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Mauro Grumo – Tra realtà e trasfigurazione
Mostra antologica “Mauro Grumo. Tra realtà e trasfigurazione”, a cura di Carmelo Cipriani. Organizzato da Comune di Ruvo di Puglia e Regione Puglia, in coll. con Pro Loco Ruvo di Puglia. Mauro Grumo (Bitonto, 1925-Ruvo di Puglia, 2010). Il catalogo ricostruisce le vicende artistiche dell’artista.
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 27 maggio 2017 alle ore 19.00 presso la Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea a Ruvo di Puglia la mostra antologica “Mauro Grumo. Tra realtà e trasfigurazione”, a cura di Carmelo Cipriani. Il progetto, cofinanziato da Comune di Ruvodi Puglia e Regione Puglia, Assessoratoall’Industria Turistica e Culturale, Gestionee Valorizzazione dei beni culturali, L.R. n.6/2004, Attuazione del Programma delleAttività Culturali per il triennio 2016-2018, con la collaborazione della Associazione Turistica Pro Loco di Ruvo di Puglia, vedrà l’esposizione di oltre trenta opere del maestro ruvese datate tra gli anni Trenta del Novecento e il primo decennio del Duemila. La mostra sarà visitabile dal 27 maggio al 30 giugno 2017. Sarà inoltre possibile di usufruire di visite guidate a cura della Associazione Pro Loco. All’inaugurazione interverranno il Sindaco, Pasquale Chieco, l’Assessora alla Cultura, Monica Filograno, il curatore della mostra Carmelo Cipriani e il Direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, Aldo Patruno. Porgeranno inoltre la loro testimonianza i figli dell’artista, Francesca, Vito e Isabella Grumo, insieme con Bianca Tragni. Un catalogo di 120 pagine ricostruirà le vicende artistiche dell’autore.
Mauro Grumo (Bitonto, 1925-Ruvo di Puglia, 2010), dopo aver svolto per molti anni la professione di insegnante, si laurea in Scienze Politiche e si abilità alla professione di commercialista. Al tempo stesso sviluppa un forte interesse per l’arte, affermandosi come uno dei più interessanti artisti attivi in Terra di Bari e presente in mostre personali e collettive in Italia ed Europa.
“A sette anni dalla scomparsa del maestro Mauro Grumo – scrivono nella presentazione al catalogo il Sindaco Pasquale Chieco e l’Assessora alla Cultura Monica Filograno - abbiamo fortemente voluto una mostra che ricostruisca le vicende biografiche e le conquiste artistiche di uno tra i più interessanti artisti dell’età contemporanea in Terra di Bari, al quale già in passato avevano dedicato accurati approfondimenti critici intellettuali del calibro di Carlo Ludovico Ragghianti e Raffaele De Grada. Nell’opera del maestro ruvese la critica ha visto un richiamo alla pittura tardo romantica e agli elementi tipici di quella cultura, dal dramma esistenziale al sublime. Protagonista, tra l’altro, delle edizioni del Premio di pittura “Città di Ruvo” organizzato negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, Grumo è l’artista che più di ogni altro ha saputo incarnare la pratica dell’arte a Ruvo plasmandola con naturale semplicità in un fluire naturale e, a tratti, schivo della sua esuberante creatività: rispetto ai più noti Domenico Cantatore e Francesco Di Terlizzi, non a mai abbandonato la città né si è mai scoraggiato o sottratto al confronto, divenendo un punto fermo per la crescita culturale del territorio. Oggi la comunità ruvese restituisce ammirata quanto l’arte del Maestro ha donato nei decenni di attività: accoglie all’interno delle sale della Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea una significativa selezione delle sue opere a testimonianza di una più che sessantennale ricerca, con la finalità di trasmettere alla storia i segni e i colori più tipici di Mauro Grumo”.
