Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Marcella Marone Pittaluga – Sconfinamenti
Una selezione di sessantacinque scatti realizzati tra il 2015 e il 2017, svela attraverso i temi ricorrenti, i parallelismi, le tensioni del lavoro di Marcella Marone Pittaluga iniziato negli anni Ottanta. Da allora ha vissuto in Cile e poi in Italia e trascorso lunghi periodi a Cuba, in Africa, e Sri Lanka
Comunicato stampa
Segnala l'evento
"Fotografo per smettere di correre, per fermarmi... ferma, in silenzio, mi si accorcia il respiro, non sento più nulla e sparo. La mia preda... limmagine diventa mia, non un concetto astruso ma un segno interpretato da me, e quindi tanto più prezioso perché contiene una parte di me".
Inaugura giovedì 19 ottobre 2017 alle ore 18.30 negli spazi dello showroom Stone Island a Milano la mostra fotografica Sconfinamenti di Marcella Marone Pittaluga, a cura di Gregorio Mazzonis con un testo critico di Tiziana Menegazzo.
Una selezione di sessantacinque scatti realizzati tra il 2015 e il 2017, svela attraverso i temi ricorrenti, i parallelismi, le tensioni del lavoro di Marcella Marone Pittaluga iniziato negli anni 80. Da allora ha vissuto in Cile e poi in Italia e trascorso lunghi periodi a Cuba, in Africa, e Sri Lanka.
Se la fotografia è come dichiara Marcella Pittaluga, necessità di sopravvivenza, le sue fotografie sono un progetto in continua evoluzione, e sono ricomposte, in questa mostra, in una geografia che mette in luce tematiche come la connotazione di genere, il lavoro, linfanzia, le celebrazioni dei riti collettivi, il sacro e il profano.
Lo sconfinamento di cui le foto sono veicolo e testimonianza riguarda il modo di essere al mondo dellautrice, il suo modo di dimorarlo, in primis con lo sguardo, e il suo lasciarsi incantare(T. Menegazzo).
La forza e la violenza delle immagini, sottolineata dalluso di un bianco e nero portato agli estremi grazie alla maestria di Antonio Manta, colgono il parossismo della vita umana, sempre al confine tra lucidità e follia, e possono essere lette in maniera trasversale. I soggetti dei ritratti sono gente di strada, persone incontrate per caso, con le quali Pittaluga instaura un rapporto, in cui la parola diventa strumento essenziale: Io vado incontro alle persone, non le posso fotografare se non le ho incontrate, se non gli ho parlato se non conosco le loro storie. Lincontro diventa lo scambio, se non stai accanto alle persone, se non vivi con loro, come fai a fotografare? Solo nel momento in cui questo scambio si concretizza nel confronto, nella condivisione e dunque nello sconfinamento da sé, allora nasce il ritratto.
La mostra si articola creando narrazioni parallele che accostano immagini apparentemente lontane, ma accomunate da una medesima forza espressiva.
Si apre con una selezione di scatti realizzati nel 2015 allinterno della Escuela de Ballet de Cuba a L'Avana: un reportage unico e mai prima eseguito di una delle istituzioni culturali più importanti del paese e del mondo. Adolescenti durante i loro esercizi o durante le pause dalle lezioni sono esposti in parallelo con una serie di ritratti maschili scattati nelle strade della capitale, che raccontano un'altra storia modellata su un'iconografia maschile emblematica della cultura latino-americana.
I temi dellinfanzia e del lavoro secondo uniconografia che ricorda la tradizione della fotografia come documento sociale sono centrali nellindagine antropologica di Pittaluga. Uninfanzia vista come proiezione di sé e sogno delle nuove generazioni vista nei ragazzi e bambini fotografati mentre giocano a calcio per strada o mostrano la loro abilità con esercizi ginnici o ancora si fermano allangolo di una strada, o si affacciano curiosi da una fabbrica abbandonata.
Nei ritratti di uomini e donne a figura intera, invece, tutta lattenzione è concentrata sui volti e pochissimo spazio è lasciato alla descrizione del contesto; catturati mentre lavorano le fotografie rimandano alla tradizione di ritratti di lavoratori, di autori come Aurele Bauh, con il suo reportage realizzato nella metà degli anni 30 sui minatori, o Eli Lotar con la celebre serie sugli Abattoirs de La Villette.
