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Francesco Bocchini – Carnival
Il lavoro di Francesco Bocchini in “Carnival”, in un rimando continuo, scorre sulle carte, collage con foto, ritagli e pittura a olio, che mostrano, evidenziano e nascondono: i visi sono celati, gli sguardi occultati, come in una sfilata mascherata, dove le identità si confondono e diventano altro.
Comunicato stampa
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Un suono, una suggestione. Il ribaltamento della realtà.
Nucleo centrale intorno a cui tutto orbita in un travolgente e precario equilibrio onirico è la Crocefissione Grünewald, in cui la leggiadria e la leziosità di boccioli e fiori rigogliosi si confondono con la potenza di una natura feroce, spinosa, carogna e deforme dove si intrecciano spine, quelle stesse spine che martoriano un corpo livido e già putrefatto, e rami in bilico da cui nascono innumerevoli mostri: quel che sembra non è.
Un carnevale, un rovesciamento dell’ordine, una maschera che nasconde la verità, un gioco mnemonico che riporta all’esplosione di follia in un momento dato e concesso, un rimando a Goya, ai suoi Capricci e al delirante immaginario di Bosch.
In questa sospensione della realtà, la forza cromatica di Amor Celeste Turchino dialoga con la solarità malata data dal giallo frastornato, assordante e itterico di Flower Noise; uno spazio pieno, sovraccarico, una volumetria arcigna di spine puntute e lamiere taglienti che sembra vogliano fare da eco ai buchi slabbrati, ai tagli e ai vuoti di Fontana della Fine di Dio.
Carnival, in un rimando continuo, scorre sulle carte, collage con foto, ritagli e pittura a olio, che mostrano, evidenziano e nascondono: i visi sono celati, gli sguardi occultati, proprio come in una sfilata mascherata, dove le identità si confondono e diventano altro.
Il carro allegorico prosegue attraverso il gioco di meccanismi che girano a vuoto e all’infinito in un lavorio sgangherato e ineluttabile.
I materiali scelti dall’artista permettono voli pindarici e virtuosismi tecnici, ma sono scarti industriali, vuoto a perdere, tenuti insieme dai vapori venefici del piombo fuso, della saldatura a elettrodo e delle colle.
Quel che sembra non è.
Francesco Bocchini, nato a Cesena nel 1969. Diplomato all’Accademia di Belle Arti a Bologna.
Attraversa la pittura e la scultura sperimentando vari materiali, per approdare alla lamiera a banda stagnata, ai ferri smaltati e ai metalli recuperati. Prendono così vita meccanismi, installazioni, teche e vegetazioni, talvolta dipinti a olio in un sapiente pastiche di ironia e tragedia.
Numerose sono le collaborazioni con il mondo del teatro, per cui ha creato scenografie, macchine sceniche e costumi in metallo.
Dalla metà degli anni ’90 il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, in gallerie private e in spazi pubblici.
Nucleo centrale intorno a cui tutto orbita in un travolgente e precario equilibrio onirico è la Crocefissione Grünewald, in cui la leggiadria e la leziosità di boccioli e fiori rigogliosi si confondono con la potenza di una natura feroce, spinosa, carogna e deforme dove si intrecciano spine, quelle stesse spine che martoriano un corpo livido e già putrefatto, e rami in bilico da cui nascono innumerevoli mostri: quel che sembra non è.
Un carnevale, un rovesciamento dell’ordine, una maschera che nasconde la verità, un gioco mnemonico che riporta all’esplosione di follia in un momento dato e concesso, un rimando a Goya, ai suoi Capricci e al delirante immaginario di Bosch.
In questa sospensione della realtà, la forza cromatica di Amor Celeste Turchino dialoga con la solarità malata data dal giallo frastornato, assordante e itterico di Flower Noise; uno spazio pieno, sovraccarico, una volumetria arcigna di spine puntute e lamiere taglienti che sembra vogliano fare da eco ai buchi slabbrati, ai tagli e ai vuoti di Fontana della Fine di Dio.
Carnival, in un rimando continuo, scorre sulle carte, collage con foto, ritagli e pittura a olio, che mostrano, evidenziano e nascondono: i visi sono celati, gli sguardi occultati, proprio come in una sfilata mascherata, dove le identità si confondono e diventano altro.
Il carro allegorico prosegue attraverso il gioco di meccanismi che girano a vuoto e all’infinito in un lavorio sgangherato e ineluttabile.
I materiali scelti dall’artista permettono voli pindarici e virtuosismi tecnici, ma sono scarti industriali, vuoto a perdere, tenuti insieme dai vapori venefici del piombo fuso, della saldatura a elettrodo e delle colle.
Quel che sembra non è.
Francesco Bocchini, nato a Cesena nel 1969. Diplomato all’Accademia di Belle Arti a Bologna.
Attraversa la pittura e la scultura sperimentando vari materiali, per approdare alla lamiera a banda stagnata, ai ferri smaltati e ai metalli recuperati. Prendono così vita meccanismi, installazioni, teche e vegetazioni, talvolta dipinti a olio in un sapiente pastiche di ironia e tragedia.
Numerose sono le collaborazioni con il mondo del teatro, per cui ha creato scenografie, macchine sceniche e costumi in metallo.
Dalla metà degli anni ’90 il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, in gallerie private e in spazi pubblici.
20
gennaio 2018
Francesco Bocchini – Carnival
Dal 20 gennaio al 03 marzo 2018
arte contemporanea
Location
STUDIO CENACCHI ARTE CONTEMPORANEA
Bologna, Via Santo Stefano, 63, (Bologna)
Bologna, Via Santo Stefano, 63, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15,30-19,00
Vernissage
20 Gennaio 2018, 18,00
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