Pochi sono gli artisti ruvesi paragonabili a Mauro Grumo per rappresentatività e qualità. Insieme a Domenico Cantatore, Francesco Di Terlizzi, Nicola La Fortezza e pochi altri, incarna il contributo di Ruvo alla pittura del Novecento. Bitontino di nascita ma ruvese d’adozione, svolge prima l’attività d’insegnante poi quella di commercialista, senza mai trascurare la passione per l’arte, avvertita sin dalla tenera età e costantemente alimentata, a cominciare dal periodo abruzzese, dove frequenta lo studio del pittore Federico Spoltore. Nel 1957 la partecipazione alla Mostra Internazionale dell’Autoritratto segna l’esordio ufficiale, seguito da una lunga serie di riconoscimenti nazionali ed internazionali. Nell’arco della sua lunga attività ha partecipato a manifestazioni prestigiose: “Maggio di Bari”, “Premio Foggia”, Concorso “Marina di Ravenna”, “Premio Sulmona”. Ha presentato le sue opere nelle principali città italiane, e all’estero ha esposto a Madrid, Atene, Parigi, New York, Biarritz. Nei primissimi anni Sessanta è tra i fondatori dell’Associazione Pro Loco e contribuisce in maniera significativa allo sviluppo del Premio di Pittura “Città di Ruvo di Puglia”. Nel 1967 è nominato segretario provinciale di Bari del Gruppo Nazionale Artisti Autonomi, fondato a Foggia dall’amico pittore Giuseppe Ruscitti. Sue opere sono conservate nel MoMA di New York, nel Musèe d’Art Modern di Parigi, nel Museo Puskin di Mosca, nel Moderna Museet di Stoccolma, nel Museo de Arte Contemporaneo di Madrid, nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, oltre che in prestigiose collezioni private.
Una rigorosa coerenza tematica connota la sua pittura. Scelti sin dagli esordi i soggetti prediletti, l’artista non li ha mai dimenticati né modificati, comunicando un eroico attaccamento alla terra e ai suoi valori. Sublimi pretesti per la trasposizione di una visione interiore, i temi sono trattati con costanza e reciproca corrispondenza: agli infuocati paesaggi murgiani, elevati a simbolo di dolore esistenziale, fanno eco figure umane dolenti ed alienate e scarne nature morte, sempre dominate dall’ispida figura dei fiori di cardo, eloquente immagine di aridità, silenzio e abbandono. L’artista supera il dato reale nella sua pura apparenza fenomenica per scoprire nella terra e negli uomini i segni di quella sofferenza che ciascuno porta con sé.
Nel dopoguerra la partecipazione alla sofferenza della condizione umana accomuna non pochi artisti. Alla fine della seconda guerra mondiale, infatti, ancor prima delle ricerche informali, si assiste al riemergere nell’arte europea di una tendenza interessata ad indagare l’essere umano e il suo destino nel mondo contemporaneo. “Come accadde a mezzo degli anni ‘50 (cioè dopo Hiroshima) – ha scritto Carlo Ludovico Ragghianti – la pittura di Grumo tende all’astratto, redamando uno spazio autonomo ed una diversa capacità di intuizione rispetto alla fotografia e al realismo: Grumo non si accontenta di raccogliere i fatti, ma come Afro, come Birolli, come i Cobra e la pittura nucleare, scopre la realtà non sulla realtà, ma dentro”.
Il lavoro dell’artista si affaccia alla ribalta in un periodo ricco di fermenti per la cultura in Puglia: sono gli anni della nascita del Maggio di Bari e del Premio Taranto, di scelta tra emigrazione e permanenza. “Per un giovane come Grumo, alla metà degli anni Cinquanta – ha scritto Raffaele De Grada – si trattava di riprendere tutto daccapo, trasferendo in coscienza critica ciò che era l’impulso di un’umanità spontaneamente creatrice. Poche cose certe: una vita insoddisfacente, che richiedeva un messaggio corrispondente, una visione che non era più limpida (non poteva accettare la bella visione pugliese del paesaggio da Ciardo a Spizzico) ma che si contraddiceva nella non accettazione del naturalismo, un rifiuto di assecondare sul piano delle formule il cosiddetto divenire dell’arte contemporanea. La bellezza morale di artisti come Grumo è di non essersi messi in fila per portare un piccolo contributo a un’arte contemporanea che è già così ricca d’intelligenza ma che è così povera d’ispirazione. Grumo ha voluto vivere la rifondazione di un particolare problema del realismo, l’umanità del Mezzogiorno in mezzo all’ondata del consumismo europeo”.