Del corpo lobiettivo di Pittaluga si fissa sulle mani, uno dei soggetti prediletti perché fotografare quelle mani è come guardare le persone dritto negli occhi e leggere dun colpo tutta la loro vita.
Linteresse per le mani è iniziato per caso, al mercato centrale di Santiago del Cile. Continuavo a fotografare le persone, ma erano foto inutili, la mia energia era disordinata e probabilmente anche loro sentivano questo. Quando ti poni davanti alle persone devi essere umile, disponibile, accessibile. Non ero allaltezza di fotografare i loro volti e così abbassai lo sguardo alle mani. Attraverso le mani ho trovato un sistema per comunicare con gli altri e quindi cominciare a respirare a livello fotografico.
Un ultimo gruppo di fotografie propone, infine, una lettura della fotografia che mette a confronto ritualità sacra e ritualità profana: la processione di San Cataldo a Taranto, una città piena di contrasti, saldamente ancorata alle proprie radici e ai propri riti, un rito di santeria a LAvana eseguito per curare la malattia di un bambino, e il palio di Siena.
Marcella Marone Cinzano Pittaluga italiana nata a New York, Marcella Pittaluga ha vissuto tra Barcellona, Ginevra, Nizza e Santiago del Cile. La passione per la fotografia nasce nei primi anni 80, quando suo padre le regala una macchina fotografica Nikon semiautomatica. Approfondisce il lavoro sul ritratto e il reportage prima a Nizza, poi a New York dove, nel 1992, frequenta il corso Photographing people presso lInternational Center for Photography e perfeziona il lavoro in camera oscura, e in Cile alla Universidad Catolica de Chile, dove frequenta i corsi di Patricia Novoa e inizia a lavorare come ritrattista. Esordisce in Cile con il progetto Rincones de piel, presentato allUniversidad Catolica de Chile, e Manos a la Vega, ritratti di mani al lavoro al mercato centrale di Santiago del Cile, presentato a Foto America 2004 1er Festival de la Fotografia en Chile alla galleria La Ventana Cemicual nella mostra El ojo y su impresión. Nel 2016 riceve lHonorable mention agli International Black and White Photography Awards per la sua Black Madonna. Sempre in viaggio, vive e lavora tra Montalcino e Siena.
Inaugura giovedì 19 ottobre 2017 alle ore 18.30 negli spazi dello showroom Stone Island a Milano la mostra fotografica Sconfinamenti di Marcella Marone Pittaluga, a cura di Gregorio Mazzonis con un testo critico di Tiziana Menegazzo.
Una selezione di sessantacinque scatti realizzati tra il 2015 e il 2017, svela attraverso i temi ricorrenti, i parallelismi, le tensioni del lavoro di Marcella Marone Pittaluga iniziato negli anni 80. Da allora ha vissuto in Cile e poi in Italia e trascorso lunghi periodi a Cuba, in Africa, e Sri Lanka.
Se la fotografia è come dichiara Marcella Pittaluga, necessità di sopravvivenza, le sue fotografie sono un progetto in continua evoluzione, e sono ricomposte, in questa mostra, in una geografia che mette in luce tematiche come la connotazione di genere, il lavoro, linfanzia, le celebrazioni dei riti collettivi, il sacro e il profano.
Lo sconfinamento di cui le foto sono veicolo e testimonianza riguarda il modo di essere al mondo dellautrice, il suo modo di dimorarlo, in primis con lo sguardo, e il suo lasciarsi incantare(T. Menegazzo).
La forza e la violenza delle immagini, sottolineata dalluso di un bianco e nero portato agli estremi grazie alla maestria di Antonio Manta, colgono il parossismo della vita umana, sempre al confine tra lucidità e follia, e possono essere lette in maniera trasversale. I soggetti dei ritratti sono gente di strada, persone incontrate per caso, con le quali Pittaluga instaura un rapporto, in cui la parola diventa strumento essenziale: Io vado incontro alle persone, non le posso fotografare se non le ho incontrate, se non gli ho parlato se non conosco le loro storie. Lincontro diventa lo scambio, se non stai accanto alle persone, se non vivi con loro, come fai a fotografare? Solo nel momento in cui questo scambio si concretizza nel confronto, nella condivisione e dunque nello sconfinamento da sé, allora nasce il ritratto.
