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14
febbraio 2008
fino al 2.III.2008 Ettore Sottsass Trieste, Ex Pescheria
friuli v. g.
Le emozioni di una mente che indaga e trasforma gli oggetti. Scomponendoli e ricomponendoli in un nuovo umanesimo delle forme. Novant’anni di lavoro all’insegna della libertà, dell’intensità, dei colori. Che scoppiano nella bellezza...
Nata per ripercorrere l’avventura artistica e intellettuale di Ettore Sottsass (Innsbruck, 1917 – Milano 2007), la mostra ospitata a Trieste, causa la sopraggiunta morte dell’architetto, si carica di particolare significato e diviene in qualche modo celebrativa dello stile e del carattere di un uomo e di una figura particolarissima, a cavallo tra arte e design, musica e letteratura.
Dopo le esposizioni di questi anni, la sfida per i curatori è stata quella di proporre oggetti, opere, foto che potessero raccontare emotivamente il suo approccio alla creatività. “Una mostra piccola, ma molto emozionante”, questo si augurava Ettore Sottsass. Ed è stato così. Piccola perché le pur numerose opere rappresentano e sintetizzano la sterminata produzione dell’artista; emozionante perché forte è il peso della suggestione, come quando si è accolti dalla voce del maestro nelle varie sezioni.
Con un allestimento particolarmente raffinato (in cui ogni area tematica appare al visitatore come un’isola, uno spazio o una struttura contraddistinta da forma e colore differenti), nell’ex Pescheria sono proposte le tappe della sua ricerca artistica, etica ed esistenziale, fra razionalismo, arte concreta, spazialismo, cultura pop. Ne esce l’immagine di un artista internazionale capace di rivoluzionare l’idea stessa di disegno industriale, di creare e veicolare simboli, mentre la forma diventa contenuto e la bellezza si fa stupore.
Nel suo lavoro, il design si fa modo di discutere la vita, capacità di restituire agli oggetti uno spessore simbolico ed emotivo, perché “la tecnologia è una delle metafore della vita”, come si vede nelle ceramiche Rovine, a colori opachi, che segnano l’incontro fra la sacralità orientale e il materialismo occidentale. Proprio nelle ceramiche e nei vetri l’artista sembra privilegiare, più che l’oggetto, il godimento di chi lo possiede, in una prospettiva antropocentrica. Questo appare ancor più evidente nella progettazione di case, come la Casa Wolf o la Casa Olabuenaga: il gioco delle forme, dei contrasti di colore e dei rapporti di vuoto e pieno, di masse pesanti e strutture leggere risalta al massimo grado, come si può cogliere anche nei modellini in marmo policromo che affiancano i disegni.
È invece titolata Metafore la serie di foto scattate nelle sue peregrinazioni, come la Scala per entrare in una casa molto ricca, in cui si afferma fotografo di forme e comunicatore di un consumo alternativo a quello imposto dalla società della pubblicità.
Ma è soprattutto negli oggetti di arredo che la forza innovativa dell’ingegno di Sottsass si esprime: armadi con grosse basi, rivestiti in laminato Print a righe, come segnali stradali o distributori di benzina. Nell’arredamento appare definita una nuova suggestione (est)etica che unisce funzionalità ed emozione: è il caso della libreriaCarlton, in cui l’alchimia di forma, colori, materiali crea una molteplicità di funzioni inimmaginabile, lasciando al possessore -vero centro del progetto- le mille possibilità di una infinita libertà d’uso.
Dopo le esposizioni di questi anni, la sfida per i curatori è stata quella di proporre oggetti, opere, foto che potessero raccontare emotivamente il suo approccio alla creatività. “Una mostra piccola, ma molto emozionante”, questo si augurava Ettore Sottsass. Ed è stato così. Piccola perché le pur numerose opere rappresentano e sintetizzano la sterminata produzione dell’artista; emozionante perché forte è il peso della suggestione, come quando si è accolti dalla voce del maestro nelle varie sezioni.
Con un allestimento particolarmente raffinato (in cui ogni area tematica appare al visitatore come un’isola, uno spazio o una struttura contraddistinta da forma e colore differenti), nell’ex Pescheria sono proposte le tappe della sua ricerca artistica, etica ed esistenziale, fra razionalismo, arte concreta, spazialismo, cultura pop. Ne esce l’immagine di un artista internazionale capace di rivoluzionare l’idea stessa di disegno industriale, di creare e veicolare simboli, mentre la forma diventa contenuto e la bellezza si fa stupore.
Nel suo lavoro, il design si fa modo di discutere la vita, capacità di restituire agli oggetti uno spessore simbolico ed emotivo, perché “la tecnologia è una delle metafore della vita”, come si vede nelle ceramiche Rovine, a colori opachi, che segnano l’incontro fra la sacralità orientale e il materialismo occidentale. Proprio nelle ceramiche e nei vetri l’artista sembra privilegiare, più che l’oggetto, il godimento di chi lo possiede, in una prospettiva antropocentrica. Questo appare ancor più evidente nella progettazione di case, come la Casa Wolf o la Casa Olabuenaga: il gioco delle forme, dei contrasti di colore e dei rapporti di vuoto e pieno, di masse pesanti e strutture leggere risalta al massimo grado, come si può cogliere anche nei modellini in marmo policromo che affiancano i disegni.
È invece titolata Metafore la serie di foto scattate nelle sue peregrinazioni, come la Scala per entrare in una casa molto ricca, in cui si afferma fotografo di forme e comunicatore di un consumo alternativo a quello imposto dalla società della pubblicità.
Ma è soprattutto negli oggetti di arredo che la forza innovativa dell’ingegno di Sottsass si esprime: armadi con grosse basi, rivestiti in laminato Print a righe, come segnali stradali o distributori di benzina. Nell’arredamento appare definita una nuova suggestione (est)etica che unisce funzionalità ed emozione: è il caso della libreriaCarlton, in cui l’alchimia di forma, colori, materiali crea una molteplicità di funzioni inimmaginabile, lasciando al possessore -vero centro del progetto- le mille possibilità di una infinita libertà d’uso.
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mostra visitata il 5 dicembre 2007
dal 5 dicembre 2007 al 2 marzo 2008
Vorrei sapere perché. Una mostra su Ettore Sottsass
a cura di Alessio Bozzer, Beatrice Mascellani e Marco Minuz
Centro Espositivo d’Arte Moderna e Contemporanea – Ex Pescheria Centrale
Riva Nazario Sauro, 1 – 34121 Trieste
Orario: da mercoledì a lunedì 10-19
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4
Catalogo Electa
Info: tel./fax +39 040311648; terredarte.it@libero.it
[exibart]
a quanti è stato detto che c’era una seconda sezione allestita al castello di miramare?
scandaloso.
una mostra disorganica, priva di un percorso storico, che ha messo in luce solo poche fasi della storia di sottsass.
la parte più emozionante e meno banale è stata quella fotografica…se si esclude ovviamente l’efficacia dell’allestimento…
per il resto, tanto vuoto ma proprio tanto vuoto…