Nel suo percorso, lungo mezzo secolo, l’artista si è discostato tanto dall’astrazione geometrica quanto dalla compostezza realista per sperimentare un segno pittorico dinamico e corposo fino a trasformare la scrittura della realtà in mimesi discrepante e pensosa. Pittura gestuale, in cui il peso, l’intensità e la direzione si nutrono di un’energia istintiva, mentre ogni residuo di realismo si esalta nel piacere della materia. Per Grumo la realtà è puro pretesto e la tela è campo vergine su cui dare libero sfogo all’innato bisogno di esprimersi.
(dalla brochure illustrativa a cura di Carmelo Cipriani)
Profilo biografico di Mauro Grumo
Nato a Bitonto l’8 settembre 1925, si laurea in Scienze Politiche, svolgendo per anni la professione di commercialista. La passione per la pittura risale alla tenera età, quando, giovanissimo, frequenta per due anni, in Abruzzo, lo studio del pittore Federico Spoltore. La sua carriera artistica ha inizio nel 1957 quando partecipa alla Mostra Internazionale dell’Autoritratto a Milano e trionfa alla prima edizione del Premio “Città di Ruvo di Puglia” con l’opera Natura morta. Tre anni più tardi partecipa alla Biennale di San Benedetto del Tronto e si aggiudica il primo premio alla Mostra Nazionale Enal allestita nel Castello Svevo di Bari. Tra il 1958 al 1960 figura tra i partecipanti al Maggio di Bari, mentre nel 1962, con Murgia riarsa, si aggiudica il secondo premio al III Premio “Città di Ruvo di Puglia”, assegnato ex-aequo con Giuseppe Ruscitti. Risale a quell’anno la conoscenza con il pittore foggiano, che qualche anno più tardi, nel 1967, gli conferisce l’incarico di Segretario per la Provincia di Bari del Gruppo Nazionale Artisti Autonomi. Sempre nel 1967 prende parte alla collettiva “Pittori pugliesi in Roma” ed è premiato alla Rassegna Nazionale di Pittura Contemporanea “Premio Foggia” e alla Biennale delle Regioni ad Ancona. L’anno seguente espone alla Mostra Nazionale di Grafica ad Arezzo e, a Foggia, si aggiudica il Premio di Pittura “Domenico Caldara”. Il 1971 è un anno colmo di riconoscimenti: espone al Club Internacional de Prenza di Madrid, tiene una personale alla Galleria L’Airone di Taranto, si aggiudica il primo premio al Concorso internazionale di Pittura e Grafica “Europa 71” a Roma, partecipa al Premio Nazionale “Sulmona delle Arti”, è premiato al Concorso “Quadrante delle Arti” di Napoli, alla Rassegna internazionale di Cassino, al Concorso internazionale di Castellamare di Stabia e al XIX Concorso nazionale di Marina di Ravenna. Nel 1972 espone a Palazzo Zappion di Atene, a Parigi presso la Galleria Mouffe e a Biarritz, nella Galleria Vallombreuse. Nel 1972 il Comune di Ruvo di Puglia e l’Associazione Turistica Pro Loco allestiscono una sua personale nella Sala Consiliare. Due anni più tardi è a New York, dove presenta le sue opere allo Star Light Roof del Valdorf Astoria. Nel 1982 partecipa alla collettiva “La donna nella realtà meridionale”, organizzata a Ruvo dalla Pro Loco. Vive e lavora a Ruvo di Puglia fino alla morte, avvenuta il 10 marzo 2010. Molti sono i critici che si sono occupati del suo lavoro, primi su tutti Raffaele De Grada e Carlo Ludovico Ragghianti. Sue opere sono attualmente conservate al MoMA di New York, alMusée d’Art Moderne di Parigi, al Museo Puškin di Mosca, al Moderna Museet di Stoccolma, al Museo Español de Arte Contemporaneo di Madrid, al Museo de BellasArtes di Granada, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Mauro Grumo (Bitonto, 1925-Ruvo di Puglia, 2010), dopo aver svolto per molti anni la professione di insegnante, si laurea in Scienze Politiche e si abilità alla professione di commercialista. Al tempo stesso sviluppa un forte interesse per l’arte, affermandosi come uno dei più interessanti artisti attivi in Terra di Bari e presente in mostre personali e collettive in Italia ed Europa.