La mostra si articola creando narrazioni parallele che accostano immagini apparentemente lontane, ma accomunate da una medesima forza espressiva.
Si apre con una selezione di scatti realizzati nel 2015 allinterno della Escuela de Ballet de Cuba a L'Avana: un reportage unico e mai prima eseguito di una delle istituzioni culturali più importanti del paese e del mondo. Adolescenti durante i loro esercizi o durante le pause dalle lezioni sono esposti in parallelo con una serie di ritratti maschili scattati nelle strade della capitale, che raccontano un'altra storia modellata su un'iconografia maschile emblematica della cultura latino-americana.
I temi dellinfanzia e del lavoro secondo uniconografia che ricorda la tradizione della fotografia come documento sociale sono centrali nellindagine antropologica di Pittaluga. Uninfanzia vista come proiezione di sé e sogno delle nuove generazioni vista nei ragazzi e bambini fotografati mentre giocano a calcio per strada o mostrano la loro abilità con esercizi ginnici o ancora si fermano allangolo di una strada, o si affacciano curiosi da una fabbrica abbandonata.
Nei ritratti di uomini e donne a figura intera, invece, tutta lattenzione è concentrata sui volti e pochissimo spazio è lasciato alla descrizione del contesto; catturati mentre lavorano le fotografie rimandano alla tradizione di ritratti di lavoratori, di autori come Aurele Bauh, con il suo reportage realizzato nella metà degli anni 30 sui minatori, o Eli Lotar con la celebre serie sugli Abattoirs de La Villette.
Del corpo lobiettivo di Pittaluga si fissa sulle mani, uno dei soggetti prediletti perché fotografare quelle mani è come guardare le persone dritto negli occhi e leggere dun colpo tutta la loro vita.
Linteresse per le mani è iniziato per caso, al mercato centrale di Santiago del Cile. Continuavo a fotografare le persone, ma erano foto inutili, la mia energia era disordinata e probabilmente anche loro sentivano questo. Quando ti poni davanti alle persone devi essere umile, disponibile, accessibile. Non ero allaltezza di fotografare i loro volti e così abbassai lo sguardo alle mani. Attraverso le mani ho trovato un sistema per comunicare con gli altri e quindi cominciare a respirare a livello fotografico.
Un ultimo gruppo di fotografie propone, infine, una lettura della fotografia che mette a confronto ritualità sacra e ritualità profana: la processione di San Cataldo a Taranto, una città piena di contrasti, saldamente ancorata alle proprie radici e ai propri riti, un rito di santeria a LAvana eseguito per curare la malattia di un bambino, e il palio di Siena.
Marcella Marone Cinzano Pittaluga italiana nata a New York, Marcella Pittaluga ha vissuto tra Barcellona, Ginevra, Nizza e Santiago del Cile. La passione per la fotografia nasce nei primi anni 80, quando suo padre le regala una macchina fotografica Nikon semiautomatica. Approfondisce il lavoro sul ritratto e il reportage prima a Nizza, poi a New York dove, nel 1992, frequenta il corso Photographing people presso lInternational Center for Photography e perfeziona il lavoro in camera oscura, e in Cile alla Universidad Catolica de Chile, dove frequenta i corsi di Patricia Novoa e inizia a lavorare come ritrattista. Esordisce in Cile con il progetto Rincones de piel, presentato allUniversidad Catolica de Chile, e Manos a la Vega, ritratti di mani al lavoro al mercato centrale di Santiago del Cile, presentato a Foto America 2004 1er Festival de la Fotografia en Chile alla galleria La Ventana Cemicual nella mostra El ojo y su impresión. Nel 2016 riceve lHonorable mention agli International Black and White Photography Awards per la sua Black Madonna. Sempre in viaggio, vive e lavora tra Montalcino e Siena.
19
ottobre 2017
Marcella Marone Pittaluga – Sconfinamenti
Dal 19 ottobre al 04 novembre 2017
fotografia
Location
C.P. & STONE ISLAND
Milano, Via Savona, 54, (Milano)
Milano, Via Savona, 54, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle 14.00 alle 18.00. Chiuso mercoledì 1 novembre
Vernissage
19 Ottobre 2017, ore 18.30
Autore
Curatore