella produzione di un'installazione, di una mostra o di una performance che si leghi ai temi della sostenibilità ed è realizzato in collaborazione fra l’Università degli Studi di Padova, l’Università degli Studi di Verona e l’Università Ca’Foscari Venezia.
Giacomo Segantin (1995, Abano Terme)
Vive e lavora a Milano. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Verona e ha frequentato il biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA, Milano. Ha preso parte a diverse residenze fra cui CSAV, Fondazione Antonio Ratti, Como (2024); Mustarinda, Hyrynsalmi, Finlandia (2023); Uncivilized Paradigms, BJCEM (2022); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2019). Il suo lavoro è stato esposto in diversi spazi istituzionali e sperimentali come: Museo Ettore Fico, Torino (2025); PAV, Tornio (2024); Artopia Gallery, Milano (2024); Muse, Museo delle Scienze, Trento (2024); Royal Academy, Anversa, Belgio (2022); Spazio Archeologico Sotterraneo, Trento (2022); Istituto Italiano di Cultura, Toronto, Canada (2021). Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in Pratiche Artistiche e Cultura del Progetto presso Naba, Milano.
Spazi marginali e pratiche di foraggiamento urbano
L’installazione site-specific di Giacomo Segantin all’interno del Cortile Nuovo di Palazzo del Bo è la prima restituzione pubblica del progetto più ampio dal titolo INDESIDERATE. Spazi marginali e pratiche di foraggiamento urbano, sviluppato dall’artista in occasione del Sustainable Art Prize. Le gelatine colorate che modulano e determinano il colore della luce sono state realizzate insieme alle studentesse e agli studenti delle università coinvolte nel progetto, ovvero Padova, Ca’ Foscari Venezia e Verona, nel corso di un laboratorio tenuto all’Orto Botanico dell’Università di Padova, estraendo il colore dalle bacche di fitolacca raccolte nei pressi della stazione dei treni. Partendo, geograficamente, proprio da quei margini in cui la vita vegetale riesce ancora a operare secondo logiche “altre”, non disciplinate o addomesticate, il foraggiamento urbano si è configurato come il primo passo per riportare l’attenzione sui luoghi in cui la vita si autodetermina e sul nostro modo di interagire con essi.
Come viviamo lo spazio pubblico? Chi può raccogliere, trasformare, ed attribuire valore a ciò che cresce in città? Cosa riconosciamo e cosa invece ignoriamo?
Lo spazio urbano non è, e non può essere, neutro: è un ecosistema dinamico e multiculturale, costantemente modellato da gerarchie intersezionali di genere, classe, etnia e accessibilità. La città assume la forma di uno spazio ordinato, regolato e pienamente aderente alle aspettative sociali. Tra le fessure di questo spazio troviamo dei luoghi più trascurati e meno gestiti dall’essere umano, luoghi che, come dei retroscena, conservano la loro ricchezza di elementi imprevisti, diventando il punto di partenza per riconsiderare la vita che si manifesta in modo spontaneo. Il foraggiamento urbano è stata un’occasione per riconsiderare la presenza di una vegetazione incolta che spesso passa inosservata poiché non pianificata, non richiesta, indesiderata. L’incontrollabilità dei margini genera la volontà di contenere, sorvegliare, riportare all’ordine ciò che sfugge alle categorie: delimitazioni, barriere temporanee e spazi di maggiore vigilanza riecheggiano, in forma più o meno esplicita, anche nelle contemporanee “zone rosse” della città, dove la presenza stessa viene regolata rigidamente. Indesiderate non rappresenta il mondo vegetale: lo performa in uno spazio condiviso, interrogando ciò che determina l’inclusione e l’esclusione, e restituendo al vegetale una presenza attiva, relazionale e politicamente situata.
Le proprietà tintorie della pianta vengono reinterpretate e applicate ad una dimensione ambientale. Intrinseca nell’opera è la volontà di sovvertimento di norme storicamente sociali legate ai concetti di margine-centro, nello spazio urbano come nella comunità, aprendo alla possibilità – attraverso l’atto del foraggiamento – di riappropriarsi di quegli spazi dimenticati.
L’installazione ambientale occupa e abita il Cortile Nuovo di Palazzo del Bo instaurando un dialogo con spazio e preesistenze: con le forme architettoniche, con l’ente istituzionale e con l’intervento site specific di Jannis Kounellis, Resistenza e Liberazione, realizzato nel 1995. I legami con il territorio e, in particolare con la sua periferia, costituiscono il fulcro teorico dell’opera che scardina la tradizionale monumentalità delle opere commemorative nel contesto di un’architettura che ha fatto dell’autoritarismo la sua bandiera. Affine alla poetica di Kounellis, la pratica del riuso e la logica del materiale sono temi fondanti e fondamentali di Indesiderate, così come la necessaria conseguenza del deterioramento. Indesiderate cambia i connotati identitari del cortile di Palazzo del Bo, svestendo l’edificio di quel bianco gravemente morigerato per rivestirlo con una luce magenta, risultato di un processo che nasce da luoghi interstiziali e marginali.
Testo a cura di Pietro Fracassi, Caterina Daprà e Rebecca Canavesi
Sustainable Art Prize
Giunto alla sua ottava edizione il Sustainable Art Prize è un premio che viene assegnato ad Art Verona a o un’artista o un collettivo che lavori sui temi della sostenibilità e che, attraverso il linguaggio artistico, si faccia strumento attivo di diffusione delle tematiche legate alle grandi sfide globali. Il premio consiste nella produzione di un'installazione, di una mostra o di una performance che si leghi ai temi della sostenibilità ed è realizzato in collaborazione fra l’Università degli Studi di Padova, l’Università degli Studi di Verona e l’Università Ca’Foscari Venezia.
Giacomo Segantin (1995, Abano Terme)
Vive e lavora a Milano. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Verona e ha frequentato il biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA, Milano. Ha preso parte a diverse residenze fra cui CSAV, Fondazione Antonio Ratti, Como (2024); Mustarinda, Hyrynsalmi, Finlandia (2023); Uncivilized Paradigms, BJCEM (2022); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2019). Il suo lavoro è stato esposto in diversi spazi istituzionali e sperimentali come: Museo Ettore Fico, Torino (2025); PAV, Tornio (2024); Artopia Gallery, Milano (2024); Muse, Museo delle Scienze, Trento (2024); Royal Academy, Anversa, Belgio (2022); Spazio Archeologico Sotterraneo, Trento (2022); Istituto Italiano di Cultura, Toronto, Canada (2021). Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in Pratiche Artistiche e Cultura del Progetto presso Naba, Milano.
15
dicembre 2025
Giacomo Segantin – Indesiderate
Dal 15 al 22 dicembre 2025
arte contemporanea
Location
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI PADOVA – PALAZZO DEL BO
Padova, Via VIII Febbraio 1848, 2, (Padova)
Padova, Via VIII Febbraio 1848, 2, (Padova)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 18 alle 22
Autore
Autore testo critico
Produzione organizzazione