“A sette anni dalla scomparsa del maestro Mauro Grumo – scrivono nella presentazione al catalogo il Sindaco Pasquale Chieco e l’Assessora alla Cultura Monica Filograno - abbiamo fortemente voluto una mostra che ricostruisca le vicende biografiche e le conquiste artistiche di uno tra i più interessanti artisti dell’età contemporanea in Terra di Bari, al quale già in passato avevano dedicato accurati approfondimenti critici intellettuali del calibro di Carlo Ludovico Ragghianti e Raffaele De Grada. Nell’opera del maestro ruvese la critica ha visto un richiamo alla pittura tardo romantica e agli elementi tipici di quella cultura, dal dramma esistenziale al sublime. Protagonista, tra l’altro, delle edizioni del Premio di pittura “Città di Ruvo” organizzato negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, Grumo è l’artista che più di ogni altro ha saputo incarnare la pratica dell’arte a Ruvo plasmandola con naturale semplicità in un fluire naturale e, a tratti, schivo della sua esuberante creatività: rispetto ai più noti Domenico Cantatore e Francesco Di Terlizzi, non a mai abbandonato la città né si è mai scoraggiato o sottratto al confronto, divenendo un punto fermo per la crescita culturale del territorio. Oggi la comunità ruvese restituisce ammirata quanto l’arte del Maestro ha donato nei decenni di attività: accoglie all’interno delle sale della Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea una significativa selezione delle sue opere a testimonianza di una più che sessantennale ricerca, con la finalità di trasmettere alla storia i segni e i colori più tipici di Mauro Grumo”.
Pochi sono gli artisti ruvesi paragonabili a Mauro Grumo per rappresentatività e qualità. Insieme a Domenico Cantatore, Francesco Di Terlizzi, Nicola La Fortezza e pochi altri, incarna il contributo di Ruvo alla pittura del Novecento. Bitontino di nascita ma ruvese d’adozione, svolge prima l’attività d’insegnante poi quella di commercialista, senza mai trascurare la passione per l’arte, avvertita sin dalla tenera età e costantemente alimentata, a cominciare dal periodo abruzzese, dove frequenta lo studio del pittore Federico Spoltore. Nel 1957 la partecipazione alla Mostra Internazionale dell’Autoritratto segna l’esordio ufficiale, seguito da una lunga serie di riconoscimenti nazionali ed internazionali. Nell’arco della sua lunga attività ha partecipato a manifestazioni prestigiose: “Maggio di Bari”, “Premio Foggia”, Concorso “Marina di Ravenna”, “Premio Sulmona”. Ha presentato le sue opere nelle principali città italiane, e all’estero ha esposto a Madrid, Atene, Parigi, New York, Biarritz. Nei primissimi anni Sessanta è tra i fondatori dell’Associazione Pro Loco e contribuisce in maniera significativa allo sviluppo del Premio di Pittura “Città di Ruvo di Puglia”. Nel 1967 è nominato segretario provinciale di Bari del Gruppo Nazionale Artisti Autonomi, fondato a Foggia dall’amico pittore Giuseppe Ruscitti. Sue opere sono conservate nel MoMA di New York, nel Musèe d’Art Modern di Parigi, nel Museo Puskin di Mosca, nel Moderna Museet di Stoccolma, nel Museo de Arte Contemporaneo di Madrid, nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, oltre che in prestigiose collezioni private.
