25 dicembre 2025

A suo dire l’umanità si divideva in due grandi gruppi: i presepisti e gli alberisti

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Sulle note di All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey o di Last Christmas, ma anche dell’intramontabile Happy Xmas (War Is Over) di John Lennon, dopo gli alberi dello scorso anno, vi proponiamo di rivedere insieme l’incontro tra il presepe e l'arte contemporanea con l’augurio di un Felice Natale

Mimmo Paladino, La Divina Cometa, 2023

«Zio Alfonso era “laureato” in Presepi: sapeva tutto sulle tradizioni di Natale, sul primo presepe fatto da San Girolamo nel quattrocento e su quello realizzato otto secoli dopo da San Francesco. Per lui via San Gregorio Armeno, strada napoletana dove artisti artigiani fabbricano presepi, era un luogo sacro pari a San Pietro», parola di Luciano De Crescenzo, che apre il nostro speciale di Natale dedicato al presepio: tra presepisti e albertisti «È una suddivisione – diceva lo zio – così importante che dovrebbe comparire sui documenti di identità, né più né meno di come appare il sesso e il gruppo sanguigno. Altrimenti può accadere che un disgraziato scopre, solo a matrimonio avvenuto, di essersi unito ad un essere umano di tendenze natalizie diverse». 

L’anno scorso, qui, vi avevamo proposto un carosello di opere che per tutti i giorni dell’anno sono una scultura, a eccezione del mese di dicembre, quando si “trasformano” in un albero di Natale. In un certo senso il nocciolo del discorso non cambia, ma per la gioia dei presepisti, quest’anno è dedicato alla loro preferenza: l’arte contemporanea ha infatti reinterpretato il presepe trasformandolo da oggetto di devozione popolare a installazione artistica, spesso carica di significati politici, sociali o puramente poetici.

Maria Lai, “Presepio” (particolare), 1956-2006, legno, terracotta, smalto, vernice. Collezione privata – Serge Dominigie / Courtesy © Archivio Maria Lai, by Siae 2021
Giosetta Fioroni, Teatrini-Presepi. Courtesy MADRE, Napoli

«Amo il presepe – diceva per esempio Maria Lai – come esperienza di qualcosa che, più ne indago l’inesprimibile, più trovo verità, più divento infantile e ingenua, e più rinasco. (…) Amo il presepio perché ci raccoglie intorno alla speranza di un mondo nuovo». Come lei, anche Giosetta Fioroni ha realizzato nel corso della sua ricerca piccoli teatrini fiabeschi – sono diverse le sue serie di presepi in ceramica, in cui le figure sono modellate con una delicatezza quasi ingenua e cariche di colore – che fondono il sacro con la dimensione del ricordo d’infanzia e del gioco.

L’arte ci offre anche natività d’artista come quelle di Mimmo Paladino – da Vento Orfico del 1985, per esempio, che raffigura appunto una natività, a Il Presepe del 2020 fino a La Divina Cometa che fonde la Divina Commedia con l’iconografia del presepe – oppure luminose, come quella di Marco Lodola, che ha portato il presepe nella cultura pop attraverso sculture di luce dai colori vivaci e piatti, che trasformano la scena sacra in un’icona contemporanea simile a un’insegna pubblicitaria o a un pezzo di design futurista.

Mimmo Paladino, Vento Orfico, 1986. Courtesy Collezione Galassi – Ferrari
Mimmo Paladino, Il Presepe, 2020
Marco Lodola, Natività, 2021. Collezione Fondazione Carispezia

C’è anche chi, come Bansky, ha reinterpretato il presepe trasformandolo da oggetto di devozione popolare a opera carica di significati politici – è il caso di La cicatrice di Betlemme, presentata nel 2019, raffigurante la Sacra Famiglia davanti a una sezione del muro di separazione israeliano in Cisgiordania, realizzato in blocchi di cemento grigio con un foro di proiettile o di mortaio a forma di stella al posto della tradizionale stella cometa – o chi, come David LaChapelle, ha usato l’iconografia religiosa come strumento di riflessione sociale e spirituale: Nativity celebra una spiritualità universale e inclusiva ed è ambientata su una duna di sabbia, con una Vergine Maria nera che tiene il Bambino, un uomo con una maschera da bue al posto del bue (in richiamo ai rituali cerimoniali) e un uccello che sostituisce l’angelo, simbolo dell’anima e della libertà.

Bansky, La cicatrice di Betlemme, 2019
David LaChapelle, Nativity, 2012, courtesy l’artista

Al di là dei risvolti – oggi è Natale e abbiamo tutti una responsabilità – l’incontro tra il presepe e l’arte contemporanea ha trasformato un’iconografia sacra millenaria in un vero e proprio terreno di sperimentazione, tra cui si annoverano tanti nomi. Fausto Melotti ha unito la geometria essenziale e la leggerezza delle forme per evocare la sacralità nei suoi presepi dalle forme filiformi e poetiche; Giacomo Manzù, ha esplorato la tenerezza del rapporto madre-figlio nella Natività attraverso la potenza plastica del bronzo a cui ha dato una linea dolcissima; Michelangelo Pistoletto ha inserito la Natività nel suo concetto di Terzo Paradiso; Aligi Sassu nel 1996 ha realizzato la Natività come un’opera viva e vibrante capace di trasmettere un senso di intimità e tenerezza universale; Guido Strazza ne ha realizzato uno in vetro, dove non ci sono figure ma forme geometriche (Il Presepe Blu notte); Andrea Pazienza ha dato forma a una Natività composta da 21 personaggi disegnati su carta: l’opera, che la fragilità e l’immediatezza del suo segno grafico distintivo, oggi è esposta al MAXXI L’Aquila. 

Fausto Melotti, “Presepe2, 1972, ottone. Collezione Fiorella Minervino – © Eredi Melotti, Milano, by Siae 2021 / © Fondazione Fausto Melotti, 2021 / Courtesy Hauser & Wirth
Michelangelo Pistoletto, “Paesaggio”, 1965 (“Oggetti in meno”, 1965-1966), cartone, veline, figurine da presepe, stracci. Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella – Archivio Pistoletto
Andrea Pazienza, Il Presepe
Andy Warhol, Adorazione dei Magi (1954 circa; inchiostro su carta, 61 x 46,4 cm; Collezione privata)

Non manca all’appello Andy Warhol, che amava profondamente il Natale e – secondo fonti vicine a lui – amava fare i regali di Natale e adorava circondarsi delle persone a lui care e dava molta importanza all’amicizia e alla solidarietà. Sua è l’Adorazione dei Magi con cui chiudiamo la nostra carrellata, perché è Natale… la speranza di stare insieme e gli affetti, ci aspettano.

Tanti auguri!

Guido Strazza, Il Presepe Blu notte

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