Una rigorosa coerenza tematica connota la sua pittura. Scelti sin dagli esordi i soggetti prediletti, l’artista non li ha mai dimenticati né modificati, comunicando un eroico attaccamento alla terra e ai suoi valori. Sublimi pretesti per la trasposizione di una visione interiore, i temi sono trattati con costanza e reciproca corrispondenza: agli infuocati paesaggi murgiani, elevati a simbolo di dolore esistenziale, fanno eco figure umane dolenti ed alienate e scarne nature morte, sempre dominate dall’ispida figura dei fiori di cardo, eloquente immagine di aridità, silenzio e abbandono. L’artista supera il dato reale nella sua pura apparenza fenomenica per scoprire nella terra e negli uomini i segni di quella sofferenza che ciascuno porta con sé.
Nel dopoguerra la partecipazione alla sofferenza della condizione umana accomuna non pochi artisti. Alla fine della seconda guerra mondiale, infatti, ancor prima delle ricerche informali, si assiste al riemergere nell’arte europea di una tendenza interessata ad indagare l’essere umano e il suo destino nel mondo contemporaneo. “Come accadde a mezzo degli anni ‘50 (cioè dopo Hiroshima) – ha scritto Carlo Ludovico Ragghianti – la pittura di Grumo tende all’astratto, redamando uno spazio autonomo ed una diversa capacità di intuizione rispetto alla fotografia e al realismo: Grumo non si accontenta di raccogliere i fatti, ma come Afro, come Birolli, come i Cobra e la pittura nucleare, scopre la realtà non sulla realtà, ma dentro”.
Il lavoro dell’artista si affaccia alla ribalta in un periodo ricco di fermenti per la cultura in Puglia: sono gli anni della nascita del Maggio di Bari e del Premio Taranto, di scelta tra emigrazione e permanenza. “Per un giovane come Grumo, alla metà degli anni Cinquanta – ha scritto Raffaele De Grada – si trattava di riprendere tutto daccapo, trasferendo in coscienza critica ciò che era l’impulso di un’umanità spontaneamente creatrice. Poche cose certe: una vita insoddisfacente, che richiedeva un messaggio corrispondente, una visione che non era più limpida (non poteva accettare la bella visione pugliese del paesaggio da Ciardo a Spizzico) ma che si contraddiceva nella non accettazione del naturalismo, un rifiuto di assecondare sul piano delle formule il cosiddetto divenire dell’arte contemporanea. La bellezza morale di artisti come Grumo è di non essersi messi in fila per portare un piccolo contributo a un’arte contemporanea che è già così ricca d’intelligenza ma che è così povera d’ispirazione. Grumo ha voluto vivere la rifondazione di un particolare problema del realismo, l’umanità del Mezzogiorno in mezzo all’ondata del consumismo europeo”.
Nel suo percorso, lungo mezzo secolo, l’artista si è discostato tanto dall’astrazione geometrica quanto dalla compostezza realista per sperimentare un segno pittorico dinamico e corposo fino a trasformare la scrittura della realtà in mimesi discrepante e pensosa. Pittura gestuale, in cui il peso, l’intensità e la direzione si nutrono di un’energia istintiva, mentre ogni residuo di realismo si esalta nel piacere della materia. Per Grumo la realtà è puro pretesto e la tela è campo vergine su cui dare libero sfogo all’innato bisogno di esprimersi.
(dalla brochure illustrativa a cura di Carmelo Cipriani)
Profilo biografico di Mauro Grumo
Nato a Bitonto l’8 settembre 1925, si laurea in Scienze Politiche, svolgendo per anni la professione di commercialista. La passione per la pittura risale alla tenera età, quando, giovanissimo, frequenta per due anni, in Abruzzo, lo studio del pittore Federico Spoltore. La sua carriera artistica ha inizio nel 1957 quando partecipa alla Mostra Internazionale dell’Autoritratto a Milano e trionfa alla prima edizione del Premio “Città di Ruvo di Puglia” con l’opera Natura morta. Tre anni più tardi partecipa alla Biennale di San Benedetto del Tronto e si aggiudica il primo premio alla Mostra Nazionale Enal allestita nel Castello Svevo di Bari. Tra il 1958 al 1960 figura tra i partecipanti al Maggio di Bari, mentre nel 1962, con Murgia riarsa, si aggiudica il secondo premio al III Premio “Città di Ruvo di Puglia”, assegnato ex-aequo con Giuseppe Ruscitti. Risale a quell’anno la conoscenza con il pittore foggiano, che qualche anno più tardi, nel 1967, gli conferisce l’incarico di Segretario per la Provincia di Bari del Gruppo Nazionale Artisti Autonomi. Sempre nel 1967 prende parte alla collettiva “Pittori pugliesi in Roma” ed è premiato alla Rassegna Nazionale di Pittura Contemporanea “Premio Foggia” e alla Biennale delle Regioni ad Ancona. L’anno seguente espone alla Mostra Nazionale di Grafica ad Arezzo e, a Foggia, si aggiudica il Premio di Pittura “Domenico Caldara”. Il 1971 è un anno colmo di riconoscimenti: espone al Club Internacional de Prenza di Madrid, tiene una personale alla Galleria L’Airone di Taranto, si aggiudica il primo premio al Concorso internazionale di Pittura e Grafica “Europa 71” a Roma, partecipa al Premio Nazionale “Sulmona delle Arti”, è premiato al Concorso “Quadrante delle Arti” di Napoli, alla Rassegna internazionale di Cassino, al Concorso internazionale di Castellamare di Stabia e al XIX Concorso nazionale di Marina di Ravenna. Nel 1972 espone a Palazzo Zappion di Atene, a Parigi presso la Galleria Mouffe e a Biarritz, nella Galleria Vallombreuse. Nel 1972 il Comune di Ruvo di Puglia e l’Associazione Turistica Pro Loco allestiscono una sua personale nella Sala Consiliare. Due anni più tardi è a New York, dove presenta le sue opere allo Star Light Roof del Valdorf Astoria. Nel 1982 partecipa alla collettiva “La donna nella realtà meridionale”, organizzata a Ruvo dalla Pro Loco. Vive e lavora a Ruvo di Puglia fino alla morte, avvenuta il 10 marzo 2010. Molti sono i critici che si sono occupati del suo lavoro, primi su tutti Raffaele De Grada e Carlo Ludovico Ragghianti. Sue opere sono attualmente conservate al MoMA di New York, alMusée d’Art Moderne di Parigi, al Museo Puškin di Mosca, al Moderna Museet di Stoccolma, al Museo Español de Arte Contemporaneo di Madrid, al Museo de BellasArtes di Granada, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
27
maggio 2017
Mauro Grumo – Tra realtà e trasfigurazione
Dal 27 maggio al 30 giugno 2017
arte contemporanea
Location
PINACOTECA COMUNALE DI ARTE CONTEMPORANEA
Ruvo Di Puglia, Via Madonna Delle Grazie, 2, (Bari)
Ruvo Di Puglia, Via Madonna Delle Grazie, 2, (Bari)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 9-13; da martedì a venerdì ore 18-20; sabato e domenica ore 10-13 e 18-20
Vernissage
27 Maggio 2017, ore 19.00
Autore
Curatore